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Autore: f9v5    09/11/2017    4 recensioni
[Sonic e Shadow] [Sonic/Amy; Shadow/Galaxina]
Certi eventi colgono sempre impreparati, sai che la tua vita cambierà radicalmente e non sai mai se riuscirai a essere preparato ad affrontare ciò che capiterà.
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-Visto il patetico scenario che mi stai offrendo davanti agli occhi, mi auguro tu abbia davvero una buona ragione. Quando tornerò, Iris sicuramente starà già dormendo.-
-Ti fai troppi problemi, Shad, avrai tempo di deluderla quando sarà adolescente!-
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Family!'
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-Allora, cosa c’era di così urgente da volermi parlare?- Shadow mandò giù il terzo bicchiere, fosse rimasto troppo sobrio non cè l’avrebbe fatta a tollerare a lungo la sua presenza.
Sonic, seduto in posizione diametralmente e perfettamente opposta alla sua, mimò il suo gesto; aveva masticato più orgoglio di lui per ritrovarsi lì, l’alcool gliel’avrebbe fatto dimenticare.
Era una sciocchezza, in un certo senso, ma di lì a poco avrebbe capovolto la sua esistenza, troppi aspetti per lui scontati sarebbero venuti meno, e se c’era qualcuno che poteva capire l’angoscia conseguente era il suo interlocutore.
E quale modo migliore di trattare l’argomento se non dinanzi ad una bottiglia di liquore al bar dei Chaotix? Ora che ci pensava, quand’era che avevano deciso di assegnare una seconda valenza al loro stabile?
Sonic, in realtà, non era mai stato un patito di alcolici, ma per una volta riconobbe l’ineluttabilità della cosa: doveva essere abbastanza sbronzo per affrontare quella situazione.
Il caffè era il suo “nettare degli dei”, ma in tale situazione aveva bisogno che il suo corpo non fosse al massimo dell’efficienza così da non intralciare il cervello e lasciarlo operare, all’efficienza massima che l’alcool consentisse s’intendeva.
Una volta raggiunto quello che fu da lui ritenuto uno stadio a metà tra “riesco ancora a pensare più o meno bene” e “domani vomiterò anche l’anima!” il riccio blu portò le mani alle tempie e, cercando di resistere al fuoco che ora divampava nella sua testa, tentò di immaginare le parole più giuste e il modo corretto di presentarle per trattare la questione.
Shadow, dal canto suo, non sapeva se sentirsi infastidito o preoccupato, ma dopo tutto non aveva mai ritenuto Faker necessitante della sua preoccupazione, un tempo perché l’avrebbe voluto vedere sotto un camion, odiernamente perché ormai il loro rapporto aveva perso quell’eccessiva conflittualità e, la miglior conoscenza che né derivò, gli lasciò capire come il riccio blu fosse capace di badare a se stesso in ogni eventualità.
Il fastidio, invece, c’era eccome; Shadow non aveva mai amato chi tergiversasse troppo e l’essere stato strappato via dalla sua famiglia, ora che stava finalmente scoprendo il calore e la felicità che essa potesse dare, improvvisamente, per essere trascinato in quella bettola ad ammirare il deprimente spettacolo di Faker che si ficcava alcolici in gola come se non ci fosse un domani senza degnarlo di uno straccio di spiegazione non faceva bene alla sua già scarna pazienza.
-Visto il patetico scenario che mi stai offrendo davanti agli occhi, mi auguro tu abbia davvero una buona ragione. Quando tornerò, Iris sicuramente starà già dormendo.-
Una cosa che Shadow aveva scoperto col tempo, da quando era diventato padre, era che osservare la figlioletta addormentarsi gli donava un senso di benessere e gioia che mai si sarebbe immaginato di poter provare.
Semplicemente osservare quell’adorabile creaturina di tre anni compiere il semplice gesto di chiudere le palpebre e avventurarsi nel mondo dei sogni aveva su di lui l’effetto di fargli comprendere che persino per lui, essere genetico nato come macchina di distruzione, malgrado le insidie che il passato gli aveva riservato, ci poteva essere un futuro luminoso ad attenderlo.
Ogni sera Shadow faceva compagnia alla bambina nella sua cameretta poco prima che questa andasse a dormire, non una singola volta aveva saltato quel loro “rituale” da quando era nata, quindi, se Sonic non gli avesse presentato una valida scusante per giustificare la prima delusione che stava arrecando a sua figlia, avrebbe potuto arrabbiarsi davvero parecchio e radere al suolo l’intero locale, al diavolo i Chaotix, che per una volta sarebbero stati incolpevoli.
