Storie originali > Soprannaturale
Ricorda la storia  |      
Autore: PentagramLily    08/11/2017    1 recensioni
{ Il tritone proseguiva il suo cammino senza una meta da raggiungere, un metodo che utilizzava per dare un ordine o un senso ai mille pensieri che gli frullavano in mente. Thompson Falls era salva dalla malattia che si era propagata nel giro di pochi mesi, si era lasciata alle spalle una scia di morte e sofferenza, eppure gli scienziati erano riusciti a trovare una cura definitiva per proteggere le creature umane e non, debellando dal mondo ciò che sembrava impossibile da combattere. Il destino era ironico in alcune circostanze, era bastata una scossa di terremoto per unire esseri viventi che da millenni si facevano la guerra, l'istinto di sopravvivenza dominava su qualsiasi altro credo.
Ma non era finita, almeno non del tutto }
------
Ehi, ciao!
Oggi mi ritrovo a pubblicare qualcosa nella sezione del "Soprannaturale", il racconto che andrete a leggere oggi è un monologo che ho scritto tempo fa per il " Rise and Rebellion", un Gioco di Ruolo by Facebook a cui partecipo da due anni abbondanti. Il mio intento è quello di dare uno scopo al mio materiale, di trovargli un posto fisso.
Vi auguro una buona lettura!
PentagramLily.
Genere: Avventura, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 






Thompson Falls
- Hill Side Park.
1.05.2016



 

Hill Side Park.
Ivan non aveva idea del perché si trovava lì, quel pomeriggio aveva lasciato i bambini in custodia a Redden per godersi delle ore di libertà, le sue gambe l'avevano condotto in quella vasta vallata popolata dalla natura selvaggia.
Il vento sbuffava tra le chiome color smeraldo degli alberi, intonava una melodia capace di infondere serenità e tranquillità. L'odore della terra e dei muschi bagnati simboleggiavano la traccia lasciata dall'ennesimo acquazzone primaverile, il cielo era coperto da un manto uggioso di nuvole grige da cui filtravano timidamente i fiochi raggi del sole. In lontananza si percepiva il richiamo di alcuni animali che popolavano la foresta, tra cui uccelli che solcavano a stormo l'immensa volta celeste, rendendo il bosco come una sottospecie di culla in cui serpeggiava la vita.
Il tritone proseguiva il suo cammino senza una meta da raggiungere, un metodo che utilizzava per dare un ordine o un senso ai mille pensieri che gli frullavano in mente. Thompson Falls era salva dalla malattia che si era propagata nel giro di pochi mesi, si era lasciata alle spalle una scia di morte e sofferenza, eppure gli scienziati erano riusciti a trovare una cura definitiva per proteggere le creature umane e non, debellando dal mondo ciò che sembrava impossibile da combattere. Il destino era ironico in alcune circostanze, era bastata una scossa di terremoto per unire esseri viventi che da millenni si facevano la guerra, l'istinto di sopravvivenza dominava su qualsiasi altro credo.
Ma non era finita, almeno non del tutto.
Bastava oltrepassare il confine del territorio umano per respirare un'atmosfera apprensiva e piena di tensione, secondo l'ingenuità di Ivan si trattava di un presagio negativo e che segnalava l'inizio di qualcosa di ben più grosso e sanguinolento. La classica calma prima della tempesta, il mondo del sovrannaturale non si fermava mai, era in continuo movimento e ogni tanto sbucavano fuori dal nulla soggetti malintenzionati che bramavano il potere assoluto.
Ivan non era informato sulla cronaca della città, non conosceva le vere intenzioni dei suoi “fratelli” strambi e Redden non aveva aperto discussioni serie in proposito. Eppure conosceva fin troppo bene l'umano dai lunghi capelli rossi, era facile capire che nascondeva l'evidenza per non farlo preoccupare, ma era inutile sotterrare delle prove così evidenti. Erano giorni che Ivan si svegliava con lo stomaco attanagliato dal senso di colpa, quei segnali che percepiva appena usciva di casa lo facevano stare male e non era capace di seguire i lavori alla locanda, di notte una voce interiore gli spifferava di essere strettamente coinvolto e ciò lo spingeva a rotolarsi più volte nel letto, come se fosse vittima di un incubo capace di ripetersi con la stessa frequenza di un eco. Ma le sue erano delle semplici paranoie, conclusioni affrettate date da un essere sovrannaturale che viveva tra gli esseri umani e un padre di famiglia che voleva il bene per i suoi due bambini.
Quindi, cosa poteva fare?
Ivan scrollò le spalle e fermò i suoi passi per gettarsi sull'erba ancora bagnata, puntò lo sguardo verso il cielo e regolò il suo respiro per calmarsi, voleva distaccarsi dai monologhi mentali per affrontare meglio la situazione. Il continuo soffiare del vento aveva trascinato altrove le nuvole temporalesche, il sole faceva capolino da sotto il manto e i raggi più intensi si posavano delicatamente sul viso del tritone, coinvolgendolo in una specie di carezza calda e piacevole.
Le stesse che gli regalava Redden. Oh Redden, dolce angelo mortale.
Teneva gli occhi chiusi, senza rendersene conto si addormentò con un unico pensiero. Un sorriso smagliante incorniciato da una maestosa cascata rossa.
Adesso sapeva cosa doveva fare: seguire Redden e aiutare gli esseri umani in difficoltà.

