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Autore: Jashin99    08/11/2017    0 recensioni
La battaglia per Crocus è appena finita, ma non c'è tempo di riposare: le ferite non sono ancora cicatrici, e le tracce dello scontro bruciano incandescenti.
Non si tratta di chi è morto, ma di chi tutt'ora lotta per non morire, senza alcuna speranza.
In una disperata lotta contro il tempo, un uomo disperato può fare di tutto: anche affrontare faccia a faccia un dio.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Elfman, Kinana, Lisanna, Zancrow
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairy End'
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Attenzione: questo capitolo contiene temi delicati, che potrebbero urtare la vostra sensibilità.
Sperando non sia così, ne approfitto per dire che, anche se è il capitolo finale, c'è ancora l'epilogo.
Buona lettura.



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Oh ye of so little faith
Don’t doubt it, don’t doubt it
Victory is in my veins
I know it, I know it
And I will not negotiate
I’ll fight it, I’ll fight it
I will transform

When, when the fire’s at my feet again
And the vultures all start circling
They’re whispering, “you’re out of time.”
But still, I rise
This is no mistake, no accident
When you think the final end is near; think again
Don’t be surprised, I will still rise

(Rise-Katy Perry)

La morte.
Stranamente quello che trovava bello dei morti era la morte: che è un evento irreversibile, giusto per iniziare. Capitava una volta, e poi non tornavano più indietro, no-no. Non si muovevano, non si lamentavano, non facevano niente di niente. Passività fatta carne.
Belli i morti.
Quindi odiava, cavolo se lo odiava, quando i morti non rimanevano tali: cosa che, ultimamente, gli succedeva un po' troppo spesso.
Paradossalmente ora si sentiva proprio come un morto-morto: era tutto intorpidito e non riusciva a muoversi di un millimetro, così rimaneva sdraiato a guardare il cielo, buio e fosco come ad ogni ora del giorno.
-Signore.-.
Toh, ecco quel tipo zannuto, Doriate, da quando era lì?
-Che c'è? Credimi che il cielo è più bello del tuo grugno.- Natsu si sorprese della sua stessa calma, tutta la rabbia che credeva di avere era sparita nel nulla. O forse il veleno lo stava ancora drogando?
Doriate sbuffò infastidito.
-Ancora non capisco perché sei il mio capo.-.
-Ce lo chiediamo entrambi.-.
Si trovò il piede del demone sopra al naso.
-Sarebbe così facile schiacciarti ora...-.
Natsu schioccò la lingua.
-Ripeto: preferisco il nero di prima.-.
Doriate rimise il piede a terra.
-Per tua fortuna io sono fedele a chiunque mi dia gli ordini.-.
-Mmm, ora la mia giornata è completa.-.
-Vuoi che li segua?-.
-No, lasciali andare. È più divertente se sanno che sono vivi per un mio capriccio. Anche se quell'ultimo trucchetto mi ha fatto davvero incazzare!-.
-Capisco. Però quel demone li sta seguendo.-.
-Quel demone? Ah, quell'altro che non so chi ha avuto l'idea di Cambiarlo... beh lascialo fare.-.
Doriate gli porse la mano, ma lui mugugnò per dissentire.
-Non ho voglia di rialzarmi. Riporta tutti dentro e vi raggiungerò.-.
D'un tratto un chiarore e un forte boato.
Fuoco? Fuoco, e tanto, ne sentiva l'odore, forse era quello di cui aveva bisogno. Ma... quella cenere... carne e ossa... che bruciano...
Che bruciano...
-Uhm. Pare che l'incendio in laboratorio si stia propagando. Non è una buona idea rientrare ora... Master?-.
L'esplosio-Il laboratorio! Come ho potuto dimenticarmene???
-Ah! La mia mano! Signore... ma che... brucia!-.
Ladistruggoladistruggoladistruggoladistruggoladistruggo!!! LI UCCIDERÒ TUTTI!!!”.
La rabbia che ora tornava a bruciare in lui faceva bollire l'aria e la terra, e le fiamme dal castello gli confluirono attorno in lingue scarlatte che si alzarono in cielo. Affamato e deciso a liberarsi dal veleno, iniziò a divorarle con furore, sentendo gli arti e le membra riaccendersi e il viso trasfigurarsi in un urlo disumano.
-RHAAAAAAAAAAA!!! SONO BUONE MALEDIZIONE!!!-.
Alzò il pugno e lo batté al suolo, così forte da creare un buco d'impatto.
-Master!- Esclamò Doriate, che era indietreggiato: -Sta-sta bene?-.
E.N.D. serrò le dita, piegò le gambe, e poi si rimise in piedi con uno sforzo di addominali, rigurgitando il veleno che evaporava nel fuoco.
-Non mi serve il tuo aiuto!!! QUESTO VELENO NON È NIENTE!!! VOGLIO SOLO DISTRUGGERLI TUTTI!!!-.
-SONO TUTTO UN FUOCO!!!-.



Uffa!
Che noooooooia!
-Voglio rialzarmi!!!-.
Voglio voglio voglio, e tanti auguri, solo a pensarci le veniva un dolore cane in mezzo alle gambe: era come essere un palloncino pieno di ricci!
Come diavolo ci era finita in quel cavolo di letto? Perché aveva la pancia gonfia e flaccida? E soprattutto perché aveva così fame di patatine???
-Che palle!-.
La porta della stanza d'ospedale su cui si era ritrovata d'un tratto si aprì.
-Uh? Freed! Meno male! Prima c'era qui una mocciosa che... ehi, perché quella faccia?-.
Il suo compagno non era mai stato un tipo sorridente o minimamente empatico, ma non l'aveva nemmeno mai visto così cupo.
-Che sta succedendo, me lo spieghi? Dov'è Laxus?-.
-Evergreen, ora devo farti una domanda molto importante, perciò rispondi con sincerità.-.
Eh? Che stava blaterando? E se era in un ospedale dov'era il suo antidolorifico???
-Qual è l'ultima cosa che ricordi?-.
-L'ultima cosa?- Si spremette le meningi per ignorare il male: -Vediamo... non mi ricordo molto, ho come della nebbia in testa... ma stavamo sterminando quella gilda di scimmie no?-.
Freed si strofinò il mento con le nocche.
-Quella gilda di scimmie... uhm... quanti anni saranno passati da allora?-.
Ever sgranò gli occhi.
“Anni? Come anni? Sarà passato sì e no qualche giorno! Poi perché perdiamo tempo, dobbiamo aiutare Laxus a conquistare la gilda no?”.
-Aiutami a rialzarmi, Freed, e portami da Laxus! Oppure mi vorrai dire che... oh no... non dirmi che gli è successo qualcosa!-.
Freed si impasticciò con la bocca, cosa rara, e rispose: -...no, non esattamente.-.
Ah, certo che no! Laxus era Laxus, nessuno lo poteva battere!
-Allora dov'è?-.
-In prigione.-.
-Cosa??? Stai scherzando???- No, Freed non scherzava mai, sicuramente non su Laxus! Com'era potuto succedere? Li avevano scoperti? Forse era finita in ospedale per le ferite?
-Freed, esigo una-
-In che anno siamo?-.
-...ma sei scemo? X784!-.
-Nove.-.
-Uh?-.
Freed chiuse gli occhi e aggrottò la fronte, era un suo gesto tipico prima di infierire sugli avversari con una verità bruciante, allora perché lo stava facendo con lei? E poi cosa significava quel no...
Gli anni.”.
-Ever, ora noi siamo alla fine del X793.-.