-Ti fai troppi problemi, Shad, avrai tempo di deluderla quando sarà adolescente! Credimi, sono le delusioni adolescenziali quelle si portano dentro per tutta la vita, Tails non mi ha ancora perdonato quella volta che gli sfasciai il Tornado 2.0, se i figli ragionano come i fratelli minori ne avrai di gatte da pelare.- sentenziò il riccio blu, malgrado non vi fosse traccia di sfacciataggine nella sua voce.
Merito dell’alcool se Shadow non gli mollò un pugno.
-Eventuali disguidi tra me e mia figlia sono affare mio, non t’impicciare e sputa il rospo!- era decisamente un padre geloso.
Sonic sospirò, le guance rosse a causa dell’alcool, forse anche per l’imbarazzo di ciò che doveva ammettere, a giudicare dallo sguardo che evitava in ogni modo quello vermiglio di Shadow, e il riccio blu guardava dritto negli occhi chiunque, quindi era evidente la sua situazione psicologica.
Prese un bel respiro, realizzò che sarebbe stato inutile girarci sopra, tracannò un ulteriore bicchiere, tanto valeva esagerare a quel punto, inspirò ed espirò nuovamente, poi sganciò la bomba.
-Amy è incinta!-



-PORCA VACCA, CONGRATULAZIONI!- urlò Vector dal bancone, guadagnandosi l’occhiata collettiva dei pochi avventori del locale, riccio blu incluso, i cui occhi verdi lanciarono la promessa di una fine ingloriosa per il coccodrillo.
Vector si fece piccolo piccolo e pensò saggiamente di nascondersi dietro il bancone, Espio, occupato a servire un cliente, alzò gli occhi al cielo, Charmy, relegato nel suo angolino con la sua console portatile, sghignazzò per la sua figuraccia.
Accidenti all’orecchio dell’investigatore, avrebbe dovuto incolpare soltanto se stesso se quei due gli avessero davvero abbattuto il locale in preda ad una sbronza vendicativa.
Sonic sospirò ancora, per poi tornare a concentrarsi sul suo interlocutore… e trovarsi davanti il suo sguardo atono e impassibile.
-Non… non dici niente?-
-L’unica cosa non offensiva che mi viene da dire è “Parti avvantaggiato, i pannolini sai già come cambiarli!”. Soddisfatto?- disse questi.
Sonic socchiuse comicamente gli occhi.
-Come sei spiritoso, mi sto scompisciando.- aggiunse poi.
-Pretendevi magari che ti facessi le feste? Se volevi essere celebrato potevi dirlo alla volpe che ti sta sempre dietro la coda.-
Ok, se l’era decisamente presa, e il fatto che non lo stesse ancora pestando era molto probabilmente dovuto al fatto che lo stato di quasi-sbronza in cui versava Sonic lo facesse apparire già abbastanza bastonato e ridicolo agli occhi di Shadow, il che era tutto dire su quanto la vita familiare lo avesse relativamente ammorbidito.
-Primo: dovresti cercare di andare d’accordo con Tails, è pur sempre tuo cognato, cioè, lo sarà, sappiamo che lui e Cosmo prima o poi si ritroveranno all’altare, non c’è storia che tenga. Secondo: non dico che mi sarei aspettato un abbraccio e le felicitazioni, ma almeno qualche parola di apprezzamento, anche un semplice “Buon per voi.” detto col tuo solito tono mi sarebbe bastato.-
E non mentiva.
Sapeva che Shadow non era il tipo da manifestazioni emozionali esplicite, per quanto ne sapeva lui faceva fatica anche con sua moglie e sua figlia, ma non negava che non gli sarebbe dispiaciuto vedere la sua bocca aprirsi per cacciar fuori qualche parola carina, in onore quantomeno di quell’ascia di guerra che entrambi avevano quasi del tutto sepolto nei confronti dell’altro.
E se lo conosceva così bene come ormai riteneva, dava per scontato che non si sarebbe fermato lì.
-E comunque…- appunto, figurarsi se Shadow non cercava significati nascosti in ogni gesto.
-…per quanto affetto da egocentrismo tu possa essere, dubito che tu mi abbia trascinato qui esclusivamente per comunicarmi la “buona novella”.-
-Certo che a te non si può nascondere niente, eh?- ribattè Sonic con un sorrisetto provocatorio, parte del suo spirito non era ancora del tutto placata dagli alcoolici e riusciva ancora ad emergere.
