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Autore: Anya_tara    17/11/2017    3 recensioni
" Lyfia ... anche se questo corpo scomparirà, la mia anima continuerà a vegliare su di te ". Le ultime parole di Aiolia, e il suo medaglione sono tutto ciò che resta a Lyfia dell'uomo che ha amato come mai nulla, e nessuno prima di lui in questa vita.
E non ha potuto nemmeno dirglielo.
Ma la vita continua, e Lyfia si ritrova suo malgrado costretta a prendervi parte. Tuttavia quella promessa è ancora viva nell'anima della ragazza. Forse più di quanto gli altri possano immaginare.
Questa storia vorrebbe porsi - siamo in zona esperimento - l'intento di riempire quel vuoto. A modo nostro, come sempre!
P.S: il titolo proviene dal brano ononimo dei The Rasmus. Avrei voluto intitolarla "Midnight sun" ma per ovvi motivi l'ho scartato.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Leo Aiolia, Lyfia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In this world you tried,
Not leaving me alone behind.
There's no other way,
I pray to the gods let him stay.
The memories ease the pain inside,
And now I know why.

All of my memories keep you near.
In silent moments,
Imagine you being here.
All of my memories keep you near,
In silent whispers,
Silent tears


Within Temptation – Memories


Il lungo velo bianco, lo strascico che spazza il pavimento di fredda pietra scabra.
Una lapide.
Ma no. Non pensare a queste sciocchezze.
Stai facendo la cosa giusta.
I morti non tornano. Non torneranno mai … di nuovo.
                                                           
Lyfia intreccia le dita pallide. Anche loro sono fredde. Glaciali, addirittura. Ma non è colpa delle rigide temperature di Asgard.
Lei vi è abituata fin dalla nascita.
E’ ad altro, che non riesce ad abituarsi. Ad un’assenza che le grava sul cuore come un macigno di ghiaccio, un intero iceberg, nonostante la sua presenza sia stata così breve da non poter giustificare un  rimpianto così intenso e profondo.
Oppure sì? Non è forse in un giorno che la Terra può scavare faglie che giungono fino alle sue viscere, se ciò che la scuote è abbastanza forte?
Distruggere ciò che è immutato e apparentemente immutabile nei secoli, in solo attimo?
O … creare … nel giro di una notte … un nuovo frammento di sé, farlo emergere alla luce, all’aria, dalle proprie viscere. Apparso dal nulla, figlio di un impulso.
E d’impulso, Lyfia si posa una di quelle mani sul ventre.
Fuoco e ghiaccio posso convivere, in un solo luogo? In un solo essere? 
Sì. Istland, la Terra di Thule, ne è la dimostrazione. Incontrando l’acqua gelida, il fuoco è divenuto roccia, terra, fertile e stabile. Si è rappreso e solidificato in un grumo nell’oceano, una nuova vita.
<< Sei bellissima >>. Freya, la sorella di Lady Hilda, la fissa con evidente approvazione. E … ammirazione? << Sei la più bella sposa che abbia mai visto, Lyfia >>.
Per un attimo, pensa che sia talmente ingenua, da non comprendere la necessità di quel passo, per lei. Che davvero abbia scelto di accettare quella proposta di propria volontà, e non perché obbligata.
Rammenta, Lyfia. Quegli occhi inquieti e dolci che sfuggire i suoi, per fissarsi su quello stesso pavimento, poche settimane prima.
Non … sei … stata bene, cara. Sei … stata ritrovata svenuta nella foresta. E’ un miracolo che non ti abbia attaccata qualche belva feroce, o non ti sia assiderata. Cos’eri andata a fare, Lyfia?
Nessuna risposta. E subito Freya si era pentita di averle posto quel lieve rimprovero. Le aveva accarezzato i capelli, con premura.
Non fa niente. L’importante è che non sia accaduto nulla di grave.
Immobilizzata a letto, Freya l’ha curata come fosse sua sorella. In realtà le era venuto il sospetto che più che da infermiera dovesse farle da sentinella, per scongiurare il pericolo di nuove fughe, o di gesti ancora più inconsulti. Credevano fosse troppo scossa, ancora fragile, e  non molto in sé.
Ma non glien’era importato, perché non vi sarebbero stati più di simili atti. L’ha lasciata fare, inerme, quasi lieta di quella menzogna.
Lei non può sapere. Non può immaginare, no.
Nessuno può.
Lyfia torna al presente. Freya è ancora lì, e il timore di averle suscitato dei sospetti, di aver attirato la sua attenzione con quell’estraniamento improvviso la mette in apprensione.
Poi guarda i suoi occhi. Il riflesso in quel verde cristallino non è di allarme, ma di rimpianto, e comprensione.
E già. Anche lei sa cosa si prova ad amare qualcuno che non si può avere. Qualcuno ch’è totalmente consacrato alla sua missione, da non potersi concedere nemmeno … il peccato più antico, imperdonabile del mondo.
Venire a patti con il proprio essere umani.
Un istante. E poi, forse troppo presa da quella comprensione, e da compassione, le porge la mano. Anche la sua è fredda. E trema, di pianto inespresso.
Povera Freya, pensa. Nonostante quella da compatire sia lei, e lei soltanto.
Hyoga … potrebbe anche tornare, un giorno.
Ma lui … non tornerà più. << Andiamo, su >>.
 