-Eh?-.
La ragazza boccheggiò per una decina di secondi, incapace di metabolizzare quella frase; poi scosse la testa per negare tutto, accorgendosi di avere i capelli molto, molto più lunghi del solito.
Im...possibile...
-Cosa... cosa dici? Avanti, Freed, li sentirei dieci anni in più sulle spalle, no?-.
-È... abbastanza complicato, non li abbiamo vissuti tutti. Sono successe molte cose da allora.-.
Evergreen si mise le mani tra i capelli, tutto questo era troppo, troppo da sopportare! Dieci anni? Laxus in prigione? E poi cosa, si era sposata?
Sgranò gli occhi, all'improvviso sentiva... sì, lo sentiva in testa, era il pianto di un bambino, e per qualche motivo faceva piangere anche lei.
Ma non di dolore.
-Cos... queste lacrime... perché sono così contenta... oh mio dio mi sento così... così...- E scoppiò in lacrime, in tutta la sua vita non si era mai sentita così, così felice, così leggera, come se il dolore non contasse più nulla in confronto a quella dolce melodia; eppure era il piagnisteo di un poppante, e lei li odiava i poppanti, allora perché, perché diavolo voleva alzarsi in piedi per trovarlo e abbracciarlo e non lasciarlo mai???
-Freed... Freed ti prego... dimmi cosa mi sta accadendo!-.
Il verde si massaggiò la fronte.
-Credimi, è meglio che ti risponda qualcun altro, sai che non sono bravo con queste cose.-.
-Non m'importa! Devo sapere! Ti... ti prego! Ti prego Freed! Ho paura! Sono terrorizzata! Non ho mai provato niente di simile! Non so cosa fare!!!-.
-...Va bene.- Acconsentì lui, facendola illudere che le cose non potevano che migliorare.
-Poco fa hai partorito.-.
-
Partorito?
Quindi tutto questo è... e quel pianto è...
-Chi?- Fu quello che riuscì a chiedere.
-Elfman Strauss. Vediamo, vi siete innamorati un anno fa e a quanto pare non avevate i-
-Chi?- Ripeté.
Freed alzò un sopracciglio.
-Ah, è vero, tu non lo conoscevi allora, è stato dopo.-.
-Chi?-.
-È un... un ragazzone della gilda che-
-Chi?-.
-Ever...-.
-Chi?-.
-Chi è?-.
-Chi è?-.
-Ev
-CHI È???-.
-Ehi cerca di calmar-
-COME PUOI PRETENDERE CHE IO MI CALMI??? MI SVEGLIO COL FIGLIO DI UN VERME CHE NEMMENO CONOSCO E TU VUOI CHE IO MI CALMI???-.
Una fitta alla vescica la fece ammutolire e quello spasmo tramutò tutto ciò che provava, tutta la gioia, tutta la paura, in pura furia.
Freed scosse la testa: -Sapevo che non avrei dovuto dirtelo. Sarà meglio trovare un dotto... oh!-.
Ever, alzando faticosamente il viso, vide che Freed aveva aperto la porta e si era trovato davanti un gorilla albino ricoperto di bende con una faccia mortificata e allibita, tanto che si sarebbe messa a ridere se non stesse stringendo i denti per non strapparsi lo stomaco di dosso.
-Chi... è... questo?- Ringhiò.
Al che il gorilla abbassò le spalle, emise come un lamento gutturale e crollò a terra, quasi schiacciando l'altro ragazzo.
Un'onda di disgusto le salì per l'esofago: un impulso irrazionale glielo fece odiare, come se fosse il genere di persona che gli piaceva meno; ma non sapeva dire il perché.
Eppure a guardarlo le veniva in mente solo una parola.
Nullità.