-Faker, non hai l’atteggiamento tipico di quando vuoi vantarti di qualcosa, non era difficile notarlo. Quindi, prima che ti prenda a calci nel culo, arriva al sodo!-
E, per ogni evenienza, cacciò fuori la pistola, non fosse mai che uscisse senza, e la puntò in direzione di Vector, la cui testa sporgeva leggermente dietro il bancone, a intimargli l’assoluto divieto di lasciarsi andare ad altre “esplosioni di gioia”, magari, se fosse stato fortunato, avrebbe anche cercato di non origliare, ma su quello non aveva molte speranze.
Sonic lasciò cadere la testa sul tavolo.
-Shadow, tu sei padre.-
-Si scoprono cose nuove ogni giorno, eh?-
-Grazie del sarcasmo. Voglio dire: l’arrivo di un figlio, il fatto che da quel momento in poi divenite tre, un esserino così piccolo che porta un cambiamento così grande. Tu… come sei riuscito a gestirlo?-
E a quel punto Shadow sgranò leggermente gli occhi, non riuscendo a credere che fosse quella l’entità del problema.
-Mi stai dicendo che tu, Sonic The Hedgehog, il riccio che affronta con sorriso sprezzante ogni ostacolo che gli si para davanti, che non è indietreggiato persino dinanzi a me, hai paura di un bambino?-
Sonic si lasciò sprofondare nella sedia e portò indietro la testa, fissare il soffitto non era di alcun aiuto, ma in quel momento non sapeva proprio cosa fosse giusto fare e cosa no, non era preparato per quella situazione, perché mai aveva pensato che ci si sarebbe trovato invischiato.
-Non la definirei esattamente “Paura”, piuttosto “Insicurezza”, so che sembra strano detto da me, ma non ho idea di come reagire.-
-E Amy che reazione ha avuto?- ormai avevano ingranato troppe marce perché potesse piantarlo in asso, tanto valeva concludere la discussione.
Il riccio blu stavolta portò la testa di lato sul legno del tavolo.
-Quando me l’ha riferito il cervello mi si è bloccato per qualche secondo, quando poi ho recepito il messaggio sono corso via, non ho ragionato. Sarà imbestialita con me, vero?-
La domanda era talmente retorica che non aveva bisogno neanche di un commento sprezzante a riguardo.
Sonic, malgrado i calori dell’alcool, che, tanto per inciso, non lo stavano facendo sentire poi così insofferente come aveva sperato, era davvero a pezzi.
Erano ormai anni che la sua relazione con Amy andava avanti, e a gonfie vele, avrebbe voluto aggiungere, tanto era vero che giusto un anno prima erano convogliati a nozze.
Eppure, malgrado fosse riuscito ad abituarsi a sentire Amy rivolgersi a lui con l’epiteto “Mio marito”, malgrado lo svegliarsi le mattine con qualcuno accanto, cosa che, fino a qualche tempo prima, avrebbe preso per fantasiosa e nulla di più, fosse incredibilmente piacevole, e malgrado una lieve riduzione delle sue scorribande per il pianeta (un’altra delle ragioni per cui si era reso conto di amare Amy era il fatto che lei non aveva mai preteso di cambiarlo)in favore di piccoli momenti insieme a “Sua moglie”, che mai avrebbe barattato con altro, quel pensiero aveva sempre faticato a insinuarsi nel suo cervello.
Irresponsabile non tenerlo in considerazione? Molto probabilmente sì, dopo anni di convivenza e addirittura il matrimonio avrebbe dovuto dare per scontato che una simile eventualità potesse verificarsi.
Ma non l’aveva fatto, non né aveva visto motivo, dopo tutto lui e Amy stavano bene come stavano, solo loro due e la loro solita vita.
Ben inteso, ora che poteva pensarci un po’ meglio, si rendeva conto di come quell’incidente, tra virgolette ovviamente, fosse qualcosa di stupendo, si trattava pur sempre di una nuova piccola vita che avrebbe abbellito il mondo in attesa di scoprirlo e crescere.
Però c’erano troppi compromessi, perché non si sarebbe più trattato di “Sonic e Amy”, ma di “Sonic, Amy e loro figlio” e questo lo spaventava.
