La battaglia per Crocus è appena finita, ma non c'è tempo di riposare: le ferite non sono ancora cicatrici, e le tracce dello scontro bruciano incandescenti.
Non si tratta di chi è morto, ma di chi tutt'ora lotta per non morire, senza alcuna speranza.
In una disperata lotta contro il tempo, un uomo disperato può fare di tutto: anche affrontare faccia a faccia un dio.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Elfman, Kinana, Lisanna, Zancrow
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Questa storia fa parte della serie 'Fairy End'
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Attenzione: questo capitolo contiene temi delicati, che potrebbero
urtare la vostra sensibilità.
Sperando non sia così, ne approfitto per dire che, anche se
è il capitolo finale, c'è ancora l'epilogo.
Buona lettura.
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Oh ye of so little
faith
Don’t doubt it, don’t doubt it
Victory is in my
veins
I know it, I know it
And I will not negotiate
I’ll
fight it, I’ll fight it
I will transform
When, when the fire’s at
my feet again
And the vultures all start circling
They’re
whispering, “you’re out of time.”
But still, I rise
This
is no mistake, no accident
When you think the final end is near;
think again
Don’t be surprised, I will still rise
(Rise-Katy Perry)
La morte.
Stranamente quello che
trovava bello dei morti era la morte: che è un evento
irreversibile,
giusto per iniziare. Capitava una volta, e poi non tornavano
più
indietro, no-no. Non si muovevano, non si lamentavano, non facevano
niente di niente. Passività fatta carne.
Belli i morti.
Quindi odiava, cavolo se
lo odiava, quando i morti non rimanevano tali: cosa che, ultimamente,
gli succedeva un po' troppo spesso.
Paradossalmente ora si
sentiva proprio come un morto-morto: era tutto intorpidito e non
riusciva a muoversi di un millimetro, così rimaneva sdraiato
a
guardare il cielo, buio e fosco come ad ogni ora del giorno.
-
Signore.-.
Toh, ecco quel tipo
zannuto, Doriate, da quando era lì?
-Che c'è? Credimi che il
cielo è più bello del tuo grugno.- Natsu si
sorprese della sua
stessa calma, tutta la rabbia che credeva di avere era sparita nel
nulla. O forse il veleno lo stava ancora drogando?
Doriate sbuffò
infastidito.
-
Ancora
non capisco perché sei il mio capo.-.
-Ce lo chiediamo
entrambi.-.
Si trovò il piede del
demone sopra al naso.
-
Sarebbe
così facile schiacciarti ora...-.
Natsu schioccò la
lingua.
-Ripeto: preferisco il
nero di prima.-.
Doriate rimise il piede a
terra.
-
Per
tua fortuna io sono fedele a chiunque mi dia gli ordini.-.
-Mmm, ora la mia giornata
è completa.-.
-
Vuoi
che li segua?-.
-No, lasciali andare. È
più divertente se sanno che sono vivi per un mio capriccio.
Anche se
quell'ultimo trucchetto mi ha fatto davvero incazzare!-.
-
Capisco.
Però quel demone li sta seguendo.-.
-Quel demone? Ah,
quell'altro che non so chi ha avuto l'idea di Cambiarlo... beh
lascialo fare.-.
Doriate gli porse la
mano, ma lui mugugnò per dissentire.
-Non ho voglia di
rialzarmi. Riporta tutti dentro e vi raggiungerò.-.
D'un tratto un chiarore e
un forte boato.
Fuoco? Fuoco, e tanto, ne
sentiva l'odore, forse era quello di cui aveva bisogno. Ma... quella
cenere... carne e ossa... che bruciano...
Che bruciano...
-
Uhm.
Pare che l'incendio in laboratorio si stia propagando. Non è
una
buona idea rientrare ora... Master?-.
L'esplosio-Il
laboratorio!
Come
ho potuto dimenticarmene???
-
Ah!
La mia mano! Signore... ma che... brucia!-.
“
Ladistruggoladistruggoladistruggoladistruggoladistruggo!!!
LI UCCIDERÒ TUTTI!!!”.
La rabbia che ora tornava
a bruciare in lui faceva bollire l'aria e la terra, e le fiamme dal
castello gli confluirono attorno in lingue scarlatte che si alzarono
in cielo. Affamato e deciso a liberarsi dal veleno, iniziò a
divorarle con furore, sentendo gli arti e le membra riaccendersi e il
viso trasfigurarsi in un urlo disumano.
-RHAAAAAAAAAAA!!! SONO
BUONE MALEDIZIONE!!!-.
Alzò il pugno e lo batté
al suolo, così forte da creare un buco d'impatto.
-
Master!-
Esclamò Doriate, che era indietreggiato: -
Sta-sta
bene?-.
E.N.D. serrò le dita,
piegò le gambe, e poi si rimise in piedi con uno sforzo di
addominali, rigurgitando il veleno che evaporava nel fuoco.
-
Non
mi serve il tuo aiuto!!! QUESTO
VELENO
NON È NIENTE!!! VOGLIO SOLO DISTRUGGERLI
TUTTI!!!-.
-
SONO
TUTTO UN FUOCO!!!-.
Uffa!
Che noooooooia!
-Voglio rialzarmi!!!-.
Voglio voglio voglio, e
tanti auguri, solo a pensarci le veniva un dolore cane in mezzo alle
gambe: era come essere un palloncino pieno di ricci!
Come diavolo ci era
finita in quel cavolo di letto? Perché aveva la pancia
gonfia e
flaccida? E soprattutto perché aveva così fame di
patatine???
-Che palle!-.
La porta della stanza
d'ospedale su cui si era ritrovata d'un tratto si aprì.
-Uh? Freed! Meno male!
Prima c'era qui una mocciosa che... ehi, perché quella
faccia?-.
Il suo compagno non era
mai stato un tipo sorridente o minimamente empatico, ma non l'aveva
nemmeno mai visto così cupo.
-Che sta succedendo, me
lo spieghi? Dov'è Laxus?-.
-Evergreen, ora devo
farti una domanda molto importante, perciò rispondi con
sincerità.-.
Eh? Che stava blaterando?
E se era in un ospedale dov'era il suo antidolorifico???
-Qual è l'ultima cosa
che ricordi?-.
-L'ultima cosa?- Si
spremette le meningi per ignorare il male: -Vediamo... non mi ricordo
molto, ho come della nebbia in testa... ma stavamo sterminando quella
gilda di scimmie no?-.
Freed si strofinò il
mento con le nocche.
-Quella gilda di
scimmie... uhm... quanti anni saranno passati da allora?-.
Ever sgranò gli occhi.