-Dark Capriccio!-.
-Kina!-.
Spiccò un salto e il raggio la mancò di nuovo.
Sì, ma per quanto ancora?
-Spira del Drago di Terra!- Provò a infilzarlo con una stalagmite, ma il terreno era difficile da muovere perché intriso di potere demoniaco, e lui era rapido a svolazzare in aria.
Oltretutto la nube di schifo poco più indietro la distraeva.
“Vieni con noi”, sì certo.
-Zzz... ronf zzz...-.
E poi c'era lui.
-Svegliati e aiutami baka!-.
Puntuale, Dan riaprì gli occhi.
-Kinana-swan! Quale delizia che-
-Non iniziare-kina!-.
Altro raggio, altra elusione al pelo.
-Torna normale e dammi una mano!-.
-Normale? Oh perdinci! Sono ancora un infante!-.
-Già!-.
-Sono fellonato!-.
-Già!-.
-E lei mi sta amorevolmente tenendo in braccio!-.
-Gi... non ci pensare proprio-kina! Guarda che ti butto!-.
-Cotanta gentilezza le s'addice invero!!!- Continuò lui cogli occhi a cuore: -Persino regge la mia Habaraki sulla schiena!!!-.
-Ed è così pesante che butterò te!-.
-Ma che ne è del mio scudo?- Abbassò lo sguardo e notò che ci stava scivolando sopra.
Kinana alzò un sopracciglio: -È un ottimo snowboard sai?-.
-AAAAAAAAAAAAAH!!! IL MIO SPLENDIDO VESSILLO DI CAVALIERE!!!-.
-E piantala di agitarti!!!-.
FIUUU
Il colpo le fischiò tra i capelli, cazzo che rottura, era ora di farla finita: con uno “scusami un attimo” lanciò in aria Dan, prese una pistola e mise l'altra mano a terra per usarla come perno; poi con una sforbiciata delle gambe si diede lo slancio per voltarsi verso il demone, prese la mira, puntò alla testa, fece fuoco; nel frattempo aveva continuato a girare fino a riuscire a rimettersi dritta, si rialzò, distese il braccio di lato e afferrò Dan per la gamba. Era un po' difficile mantenere l'equilibrio, e non aiutava il fatto che Dan fosse ormai nudo e che messo così gli poteva vedere il coltellino da mischia.
-Weeee!- Gioì il pupo: -Dovrebbe vederlo mia dama! Si sta reggendo lo volto e sta gridando come un mentecatto! Lei sì che sa come trattare i sacripanti!-.
Kinana sogghignò, non le dispiacevano tutte quelle lusinghe.
-Ma cosa è capitato? È riuscita a eliminare il Re dei Diavoli?-.
Il sorriso diventò smorfia.
-Ce l'avevo in pugno-kina, pensavo che il mio veleno l'avrebbe ucciso! Invece si è levato la mano come niente fosse, ha blaterato che “è un veleno che ha sempre avuto” e mi ha scagliata via-kina!!! Se non avessi usato il mio asso nella manica... grrrrrr, che rabbia!-.
-Asso nella manica? Di cosa si tratta, Mia Signora?-.
Senza rispondergli che tanto non ne valeva la pena, rimise a posto la pistola chiedendosi cosa fare adesso, e le venne un'idea.
-Dan, questo scudo quanto è resistente?-.
-Ah! Forgiata con l'acciaio del Monte del Destino, stillato dalle Lacrime del-
-Una bomba a eternano la regge?-.
Il bambino ammutolì.
-Non sarebbe esattamente ponderata per questo, tuttavia sì.-.
GRIN
-Kinana-sama? Perché le sue labbra si incurvano in...-.
PUNCH
Un pugno in faccia e si zittì. Beh, questo non glielo faceva proprio vedere!
Lo strinse... bleah... al petto e estrasse la sua Granata Nera, l'unica che aveva: una sintesi di tecnologia e magia purificatrice, era in grado di convertire tutto l'anti-ethernano che trovava in ethernano puro, rilasciando un'immensa quantità di energia.
Sotto forma di esplosione.
“E alle mie spalle c'è una bella pompa per la benzina...”.
Tolse la spoletta alla granata, contò fino a tre, la lanciò all'indietro con tutta l'energia che le rimaneva, poi con un colpo del piede sulla punta dello scudo lo fece alzare in modo che le coprisse la schiena.
Una mano sulla cinghia del ferro e l'altra attorno al corpicino del mini-Dan, aspettò per due lunghi secondi il colpo.
E poi bianco.



Elfman era stato ricondotto con urgenza nella sua camera da dove era praticamente scappato. Muoversi così aveva riaperto le sue ferite, ma starebbe stato bene; almeno fuori, perché dentro non si sarebbero mai più richiuse.
La principessa aveva sospeso ogni provvedimento per la sua diserzione, chiamiamola così, dato che Erza aveva confessato di averlo spinto ad andare.
Oh, ora Erza doveva essere da qualche parte a farsi divorare dai rimorsi per averlo fatto andare.
Ed era giusto così.
Sì, sapeva che era crudele a dire così e che lo faceva solo perché sconvolta, ma la verità era tutta colpa sua se Elfman non era rimasto. Per cosa poi? Cosa avevano ottenuto? Niente. Ginger, Yukino e le altre lottavano ancora per la vita, lui stesso era gravemente ferito e Evergreen... come potevano dire di averla salvata? Era un miracolo che avesse lobotomizzata solo la memoria.
Rifiutava ogni visita, non voleva vedere nemmeno suo figlio, e soprattutto era tornata la ragazza acida e cattiva di un tempo. Non era più la sua amica, la persona che conosceva era morta, quello era solo il suo corpo abitato da uno spettro rancido.
-Bianca!-.
Lisanna rialzò la testa sorpresa: non si aspettava che sarebbe entrata senza bussare. A ben pensarci, ultimamente le stava addosso più del solito.
-Flare. Cosa c'è?-.
La trovava in forma, un po' più pallida del solito: forse aveva sentito, e come poteva essere altrimenti?
La rossa rimase scossa dal suo tono freddo, ma invece di confortarla lei la incalzò: -Sai, forse è meglio che te ne vai.- e con un certo gusto perverso.
Flare sgranò gli occhi e impallidì.
-P-Perché? Forse ho fatto qualcosa che... scu-scusami...-.
Lisanna abbassò lo sguardo: -No, non è questo, non hai niente da farti perdonale.-.
-A-Ah, allora è perché vuoi rimanere un po' da sola... sai io ti avevo portato questi...-.
E le porse quello che teneva dietro la schiena, una scatola di cioccolatini a forma di cuore.
Non le suscitarono alcuna emozione, nemmeno un po' di appetito.
Rimase zitta per qualche istante, quasi a cercare qualche significato nascosto in quello che aveva davanti, e poi disse: -Credo che sia meglio che non ci vediamo più.-.
Flare inizialmente parve non aver sentito, poi non aver capito, poi non crederci: abbassò le braccia come crollassero, socchiuse la bocca e labbra e fronte iniziarono a tremare.
-M-M-Ma... perché... io volevo solo... se è per aver provato a... se vuoi che rimaniamo solo amiche...-.
Le luccicavano gli occhi, eppure Lisanna non sentiva niente. Nemmeno quando iniziò a piangere si smosse, rimanendo in un apatico silenzio.
Allora Flare si voltò per correre via, ma invece di girare la maniglia si fermò senza girarsi.
-Sai,- Commentò, con una voce ancor più delusa che sofferta: -quando hai detto che volevi essere mia amica, anche se desideravo di più, in realtà mi sarebbe bastato di meno. Volevo solo che continuassi a guardarmi come mi avevi guardato allora. Io... io pensavo di piacerti. Pensavo di... aver trovato qualcuno con cui stare. Ma se tu pensi questo... allora non sei più la Bianca che conoscevo.-.
Non sei più la bianca che conoscevo
Quelle parole smossero qualcosa nel suo animo, non un'emozione ma quantomeno un'ammissione, la realizzazione di qualcosa, cioè che aveva ragione. Era cambiata, stava cambiando, non si riconosceva più in sé stessa. E non era per gli occhi o per i denti, era dentro.
Ma quantomeno sentiva di doverle una spiegazione.
-Non ti servirebbe a niente.-.
Flare, che stava aprendo la porta, si bloccò di nuovo.
-Essermi amica, intendo. Anzi, saresti in pericolo.-.
-Cosa... dici?- Domandò lei senza girarsi.
Uno strano solletico le pizzicava gli occhi, ma le alzava anche gli angoli della bocca.
-Pensaci un secondo: in tutto questo tempo, non ho fatto altro che fallire. Tutte le persone intorno a me sono morte, oppure peggio.-.
Flare sussultò, voleva replicare che non era vero, gentile da parte sua ma falso e perciò crudele.
-Mia sorella; Vijee; Laki; Cana; e ora anche Elfman, Yukino, Ginger, Levy, e chissà quanti altri ancora. C'è come una maledizione attorno a me.-.
Alzò il viso, forse illudendosi di trovare delle stelle da guardare, e invece c'era il soffitto, un piatto e scabro soffitto grigio. E lei si sentiva esattamente così, grigia.
-Sai, io penso di non aver salvato una sola persona fino ad ora.-.
-No!!!-.
L'albina si trovò improvvisamente le mani di Flare sulle sue e il suo volto in lacrime a un palmo dal suo.
-Tu hai salvato me!!! E... e anche tanti altri!!! E hai sempre messo la tua vita in gioco per-
-Hai ragione.-.
Flare ammutolì, cercando con gli occhi un indizio tra i suoi che potesse chiarire quella frase. Ma non c'era nulla da trovare, se non giallo elettrico. Invece nei suoi... oh, quanta tristezza, quanta speranza, quanta confusione, quanta...
Dolcezza.
-Hai ragione, ti ho salvata. Però ti ho messa per prima in pericolo. Ma tu mi dirai che ti ho salvata da una vita nella solitudine e nel dolore, perciò hai ragione. Tu sei l'unica che posso dire di avere aiutato davvero.-.
-Per questo voglio che tu te ne vada.-.
-Vattene, Flare. Prima che sia troppo tardi, vattene. Prima che io ti ferisca, vattene via.-.
-Ormai tanto non sono più quella di un tempo. Non sono più la tua amica. Non sarò in grado di guardarti come allora; non sarò in grado di pensare a te come tu pensi a me.-.
Flare boccheggiò come un pesce, poi scosse la testa: -Tu stai cercando di proteggermi Bianca, tu ci tieni ancora a me! Perciò non puoi dirmi di-
-Sbagli.-.
-Mi sei indifferente.-.
-Non provo nulla per te.-.
Lisanna sentì le dita della rossa, fino ad allora fortemente premute, alzarsi fino a lasciarla, e lei indietreggiare inorridita.
-La cosa mi sorprende, ma non mi spaventa che per qualche secondo.-.
-Il fatto è che se vedessi crollare anche te, penso proprio che impazzirei. È una cosa personale. Voglio dimostrare a me stessa che ho fatto qualcosa di buono; anzi, ne ho bisogno. Che sia tu questo qualcosa, non mi interessa più.-.