 

「」

 

Al suo risveglio Ivan era solo e circondato dall'imbrunire della sera, il tempo era cambiato e il vento piacevole che soffiava nel pomeriggio si era trasformato in un'alitata ghiacciata, gli penetrava fin dentro le ossa e lasciava il segno.
Il tritone rabbrividì e si alzò dalla sua posizione per scrollarsi di dosso i residui di erba e fango, cercò di celare la pelle olivastra sotto agli indumenti, ma il tessuto era talmente leggero e bagnato che si dimostrò un gesto inutile. Le nuvole oscure dominavano il cielo, in lontananza il rumore dei lampi si avvicinava con un rombo assordante, simile al ruggito di una bestia assetata di sangue.
Impaurito dalla situazione cominciò a correre in direzione opposta, ma la via da percorrere non era breve come sperava. Procedeva a grandi falcate sul suolo motoso, che lo rendeva vittima di goffe cadute.
La pioggia iniziò a scendere dalla volta celeste, cogliendolo di sorpresa. Al contatto con l'acqua la trasformazione fu imminente, un lampo di luce cristallina circondò le gambe del tritone per tramutarle in una lunga coda dalle squame azzurrine striate di nero ai lati, con ben due pinne sui fianchi e una dorsale tipica degli squali.
Si schiantò in terra con un tonfo assordante ma nullo in confronto ai tuoni scoppiettanti, Ivan ansimò dalla preoccupazione e iniziò a strisciare come un serpente in mezzo al fango, era intenzionato a raggiungere un riparo sicuro dalla natura selvaggia, ma non era facile procedere a causa del terriccio scivoloso e doveva fare affidamento sui muscoli delle braccia per avanzare di qualche centimetro. I vestiti che aveva sul dorso si impigliavano qua e là fino a strapparsi definitivamente, scoprendo il busto massiccio della creatura marina che si paragonava mentalmente a una preda invulnerabile e dalla facile cattura, l'istinto animale non era molto d'aiuto e costringeva il diretto interessato a dare libero sfogo alla bestia che custodiva nel suo cuore, incitandolo a ruggire e a dimenarsi sotto quell'inferno d'acqua.
Il ciondolo a forma d'ancora della collana che aveva appeso al collo brillava, quel chiarore calmò la follia di un Ivan ricoperto di fanghiglia e i capelli intrisi di fili d'erba. Si accasciò per farsi pizzicare il viso dalle gocce taglienti che precipitavano dal cielo, lasciando che la sua mente si propagasse di nuovo nell'antro delle riflessioni: si chiedeva se avesse preso la decisione giusta quel pomeriggio, non se la sentiva di aiutare l'amato se non era capace di affrontare la pioggia.
Era solo un animale smarrito che si era abbandonato alle cure di un essere umano, Redden si era trasformato in un padrone fedele che dettava le regole di chissà quale gioco, ma che copriva la realtà dei fatti con un affetto che entrambi chiamavano amore. In quel preciso istante si portò la pinna caudale contro al petto per raggomitolarsi su sé stesso, formando una sottospecie di bozzolo per ripararsi inutilmente dai fenomeni atmosferici dell'esterno.