-Shadow, cambieranno tante cose! Io non so se saprò gestirle.-
Se una volta il riccio nero avrebbe addirittura pregato per vedere il suo rivale ridotto in quello stato, e, sotto sotto, dentro di sé un po’ se la stava sadicamente godendo, ora quella visione non gli stava fornendo affatto l’appagamento immaginato in passato.
Forse si sentì insolitamente empatico, e questo lo infastidiva dal momento che si trattava di Faker, ma dopo tutto si era sentito allo stesso modo giusto tre anni prima, riconosceva quel senso di impotenza e impreparazione.
-E infatti non potrai gestirle!- disse poi a bruciapelo.
Quando Sonic alzò lo sguardo, confuso, incrociò gli occhi rossi di Shadow, dove non vide nessun intento derisorio, solo quella che sembrava complicità.
-All’inizio nessuno può! Sonic…- e già solo per il fatto che lo chiamò per nome il riccio blu capì di dover tenere le orecchie ben aperte.
-Non c’è nulla che io possa dirti, perché non è mai uguale. I bambini non si possono prevedere, il cambiamento che portano è troppo grande per pensare di poterlo gestire.-
Lui più di tutti sapeva che era così.
Quando lui e Galaxina erano ancora in attesa di Iris, più volte era stato tormentato da visioni di un futuro che, quasi paradossalmente, si presentava più minaccioso che mai.
-Tante cose cambieranno, hai ragione! Eppure tutto resterà uguale. Tutto quello che posso dirti è di fare ciò che reputi essere la scelta migliore. Io ancora adesso ho dubbi sul mio “essere padre”, ma mi sono reso conto che farmi controllare dai dubbi non avrebbe portato alcun risultato. Queste “sfide” vanno affrontate quando si presentano e senza lasciare che ci sconvolgano.-
Sonic si lasciò andare ad un sospiro e ad un sorriso stanco.
-In fondo le sfide mi sono sempre piaciute. E questa ha l’aria di essere decisamente stupenda!-
Dopo tutto, forse, era inutile gettarsi in quello stato catatonico di costante paura ancora prima di aver effettivamente sperimentato l’evento.
-Insomma, magari non sarà poi così difficile, potrei riuscire davvero ad essere un bravo padre. Voglio dire, se Galaxina non ha ancora chiesto il divorzio, evidentemente sei riuscito ad adattarti alla vita familiare. Questo è incoraggiante!- aggiunse poi con un sorrisetto sardonico.
-Prego?!- ribattè Shadow col sopracciglio destro alzato, come a sfidarlo a ripetersi.
“A quanto pare mi ero illuso a sperare.” pensò, constatando che, alla fine, persino l’alcool non era riuscito nell’impresa di piegare del tutto Sonic the Hedgehog, la sfacciataggine di quell’individuo trovava sempre un modo per emergere.
Vector, ancora dietro il bancone, tremò.
-Espio, dimmi che abbiamo stipulato l’assicurazione, ti prego.- implorò il collega di lavoro che in quel momento stava ripulendo alcuni bicchieri.
Il camaleonte socchiuse gli occhi e, nel tono più apatico del suo repertorio, si limitò a dire -La verità fa male! La bugia è un velo destinato a venir sempre scostato.- modo di parlare criptico o meno, il succo era chiaro.
Charmy volò accanto a loro con una gran pila di fogli sbucati dal nulla e una penna per ciascuno.
-Si comincia a compilare curriculum!- rise il ragazzino.
Vector pianse comici lacrimoni.
-Se il locale sopravvive, a quei due verrà imposto il divieto d’accesso!-
 
 
 
Amy spense la fiamma che ardeva sotto la caffettiera, lasciò quest’ultima sul fornello e andò a sedersi sul divano nel salotto di casa, Sonic era sparito già da alcune ore e si era fatto decisamente tardi.
Lanciò un’occhiata distratta al suo martello, lasciato provvidenzialmente accanto al bracciolo, nell’eventuale caso in cui avesse voluto suonarglielo in testa per inculcargli un po’ di buonsenso.
-Scappare in quel modo senza neanche dire una parola. Lo amerò in una maniera infinita, ma giuro che questo non lo salverà dal ricevere una meritata lezione.-
Si accarezzò la pancia, ancora in condizioni normali, era solo un mese d’altronde.
-Ok piccoletto, o piccoletta, la prima cosa che devi sapere è che tuo padre è un tonto irrecuperabile!-
E forse era più tonta lei, che di quel tonto irrecuperabile si era innamorata e l’aveva anche sposato.