“Anni? Come anni? Sarà
passato sì e no qualche giorno! Poi perché
perdiamo tempo, dobbiamo
aiutare Laxus a conquistare la gilda no?”.
-Aiutami a rialzarmi,
Freed, e portami da Laxus! Oppure mi vorrai dire che... oh no... non
dirmi che gli è successo qualcosa!-.
Freed si impasticciò con
la bocca, cosa rara, e rispose: -...no, non esattamente.-.
Ah, certo che no! Laxus
era Laxus, nessuno lo poteva battere!
-Allora dov'è?-.
-In prigione.-.
-Cosa??? Stai
scherzando???- No, Freed non scherzava mai, sicuramente non su Laxus!
Com'era potuto succedere? Li avevano scoperti? Forse era finita in
ospedale per le ferite?
-Freed, esigo una-
-In che anno siamo?-.
-...ma sei scemo? X784!-.
-Nove.-.
-Uh?-.
Freed chiuse gli occhi e
aggrottò la fronte, era un suo gesto tipico prima di
infierire sugli
avversari con una verità bruciante, allora perché
lo stava facendo
con lei? E poi cosa significava quel no...
“
Gli
anni.”.
-Ever, ora noi siamo alla
fine del X793.-.
…
-Eh?-.
La ragazza boccheggiò
per una decina di secondi, incapace di metabolizzare quella frase;
poi scosse la testa per negare tutto, accorgendosi di avere i capelli
molto, molto più lunghi del solito.
Im...possibile...
-Cosa... cosa dici?
Avanti, Freed, li sentirei dieci anni in più sulle spalle,
no?-.
-È... abbastanza
complicato, non li abbiamo vissuti tutti. Sono successe molte cose da
allora.-.
Evergreen si mise le mani
tra i capelli, tutto questo era troppo, troppo da sopportare! Dieci
anni? Laxus in prigione? E poi cosa, si era
sposata?
Sgranò gli occhi,
all'improvviso sentiva... sì, lo sentiva in testa, era il
pianto di
un bambino, e per qualche motivo faceva piangere anche lei.
Ma non di dolore.
-Cos... queste lacrime...
perché sono così contenta... oh mio dio mi sento
così... così...-
E scoppiò in lacrime, in tutta la sua vita non si era mai
sentita
così, così felice, così leggera, come
se il dolore non contasse
più nulla in confronto a quella dolce melodia; eppure era il
piagnisteo di un poppante, e lei li odiava i poppanti, allora
perché,
perché diavolo voleva alzarsi in piedi per trovarlo e
abbracciarlo e
non lasciarlo mai???
-Freed... Freed ti
prego... dimmi cosa mi sta accadendo!-.
Il verde si massaggiò la
fronte.
-Credimi, è meglio che
ti risponda qualcun altro, sai che non sono bravo con queste cose.-.
-Non m'importa! Devo
sapere! Ti... ti prego! Ti prego Freed! Ho paura! Sono terrorizzata!
Non ho mai provato niente di simile! Non so cosa fare!!!-.
-...Va bene.- Acconsentì
lui, facendola illudere che le cose non potevano che migliorare.
-Poco fa hai partorito.-.
-
Partorito?
Quindi tutto questo è...
e quel pianto è...
-Chi?- Fu quello che
riuscì a chiedere.
-Elfman Strauss. Vediamo,
vi siete innamorati un anno fa e a quanto pare non avevate i-
-Chi?- Ripeté.
Freed alzò un
sopracciglio.
-Ah, è vero, tu non lo
conoscevi allora, è stato dopo.-.
-Chi?-.
-È un... un ragazzone
della gilda che-
-Chi?-.
-Ever...-.
-Chi?-.
-Chi è?-.
-Chi è?-.
-Ev
-CHI È???-.
-Ehi cerca di calmar-
-COME PUOI PRETENDERE CHE
IO MI CALMI??? MI SVEGLIO COL FIGLIO DI UN VERME CHE NEMMENO CONOSCO
E TU VUOI CHE IO MI CALMI???-.
Una fitta alla vescica la
fece ammutolire e quello spasmo tramutò tutto ciò
che provava,
tutta la gioia, tutta la paura, in pura furia.
Freed scosse la testa:
-Sapevo che non avrei dovuto dirtelo. Sarà meglio trovare un
dotto... oh!-.
Ever, alzando
faticosamente il viso, vide che Freed aveva aperto la porta e si era
trovato davanti un gorilla albino ricoperto di bende con una faccia
mortificata e allibita, tanto che si sarebbe messa a ridere se non
stesse stringendo i denti per non strapparsi lo stomaco di dosso.
-Chi... è... questo?-
Ringhiò.
Al che il gorilla abbassò
le spalle, emise come un lamento gutturale e crollò a terra,
quasi
schiacciando l'altro ragazzo.
Un'onda di disgusto le
salì per l'esofago: un impulso irrazionale glielo fece
odiare, come
se fosse il genere di persona che gli piaceva meno; ma non sapeva
dire il perché.
Eppure a guardarlo le
veniva in mente solo una parola.
Nullità.
-
Dark
Capriccio!-.
-Kina!-.
Spiccò un salto e il
raggio la mancò di nuovo.
Sì, ma per quanto
ancora?
-Spira del Drago di
Terra!- Provò a infilzarlo con una stalagmite, ma il terreno
era
difficile da muovere perché intriso di potere demoniaco, e
lui era
rapido a svolazzare in aria.
Oltretutto la nube di
schifo poco più indietro la distraeva.
“Vieni con noi”, sì
certo.
-Zzz... ronf zzz...-.
E poi c'era lui.
-Svegliati e aiutami
baka!-.
Puntuale, Dan riaprì gli
occhi.
-Kinana-swan! Quale
delizia che-
-Non iniziare-kina!-.
Altro raggio, altra
elusione al pelo.
-Torna normale e dammi
una mano!-.
-Normale? Oh perdinci!
Sono ancora un infante!-.
-Già!-.
-Sono fellonato!-.
-Già!-.
-E lei mi sta
amorevolmente tenendo in braccio!-.
-Gi... non ci pensare
proprio-kina! Guarda che ti butto!-.
-Cotanta gentilezza le
s'addice invero!!!- Continuò lui cogli occhi a cuore:
-Persino regge
la mia Habaraki sulla schiena!!!-.
-Ed è così pesante che
butterò te!-.
-Ma che ne è del mio
scudo?- Abbassò lo sguardo e notò che ci stava
scivolando sopra.
Kinana alzò un
sopracciglio: -È un ottimo snowboard sai?-.
-AAAAAAAAAAAAAH!!! IL MIO
SPLENDIDO VESSILLO DI CAVALIERE!!!-.