-Come... come puoi dire questo?-.
Dolore, tutto il resto se n'era andato dai suoi occhi, adesso c'era solo dolore. Ed era ovvio, era giusto.
-Non ci credo. Bianca, io non ci credo!-.
-Fattene una ragione!- Sbottò lei: -Lo sai che inizi a seccarmi? Questa è la mia stanza e tu non vuoi andartene! Esci di qui subito!-.
-Esci dalla mia vita!!!-.

Silenzio.

-Ho capito. Scusami se non ho bussato.-.
Un inchino, come quello che si fa a un insegnante, a un superiore. A un estraneo.
-Grazie di tutto. Addio allora.-.
Si voltò, stavolta per sempre, e la vide uscire dalla stanza.
E il silenzio dentro di sé non coprì più nulla.
-RAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Si buttò a terra e cominciò a sbattere la testa, cercando di esorcizzare quelle urla infernali che la straziavano.
-SCUSA!!! SCUSA!!! SCUSA!!! NON VOLEVO PARLARE COSÌ!!! NON PENSAVO DAVVERO QUELLE COSE!!!-.
-VOLEVO SOLO CHE TI ALLONTANASSI!!! VOLEVO SOLO CHE TU FOSSI AL SICURO!!! VOLEVO VOLEVO VOLEVO CHE TU RIMANESSI IN VITA!!!-.
-TI GIURO CHE TI VOGLIO BENE FLARE!!!-.
A che serviva, a che serviva ora mettersi a piangere e a urlare, a che serviva se l'aveva cacciata via un istante fa, a cosa serviva tutta quella sceneggiata??? A cosa, se Flare era...
Flare?!
Le stava davanti, o meglio sopra, era come se non se ne fosse mai andata, o forse era tornata indietro?
Che importava, non cambiava nulla, dopo come l'aveva trattata non esistevano parole per riportare tutto come prima, perché lei si era sempre aggrappata alla parte umana che le rimaneva ma ora l'aveva distrutta con le sue stesse mani! Aveva fatto un danno terribile, irrimediabile, disumano!!! Aveva-
Caldo.
Il suo corpo era caldo.
Era piacevole.
-Perché non l'hai detto subito Bianca???- Singhiozzò Flare oltre la sua spalla.
-Perché, perché non me l'hai detto???-.
-Perché... perché pensavo di potere ingannare me stessa! Sono stata una stupida! Volevo proteggerti e invece ti ho ferita!!! Volevo salvarti e ti stavo pugnalando!!!-.
-Allora tutte quelle cose...-.
Scosse la testa, strusciando la guancia sui suoi capelli e sul suo cranio.
-L'unica cosa vera è che non voglio che ti succeda niente! Ma non per me stessa, perché sei tu!!! Perché sei tu Flare!!! Pur di salvarti farò di tutto, mi trasformerò in un mostro, diventerò crudele, mi allontanerò da te, qualsiasi cosa per una minima speranza!!!-.
Le mani della rossa premettero sulle sue spalle, era un po' come prima ma più dolce e triste.
-Sei tu che mi hai insegnato che non potevo farcela da sola! Ti prego Bianca non mandarmi via!-.
No, no, certo che no, non l'avrebbe lasciata mai, mai, per tutto l'oro del mondo, mai!
-Aiutami... ti prego, Flare, aiutami... non so più cosa fare...-.
Allora la ragazza le prese la testa e l'appoggiò al suo seno, baciandola tra i capelli e ripetendole che non era sola.
Quelle parole, quella morbidezza, quell'intimità, quelle lacrime che gocciolavano giù insieme alle sue, le aveva già sperimentate, ormai anni prima, da piccola, con sua sorella.
Mirajane.
Rivide sé stessa tra le sue braccia, a piangere come allora, e poi si addormentò.
Si risvegliò nella stessa posizione, ma avvertiva una lieve freschezza sulla punta della lingua; quando riuscì a mettere a fuoco vide che le labbra di Flare luccicavano a qualche centimetro dalle sue.
Che strano, erano così rosa e gonfie che le parevano finte, allora le tastò con un dito; erano come di gelatina, soffici, tiepide e umidicce, chissà come sarebbe stato il loro sapore...
Sapore?
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!
Non saltò in piedi solo perché la sua unica speranza era che lei continuasse a dormire; così strisciò cautamente fuori dalle sue braccia e si rialzò, gemendo mentre si sgranchiva.
Guardò fuori dalla finestra, era il tramonto, un tramonto di fuoco, e il fuoco la fece pensare a lui, a Natsu.
Già, nemmeno lui era riuscita a salvare.
Poi i suoi occhi videro qualcosa che la fece sbiancare, arretrare, gridare.
Prima le erano sembrate delle macchioline nere, ma stavano diventando sempre più nitide, ed il cielo ne era pieno.
Flare si svegliò di soprassalto, ma lei la sentiva appena.
-Bianca cos...-.
Poi iniziarono a cadere.