Ai piedi della statua di Odino, coperta di neve candida, Lady Hilda la attende. E con lei c’è il suo promesso. Quello che la invade adesso è rimorso. Per ciò che sta per compiere. Un giuramento nel nome dei suoi dei … di amare e onorare il suo sposo, per tutti i giorni della sua vita, anche se è perfettamente consapevole che non potrà mai farlo per davvero.
Potrà avere il suo corpo. Ma non la sua anima. Non il suo cuore.
Quelli, lo straniero li ha portati via con sé.
E la cosa peggiore è che Frodi sa. Lui … ha capito. E non gliene fa una colpa: lui stesso ne è rimasto … colpito. Affascinato, quasi, in un modo che Lyfia non comprende, e che a tratti le incute timore, e qualcosa di simile a un vago ribrezzo. Lei non ha mai fatto il nome di Aiolia, in quelle settimane; è stato sempre Frodi, a farlo. Nutre il sospetto che la sua ammirazione sfiori la venerazione, sfiorando la blasfemia. Il fatto che Odino stesso abbia scelto uno straniero, per vestire la sua Armatura, lo ha posto talmente in alto nella considerazione del Guerriero che non riesce a portarle rancore per quella sua evidente preferenza, per quell’aver scelto di stare dalla sua parte, piuttosto che da quella dell’amico d’infanzia, innamorato da sempre di lei.
Ma certo non immagina tanto.
Lyfia ora intuisce confusamente che la fantasia di Frodi, sempre piuttosto vivace, abbia innalzato il Cavaliere di Athena al livello di un vero Santo, di quelli che stanno nelle nicchie, sugli altari della religione cristiana. Non è arrivato a supporre che invece è anche lui carne, e sangue, e fiamma, calore vitale …
Lo stomaco le si contrae in una morsa. Forse, è ancora in tempo per fuggire … per strapparsi dai capelli quel velo, e rimettere quel nastro, il suo nastro … quello che con un balzo prodigioso, Aiolia ha recuperato contendendolo al vento furioso e restituendoglielo, animato del suo tocco. E correre, a raggiungerlo, abbandonare la lunga notte polare e approdare nel sole, nella luce, nel fuoco della terra di Grecia, la stessa che ha scurito la sua pelle, rendendola dorata, e quella che ha coronato i suoi occhi di quello scintillio inimitabile, simile agli smeraldi.
Quella che l’ha reso ciò che è. Perché lui è …
Era. Lui era, Lyfia. 
Rammenta, Lyfia. Serra forte le palpebre. Il suolo le viene un attimo meno sotto i piedi, l’aria nei polmoni. Alla gola le sale un fiotto aspro, vorrebbe sedersi, respirare, ma non può fare nessuna delle due cose.
Un tocco gentile le comprime il braccio. I grandi, lucidi occhi di Frodi si materializzano davanti ai suoi. Sono come zaffiri … brillano di seria compostezza, e muta gioia per aver finalmente condotto fin lì la donna che ama da lungo tempo.
<< Stai bene, Lyfia? >>.
Lei annuisce, provando a reprimere il malessere che tenta di schiacciarla. E così vuole azzittire le voci nella sua testa, refoli di vento rovente, qualcosa che lei ha solo potuto sognare, immaginare, mai conoscere direttamente.
Fino a poco tempo prima.
Sei in errore, Lyfia.  
Taci.
Lady Hilda sorride benevola. Forse lei crede davvero all’emozione della giovane sposa … Lyfia non cede all’impulso di voltarsi a cercare Freya: sarebbe un’ulteriore pietra d’inciampo, sul cammino che si è imposta di seguire.
Una corona di fiori,  piccoli e striminziti, mezzo bruciati dal ghiaccio. Un anello, che si serra al suo dito, gelato più di esso.
E il bacio di rito. Un contatto lieve, simile a quello di un fiocco di neve sulle labbra.
E’ finita. Da oggi, Lyfia Isblomst non esiste più. E’ la legittima moglie del valoroso Frodi di Gullinbursti, Guerriero di Odino.
 