-E piantala di
agitarti!!!-.
FIUUU
Il colpo le fischiò tra
i capelli, cazzo che rottura, era ora di farla finita: con uno
“scusami un attimo” lanciò in aria Dan,
prese una pistola e mise
l'altra mano a terra per usarla come perno; poi con una sforbiciata
delle gambe si diede lo slancio per voltarsi verso il demone, prese
la mira, puntò alla testa, fece fuoco; nel frattempo aveva
continuato a girare fino a riuscire a rimettersi dritta, si
rialzò,
distese il braccio di lato e afferrò Dan per la gamba. Era
un po'
difficile mantenere l'equilibrio, e non aiutava il fatto che Dan
fosse ormai nudo e che messo così gli poteva vedere il
coltellino da
mischia.
-Weeee!- Gioì il pupo:
-Dovrebbe vederlo mia dama! Si sta reggendo lo volto e sta gridando
come un mentecatto! Lei sì che sa come trattare i
sacripanti!-.
Kinana sogghignò, non le
dispiacevano tutte quelle lusinghe.
-Ma cosa è capitato? È
riuscita a eliminare il Re dei Diavoli?-.
Il sorriso diventò
smorfia.
-Ce l'avevo in
pugno-kina, pensavo che il mio veleno l'avrebbe ucciso! Invece si
è
levato la mano come niente fosse, ha blaterato che
“è un veleno
che ha sempre avuto” e mi ha scagliata via-kina!!! Se non
avessi
usato il mio asso nella manica... grrrrrr, che rabbia!-.
-Asso nella manica? Di
cosa si tratta, Mia Signora?-.
Senza rispondergli che
tanto non ne valeva la pena, rimise a posto la pistola chiedendosi
cosa fare adesso, e le venne un'idea.
-Dan, questo scudo quanto
è resistente?-.
-Ah! Forgiata con
l'acciaio del Monte del Destino, stillato dalle Lacrime del-
-Una bomba a eternano la
regge?-.
Il bambino ammutolì.
-Non sarebbe esattamente
ponderata per questo, tuttavia sì.-.
GRIN
-Kinana-sama? Perché le
sue labbra si incurvano in...-.
PUNCH
Un pugno in faccia e si
zittì. Beh, questo non glielo faceva proprio vedere!
Lo strinse... bleah... al
petto e estrasse la sua Granata Nera, l'unica che aveva: una sintesi
di tecnologia e magia purificatrice, era in grado di convertire tutto
l'anti-ethernano che trovava in ethernano puro, rilasciando
un'immensa quantità di energia.
Sotto forma di
esplosione.
“E alle mie spalle c'è
una bella pompa per la benzina...”.
Tolse la spoletta alla
granata, contò fino a tre, la lanciò all'indietro
con tutta
l'energia che le rimaneva, poi con un colpo del piede sulla punta
dello scudo lo fece alzare in modo che le coprisse la schiena.
Una mano sulla cinghia
del ferro e l'altra attorno al corpicino del mini-Dan,
aspettò per
due lunghi secondi il colpo.
E poi bianco.
Elfman era stato
ricondotto con urgenza nella sua camera da dove era praticamente
scappato. Muoversi così aveva riaperto le sue ferite, ma
starebbe
stato bene; almeno fuori, perché dentro non si sarebbero mai
più
richiuse.
La principessa aveva
sospeso ogni provvedimento per la sua diserzione, chiamiamola
così,
dato che Erza aveva confessato di averlo spinto ad andare.
Oh, ora Erza doveva
essere da qualche parte a farsi divorare dai rimorsi per averlo fatto
andare.
Ed era giusto così.
Sì, sapeva che era
crudele a dire così e che lo faceva solo perché
sconvolta, ma la
verità era tutta colpa sua se Elfman non era rimasto. Per
cosa poi?
Cosa avevano ottenuto? Niente. Ginger, Yukino e le altre lottavano
ancora per la vita, lui stesso era gravemente ferito e Evergreen...
come potevano dire di averla salvata? Era un miracolo che avesse
lobotomizzata solo la memoria.
Rifiutava ogni visita,
non voleva vedere nemmeno suo figlio, e soprattutto era tornata la
ragazza acida e cattiva di un tempo. Non era più la sua
amica, la
persona che conosceva era morta, quello era solo il suo corpo abitato
da uno spettro rancido.
-Bianca!-.
Lisanna rialzò la testa
sorpresa: non si aspettava che sarebbe entrata senza bussare. A ben
pensarci, ultimamente le stava addosso più del solito.
-Flare. Cosa c'è?-.
La trovava in forma, un
po' più pallida del solito: forse aveva sentito, e come
poteva
essere altrimenti?
La rossa rimase scossa
dal suo tono freddo, ma invece di confortarla lei la
incalzò: -Sai,
forse è meglio che te ne vai.- e con un certo gusto perverso.
Flare sgranò gli occhi e
impallidì.
-P-Perché? Forse ho
fatto qualcosa che... scu-scusami...-.
Lisanna abbassò lo
sguardo: -No, non è questo, non hai niente da farti
perdonale.-.
-A-Ah, allora è perché
vuoi rimanere un po' da sola... sai io ti avevo portato questi...-.
E le porse quello che
teneva dietro la schiena, una scatola di cioccolatini a forma di
cuore.
Non le suscitarono alcuna
emozione, nemmeno un po' di appetito.
Rimase zitta per qualche
istante, quasi a cercare qualche significato nascosto in quello che
aveva davanti, e poi disse: -Credo che sia meglio che non ci vediamo
più.-.
Flare inizialmente parve
non aver sentito, poi non aver capito, poi non crederci:
abbassò le
braccia come crollassero, socchiuse la bocca e labbra e fronte
iniziarono a tremare.
-M-M-Ma... perché... io
volevo solo... se è per aver provato a... se vuoi che
rimaniamo solo
amiche...-.
Le luccicavano gli occhi,
eppure Lisanna non sentiva niente. Nemmeno quando iniziò a
piangere
si smosse, rimanendo in un apatico silenzio.
Allora Flare si voltò
per correre via, ma invece di girare la maniglia si fermò
senza
girarsi.
-Sai,- Commentò, con una
voce ancor più delusa che sofferta: -quando hai detto che
volevi
essere mia amica, anche se desideravo di più, in
realtà mi sarebbe
bastato di meno. Volevo solo che continuassi a guardarmi come mi
avevi guardato allora. Io... io pensavo di piacerti. Pensavo di...
aver trovato qualcuno con cui stare. Ma se tu pensi questo... allora
non sei più la Bianca che conoscevo.-.
