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Autore: DarkStorm    22/06/2009    0 recensioni
Non una vera gara, quanto più una prova, per entrambi. Una prova sullo sterrato. Una prova di velocità e resistenza, è vero. Ma non è solo questo. Il 'Maggiore' sa che ci vuole coraggio, una dose non trascurabile di follia e molta, tanta, incalcolabile fiducia tra cavallo e cavaliere. Senza quella non si va da nessuna parte. Lui lo sa. Loro lo sanno.
Genere: Generale, Azione, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ultimo destriero degli Shee


Lo sente fremere sotto di sé come una furia, mentre quella creatura che non ha nulla di terrestre si mangia la strada sterrata con una velocità e potenza che lei non avrebbe mai immaginato possibile.

È la prima volta che loro due lo fanno.

Per la verità è la prima volta che lo fanno in quel modo, serio, ufficiale.

Prima di allora si sono limitati a farlo sugli argini nei dintorni del circolo, sfuggendo agli allenamenti regolari, di cui entrambi necessitano ancora così tanto: lui ancora molto giovane, lei ancora in piena riabilitazione.

Lei, restata lontano da quel mondo che era la sua droga, a causa di una rotula che va un po' troppo liberamente dove vuole, che le ha letteralmente grattugiato l'articolazione del ginocchio.

Più di un anno trascorso a ingoiare a intermittenza pasticche di integratori e a fare esercizi in palestra, una cosa che lei odia profondamente: passare in modo repentino da un campo sabbioso, con l'aria e, ogni tanto, se il 'Maggiore' è inclemente, pure la pioggia che ti sferzano la faccia, da cui osservare l'azzurro del cielo e le nuvole che passano, nei momenti di pausa, a un luogo chiuso, senza poter interagire con quelle creature che lei ama tanto, addirittura più dei suoi simili, è stato un colpo duro.

E poi il fatto di andare all'università le ha ridotto drasticamente il tempo che può dedicare al suo mondo.

Lui, invece, è davvero giovane.

Ha quasi cinque anni, alto un metro e settanta, ma dalla testa a posto.

Ha solo il difetto di essere abbastanza testardo, oltre al fatto di non sopportate gli uomini, 'Maggiore' escluso... solo le donne lo possono avvicinare senza il rischio che cerchi di morderle.

Per il resto è ubbidiente, scaltro e sicuro di sé.

Però è giovane... troppo giovane.

Un troppo giovane Mezzosangue che ha ancora un sacco di cose da imparare. Ancora un po' troppo impulsivo, forse, ma davvero un ottimo soggetto.

La ragazza sa di aver perso il controllo.

Sa anche quando questo è successo: quando da ultimi sono diventati penultimi.

Il suo compagno ha iniziato come suo solito un po' sotto tono, perché ha dovuto riscaldarsi (ma principalmente perché è pigro). Poi ha scorto in lontananza la coppia che avevano davanti: una francese di cui non ricordava il nome e il suo rosso compagno.

Li ha visti, eccome. Li ha visti e si è svegliato.

Lei sente sempre, quando lui si sveglia: percepisce una sorta di scossa attraversarlo tutto, che attraversa pure lei.

E allora sa.

È ora di tenersi forte.

A lei non piace quando lui si sveglia, perché vuol dire che da quel momento in poi non è più lei ad avere il controllo.

E a lei non piace perdere il controllo.

Sa che può essere pericoloso.

Ma in quel modo hanno raggiunto il gruppone, ficcandosi in mezzo a quella turma che fa tremare il terreno, quando passa.

Li hanno raggiunti, li hanno attraversati e infine superati.

I due inglesi hanno tentato di ostacolarli, ma lui è stato più furbo, se così si può dire.

Il Mezzosangue ha battuto i Purosangue.

In velocità.

A quel punto si è chiesta quando quel folle sogno di avvenimenti impossibili si sarebbe fermato e quando la vera prova (non gara, prova) sarebbe iniziata.

Passati quelli, si sono trovati in quarta posizione.

Quindi il sogno forse non è ancora finito.