Poco prima
Bruciato.
Incenerito.
Distrutto.
Tutto quanto.
Tutti quanti.
Tutti morti.
-...ore! Signore!-.
Natsu sussultò e si riscosse, accorgendosi del soldato che gli stava parlando.
-Mi piaceva.-.
-Master?-.
-Il sapore. Il carbone. La cenere. Mi piacevano. Mi piacciono ancora. Tutto questo mi piace. È spaventoso.-.
-Signore, io non credo di capire...-.
-No che non puoi capire, tu non sai cosa significhi tutto questo. Sei un'armatura vuota con un insetto dentro. Ma io non sono come te!-.
Lo prese per il collo e lo sollevò in aria, facendolo dimenare come un pesce fuor d'acqua.
-Lo senti questo odore? È la carne arrostita e il liquido evaporato delle capsule! Ed erano delle persone!!!-.
Le mani del demone si strinsero attorno al suo polso con poca convinzione, ma iniziò a strozzarlo; allora lo lasciò andare e volse un ultimo sguardo avvilito su quello che prima era il laboratorio.
-Quanti erano qui dentro?-.
Il demone non rispose, era ancora più terrorizzato di prima.
Un momento, cosa gli aveva detto prima?
-Non-non-non è successo solo qui! Anche gli altri due sono in preda alle fiamme!-.
E.N.D. gli rivolse uno sguardo che avrebbe raggelato persino lui.
-Come diavolo ha fatto una donna da sola a fare tutto questo?-.
Avanzò minaccioso verso il soldato, ma vedendo come arrancava tremante lo trovò così misero da non essere nemmeno degno di essere colpito.
-Che ne è del terzo?- Ringhiò: -Qual è?-.
-I-Io...-.
-Rispondi!-.
-Le prigioni!- Gridò come a dire: “Non uccidermi!”.
Serrò la mascella, a parte la gilda era il rifugio più protetto, ma se era riuscita ad arrivare fin lì cosa le avrebbe impedito di... argh!!!
Sentendo il rumore di passi entrare in laboratorio si voltò furioso, chiunque gli sarebbe capitato a tiro lo avrebbe uc-
-Sayla?!-.
La ragazza, dal volto e dai capelli sconvolti, zoppicava ansimando e appoggiandosi con tutto il corpo alla parete, sembrava prossima a collassare.
-Ehi, tutto bene?!- Corse da lei per sorreggerla, ma il suo sguardo lo fece trasalire.
Non pensava nemmeno che potesse fare un'espressione simile, e se non stava fingendo, anche solo provare un'emozione simile.
PAF
D'improvviso la sua testa era torta di lato e la guancia gli pulsava.
-Sayla...-.
Sapeva cos'era appena successo, ma non riusciva a crederci.
-Come?- Sbraitò lei scuotendolo per le spalle: -Come hai potuto fare una cosa del genere???-.
Lui non riusciva a staccare gli occhi di dosso dai suoi, perché lei non guardava in quel modo nemmeno i suoi nemici.
E non l'aveva mai vista piangere così.
-Li hai uccisi tutti! Tutti i miei amici! Sei un mostro! Sei un mostro!!!-.
Rimase senza parole, non aveva idea di cosa stesse dicendo, eppure sentiva quelle accuse esplodergli in petto, perché sapeva che in un qualche modo erano vere.
Sayla si accasciò a terra e si abbandonò ai singhiozzi; E.N.D., seppur ancora incredulo, allora si voltò.
-Cosa fai ancora qui?- Chiese al demone di prima, che era rimasto a terra tutto quel tempo.
-Vattene via!-.
Il soldato si rialzò di scatto, dimenticandosi a terra la lancia per lo spavento e affrettandosi a dire: -S-Sì, mi scusi! Io mi- SPLAT
Al contatto umido Natsu si immobilizzò, si levò il sangue dagli occhi e vide che il tipo era rimasto senza testa.
-Oh... cazzo, chi è stato a... tu!-.
-Ciao moccioso! È da un po' che non ci si vede!-.
Il vecchiaccio era apparso dal nulla e gli si avvicinava con aria strafottente; cosa aveva da ridere in quel modo, cosa, era pura fortuna che non fosse stato lì dentro con gli altri, e anzi qualcuno poteva spiegarli il motivo per cui proprio lui si fosse salvato??? Kyouka, Bluenote, Torafuzar, erano tutti morti, e quella mummia stronza era ancora viva???
-Che vuoi ora?-.
Jiemma, l'ex-master stronzo di Sabertooth, scoppiò a ridere: -Sembra che tu abbia perso qualcosa!-.
-Se non avessi trovato già Cambiato anche te saresti ancora sotto terra! Quindi dammi una valida ragione per non rimediare adesso!-.
-Ahahah! “Master”, è così che ci si comporta? Ti ciucci il pollice per un po' di formiche morte?-.
-Formiche? Tu, gran figlio di...-.
STANK
Natsu sgranò gli occhi, una capsula rigenerativa era appena comparsa in aria e si era schiantata a terra con un fragore metallico.
-Beh, cos'è quella faccia? Chi credi abbia insegnato a Minerva la sua magia spaziale?-.
STANK STANK STANK
Una dopo l'altra piovvero forse venti capsule, non riusciva a contarle tanto quelle erano veloci e tanto lui era incredulo.
Poi, quando finirono, corse da loro a controllarle una ad una.
Kyouka, Frammalth, Jackal, tutti i Nove, e anche altri.
-Ora ti inginocchi pure? Non hai vergogna moccioso? Beh, sappi che farò di questi eletti la mia gilda e la userò per-
PAM
Sfondò il soffitto sparendo nel cielo; Natsu abbassò il pugno, e finalmente la trovò.
Non si era reso conto di averla cercata, ma in quel momento ogni suo freno venne meno e aprì lo sportello per fiondarsi su di lei ma all'ultimo, vedendola così da vicino, si immobilizzò.
-Oh, Lucy... sei ancora viva...-.
Le accarezzò la guancia, aveva un volto così sereno che non sembrava essersi resa conto di niente, e anche se il suo corpo era freddo sentiva ancora la vita scorrerle tra le carni.
Ma era debole.
La prese con entrambe le mani e le sollevò la testa, in modo da poterla studiare a pieno.
-Stai bene, sei ferita? No, va tutto bene, va tutto bene Lu, non ti succederà più niente...-.
Poi si incupì e si rialzò, alle sue spalle c'era lei.
-Io...-.
-Lo sapevi.- L'accusò senza voltarsi.
-Natsu, io non...-.
-Tu lo sapevi. Sapevi cosa stava succedendo, vero? Anzi, visto che non poteva agire da sola ti sei fatta un giretto da fantasma negli altri laboratori, vero?-.
-Ti prego, cerca di capire...-.
-Per questo hai agito in quel modo! Per questo hai cercato di convincermi un'ultima volta! Per questo, ho ragione???-.
-Mi dispiace, non volevo che finisse così, non pensavo che lei avrebbe...-.
-RISPARMIATI QUESTO TONO DISPIACIUTO!!! NON NE HAI ALCUN DIRITTO!!!- Urlò voltandosi di scatto, quella donna piangeva, osava piangere e scusarsi.
-Ti giuro che non immaginavo che avrebbe fatto una cosa del genere!!! Non avrei mai voluto tutto questo!!!-.
-BASTA MENTIRE!!!-.
Meldy ammutolì con un sobbalzo, e le mostrò il segno sul polso.
-Ricordati che sento quello che pensi! Non so come tu abbia fatto a nascondermi un'informazione simile, ma io ti leggo dentro!-.
-No...- Scosse la testa, ma appena, senza davvero crederci.
-Forse la tua lealtà a quell'uomo ti ha spinto a cercare pietà, ma tu hai sempre voluto questo! Per questo l'hai lasciata fare!!!-.
-No...-.
-Tutti quei bei discorsi! La collaborazione, il perdono, tutte stronzate!-.
-No...-.
-Tu hai sempre voluto che succedesse questo! Tu ci hai sempre voluti morti!!!-.
-No!!! No!!! Io non volevo!!! Io non... io non...-.
Si mise in ginocchio, gridando e singhiozzando mentre prendeva il pavimento a pugni.
-Io non ce la faccio!!! Non ce la faccio Gerard!!! Ti giuro che ci sto provando!!! Ti giuro che... che ci ho provato... ma non ci riesco!!! Non riesco a perdonarli!!!-.
-NON CI RIESCO GERARD!!!-.
Il Cremisi rimase a osservarla disgustato, il solo pensiero che un essere simile fosse lì davanti...
-Voi umani siete tutti uguali! Siete rivoltanti, siete falsi, siete delle serpi! Ma io vi estinguerò, non sono come voi!-.
E fu così che gli venne un'idea.
-No... io sono peggiore...-.
Si girò e marciò ritornando verso Lucy, distruggendo la sua capsula con un calcio.
-Ora entra dentro di lei.-.
Meldy smise di piangere, percepì la sua sorpresa sporcargli i pensieri.
-Fallo, o la ammazzerò.-.
-Co-sa vuo-i fa-re? Per-ché mi chie-di una co-osa simile?- Singhiozzò la ragazza, aveva paura, e voleva che fosse così.
Poi sparì e Lucy aprì gli occhi.
Fu un lampo, Natsu la prese per il collo e la sollevò in aria per gustarsi la sua espressione sofferente e insieme terrorizzata.
-A-Ah! N...tsu...-.
Oh sì, oh sì, era da tanto che non sentiva quella voce, gli era mancata un sacco.
Alle sue spalle sentì: -Ehi, capo, mi sa che mi hanno drogata, e non so se hai visto l'esplosione qui fuo... ehi, che è successo qui? E che ha questa da piangere?-.
-Mirajane.- Disse lui girandosi di tre quarti: -Proprio te cercavo. Contatta le nostre basi e dì loro di preparare tutti i cadaveri umani che hanno.-.
-Preparare? Non capisco, per cosa?-.
-Per una sorpresa. Agli umani. E porta via Sayla.-.
-Una sorpresa?-.
-Piantala di fare domande! Mi infastidisci!- La demoniessa sussultò e prese in braccio Sayla, che probabilmente stava dormendo.
Eheheh, stava scappando per il terrore, era divertente! Gli ricordava i vecchi tempi...
-Torniamo a te.- Lucy smise di dimenarsi e provò a parlare, invece soffocò.
Se la portò vicino al viso, contemplandola ancora ma stavolta con malefica perversione.
Poi la baciò.
La costrinse a baciarlo.
Spinse le labbra sulle sue e inserì a forza la lingua, schiacciandola sul suo palato e assaporandolo salato.
Lei tentò di liberarsi, era viscido, orrido, mostruoso, si sentiva impotente e incapace di reagire, invasa nella bocca e nella ragione da quell'anguilla squisciante.
Provava una paura tale da far rabbrividire anche lui, e questo gli piacque, così decise di amplificarla.
Lei urlò, scalciò, strozzò, allora lui la schiacciò a terra e le si mise sopra, bloccandole i polsi e leccandosi le labbra.
-Aspetta... ti prego...-.
Lucy!”.
-Ti prego, ti prego no Natsu!-.
-Mi preghi?- Sogghignò lui: -Ma come, non lo sai?-.
Piantò le unghie sui suoi polsi e lei gridò.
-Pregare il diavolo è un grave peccato!-.