Con un sospiro fintamente esasperato, tornò ai fornelli e riempi una tazzina di caffè, due secondi dopo qualcuno bussò alla porta, lei sorrise sarcasticamente.
“Mi chiedo se non abbia un sensore in testa che gli fa percepire quando è pronto. Puntuale come un orologio svizzero.”
E quando andò ad aprire, pronta a cominciare la ramanzina, si trovò davanti il marito con un occhio nero.
-Che ti è successo?- domandò apprensiva, non poté farci niente, gli voleva troppo bene per non preoccuparsi.
-Diciamo che la vita familiare non ha fatto sviluppare a Shadow il senso dell’humour.-
L’alito puzzava d’alcool, Amy dovette trattenere un attimo il fiato; Sonic necessitava decisamente di caffè per scacciare un po’ quell’odoraccio.
E fu così che si ritrovarono seduti insieme sul divano con lui a sorseggiare la sua bevanda preferita con avida soddisfazione e lei a premergli una borsa di ghiaccio sull’occhio momentaneamente invalido.
La rabbia sembrò svanita come una bolla di sapone, Amy dopo tutto conosceva bene suo marito da immaginarsi che la sua scappata a tutto gas non fosse dovuta alla ricerca dei Chaos Emerald per tornare sulla Terra e farsi una nuova vita in Messico con un paio di baffi finti.
Semplicemente aveva immaginato che Sonic avesse avuto bisogno di un po’ di tempo per schiarirsi le idee, fu felice di constatare che il suo amato non avesse davvero tentato una disperata fuga che di certo non l’avrebbe salvato dalla di lei furia, perché in tal caso l’avrebbe rintracciato ovunque e questo lo sapevano entrambi.
-A quanto pare ci illudevamo a pensare che Shadow si sarebbe ammansito divenendo padre.- commentò lei con un leggero risolino.
-Meglio così, vederlo tutto bacetti e smancerie sarebbe stato un trauma che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita.-
Dopo un altro po’ si ritrovarono nel silenzio della loro confortevole dimora, con lei che teneva la testa poggiata sulla sua spalla.
-Allora?- chiese Amy ad un certo punto.
-Allora cosa?-
-Sei riuscito a ragionare con calma sulla situazione?-
Lui si diede un leggero colpetto di mano in fronte, era ovvio che fosse il caso di affrontare l’argomento, non poteva pretendere di fingere non fosse accaduto nulla.
-Oh, ma certo, hai ragione.-
Sospirò e si grattò una guancia, ancora lo coglieva l’imbarazzo a ripensare alla sua scenata di alcune ore prima.
-Ho paura, Amy! Ho ragionato, ho parlato con Shadow, ho discusso con lui su cosa questa situazione comporti e alla fine posso dire di essere certo solo di due cose.-
-Ovvero?-
-La prima: come ho già detto, la prospettiva di diventare padre mi spaventa.-
Lei gli si accoccolò meglio sulla spalla e poggiò le mani sulle sue, sorrideva.
-Spaventa anche me. È un grande cambiamento, faccio fatica a immaginare che a breve sarò chiamata “Mamma”. Ma questo non mi impedisce di provare una gioia indescrivibile.-
-E qui arriviamo all’altra mia certezza: non importa se ho paura, questo cambiamento è la cosa più bella che potesse capitarci, potrò anche avere dei dubbi, ma non per questo voglio scappare. Ti chiedo scusa, se ci ho messo un po’ per capirlo.-  concluse lui sorridendo, ora di nuovo sicuro di sé.
La moglie si strinse ancor di più a lui e gli stampò un bacio sulla guancia.
-Non che avessi dubbi. Vedrai, c’è la caveremo.-
Colto nuovamente dal suo spirito indomito e fiducioso, Sonic sorrise e portò un orecchio alla pancia non ancora rigonfia della compagna.
-Ehi tu, piccoletto o piccoletta, non so se già puoi sentirmi, ma vedi di sbrigarti a uscire da lì, perché qui fuori c’è un mondo meraviglioso che ti aspetta e da visitare ad alta velocità.-
-E chi ti dice che sarà veloce come te? Potrebbe anche non ereditare questa tua capacità.- chiese scherzosa lei.
-Mollale un calcio e falle capire che si sbaglia!- ribattè ironicamente lui.
-Per quello è ancora troppo presto.-
-Provaci comunque.- sussurrò, sperando vanamente di non essere sentito.
-Mi assicurerò che sappia maneggiare per bene i martelli, sappilo.-
Risero insieme, le preoccupazioni, accantonate in un angolo, non li intimorivano.