Non sei più la bianca
che conoscevo
Quelle parole smossero
qualcosa nel suo animo, non un'emozione ma quantomeno un'ammissione,
la realizzazione di qualcosa, cioè che aveva ragione. Era
cambiata,
stava cambiando, non si riconosceva più in sé
stessa. E non era per
gli occhi o per i denti, era dentro.
Ma quantomeno sentiva di
doverle una spiegazione.
-Non ti servirebbe a
niente.-.
Flare, che stava aprendo
la porta, si bloccò di nuovo.
-Essermi amica, intendo.
Anzi, saresti in pericolo.-.
-Cosa... dici?- Domandò
lei senza girarsi.
Uno strano solletico le
pizzicava gli occhi, ma le alzava anche gli angoli della bocca.
-Pensaci un secondo: in
tutto questo tempo, non ho fatto altro che fallire. Tutte le persone
intorno a me sono morte, oppure peggio.-.
Flare sussultò, voleva
replicare che non era vero, gentile da parte sua ma falso e
perciò
crudele.
-Mia sorella; Vijee;
Laki; Cana; e ora anche Elfman, Yukino, Ginger, Levy, e
chissà
quanti altri ancora. C'è come una maledizione attorno a me.-.
Alzò il viso, forse
illudendosi di trovare delle stelle da guardare, e invece c'era il
soffitto, un piatto e scabro soffitto grigio. E lei si sentiva
esattamente così, grigia.
-Sai, io penso di non
aver salvato una sola persona fino ad ora.-.
-No!!!-.
L'albina si trovò
improvvisamente le mani di Flare sulle sue e il suo volto in lacrime
a un palmo dal suo.
-Tu hai salvato me!!!
E... e anche tanti altri!!! E hai sempre messo la tua vita in gioco
per-
-Hai ragione.-.
Flare ammutolì, cercando
con gli occhi un indizio tra i suoi che potesse chiarire quella
frase. Ma non c'era nulla da trovare, se non giallo elettrico. Invece
nei suoi... oh, quanta tristezza, quanta speranza, quanta confusione,
quanta...
Dolcezza.
-Hai ragione, ti ho
salvata. Però ti ho messa per prima in pericolo. Ma tu mi
dirai che
ti ho salvata da una vita nella solitudine e nel dolore,
perciò hai
ragione. Tu sei l'unica che posso dire di avere aiutato davvero.-.
-Per questo voglio che tu
te ne vada.-.
-Vattene, Flare. Prima
che sia troppo tardi, vattene. Prima che io ti ferisca, vattene
via.-.
-Ormai tanto non sono più
quella di un tempo. Non sono più la tua
amica.
Non sarò in
grado di guardarti come allora; non sarò in grado di pensare
a te
come tu pensi a me.-.
Flare boccheggiò come un
pesce, poi scosse la testa: -Tu stai cercando di proteggermi Bianca,
tu ci tieni ancora a me! Perciò non puoi dirmi di-
-Sbagli.-.
-Mi sei indifferente.-.
-Non provo nulla per
te.-.
Lisanna sentì le dita
della rossa, fino ad allora fortemente premute, alzarsi fino a
lasciarla, e lei indietreggiare inorridita.
-La cosa mi sorprende, ma
non mi spaventa che per qualche secondo.-.
-Il fatto è che se
vedessi crollare anche te, penso proprio che impazzirei. È
una cosa
personale. Voglio dimostrare a me stessa che ho fatto
qualcosa
di buono; anzi, ne ho bisogno. Che sia tu questo
qualcosa,
non
mi interessa più.-.
…
-Come... come puoi dire
questo?-.
Dolore, tutto il resto se
n'era andato dai suoi occhi, adesso c'era solo dolore. Ed era ovvio,
era giusto.
-Non ci credo. Bianca, io
non ci credo!-.
-Fattene una ragione!-
Sbottò lei: -Lo sai che inizi a seccarmi? Questa
è la mia stanza e
tu non vuoi andartene! Esci di qui subito!-.
-Esci dalla mia vita!!!-.
…
Silenzio.
…
-Ho capito. Scusami se
non ho bussato.-.
Un inchino, come quello
che si fa a un insegnante, a un superiore. A un estraneo.
-Grazie di tutto. Addio
allora.-.
Si voltò, stavolta per
sempre, e la vide uscire dalla stanza.
E il silenzio dentro di
sé non coprì più nulla.
-RAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!-.
Si buttò a terra e
cominciò a sbattere la testa, cercando di esorcizzare quelle
urla
infernali che la straziavano.
-SCUSA!!! SCUSA!!!
SCUSA!!! NON VOLEVO PARLARE COSÌ!!! NON PENSAVO DAVVERO
QUELLE
COSE!!!-.
-VOLEVO SOLO CHE TI
ALLONTANASSI!!! VOLEVO SOLO CHE TU FOSSI AL SICURO!!! VOLEVO VOLEVO
VOLEVO CHE TU RIMANESSI IN VITA!!!-.
-TI GIURO CHE TI VOGLIO
BENE FLARE!!!-.
A che serviva, a che
serviva ora mettersi a piangere e a urlare, a che serviva se l'aveva
cacciata via un istante fa, a cosa serviva tutta quella
sceneggiata??? A cosa, se Flare era...
Flare?!
Le stava davanti, o
meglio sopra, era come se non se ne fosse mai andata, o forse era
tornata indietro?
Che importava, non
cambiava nulla, dopo come l'aveva trattata non esistevano parole per
riportare tutto come prima, perché lei si era sempre
aggrappata alla
parte umana che le rimaneva ma ora l'aveva distrutta con le sue
stesse mani! Aveva fatto un danno terribile, irrimediabile,
disumano!!! Aveva-
Caldo.
Il suo corpo era caldo.
Era piacevole.
-Perché non l'hai detto
subito Bianca???- Singhiozzò Flare oltre la sua spalla.
-Perché, perché non me
l'hai detto???-.
-Perché... perché
pensavo di potere ingannare me stessa! Sono stata una stupida! Volevo
proteggerti e invece ti ho ferita!!! Volevo salvarti e ti stavo
pugnalando!!!-.
-Allora tutte quelle
cose...-.
Scosse la testa,
strusciando la guancia sui suoi capelli e sul suo cranio.
-L'unica cosa vera è che
non voglio che ti succeda niente! Ma non per me stessa,
perché sei
tu!!! Perché sei tu Flare!!! Pur di salvarti farò
di tutto, mi
trasformerò in un mostro, diventerò crudele, mi
allontanerò da te,
qualsiasi cosa per una minima speranza!!!-.
Le mani della rossa
premettero sulle sue spalle, era un po' come prima ma più
dolce e
triste.