Più tardi. Dopo i festeggiamenti. Le congratulazioni. L’idromele che ha saggiamente rifiutato, e il lauto convito cui lei ha piluccato solo per non sembrare di cattivo umore. Quando tutti sono andati via, lasciandoli soli per la loro prima notte insieme. E si sono ritirati nella camera che Frodi abita al castello, quella che gentilmente Lady Hilda si è offerta di sostituire con una più grande, in previsione … di eventi futuri, e che Frodi ha declinato, non per scortesia ma perché desidera ancora abitarla, sempre in attesa … di quelli stessi eventi.
Forse ha fatto male, però, Lyfia, a rifiutare quell’idromele. Le sarebbe servito a prendere coraggio.
<< Lyfia … >>. Frodi è accanto a lei, le stringe la mano ora ornata dell’anello. E non può non pensare con amarezza all’altro monile che ha sfilato dal collo, nascondendolo.
Sa di non poterli portare entrambi. O l’uno o l’altro. E lei … ha fatto la sua scelta.
<< Sono pronta >>, mormora, e porta piano le dita al capo, per liberarsi del velo. Frodi la ferma, vuole essere lui a spogliarla.
Può. E’ sua moglie. L’ha deciso lei. Conosceva bene le conseguenze del suo gesto.
Allora perché, quella domanda? << Potresti … chiudere la finestra? Ho … un po’ di freddo >>.
Frodi la guarda stranito. E’ una notte serena, quasi dolce e calda, per il clima di Asgard.
<< Sicura di star bene, Lyfia? Non è da te … avere freddo in piena estate >>.
Il silenzio plana glaciale su di lei. In realtà ciò che voleva tenere fuori era la luce, il sole che d’estate non scende mai sotto l’orizzonte.
Amara, ingoia con stoica rassegnazione quella verità.
Aiolia … è il suo sole. Non sarebbe mai sceso sotto l’orizzonte, per lei.
Ma è tardi per rimpiangere ciò che ha fatto. Lascia che Frodi le slacci la lunga tunica immacolata, e scopra il suo corpo fino alla vita. Che le posi le mani delicate sulle spalle, le faccia scorrere sulle braccia, risalire fino allo sterno.
E lì rimangono. Appena sopra i seni ancora coperti dall’impalpabile seta della sottoveste. << Lyfia … non ti ho chiesto se … >>.
<< Se? >>. E in quell’esitazione Lyfia legge una vaga accusa, e una minaccia.
<< Se non volessi … aspettare ancora. Capisco che … per te … non dev’essere facile … >>.
Il sangue le defluisce dalle vene, ronzando potente, fastidioso alle orecchie.
Che abbia capito tutto? E … che sia disposto ad accettare anche questo, in nome della riconosciuta superiorità di Aiolia, lo straniero venuto da lontano?
E porlo dove, di preciso? Tra le leggende di fanciulle visitate dagli Dei?
<< … dover andare incontro al … dolore >>.
<< Dolore? >>.
<< Non sei … stata istruita, tesoro mio? Potrebbe essere … doloroso >>.
E lo è. Un pugno dritto in pancia, che le sferza le viscere.
Adesso sa che avrebbe quasi preferito  l’altra eventualità.
Ora dovrà affrontare tutt’altro.
Può ancora salvarsi. Confessare. Forse Frodi … potrebbe … comprendere. Impietosirsi. Perché no, perdonare. << Frodi … >>.
<< Dimmi, amore mio >>.
<< Io … >>. Gli cerca istintivamente le mani, non per sé, lei non ha bisogno di stringerle per avere coraggio.
Per lui. << Io … >>.
<< Sono qui, Lyfia. Non avere paura. Cosa c’è? >>.
Gli occhi pacati come zaffiri la fissano con tenerezza. E lei si sente colpevole. Più che colpevole: crudele. Non può infierire. Non su quest’uomo che le sta dinanzi, devoto e innamorato.
<< Mi fido di te >>.
Le sue labbra si aprono in un sorriso. Con dolcezza, si china a baciarla, trattenendole la bocca contro la sua, cercandole la lingua con la propria, accarezzandole la schiena, le braccia, serrandola a sé con attenzione.