Sapevano che sarebbe stato difficile, ma sapevano anche che sarebbero stati pronti.
 
 
 
La chiacchierata con Faker durò più a lungo del previsto, Shadow rincasò con l’alito che sapeva d’alcool, ma anche con un sorrisetto di sadica soddisfazione.
Quell’occhio nero riuscì a ripagarlo, in parte, della frustrazione dovuta all’aver saltato il rituale serale con la piccola Iris.
Di certo non si sarebbe aspettato quella vista, trovare la moglie seduta in cucina con la loro bambina addormentata in grembo.
Galaxina gli sorrise dolcemente.
-Voleva aspettarti, non voleva saperne di rinunciare alla compagnia di suo papà prima di andare a dormire, alla fine però ha ceduto.- sussurrò, carezzando gli aculei della piccola riccia.
Una visione bellissima, nella sua semplicità, e dire che, fino a pochi anni prima, Shadow era convinto che una simile meraviglia gli sarebbe stata preclusa.
Cavolo, quanto quelle due gli avevano migliorato l’esistenza.
-Allora, di cosa voleva parlarti Sonic?- chiese lei, tenendo un tono di voce volutamente basso per evitare di svegliare la bambina.
-Riconosco che non era una questione stupida come immaginavo, ma avrebbe comunque potuto sbrigarsela da solo.-
-Ovvero?-
-Lui e Amy aspettano un figlio!-
Shadow notò la scintilla di sincera felicità negli occhi della moglie.
-Ma dai, sono contenta per loro.- preferì limitarsi a dire solo quello, visto anche l’orario e il pericolo di svegliare la figlia, ma il giorno dopo avrebbe sicuramente chiesto una spiegazione più dettagliata e avrebbe convinto ad andare a fare le congratulazioni ai quasi neogenitori, pur sapendo che questi sarebbe stato riluttante.
Lei si alzò e gli andò incontro, gli mise in braccio la figlia.
-Immagino non vorrai privarti neanche stavolta di essere il genitore che le rimboccherà le coperte, vero?-
Sapeva quanto quel semplice gesto contasse molto per il marito, segretamente era addirittura felice che fosse lui il genitore preferito dei due, Iris d’altronde lo faceva trapelare in maniera decisamente evidente, Shadow poteva così riempire finalmente quel bagaglio di esperienze familiari di ricordi felici che sostituissero quelli sporchi del sangue del passato.
Un bacio e poi una lieve spintarella verso la stanza di Iris, sua nuova dimora da alcune settimane, da quando la piccola era divenuta grande abbastanza da lasciare la culla.
-Ti aspetto a letto, ma prima vedi di lavarti i denti, hai un alito che può davvero essere definito “Ultimate” per come potrebbe uccidere.- rise lei prima di cominciare dirigersi nella loro stanza, lasciandolo solo con la bambina addormentata tra le sue braccia.
E seppur solo a metà, anche quella sera il rituale padre/figlia fu compiuto.
Mise la piccola nel lettino, un bacio in fronte, un “Buonanotte!” sussurrato con tutto l’amore che si era reso conto di poter dare a quella piccola creatura, e quando la vide sorridere nel sonno gli si scaldò il cuore.
Anche gli angoli della sua bocca si incurvarono verso l’alto, non avrebbe mai pensato di poter essere così felice.
Sull’uscio della porta le rivolse un ultimo sguardo.
-Grazie per aver cambiato la mia vita!-
 
 
Angolo dell’autore:
La serie “Family” è tornata!
Beh, che devo dirvi, personalmente ho sempre immaginato che sarebbe stata questa la reazione di Sonic di fronte a quest’evenienza, un figlio sconvolgerebbe completamente la sua vita ad alta velocità e sarebbe interessante vedere il suo modo di rapportarsi a tale cambiamento.
In questo caso qui ho pensato che la sua azione più ovvia sarebbe stata discuterne con qualcuno che ha già vissuto un’esperienza simile e così ne ho approfittato per trattare anche  il modo in cui Shadow sta vivendo la sua paternità.
E poi ogni scusa è buona per far interagire quei due e portarli a confrontarsi, qui anzi ci ho dato veramente poco con la comicità, non volevo parlare con troppa leggerezza di quest’argomento, anche per far capire che Sonic si è effettivamente reso conto dell’importanza che esso comporta.
Direi di non avere altro da aggiungere, alla prossima.


 
  
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