Sente il respiro fremente del compagno, come se lui stesse tentando di far entrare nei suoi polmoni tutta l'aria presente nell'atmosfera.

Sa quanto può correre quel mostro.

Eppure tutte le volte se ne stupisce.

Gli arti lunghi, di cui i posteriori muscolosi, potenti, gli concedono una spinta propulsiva formidabile, che sia nella corsa o nel salto.

Il 'Maggiore' lo chiama tuttavia 'bistecca', nonostante il suo vero nome sia Bellerofonte.

Senza offesa, s'intende.

Un miscuglio di un quarto di Purosangue Inglese e uno di Purosangue Arabo, un quarto di Belga da sella e la quarta parte di una non meglio definita razza.

A lei piace pensare che per quell'ultima parte discenda dai superbi destrieri delle fate, che hanno il fuoco negli occhi e che corrono come il vento durante una tempesta, che vengono ferrati solo con ferri d'argento e governati solo con morsi d'oro.

Lei legge troppi libri fantasy, glielo dicono tutti.

Però le piace pensare così.

Perché Bellerofonte corre davvero come il vento della tempesta e, se si osserva bene, lei sa che può scorgere un baluginio di fiamme nel profondo dei suoi occhi scuri.

Il 'Maggiore' ha aspettato che terminasse lo sviluppo, prima di 'testarlo sul campo'.

Sa che lei gli è molto affezionata, così glielo ha lasciato per questo suo esordio, che poi è esordio anche per lei, perché rientra nei giochi dopo una lunga assenza.

Non una vera gara, quanto più una prova, per entrambi.

Una prova sullo sterrato.

Una prova di velocità e resistenza, è vero.

Ma non è solo questo.

Il 'Maggiore' sa che ci vuole coraggio, una dose non trascurabile di follia e molta, tanta, incalcolabile fiducia tra cavallo e cavaliere.

Senza quella non si va da nessuna parte.

Lui lo sa.

Loro lo sanno.

Bellerofonte galoppa come un forsennato.

Il suo mantello, di una marrone scurissimo, che in certi momenti sembra nero, è striato di bianca schiuma, mentre le sue tre balzane bianche sono schizzate di fango scuro.

È piovuto per tutta la notte e le pozzanghere non si sono ancora asciugate.

Intravedono davanti a loro il terzo.

Poi lei si accorge che è una terza.

Per dirla tutta sa anche chi è la terza.

Sa anche di odiarla.

Sente il compagno aumentare la velocità, ancora.

Vede in lontananza il traguardo.

Il terreno si inclina leggermente e i due si trovano a galoppare in discesa.

La terza si avvicina.

Tra lei e il suo grigio, il primo e il secondo non c'è molto.

A quel punto è lei a chiedere di più.

Si china sul collo, cercando di appiattirsi e di non pesare sulla schiena del cavallo, poi stringe le gambe, facendogli avvertire i piccoli speroni.

Deve aver esagerato, perché Bellerofonte sgroppa violentemente.

La ragazza si morde un labbro per la rabbia ('sei una stupida!' pensa) e riesce a restare in sella.

Il cavallo riprende la sua corsa e, nonostante il gesto di rimprovero/avvertimento, sembra aver capito il messaggio della sua amazzone, perché la velocità è aumentata ancora.

Attraversano diretti una pozzanghera che gli altri hanno evitato, per tagliare una curva verso sinistra, l'ultima.

Sollevano alti schizzi di acqua e fango, ma guadagnano altri metri.

C'è poco tempo.

Ormai il muso di Bellerofonte è a livello della coda del grigio della terza.

-Vai bello!- sussurra con disperazione e rabbia l'amazzone.

Sa che il suo cavallo ha ancora fiato.

Quello grigio, invece, no.

Eppure la sua amazzone, che è pure sua padrona, lo frusta con assiduità per non farlo demordere.

Il cavallo vorrebbe arrendersi, ma la sua padrona non lo vuole.

Bellerofonte ormai si è allineato al grigio.

Sono testa a testa.