-Sei tu che mi hai
insegnato che non potevo farcela da sola! Ti prego Bianca non
mandarmi via!-.
No, no, certo che no, non
l'avrebbe lasciata mai, mai, per tutto l'oro del mondo, mai!
-Aiutami... ti prego,
Flare, aiutami... non so più cosa fare...-.
Allora la ragazza le
prese la testa e l'appoggiò al suo seno, baciandola tra i
capelli e
ripetendole che non era sola.
Quelle parole, quella
morbidezza, quell'intimità, quelle lacrime che gocciolavano
giù
insieme alle sue, le aveva già sperimentate, ormai anni
prima, da
piccola, con sua sorella.
Mirajane.
Rivide sé stessa tra le
sue braccia, a piangere come allora, e poi si addormentò.
Si risvegliò nella
stessa posizione, ma avvertiva una lieve freschezza sulla punta della
lingua; quando riuscì a mettere a fuoco vide che le labbra
di Flare
luccicavano a qualche centimetro dalle sue.
Che strano, erano così
rosa e gonfie che le parevano finte, allora le tastò con un
dito;
erano come di gelatina, soffici, tiepide e umidicce, chissà
come
sarebbe stato il loro sapore...
Sapore?
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!
Non saltò in piedi solo
perché la sua unica speranza era che lei continuasse a
dormire; così
strisciò cautamente fuori dalle sue braccia e si
rialzò, gemendo
mentre si sgranchiva.
Guardò fuori dalla
finestra, era il tramonto, un tramonto di fuoco, e il fuoco la fece
pensare a lui, a Natsu.
Già, nemmeno lui era
riuscita a salvare.
Poi i suoi occhi videro
qualcosa che la fece sbiancare, arretrare, gridare.
Prima le erano sembrate
delle macchioline nere, ma stavano diventando sempre più
nitide, ed
il cielo ne era pieno.
Flare si svegliò di
soprassalto, ma lei la sentiva appena.
-Bianca cos...-.
Poi iniziarono a cadere.
Poco prima
Bruciato.
Incenerito.
Distrutto.
Tutto quanto.
Tutti quanti.
Tutti morti.
-...ore! Signore!-.
Natsu sussultò e si riscosse, accorgendosi del soldato che
gli stava
parlando.
-Mi piaceva.-.
-Master?-.
-Il sapore. Il carbone. La cenere. Mi piacevano. Mi piacciono ancora.
Tutto questo mi piace. È spaventoso.-.
-Signore, io non credo di capire...-.
-No che non puoi capire, tu non sai cosa significhi tutto questo. Sei
un'armatura vuota con un insetto dentro. Ma io non sono come te!-.
Lo prese per il collo e lo sollevò in aria, facendolo
dimenare come
un pesce fuor d'acqua.
-Lo senti questo odore? È la carne arrostita e il liquido
evaporato
delle capsule! Ed erano delle persone!!!-.
Le mani del demone si strinsero attorno al suo polso con poca
convinzione, ma iniziò a strozzarlo; allora lo
lasciò andare e
volse un ultimo sguardo avvilito su quello che prima era il
laboratorio.
-Quanti erano qui dentro?-.
Il demone non rispose, era ancora più terrorizzato di prima.
Un momento, cosa gli aveva detto prima?
-Non-non-non è successo solo qui! Anche gli altri due sono
in preda
alle fiamme!-.
E.N.D. gli rivolse uno sguardo che avrebbe raggelato persino lui.
-Come diavolo ha fatto una donna da sola a fare tutto questo?-.
Avanzò minaccioso verso il soldato, ma vedendo come
arrancava
tremante lo trovò così misero da non essere
nemmeno degno di essere
colpito.
-Che ne è del terzo?- Ringhiò: -Qual
è?-.
-I-Io...-.
-Rispondi!-.
-Le prigioni!- Gridò come a dire: “Non
uccidermi!”.
Serrò la mascella, a parte la gilda era il rifugio
più protetto, ma
se era riuscita ad arrivare fin lì cosa le avrebbe impedito
di...
argh!!!
Sentendo il rumore di passi entrare in laboratorio si voltò
furioso,
chiunque gli sarebbe capitato a tiro lo avrebbe uc-
-Sayla?!-.
La ragazza, dal volto e dai capelli sconvolti, zoppicava ansimando e
appoggiandosi con tutto il corpo alla parete, sembrava prossima a
collassare.
-Ehi, tutto bene?!- Corse da lei per sorreggerla, ma il suo sguardo
lo fece trasalire.
Non pensava nemmeno che potesse fare un'espressione simile, e se non
stava fingendo, anche solo provare un'emozione simile.
PAF
D'improvviso la sua testa era torta di lato e la guancia gli pulsava.
-Sayla...-.
Sapeva cos'era appena successo, ma non riusciva a crederci.
-Come?- Sbraitò lei scuotendolo per le spalle: -Come hai
potuto fare
una cosa del genere???-.
Lui non riusciva a staccare gli occhi di dosso dai suoi,
perché lei
non guardava in quel modo nemmeno i suoi nemici.
E non l'aveva mai vista piangere così.
-Li hai uccisi tutti! Tutti i miei amici! Sei un mostro! Sei un
mostro!!!-.
Rimase senza parole, non aveva idea di cosa stesse dicendo, eppure
sentiva quelle accuse esplodergli in petto, perché sapeva
che in un
qualche modo erano vere.
Sayla si accasciò a terra e si abbandonò ai
singhiozzi; E.N.D.,
seppur ancora incredulo, allora si voltò.
-Cosa fai ancora qui?- Chiese al demone di prima, che era rimasto a
terra tutto quel tempo.
-Vattene via!-.
Il soldato si rialzò di scatto, dimenticandosi a terra la
lancia per
lo spavento e affrettandosi a dire: -S-Sì, mi scusi! Io mi-
SPLAT
Al contatto umido Natsu si immobilizzò, si levò
il sangue dagli
occhi e vide che il tipo era rimasto senza testa.
-Oh... cazzo, chi è stato a... tu!-.
-
Ciao moccioso! È da un po' che non ci si
vede!-.
Il vecchiaccio era apparso dal nulla e gli si avvicinava con aria
strafottente; cosa aveva da ridere in quel modo, cosa, era pura
fortuna che non fosse stato lì dentro con gli altri, e anzi
qualcuno
poteva spiegarli il motivo per cui proprio lui si fosse salvato???
Kyouka, Bluenote, Torafuzar, erano tutti morti, e quella mummia
stronza era ancora viva???
-Che vuoi ora?-.
Jiemma, l'ex-master stronzo di Sabertooth, scoppiò a ridere:
-
Sembra
che tu abbia perso qualcosa!-.
