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Autore: DolceCantoDellaNotte    15/11/2017    2 recensioni
Sherlock ed i suoi appuntamenti non standard.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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PROMPT: Sherlolly, Sherlock ed i suoi appuntamenti non standard
CONTEST: Event di fine Settembre
GRUPPO: WAOP, su facebook
 

DATE


Molly era in estasi,
Il più grande consulente investigativo non che il miglior Detective privato di tutta Londra
Sherlock Holmes, l'aveva invitata ad un appuntamento.
Inizialmente non ci poteva credere.
Andiamo, seriamente non si sarebbe aspettata nulla da lui; soprattutto conoscendo i suoi 'standard'.

Era successo tutto quel venerdì mattina, quando nel bel mezzo di un autopsia piuttosto complessa, il detective si era fatto vivo in obitorio.
L'aveva salutata con un cenno e, come suo solito, si era fiondato sul microscopio del laboratorio.
Molly si era ritrovata a sospirare tornando poi, sul corpo del povero Mr.Harrinold.

Passarono diverse ore prima che Sherlock si schiodasse dalla sua posizione, tutto felice ed eccitato per aver la chiave esatta per la risoluzione del caso.
Si avviò a grandi falciate verso la porta e, poco prima di uscire, si voltò dicendo "Molly, sabato sera tieniti libera; dovrai uscire con me.
Oh...e quel ragazzo mulatto della radiologia, lascia perdere!
Ha una seria ossessione per la pulizia ed è gravemente cleptomane.
Inoltre chiede di uscire ad un essere umano diverso ogni sabato.
Ed il suo criteri è più che discutibile: 'basta che respiri'.
Seriamente, chiudi con lui oggi stesso." Concluse il Detective facendole l'occhiolino ed uscendo con fare trionfante.
Nel mentre Molly, si ritrovò imbambolata a fissare il vuoto.
Il suo cervello che cercava di processare il tutto: SHERLOCK le aveva detto di lasciar stare Fred ed al contempo, l'aveva invitata ad un appuntamento?
Il più grande detective del secolo, l'aveva invitata ad un appuntamento sabato sera.
Una gioia incommensurable la colse all'improvviso.
Doveva essere un sogno, poco ma sicuro.

Ed invece No, sabato sera era arrivato e lei...stava avendo un attacco di panico coi fiocchi.
Sherlock era passato a casa sua per le otto ed ora, erano seduti uno affianco all'altra nel taxi che li avrebbe portati al luogo dove avrebbero passato il resto della serata.
Era così persa nei meandri della sua mente, che non si accorse dell'arrestarsi del veicolo.
Una mano grande e calda le si appoggiò sulla spalla ricoperta solo da un leggero golf.
"Dobbiamo scendere" disse calmo ma deciso Holmes.
Con un lieve cenno di capo, la patologa fece capire di aver sentito e, subito dopo seguì il moro fuori dall'abitacolo.

Una ventata di aria fredda, fece ridestare del tutto la ragazza.
Sbatté due volte gli occhi volgendo lo sguardo nella stessa direzione di quello del uomo vicino a lei; non appena capì dove si trovavano, il suo volto si corrucciò.

"Sherlock, perché siamo davanti al 'London Dungeon'?" Chiese incerta, conscia del fatto che sotto sotto, sapesse la risposta.
"Molly risparmia queste domande assurde!
Siamo qui perché sarà qui che passeremo la serata". Sbuffò lui con fare quasi offeso.
"Il museo di torture di Londra? Seriamente Sherlock? Come appunta...Non è che stai indagando su qualche maniaco o serial killer ed io sono l'esca di turno; giusto?" Disse sconcertata Molly.
Era stato tutto troppo bello per essere vero.
Ovviamente lei aveva recepito male le intenzioni reali del Detective.
Figurarsi se l'unico consulente investigativo al mondo, avrebbe invitato per un reale appuntamento una ragazza comune come lei.
La consapevolezza di aver osato troppo, iniziava a farsi spazio in lei, facendola sentire via via più colpevole e fuori luogo.

"Molly, non tirare conclusioni totalmente errate su questa serata.
Non ce nessun serial killer o maniaco, attualmente nell'arco di circa dieci metri rispetto a noi.
Londra può stare tranquilla per almeno tre ore, tempo nel quale preferirei essere dentro a quel museo con te.
Ora, se non ti dispiace, potremmo entrare?" Chiese divertito Sherlock.
Lo sguardo che gli regalò Molly, lo fece sorridere.
"Seriamente? Hai una così bassa concezione di me?" Chiese facendosi serio.
"Io...credevo che...quindi è... un appuntamento? ...vero?...niente caso, niente 'mi servi'...solo io e te?" Chiese speranzosa lei.
"Esattamente, ora vogliamo star qui fino a prenderci una bronchite da freddo o possiamo entrare e goderci la serata?" Chiese lui sbuffando, scrutando attentamente la sua patologa.
"Assolutamente" rispose poco dopo lei sorridendo.

Uscirono esattamente tre ore dopo, ridendo ancora per le diverse situazioni successe li dentro.
Per tutto il tempo, avevano passato ed analizzato ogni camera dal punto di vista scientifico e psicologico, facendo prima un analisi sulle vittime e poi sui serial killer; denotando prima questo e poi quel particolare.
Addirittura era iniziato un dibattito su chi potesse essere realmente Jack lo Squartatore.
Il tutto era successo sotto lo sguardo sconvolto della gente intorno a loro.
Fatto che, ovviamente, aveva dato adito a Sherlock di iniziare un 'indovina chi'  dal vivo, basandosi su deduzioni e trovando Molly eccitata come una bambina a Natale e vogliosa di trovare la persona, prima che glielo dicesse Holmes.

Erano usciti ormai da dieci minuti e stavano camminando per strada, avviandosi verso Baker'street.
Molly non riusciva a smettere di ridere.
Sherlock dal canto suo, la guardava con occhi curiosi e pieni di affetto.
Sotto sotto, ad inizio serata aveva avuto un leggero timore di aver sbagliato posto o modo, mentre invece, essere se stesso era stata la mossa più corretta; si rese conto che non serviva fingere o nascondersi, con la patologa poteva essere spontaneo e genuino.
Non doveva temere un rifiuto per chi veramente fosse, non dovevo temere di essere incompreso e giudicato.
No, con Molly era sempre stato così...semplice e logico.
Ora, guardando il suo viso illuminato da quella luce genuina e  pura, aveva la certezza di aver fatto la cosa giusta.
Vedendo quel sorriso che raggiungeva gli occhi color nocciola della donna, ed essendo cosciente di esserne la causa, giurò a se stesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per rivederlo in futuro e, si disse, farlo durare più a lungo.

  
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