Il grigio guarda col suo occhio sinistro nell'occhio destro di Bellerofonte.

Scende nella sua profondità più scura, ma invece di trovare le tenebre vede il fuoco ardere feroce.

È in quel momento che capisce di aver perso.

Nel momento in cui avverte il vento della tempesta avvolgere quel cavallo scuro dagli occhi di brace e portarlo verso il traguardo.

Ormai i colpi rabbiosi della padrona non li sente più.

Anzi.

Perché non...

La ragazza fa in tempo a vedere il grigio impennarsi davanti a una pozzanghera, mentre la sua amazzone finisce diritta nell'acqua fangosa sottostante.

Sa che non farà in tempo a raggiungere i due che le sono davanti.

Sono due arabi, anzi... sono quattro: arabi i cavalli e arabi i cavalieri.

Cugini, per la precisione, i cavalieri.

Il primo rallenta e taglia il traguardo insieme al parente, alzando insieme una mano, in segno di vittoria, stingendosela a vicenda.

Dietro di loro sopraggiunge Bellerofonte, grigio di fango come la sua amazzone.

Si credono ormai al sicuro, il cavallo ha rallentato un poco, quando si vedono schizzare a fianco una macchia grigia, senza nessuno in sella.

L'amazzone fa in tempo ad afferrare al volo le redini del grigio, istintivamente.

Attraversano il traguardo così, affiancati.

Alcune persone si affannano per calmare il grigio e catturarlo.

I due cugini arabi si abbracciano felici, abbracciano i loro cavalli e sorridono, coi denti bianchissimi che risaltano come perle, sui loro volti scuri.

Il 'Maggiore' osserva abbastanza soddisfatto Bellerofonte e la sua amazzone, che lo sta facendo passeggiare un momento, per fargli riprendere fiato.

Si avvicina e allenta la sella di un paio di buchi.

Deterge con la stecca il sudore del cavallo e passa una borraccia d'acqua fresca alla ragazza, che se la scola a tempo di record.

La padrona del grigio arriva, inzaccherata da capo a piedi.

-Brava Sil.- bisbiglia il 'Maggiore', dandole un buffetto sulla gamba -Scendi e fallo passeggiare un altro po'. I veterinari stanno venendo per il controllo. Devi raffreddarlo e poi fagli bere un po' d'acqua. Con calma, mi raccomando. Non voglio che gli vengano delle coliche. Fai quello che ti dicono loro.-

-Sissignore!- risponde lei portandosi scherzosamente la mano destra alla fronte, facendo il saluto militare -Ma se non fosse stato per Bellerofonte...-

-Hai ragione!- la interrompe l'istruttore -Bravo Bellerofonte! Questo cavallo è proprio un santo, per aver sopportato un peso massimo scomposto e in equilibrio precario come te per tutto il percorso...-.

Sempre senza offesa, s'intende!

La ragazza sorride, mentre scende e toglie la sella al cavallo.

Consegna i finimenti all'istruttore e aspetta che i veterinari compiano la loro visita.

Anche lei, se la fortuna deciderà di darle una mano, potrebbe diventare una di loro.


Quella notte, nel silenzio della scuderia, Bellerofonte riposa tranquillo, con la sua sfinita amazzone addormentata su una brandina, con una coperta gettata sulle spalle, davanti al suo box aperto, per permettere ai due di addormentarsi occhi negli occhi.

Appoggiato a terra, un vecchio libro con fiabe di cavalli, magici e non, che lei gli legge sempre, quando decide di fermarsi a dormire lì.

È aperto a metà del racconto 'L'ultimo destriero degli Shee'.








Col termine 'Shee' si intende un popolo di esseri magici della mitologia celtica.




È un racconto scritto di getto, tutto in una volta, in tre ore notturne.

Lo dedico a colui che è stato il mio Bellerofonte, che in realtà si chiama

Black Diamond VIII.

Nella speranza di reincontrarci, un giorno.



Se vorreste lasciarmi un commentino, vedrò di rispondervi aggiornando la storia.

Grazie.

Nerin




  
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