-Maledetta ragazzina!-.
Si fece strada per il corridoio spintonando i demoni che lo intralciavano, fino ad arrivare al laboratorio. Poco c'era mancato che l'esplosione lo disintegrasse, ma poco così.
-Ehi spero che ci sia ancora una... ma che sta succedendo?-.
Vedeva E.N.D. accucciato sul pavimento, stava lanciando versi rochi e tremava tutto, soprattutto non capiva cosa gli stava sotto.
Ma quel braccio che sporgeva era...
-Oh mio... ahahah!!! Non ci posso credere!!!-.
Quasi non sentiva più il dolore in faccia, se poi ne aveva ancora una: quella scena lo faceva sbellicare, per i più svariati motivi.
-Sì, voglio mettermi anch'io! Saranno passati secoli dall'ultima volta!-.
Fece un passo ma una voce lo fermò.
-Non ti conviene farlo...-.
Si voltò, a parlare era stato un moccioso dai capelli argentati e senza vestiti.
-Eh? Vuoi provare a fermarmi?-.
-Non io...-.
Brain aggrottò la fronte: -Vuoi dire...- indicando il rosso.
Al tacito assenso sbuffò e tornò indietro.
-Dì un po', tu non eri un moscerino della luce? Un tipo come me è normale, ma tu non vuoi fermarlo?-.
-Ah... Non mi interessa...-.
Brain lo squadrò attentamente: il ragazzo non distoglieva gli occhi dalla scena, ma non perché fosse attratto; tutt'altro, sembrava più averci buttato lo sguardo e non trovare un valido motivo per distoglierlo.
Però che non lo guardasse era una grave mancanza di rispetto.
-Tu sei uno di quelli che mi ha fermato dieci anni fa! E guarda caso ho proprio voglia di sfogarmi!-.
Gli diede un pugno in viso, ma quello evaporò e si riformò, impassibile, dopo qualche secondo.
Provò a colpirlo di nuovo, ancora e ancora fallendo più volte, finché non si accorse di avere la mano cosparsa di brina.
-Brutto... mi stai prendendo in giro?-.
-...-.
-AAAAAAAAAAAAAAH!!!- Il Master si rizzò in aria sputando fiamme dalla bocca, poi piegò la testa all'indietro e li fissò con il volto eccitato, da far accapponare la pelle. Beh, tanto lui non ce l'aveva più la pelle.
Con uno slancio si rimise in piedi e si diresse verso di loro, Brain non capiva le sue intenzioni ma sembrava ancora trasognante.
-Lyon, dì a Mira di prepararsi: farò i fuochi d'artificio. Zero, rifatti la faccia, fai schifo.-.
Brain sobbalzò innervosito, Lyon rimase imperturbabile.
-Cosa vuoi fare?-.
-Attaccarli. Ma con più convinzione.-.
Gli passò di fianco senza neanche guardarlo, impudenti uno più dell'altro, Lyon lo osservò andarsene nel corridoio con la coda dell'occhio.
-Ho capito.-.
SWOSH
BUM
La sua faccia evaporò di nuovo, così al suo posto Brain distrusse il muro.
-Lo eliminerò quel dannato!!! Nessuno, nessuno mi insulta così!!!-.
Lyon si girò e si incamminò come se nulla fosse.
-E pensare che un tempo era un santarellino come te! Quasi lo preferivo quando non era un mostro!-.
Il ragazzo si fermò.
-Mostro?-.
-Beh, sì, certo, mostro! Guarda come ha ridotto quella lì!-.
-...- Lyon si allontanò, ma prima di svoltare l'angolo gli chiese: -Dunque non l'hai notato?-.
Brain era sempre più in collera.
Notato cosa??? Parla chiaro una buona volta!!!
-Stava piangendo.-.
E sparì.
Piangendo?”.
Si girò verso la ragazza, rimasta a terra; e tornò a sorridere.
Beh io non avrei pianto di certo!”.
La raggiunse, era ridotta a uno stato pietoso, piena di lividi e bruciature si copriva inutilmente il seno con le mani ferite e borbottava qualcosa tipo: -Andrà tutto bene... Lucy... ci sono io con te... starai bene... non sei sola...-.
Un brivido gli percorse la spalla, non che fosse dispiaciuto per lei, figurarsi! ma certo non la invidiava. Quel ragazzo era decisamente una persona pericolosa.
Mmm, tutti quei ragionamenti gli stavano facendo passare la voglia e tra l'altro stava impazzendo dal male, però sarebbe stato un peccato sprecare un'occasione simile...
Facciamo una cosa veloce.”.
Si mise una mano tra i pantaloni per abbassarseli, ma una fitta sul collo lo fece trasalire.
Forse un effetto ritardato dell'esplosione? No, non era una ferita, era qualcosa di raggelante, di pungente, di costante, come se gli avessero lanciato uno spiedino in fondo all'aorta.
Uno sguardo, ecco cosa, qualcuno lo stava fissando, ma non certo un essere umano e nemmeno un demone qualunque: erano come gli occhi avidi di un rapace che stava calando per strappargli la testa dal corpo.
Strapparmi la testa dal corpo? Ma cosa sto pensando???”.
-Chi osa guardarmi in questo mo-
SBAM
Qualcosa lo travolse e lo sbatté a terra, poi una morsa artigliata si piantò attorno alle sue tempie, chiudendosi pericolosamente verso gli occhi.
-AAAAAAH!!!-.
Tentò di levarsela di dosso, ma un'altra stretta gli inchiodò il braccio al suolo, tanto forte che le sue ossa iniziarono a scricchiolare.
Gli occhi gli schizzavano fuori dalle orbite, così si trovò a fissare la figura che lo sovrastava, e ne rimase stupefatto.
Aveva delle fattezze femminili ma lo premeva a terra con due zampe da uccello, e gli occhi affilati blu scuro e i coltelli al posto delle dita non erano certo quelli di una donna comune.
No, conosceva bene quel volto d'aquila, ma non si sarebbe mai aspettato di rivederlo.
-Tu!!! Lasciami subito, dannata arpia!!!-.
-Questa donna appartiene al Master, e al Master soltanto.- Replicò lei, e né il suo tono né il suo sguardo ammettevano obiezioni, anzi, sembravano pronti a incenerirlo.
Non era cambiata affatto, la Schiavizza Stelle del Tartaro.
-Perciò rimani al tuo posto, umano!-.
Spinse a fondo e lui perse i sensi.