-Se non avessi trovato già Cambiato anche te saresti ancora
sotto
terra! Quindi dammi una valida ragione per non rimediare adesso!-.
-
Ahahah! “Master”, è
così che ci si comporta? Ti ciucci
il pollice per un po' di formiche morte?-.
-Formiche? Tu, gran figlio di...-.
STANK
Natsu sgranò gli occhi, una capsula rigenerativa era appena
comparsa
in aria e si era schiantata a terra con un fragore metallico.
-
Beh, cos'è quella faccia? Chi credi abbia
insegnato a Minerva
la sua magia spaziale?-.
STANK STANK STANK
Una dopo l'altra piovvero forse venti capsule, non riusciva a
contarle tanto quelle erano veloci e tanto lui era incredulo.
Poi, quando finirono, corse da loro a controllarle una ad una.
Kyouka, Frammalth, Jackal, tutti i Nove, e anche altri.
-
Ora ti inginocchi pure? Non hai vergogna moccioso? Beh,
sappi che farò di
questi eletti la mia gilda e la
userò per-
PAM
Sfondò il soffitto sparendo nel cielo; Natsu
abbassò il pugno, e
finalmente la trovò.
Non si era reso conto di averla cercata, ma in quel momento ogni suo
freno venne meno e aprì lo sportello per fiondarsi su di lei
ma
all'ultimo, vedendola così da vicino, si
immobilizzò.
-Oh, Lucy... sei ancora viva...-.
Le accarezzò la guancia, aveva un volto così
sereno che non
sembrava essersi resa conto di niente, e anche se il suo corpo era
freddo sentiva ancora la vita scorrerle tra le carni.
Ma era debole.
La prese con entrambe le mani e le sollevò la testa, in modo
da
poterla studiare a pieno.
-Stai bene, sei ferita? No, va tutto bene, va tutto bene Lu, non ti
succederà più niente...-.
Poi si incupì e si rialzò, alle sue spalle c'era
lei.
-Io...-.
-Lo sapevi.- L'accusò senza voltarsi.
-Natsu, io non...-.
-Tu lo sapevi. Sapevi cosa stava succedendo, vero? Anzi, visto che
non poteva agire da sola ti sei fatta un giretto da fantasma negli
altri laboratori, vero?-.
-Ti prego, cerca di capire...-.
-Per questo hai agito in quel modo! Per questo hai cercato di
convincermi un'ultima volta! Per questo, ho ragione???-.
-Mi dispiace, non volevo che finisse così, non pensavo che
lei
avrebbe...-.
-RISPARMIATI QUESTO TONO DISPIACIUTO!!! NON NE HAI ALCUN DIRITTO!!!-
Urlò voltandosi di scatto, quella donna piangeva,
osava
piangere
e scusarsi.
-Ti giuro che non immaginavo che avrebbe fatto una cosa del genere!!!
Non avrei mai voluto tutto questo!!!-.
-BASTA MENTIRE!!!-.
Meldy ammutolì con un sobbalzo, e le mostrò il
segno sul polso.
-Ricordati che sento quello che pensi! Non so come tu abbia fatto a
nascondermi un'informazione simile, ma io ti leggo dentro!-.
-No...- Scosse la testa, ma appena, senza davvero crederci.
-Forse la tua lealtà a quell'uomo ti ha spinto a cercare
pietà, ma
tu hai sempre voluto questo! Per questo l'hai lasciata fare!!!-.
-No...-.
-Tutti quei bei discorsi! La collaborazione, il perdono, tutte
stronzate!-.
-No...-.
-Tu hai sempre voluto che succedesse questo! Tu ci hai sempre voluti
morti!!!-.
-No!!! No!!! Io non volevo!!! Io non... io non...-.
Si mise in ginocchio, gridando e singhiozzando mentre prendeva il
pavimento a pugni.
-Io non ce la faccio!!! Non ce la faccio Gerard!!! Ti giuro che ci
sto provando!!! Ti giuro che... che ci ho provato... ma non ci
riesco!!! Non riesco a perdonarli!!!-.
-NON CI RIESCO GERARD!!!-.
Il Cremisi rimase a osservarla disgustato, il solo pensiero che un
essere simile fosse lì davanti...
-Voi umani siete tutti uguali! Siete rivoltanti, siete falsi, siete
delle serpi! Ma io vi estinguerò, non sono come voi!-.
E fu così che gli venne un'idea.
-No... io sono peggiore...-.
Si girò e marciò ritornando verso Lucy,
distruggendo la sua capsula
con un calcio.
-Ora entra dentro di lei.-.
Meldy smise di piangere, percepì la sua sorpresa sporcargli
i
pensieri.
-Fallo, o la ammazzerò.-.
-Co-sa vuo-i fa-re? Per-ché mi chie-di una co-osa simile?-
Singhiozzò la ragazza, aveva paura, e voleva che fosse
così.
Poi sparì e Lucy aprì gli occhi.
Fu un lampo, Natsu la prese per il collo e la sollevò in
aria per
gustarsi la sua espressione sofferente e insieme terrorizzata.
-A-Ah! N...tsu...-.
Oh sì, oh sì, era da tanto che non sentiva quella
voce, gli era
mancata un sacco.
Alle sue spalle sentì: -Ehi, capo, mi sa che mi hanno
drogata, e non
so se hai visto l'esplosione qui fuo... ehi, che è successo
qui? E
che ha questa da piangere?-.
-Mirajane.- Disse lui girandosi di tre quarti: -Proprio te cercavo.
Contatta le nostre basi e dì loro di preparare tutti i
cadaveri
umani che hanno.-.
-Preparare? Non capisco, per cosa?-.
-Per una sorpresa. Agli umani. E porta via Sayla.-.
-Una sorpresa?-.
-Piantala di fare domande! Mi infastidisci!- La demoniessa
sussultò
e prese in braccio Sayla, che probabilmente stava dormendo.
Eheheh, stava scappando per il terrore, era divertente! Gli ricordava
i vecchi tempi...
-Torniamo a te.- Lucy smise di dimenarsi e provò a parlare,
invece
soffocò.
Se la portò vicino al viso, contemplandola ancora ma
stavolta con
malefica perversione.
Poi la baciò.
La costrinse a baciarlo.
Spinse le labbra sulle sue e inserì a forza la lingua,
schiacciandola sul suo palato e assaporandolo salato.
Lei tentò di liberarsi, era viscido, orrido, mostruoso, si
sentiva
impotente e incapace di reagire, invasa nella bocca e nella ragione
da quell'anguilla squisciante.
Provava una paura tale da far rabbrividire anche lui, e questo gli
piacque, così decise di amplificarla.