<< Farò tutto il possibile … perché tu non soffra >>. Scivola a lambirla nell’incavo della gola, mentre le dita le sciolgono i capelli, prima di volteggiare rapide a slacciare il resto dell’abito nuziale. La sdraia sul giaciglio e le allarga le cosce con il proprio bacino, passando ai propri indumenti, senza smettere un istante di adorarla.  
<< Ti amo >>, le sussurra, e inizia a premere contro di lei il proprio corpo, caldo e morbido eppure del tutto indifferente, per Lyfia. Stringe i denti e gli artiglia le spalle, ma lui non può sapere ch’è tutt’altro, il dolore che la costringe a farlo. Accoglie la sua virilità come una lama, una spada che le scava l’anima, trafiggendola senza pietà, gli affondi premurosi e misurati colpi che la lacerano infinite volte, lasciandola a dissanguarsi fino alla fine, quando con un sussulto estenuato le crolla addosso, abbracciandola.
<< Lyfia … ti amo >>, le ripete. E’ l’ultimo fendente, il più spietato di tutti.
Deve rispondere. Non può fingere di non aver sentito … di nuovo.
E un sussurro, appena distinguibile dagli ansiti che le sono sfuggiti finora, le abbandona le labbra riarse. Di sete. Di amarezza. Del veleno fatale del tradimento, della menzogna. << A … anch’io, Frodi >>.
Le si distende al fianco, continuando a tenerla tra le braccia. E’ troppo stremata per potersi alzare, rifugiarsi almeno nel piccolo bagno adiacente, scappare da lui, dal mondo, da ciò a cui si è appena prestata. L’unica consolazione … è che ha sofferto davvero, non soltanto nello spirito. Un fastidio che si è fatto opprimente, e l’ha fatta pregare che finisse in fretta, un male che da morale si è attaccato alla carne ed è diventato angustia fisica e le ha precluso completamente la possibilità di sentire almeno piacere, se non un qualche genere di trasporto.
E’ stato differente da quello che ha provato nel donare la sua verginità all’uomo che ama, quell’ardente splendido tormento del corpo di lui che si faceva strada nel suo, per trovarvi rifugio, e compimento.
Non è stata colpa di Frodi, lui … ha fatto il possibile perché ciò non avvenisse.
Ma non aveva idea che stesse facendo l’amore con una statua. Un pezzo di ghiaccio, a cui si spezzava il fiato in gola solo per il peso che le gravava addosso.
Pian piano, cullata da Frodi, e infinitamente stanca, nel corpo e nell’anima, si addormenta. Precipita nel limbo del sonno, sperando, con l’ultimo barlume di lucidità, di non fare il suo nome. 
 
* Angolino di Saga : bene, direi che con gli esperimenti di questi tempi ci sto andando giù un pò pesante ... però, a mia discolpa, vorrei anche puntualizzare che una storia het ci mancava - tralasciando qualcuna che sbuca qui e là ma complice la mia poca dimestichezza con le categorie del sito ( a proposito, se sbaglio qualche rating avvisatemi voi, io sono una frana! ) non è stata segnalata dall'inizio. Ho scelto Lyfia perché tra le tante  "pulzelle" che gironzolano intorno al "bietolone della Quinta Casa" - l'ho letto da qualche parte, e l'ho subito adottato: lo amo, lo adoro, ma non perdo occasione per maltrattarlo XD - sinceramente è quella che riscuote di più la mia simpatia: ma sappiamo bene che ciò non implica che con lei sarò gentile ... muahahahahah! 
buona lettura, e grazie come sempre a chi legge, segue e recensisce: mi auguro di non deludervi, sono casinista, logorroica e spesso mi perdo da sola, prendere o lasciare! 
Bacioni, 
Saga   
   
 
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