Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: AlessiaDettaAlex    07/11/2017    5 recensioni
[2° one-shot della serie: "Una ragazza ne amava un'altra" | girlxgirl]
«“Dovrei tornare sabato, ma non ho ancora preso il biglietto...”
“Torna, torna!!”
“... torno”
»
Sì, parliamo sempre della solita banalissima ragazza innamorata e non ricambiata.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ATTENZIONE!
2° one-shot della serie "Una ragazza ne amava un'altra"
ossia Storia di una banconista di gelateria e della piccola e fastidiosa collega di cui è innamorata.
Caro lettore,
questa che leggerai è una raccolta di one-shot mancata: ciascuna dà per assodate certe sensazioni e descrizioni presenti nelle precedenti, per cui, anche se non è obbligatorio per la comprensione, è auspicabile leggere quelle che l'hanno preceduta.
Tutto naturalmente per una migliore comprensione della storia delle due protagoniste!
One-shots precedenti:
1 - Innamoramento
One-shots successive:
3 - Stupida come un panda
4 - Genesi di un amore estivo
5 - Imparare ad amare

 


Torna
 
Ti sei accorta di amarla quel giorno di fine luglio, quando l’hai rivista dopo tre giorni di malattia. Alla fine erano passate solo settantadue ore, tre misere giornate in cui lei non è venuta a lavoro, ma ti è bastato. L’abitudine di vederla ogni giorno a lavoro al tuo fianco, in gelateria, aveva creato un legame inspiegabilmente forte. Non avevate praticamente nulla in comune: non gli obiettivi, non i valori, non gli schemi di pensiero, e nemmeno la città o l’età. Ma vi siete trovate a lavorare insieme dietro il bancone di una gelateria in piena estate, costrette ad apprezzarvi o a odiarvi, a stufarvi della reciproca presenza o a imparare a sentirne un bisogno quasi carnale. Probabilmente la seconda opzione era quella che si era realizzata.
E quando lei tornò, dopo quei maledetti tre giorni di malattia, vi rivedeste. Gli occhi si incrociarono nel percorso dal bancone al laboratorio, i sorrisi si allargarono e senza dire una parola vi ritrovaste l’una tra le braccia dell’altra: strette, serrate, i corpi che sembravano parlare al posto vostro.
Sei tornata!
Mi sei mancata
Anche tu
In quei cinque minuti in cui rimaneste legate – Dio, quanto dovevate sembrare ridicole agli occhi del resto dello staff! Quante storie per tre giorni! – tu capisti di essere perduta. Perdutamente innamorata, perdutamente dipendente da lei. Del modo in cui si raccoglieva i capelli biondi in una coda laterale per mettersi il cappello della divisa, del modo in cui piegava il polso e corrugava la fronte quando era concentrata a fare un cono dalla forma perfetta, di come si abbandonava completamente a te quando, a gelateria vuota, tu le massaggiavi con forza le spalle indolenzite. Di come ti chiedeva aiuto quando non sapeva ancora come si fa una focaccia col gelato o di quando provava ad arrivare al porta-cialde messo troppo in alto per lei, che tu prendevi al suo posto beandoti di quei dieci centimetri che ti permettevano di aiutarla. O del suo sorriso d’eccitazione quando la gelateria era piena di clienti e l’unica che lo trovava divertente era lei.
“L’anno prossimo torni?”
“Non posso, devo riprendere l’università”
“Ti prego, torna”
Il ritornello che sentivi era sempre lo stesso, quando andavate a prendervi una birra dopo il lavoro. Lei era te che voleva. Non nel modo in cui la volevi tu, questo era chiaro, ma ti voleva lo stesso. Torna, torna, torna. Per quel legame chimico, strano, che vi teneva insieme. Era come se ti dicesse: se non per l’opportunità di lavoro, almeno torna per questo, torna per noi, torna per me. Perché nonostante quell’amore bruciante lo provassi solo tu, lei aveva comunque bisogno di te, del tuo affetto sincero nei suoi confronti. Per lei sei sempre stata speciale. Tutti i vostri colleghi se ne erano resi conto. Persino tu l’avevi capito, anche se non sei mai stata un’attenta osservatrice e di solito sei l’ultima ad arrivare a queste cose.
Ad un certo punto vedevi più lei che la tua famiglia. Passavate tempo dentro e fuori la gelateria, sempre insieme, sempre bisognose della compagnia reciproca. E alle volte non c’era neanche bisogno di parlare: il silenzio voleva esservi compagno e voi lo accoglievate con letizia. Bastavano una panchina, te e lei. Non c’era bisogno di dirsi altro se potevate godere l’una della presenza dell’altra. Bastava che ci foste, bastava la vostra esistenza.
Poi te ne sei dovuta andare. Prima un giorno, poi una settimana, poi venti giorni. Il ritorno all’università ti ha presa per gradi, le responsabilità della tesi ti hanno più volte allontanata da lei. E ogni volta che partivi, ti accompagnava sempre un suo messaggio.
“Torna presto”
“Sì, tranquilla”
“Mi manchi”
E i suoi messaggi diventavano pian piano la tua forza, la motivazione di sostegno quando tutte le altre crollavano, quando l’ansia e i mille impegni prendevano il sopravvento: quando non riuscivi più a impegnarti per te stessa o per il relatore o per la famiglia o per il futuro o per l’universo, allora ti impegnavi per lei. Per tornare da lei il prima possibile. Meschino, forse. Stupido. Dovresti rivedere le tue priorità, probabilmente. D’altra parte l’amore ti chiede tutto; ma hai capito che puoi sfruttarla, la carica che l’amore ti dà in cambio. E così lei è diventata il trampolino di lancio per riprendere in mano la tua vita.
“Dovrei tornare sabato, ma non ho ancora preso il biglietto...”
“Torna, torna!!”
“... torno”
In fondo gliel’hai promesso: finché ti vorrà, tu tornerai ogni volta da lei, anche se ti costasse dei sacrifici. Solo che ti ha risposto che ti vorrà sempre. Ora sei decisamente nei guai.


 
Note di zucchero a velo (?)
Basta, basta, basta. E' ora di finirla con tutto questo zucchero e sentimento, perbacco! Con questa "Torna" e la pubblicata ieri "Innamoramento" ho CONCLUSO il mio sfogo romantico pulcioso, e da domani potrò riprendere a pubblicare botte sangue violenza (alè alè) e cose super tragiche raccontate con ironia e sarcasmo. Che il pubblico mi perdoni, se può, quest'ultima debolezza da ragazza innamorata che ci sta decisamente troppo sotto...
Spero che a te, lettore romantico, questa one-shot sia piaciuta.
Alex

 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: AlessiaDettaAlex