Era rannicchiata nel suo alloggio quando piovvero.
All'inizio non si accorse di niente, poi percepì le loro ombre, infine alzò gli occhi e li vide.
Non li riconobbe subito, non poteva, e molti di loro non li avrebbe mai più potuti riconoscere.
Oltrepassavano la barriera, perciò non potevano essere nemici, ma cadevano dall'alto, quindi non potevano essere persone. Dovevano essere oggetti, oggetti non-magici né armi, che la barriera non aveva considerato minacce e che quindi accompagnava a terra.
Poi, quando il primo fu abbastanza vicino, capì che si sbagliava: non erano oggetti, erano proprio persone.
No, non era vero neanche quello.
Non lo erano più.
Corse in strada, dove già si stava radunando la folla; sapeva di dover invitare tutti alla calma, ma lei per prima non ci riusciva.
Una cosa del genere era incredibile, impensabile, inimmaginabile.
Inumana.
La folla si aprì a ferrò di cavallo quando il primo cadde.
Il primo.
...
Era lui?
Era... lui?
Quella macchia azzurra, erano i suoi capelli?
-Permesso, permesso, fatemi passare!!!-.
No, non poteva essere lui, una parte di lei aveva sempre mantenuto una fioca speranza e ora non poteva trovarselo lì, non poteva incontrarlo in quel modo, non poteva vederlo così, non voleva accettarlo, no, no, non è vero, ditemi non è vero!!!
Invece, come uno schiaffo in pieno viso, eccolo là.
Dopo più di un anno.
Dopo così tanto tempo.
Sei crudele però.
Potevi almeno ricomparire lontano da me.
Potevi almeno preparami in qualche modo.
Sei crudele Gerard.
Avevo promesso a me stessa che questo giorno non avrei pianto.
Invece... sei crudele.
Non riesco nemmeno a tenerti tra le braccia.



