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Autore: ReginaCullen    23/06/2009    1 recensioni
Questa è una oneshot. All'inizio non l'ho scritta con il pensiero di pubblicarla, ma poi mi sono lasciata convincere da una mia amica. Non è niente di particolare ma mi ha fatto sognare scriverla e immaginarla nella mia mente. Buona lettura.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una oneshot. All'inizio non l'ho scritta con il pensiero di pubblicarla, ma poi mi sono lasciata convincere da una mia amica. Non è niente di particolare ma mi ha fatto sognare scriverla e immaginarla nella mia mente. Buona lettura. P.S. la canzone che ascoltavo mentre la scrivevo e che ho immaginato per il ballo è questa.

Odiavo uscire con Fede. E’ ingiustamente troppo bella, troppo perfetta. Alta, bionda, occhi azzurri, un corpo che farebbe invidia anche ad una Barbie! Chiunque accanto a lei si sarebbe sentita come mi sentivo io … totalmente inadeguata! Ma non potevo continuare a dirle di no, ero una delle poche amiche che aveva e ci conoscevamo da troppo tempo per farmi scoraggiare da questo “piccolo” particolare.
La trovai davanti al cancello di casa, che mi aspettava nella sua bellissima Porsche nera a due posti, radio a tutto volume. Non si accorse di me finché non aprii lo sportello e le urlai di abbassare il volume per non svegliare tutto il palazzo. Era bellissima come sempre, portava un vestito rosso che lasciava davvero poco spazio all’immaginazione ma sembrava non curarsene più di tanto. Mi rivolse un sorriso smagliante e mi spiegò il programma della serata: era riuscita ad ottenere due inviti per un nuovo locale dove, secondo lei, avremmo sicuramente incontrato qualcuno di interessante. “Tu incontrerai qualcuno di interessante!” pensai immediatamente, io non avevo molte speranze con lei accanto. Continuò a raccontarmi di come fosse difficile avere quei biglietti e di come ci saremmo sicuramente divertite finché non arrivammo al locale. Ovviamente lasciai fare tutto a lei, non solo perché era lei ad avere i biglietti ma anche perché aveva l’atteggiamento giusto per riuscire ad entrare in questo tipo di locali. Non si poteva certo dire che non fosse consapevole dell’effetto che aveva sugli altri, specialmente sul sesso maschile. In un attimo eravamo dentro e Fede ne approfittò per passare dal bar e dare un primo sguardo alla sala. Non avendo trovato ciò che cercava, si concentrò su di me facendo apprezzamenti sul mio vestito e chiedendomi dei miei studi. Fede non era una grande studiosa, si era iscritta all’università per far contenti i suoi genitori ma si impegnava davvero poco; tutto il contrario di me, che passavo ormai la maggior parte delle giornate a studiare per laurearmi nei tempi. Quella era la prima serata libera che mi concedevo dopo aver dato ben tre esami in un mese! Quando le chiacchiere ci stufarono, decidemmo di scatenarci in pista dove sicuramente ci saremmo divise non appena Fede avesse individuato la sua “preda”. Infatti dopo una mezz’ora di danze sexy per lei e di semplice movimento di gambe e braccia per me, mi fece un cenno verso un ragazzo seduto ad un tavolo poco più avanti. Istintivamente, non guardai il ragazzo che mi indicava Federica ma un altro. Era seduto allo stesso tavolo ma sembrava diverso da tutti gli altri. Era incredibilmente bello, nonostante ci trovassimo quasi al buio non passava inosservato ma lui sembrava non curarsene, girava il suo drink e guardava i suoi amici con una strana espressione negli occhi. Sembrava quasi … tristezza. Non si stava divertendo? A quel punto anche Fede spostò lo sguardo verso il ragazzo misterioso e il suo sorriso mi fece capire di non avere alcuna possibilità.
“Brava, vedo che punti in alto. Ma credimi, ti sto facendo un favore risparmiandoti questa figuraccia!”
E senza darmi il tempo di trovare una risposta adeguata, si avvicinò al tavolo con la sua solita sicurezza, consapevole di attirare l’attenzione dei maschietti che si trovavano intorno a lei. A quel punto decisi che era meglio ritornare al bar e godermi l’occhiataccia del barista quando ordinavo la mia solita acqua liscia. Nessuno aveva mai capito la mia battuta! Mi spostai sulla terrazza del locale, per dare un po’ di tregua alle mie orecchie e passando sbirciai al tavolo dove trovai Fede, i ragazzi ma non lui. Arrivai fuori e mi sorpresi di non trovare quasi nessuno, in fondo era una serata bellissima, calda nonostante l’estate se ne fosse andata già da un pezzo. Confortata dalla mia quasi solitudine presi la bottiglietta d’acqua che avevo tenuto ben nascosta e iniziai a sorseggiare. Non mi accorsi di lui finché non mi fu troppo vicino.