Lei urlò, scalciò, strozzò, allora lui
la schiacciò a terra e le
si mise sopra, bloccandole i polsi e leccandosi le labbra.
-Aspetta... ti prego...-.
“
Lucy!”.
-Ti prego, ti prego no Natsu!-.
-Mi preghi?- Sogghignò lui: -Ma come, non lo sai?-.
Piantò le unghie sui suoi polsi e lei gridò.
-Pregare il diavolo è un grave peccato!-.
-Maledetta
ragazzina!-.
Si fece strada per il corridoio
spintonando i
demoni che lo intralciavano, fino ad arrivare al laboratorio. Poco
c'era mancato che l'esplosione lo disintegrasse, ma poco
così.
-Ehi spero che ci
sia ancora una... ma che sta succedendo?-.
Vedeva E.N.D. accucciato
sul pavimento, stava lanciando versi rochi e tremava tutto,
soprattutto non capiva cosa
gli stava
sotto.
Ma quel braccio che sporgeva era...
-Oh mio...
ahahah!!! Non ci posso credere!!!-.
Quasi non sentiva più il
dolore in faccia, se
poi ne aveva ancora una: quella scena lo faceva sbellicare, per i
più
svariati motivi.
-Sì,
voglio mettermi
anch'io! Saranno passati secoli dall'ultima volta!-.
Fece un passo ma una voce lo
fermò.
-Non ti conviene farlo...-.
Si voltò, a parlare era
stato un moccioso dai
capelli argentati e senza vestiti.
-Eh?
Vuoi provare a
fermarmi?-.
-Non io...-.
Brain aggrottò la fronte:
-Vuoi
dire...- indicando il rosso.
Al tacito assenso sbuffò
e tornò indietro.
-Dì
un po', tu non eri
un moscerino della luce? Un tipo come me è normale, ma tu
non vuoi
fermarlo?-.
-Ah... Non mi interessa...-.
Brain lo squadrò
attentamente: il ragazzo non
distoglieva gli occhi dalla scena, ma non perché fosse
attratto;
tutt'altro, sembrava più averci buttato lo sguardo e non
trovare un
valido motivo per distoglierlo.
Però che non lo guardasse
era una grave
mancanza di rispetto.
-Tu
sei uno di quelli che
mi ha fermato dieci anni fa! E guarda caso ho proprio voglia di
sfogarmi!-.
Gli diede un pugno in viso, ma
quello evaporò
e si riformò, impassibile, dopo qualche secondo.
Provò a colpirlo di
nuovo, ancora e ancora
fallendo più volte, finché non si accorse di
avere la mano cosparsa
di brina.
-Brutto...
mi stai
prendendo in giro?-.
-...-.
-AAAAAAAAAAAAAAH!!!-
Il Master si rizzò in aria sputando fiamme dalla bocca, poi
piegò
la testa all'indietro e li fissò con il volto eccitato, da
far
accapponare la pelle. Beh, tanto lui non ce l'aveva più la
pelle.
Con uno slancio si rimise in piedi e
si diresse
verso di loro, Brain non capiva le sue intenzioni ma sembrava ancora
trasognante.
-Lyon,
dì a Mira di
prepararsi: farò i fuochi d'artificio. Zero, rifatti la
faccia, fai
schifo.-.
Brain sobbalzò
innervosito, Lyon rimase
imperturbabile.
-Cosa vuoi
fare?-.
-Attaccarli.
Ma con più
convinzione.-.
Gli passò di fianco senza
neanche guardarlo,
impudenti uno più dell'altro, Lyon lo osservò
andarsene nel
corridoio con la coda dell'occhio.
-Ho capito.-.
SWOSH
BUM
La sua faccia evaporò di
nuovo, così al suo
posto Brain distrusse il muro.
-Lo
eliminerò quel
dannato!!! Nessuno,
nessuno mi insulta
così!!!-.
Lyon si girò e si
incamminò come se nulla
fosse.
-E
pensare che un tempo
era un santarellino
come te!
Quasi lo preferivo quando
non era un
mostro!-.
Il ragazzo si fermò.
-Mostro?-.
-Beh,
sì, certo, mostro!
Guarda come ha ridotto
quella lì!-.
-...- Lyon si
allontanò, ma prima di
svoltare l'angolo gli chiese: -Dunque non l'hai notato?-.
Brain era sempre più in
collera.
Notato cosa??? Parla chiaro una
buona volta!!!
-Stava piangendo.-.
E sparì.
“Piangendo?”.
Si girò verso la ragazza,
rimasta a terra; e
tornò a sorridere.
“Beh
io non avrei
pianto di certo!”.
La raggiunse, era ridotta a uno
stato pietoso,
piena di lividi e bruciature si copriva inutilmente il seno con le
mani ferite e borbottava qualcosa tipo: -Andrà tutto bene...
Lucy...
ci sono io con te... starai bene... non sei sola...-.
Un brivido gli percorse la spalla,
non che
fosse dispiaciuto per lei, figurarsi! ma certo non la invidiava. Quel
ragazzo era decisamente una persona pericolosa.
Mmm, tutti quei ragionamenti gli
stavano
facendo passare la voglia e tra l'altro stava impazzendo dal male,
però sarebbe stato un peccato sprecare un'occasione simile...
“Facciamo
una cosa veloce.”.
Si mise una mano tra i pantaloni per
abbassarseli, ma una fitta sul collo lo fece trasalire.
Forse un effetto ritardato
dell'esplosione? No,
non era una ferita, era qualcosa di raggelante, di pungente, di
costante, come se gli avessero lanciato uno spiedino in fondo
all'aorta.
Uno sguardo, ecco cosa, qualcuno lo
stava
fissando, ma non certo un essere umano e nemmeno un demone qualunque:
erano come gli occhi avidi di un rapace che stava calando per
strappargli la testa dal corpo.
“Strapparmi
la testa
dal corpo? Ma cosa sto pensando???”.
-Chi
osa guardarmi in
questo mo-
SBAM
Qualcosa lo travolse e lo
sbatté a terra, poi
una morsa artigliata si piantò attorno alle sue tempie,
chiudendosi
pericolosamente verso gli occhi.
-AAAAAAH!!!-.
Tentò di levarsela di
dosso, ma un'altra
stretta gli inchiodò il braccio al suolo, tanto forte che le
sue
ossa iniziarono a scricchiolare.
Gli occhi gli schizzavano fuori
dalle orbite,
così si trovò a fissare la figura che lo
sovrastava, e ne rimase
stupefatto.
Aveva delle fattezze femminili ma lo
premeva a
terra con due zampe da uccello, e gli occhi affilati blu scuro e i
coltelli al posto delle dita non erano certo quelli di una donna
comune.