Sospirò esausto prima di chiudere gli occhi, preso alla sprovvista da un mal di testa lancinante.
Un latrato riuscì a soccombere il frastuono dei cieli, un lupo imponente e dal manto nero come la pece saltò fuori dai cespugli per correre in direzione del tritone, teneva le fauci spalancate e gli artigli delle zampe ben piazzate davano l'impressione di essere affilati come rasoi. Ivan guardò il canide con occhi pieni di terrore e un brivido di paura gli scivolò lungo la schiena, l'istinto di sopravvivenza gli donò il coraggio per affrontare la situazione senza arrendersi. Sfruttò il terriccio motoso per scivolare in avanti così da evitare l'attacco della creatura famelica e, con un colpo di coda, lo schiacciò contro al suolo per farlo sprofondare nella trappola di fango. L'animale guaì dal dolore e Ivan gli saltò addosso senza pensarci due volte, portò le mani sulla bocca del lupo per tenere sotto controllo la mascella e avvinghiò la parte marina contro al corpo ossuto e robusto del suo assalitore, cominciò a stringerlo più forte che poteva per impedirgli di respirare o di commettere movimenti bruschi. Voleva stritolarlo come faceva con le prede che catturava in acqua, agguantò il collo peloso con i denti da squalo per perforargli la pelle e porre fine alle sue sofferenze, ma il lupo liberò la bocca per affondare i denti nella spalla destra del tritone.
Ivan urlò dal dolore e con tutto il fiato che teneva nei polmoni, cominciò a picchiare il muso della bestia per fargli mollare la presa, rivelandosi come un gesto inutile e privo di senso. Preso dalla disperazione si lasciò andare nel gesto più impulsivo, permettendo al lupo di portargli via gran parte della carne che aveva attorno alla spalla per riuscire a fuggire il più lontano possibile, l'osso della clavicola era ben evidente dopo quella mossa azzardata.
Il sangue fuori usciva, sgorgava a fiumi dalla ferita aperta per riversarsi sul terreno circostante e donava un terribile capogiro al tritone, che respirava sempre più affannosamente. Il lupo ringhiava affamato mentre maciullava con gusto ciò che aveva strappato dalla sua vittima, divorandolo in breve tempo. Il tritone affondò la mano nell'erba alta per agguantare la pietra più grossa e affilata rispetto alle altre, guardò negli occhi il suo assassino e aveva l'adrenalina a mille.Il lupo caricò la sua preda e ricominciò a correre, ringhiando imbestialito, segnalando che con quel gesto voleva porre una fine al loro terribile scontro tra animali.Finalmente Ivan riuscì a capire da che parte voleva stare. Era intenzionato a seguire Redden ovunque lui andasse, voleva seguire la sua causa per proteggere i suoi bambini e permettere loro di vivere in un mondo sereno e privo di qualsiasi pericolo.La creatura marina afferrò la pietra come se fosse un pugnale, scivolò in direzione del lupo per affrontarlo con le ultime forze che gli restavano in corpo mentre pregava gli dei di dargli la possibilità di vedere di nuovo le persone che amava. 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: PentagramLily