* * *



-Oh, è già finito il Secondo Arco.-.
-Che te ne pare, fratello mio?-.
-Mmm, hai ragione, non è un granché come finale.-.
-Sai, se questo fosse un anime, ora ci sarebbero tutti i personaggi in sequenza per vedere cosa stanno facendo in questo momento.-.
-Dunque, vediamo... ci sarebbero Lisanna e Flare abbracciate l'una all'altra... Erza sdraiata sul nudo asfalto con Kagura che accorre e la sostiene, ma trasalisce nel vedere quel cadavere... Elfman che ancora non sa niente nel suo letto d'ospedale a ripensare a ciò che ha perso... suo figlio che frigna nella stanza dei bebè... e sua madre che lotta tra la mente e il corpo, uh, forse su di lei ci sarebbe una ripresa più lunga, la si vedrebbe più sofferente, più confusa, più combattuta.-.
-E poi, per rimanere in ospedale, le cinque demoniette nei tubi di Gajeel e lui davanti a quello di Levy, preoccupato da morire ma senza darlo a vedere nemmeno a sé stesso. Wendy sarebbe al suo fianco? No, penso che la vedrei in camera sua, con Happy e Charle, e il suo libro nascosto dietro quel falso sorriso, cacciato sotto il letto. Ah, la Principessa che ha appena preso le sue pastiglie è già all'opera per gestire la situazione nonostante lei stessa sia sconvolta: è ammirabile come riesca a mantenere l'autocontrollo e disporre gli ordini.-.
-Dall'altra parte, ci sei tu (non ti si vede il viso) che abbassi le mani e, esausto per l'energia spesa per il teletrasporto, ti lasci cadere sul tuo trono, che trovi meno scomodo del solito senza rendertene conto. I tuoi demoni? Troppi, non li badiamo, chi in camera sua e chi in giro in ansia.-.
-Kinana? Lasciamola in sospeso, forse è viva o forse è morta; tra le prigioni dei demoni, invece, qualcuno si sta agitando, una nuova voce si sta spargendo, quella della battaglia finale.-.
-Ah, e magari si mostrerebbe anche quell'uomo che si sta trascinando fuori dalla caverna e zoppica lentamente verso casa, con una dissolvenza finale sul sole che tramonta tra le montagne.-.
-Però.-.
-Però questo non è un anime, è solo una brutta storia. E tutte queste storie minori non verranno mostrate, non ne vale la pena. Basta sapere che tutte finiranno a breve, come dei miseri fiumiciattoli mangiati dal torrente.-.
-La tua però no, perché il mio piano funzionerà.-.
-Tu ne sei la prova, perché sei già li fuori mentre ti stringo a me adesso.-.
-Immagino che il lettore sia molto confuso a riguardo: tu sei già fuori, ma io ho il libro con te dentro. Poco male, sono dell'idea che molte cose sfuggano al comprendonio umano: ogni cosa ha di certo una causa, ma perché tutti dovrebbero sapere la spiegazione di tutto?-.
-Non ha senso.-.
-L'unica cosa che ha senso è il nostro obbiettivo, la nostra morte.-.
-E la distruzione di tutto questo. Anche se io odio la distruzione, ciò deve avvenire.-.
-Uhm, in fondo la distruzione mi piace, se è per salvare questo mondo dalla feccia umana.-.
-Eh, già, ormai non si torna più indietro.-.
-Come dici? Sì, è stato un arco breve. Sai, è un espediente comune tra gli scrittori dilettanti.-.
-D'altronde- Aggiunse rialzandosi e prendendo in mano il libro scarlatto: -si sa come si dice: il secondo capitolo non è mai bello quanto il primo.-.
-Ma è il terzo a fare la storia.-.






Angolo dell'autore
Da quando non edito? Comunque sia, mi scuso per l'eventuale crudezza delle tematiche (non succederà più).
E che altro dire? Cercherò di essere più puntuale!
Buonanotte a tutti!
   
 
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