No, conosceva bene quel volto
d'aquila, ma non
si sarebbe mai aspettato di rivederlo.
-Tu!!!
Lasciami subito, dannata
arpia!!!-.
-Questa donna appartiene al Master,
e al Master
soltanto.- Replicò lei, e né il suo tono
né il suo sguardo
ammettevano obiezioni, anzi, sembravano pronti a incenerirlo.
Non era cambiata affatto, la
Schiavizza Stelle
del Tartaro.
-Perciò rimani al tuo
posto, umano!-.
Spinse a fondo e lui perse i sensi.
Era rannicchiata nel suo alloggio
quando
piovvero.
All'inizio non si accorse di niente,
poi
percepì le loro ombre, infine alzò gli occhi e li
vide.
Non li riconobbe subito, non poteva,
e molti di
loro non li avrebbe mai più potuti riconoscere.
Oltrepassavano la barriera,
perciò non
potevano essere nemici, ma cadevano dall'alto, quindi non potevano
essere persone. Dovevano essere oggetti, oggetti non-magici
né armi,
che la barriera non aveva considerato minacce e che quindi
accompagnava a terra.
Poi, quando il primo fu abbastanza
vicino, capì
che si sbagliava: non erano oggetti, erano proprio persone.
No, non era vero neanche quello.
Non lo erano più.
Corse in strada, dove già
si stava radunando
la folla; sapeva di dover invitare tutti alla calma, ma lei per prima
non ci riusciva.
Una cosa del genere era incredibile,
impensabile, inimmaginabile.
Inumana.
La folla si aprì a
ferrò di cavallo quando il
primo cadde.
Il
primo.
...
Era lui?
Era... lui?
Quella macchia azzurra, erano i suoi
capelli?
-Permesso, permesso, fatemi
passare!!!-.
No, non poteva essere lui, una parte
di lei
aveva sempre mantenuto una fioca speranza e ora non poteva trovarselo
lì, non poteva incontrarlo in quel modo, non poteva vederlo
così,
non voleva accettarlo, no, no, non è vero, ditemi non
è vero!!!
Invece, come uno schiaffo in pieno
viso, eccolo
là.
Dopo più di un anno.
Dopo così tanto tempo.
Sei crudele però.
Potevi almeno ricomparire lontano da
me.
Potevi almeno preparami in qualche
modo.
Sei crudele Gerard.
Avevo promesso a me stessa che
questo giorno
non avrei pianto.
Invece... sei crudele.
Non riesco nemmeno a tenerti tra le
braccia.
* * *
-Oh, è già
finito il Secondo Arco.-.
-Che te ne pare, fratello mio?-.
-Mmm, hai ragione, non è
un granché come
finale.-.
-Sai, se questo fosse un anime, ora
ci
sarebbero tutti i personaggi in sequenza per vedere cosa stanno
facendo in questo momento.-.
-Dunque, vediamo... ci sarebbero
Lisanna e
Flare abbracciate l'una all'altra... Erza sdraiata sul nudo asfalto
con Kagura che accorre e la sostiene, ma trasalisce nel vedere quel
cadavere... Elfman che ancora non sa niente nel suo letto d'ospedale
a ripensare a ciò che ha perso... suo figlio che frigna
nella stanza
dei bebè... e sua madre che lotta tra la mente e il corpo,
uh, forse
su di lei ci sarebbe una ripresa più lunga, la si vedrebbe
più
sofferente, più confusa, più combattuta.-.
-E poi, per rimanere in ospedale, le
cinque
demoniette nei tubi di Gajeel e lui davanti a quello di Levy,
preoccupato da morire ma senza darlo a vedere nemmeno a sé
stesso.
Wendy sarebbe al suo fianco? No, penso che la vedrei in camera sua,
con Happy e Charle, e il suo libro nascosto dietro quel falso
sorriso, cacciato sotto il letto. Ah, la Principessa che ha appena
preso le sue pastiglie è già all'opera per
gestire la situazione
nonostante lei stessa sia sconvolta: è ammirabile come
riesca a
mantenere l'autocontrollo e disporre gli ordini.-.
-Dall'altra parte, ci sei tu (non ti
si vede il
viso) che abbassi le mani e, esausto per l'energia spesa per il
teletrasporto, ti lasci cadere sul tuo trono, che trovi meno scomodo
del solito senza rendertene conto. I tuoi demoni? Troppi, non li
badiamo, chi in camera sua e chi in giro in ansia.-.
-Kinana? Lasciamola in sospeso,
forse è viva o
forse è morta; tra le prigioni dei demoni, invece, qualcuno
si sta
agitando, una nuova voce si sta spargendo, quella della battaglia
finale.-.
-Ah, e magari si mostrerebbe anche
quell'uomo
che si sta trascinando fuori dalla caverna e zoppica lentamente verso
casa, con una dissolvenza finale sul sole che tramonta tra le
montagne.-.
-Però.-.
-Però questo non
è un anime, è solo una
brutta storia. E tutte queste storie minori non verranno mostrate,
non ne vale la pena. Basta sapere che tutte finiranno a breve, come
dei miseri fiumiciattoli mangiati dal torrente.-.
-La tua però no,
perché il mio piano
funzionerà.-.
-Tu ne sei la prova,
perché sei già li fuori
mentre ti stringo a me adesso.-.
-Immagino che il lettore sia molto
confuso a
riguardo: tu sei già fuori, ma io ho il libro con te dentro.
Poco
male, sono dell'idea che molte cose sfuggano al comprendonio umano:
ogni cosa ha di certo una causa, ma perché tutti dovrebbero
sapere
la spiegazione di tutto?-.
-Non ha senso.-.
-L'unica cosa che ha senso
è il nostro
obbiettivo, la nostra morte.-.
-E la distruzione di tutto questo.
Anche se io
odio la distruzione, ciò deve avvenire.-.
-Uhm, in fondo la distruzione mi
piace, se è
per salvare questo mondo dalla feccia umana.-.
-Eh, già, ormai non si
torna più indietro.-.
-Come dici? Sì,
è stato un arco breve. Sai, è
un espediente comune tra gli scrittori dilettanti.-.
-D'altronde- Aggiunse rialzandosi e
prendendo
in mano il libro scarlatto: -si sa come si dice: il secondo capitolo
non è mai bello quanto il primo.-.
-Ma è il terzo a fare la
storia.-.
Angolo
dell'autore
Da quando non edito? Comunque sia, mi scuso per
l'eventuale crudezza delle tematiche (non succederà
più).
E che altro dire? Cercherò di essere più puntuale!
Buonanotte a tutti!