“Ciao!” mi disse, sfoderando un sorriso che avrebbe fatto invidia ai più belli attori di Hollywood. “Sei Sonia giusto?”
Come faceva a sapere il mio nome? E domanda più importante, come mai aveva deciso di parlare proprio con me? “Si, tu sei?”
“Mi chiamo Edward, è un piacere conoscerti.”
La sua voce era quasi più bella del suo aspetto, sembrava una melodia dolce e rassicurante. Mi sforzai di non fissarlo troppo, per non sembrare una di quelle ragazze che si immobilizzano non appena qualcuno come lui si degna di parlarle. Presi un altro sorso d’acqua dalla bottiglietta che stringevo tra le mani e lui mi guardò perplesso.
“Acqua? Scelta interessante.” E sorrise di nuovo.
“Non mi piace bere, gli alcolici non fanno per me.” Primo errore. Era la verità, ma di solito invento scuse diverse per giustificarmi. Con lui non ci sono riuscita. Se lo guardavo, sentivo l’impulso di dirgli la verità.
“Anche a me non piace bere, ma i miei amici mi offrono bicchieri in continuazione” ecco perché continuava a girare il suo drink al tavolo. “Non come la tua amica insomma.”
Fede. A lei non importava molto, anzi le piaceva la sensazione che le davano gli alcolici. Pensare a Fede mi ha improvvisamente riportato sulla terra … perché lui era qui, a parlare con me, quando al tavolo c’era lei? A quel punto una bruttissima sensazione iniziò a farsi strada … era stata Fede a dirgli di venire a parlare con me? Era stata lei a dirgli il mio nome? Perché voleva farmi questo?
“Se è uno scherzo, non è divertente.” Lo sapevo che era troppo bello per essere vero, sapevo anche che Fede non l’aveva fatto con cattiveria … forse … ma la voglia di ucciderla ancora non mi passava.
“Scusa, non capisco. Cosa dovrebbe essere uno scherzo?”
“La mia amica ti ha detto di venire a parlare con me vero? Tranquillo, ti libero dall’incarico!”
La sua espressione era tutt’altro che sollevata. Anzi, sembrava preoccupato. Mi guardò per un momento e poi mi chiese “Perché pensi questo?”
“Beh vediamo, perché eri al tavolo dov’era la mia amica e ora sei qui, perché sapevi il mio nome e perché non sei ancora scappato via.”
Scoppiò a ridere, come se avessi appena detto una barzelletta. “Di solito è questo l’effetto che fai agli uomini? Scappano?” quando incrociò il mio sguardo si sforzò di smettere di ridere.
“A quelli come te, sì.” A quelli incredibilmente belli, da togliere il fiato, che sembrano appena usciti da una rivista di moda … sì. Purtroppo.
“Quelli come me? Spiegati.” Continuai a guardarlo come se fosse evidente a cosa mi riferissi. Lui si fece serio. “Ah, certo. Intendi quelli strani.”
Strano ?? No, lui era tutto ma non strano. Bello sì, gentile sì … ma strano proprio no. Quello era il mio aggettivo, non poteva prendermelo così facilmente. “Tu non sei strano!”
“Come fai a dirlo? Non mi conosci.” Già, non lo conoscevo, anche se avrei voluto. “Vediamo di farti capire … la tua amica non mi ha chiesto di venire a parlare con te, non mi ha detto lei il tuo nome ma gliel’ho chiesto io e per quanto riguarda il fatto di scappare via … beh, non mi fai questo effetto, anzi …”
Guardavo i suoi occhi. Non stava mentendo, sembrava sincero. Possibile??
“Allora direi che hai ragione. Sei strano.” La mia ammissione lo fece ridere di nuovo. Continuavo a guardarlo negli occhi, mi colpivano perché non ne avevo mai visti di così belli: verdi acquamarina.
“E tu? Come mai sei qui a parlare con me?”
Ok, pensa ad una risposta intelligente … non fare figuracce … coraggio, pensa … “Credo che chiunque in questo posto vorrebbe essere qui a parlare con te.” Secondo errore. Perché gli ho fatto capire che potrebbe parlare con chiunque invece di dire qualcosa per tenerlo qui?
“Ma io lo sto chiedendo a te.” E di nuovo ecco quel sorriso.
Mi ci volle un momento per riprendermi e poi dissi “Magari sono strana anch’io.” Vero. Assolutamente vero. Ma perché gliel’ho detto? Se voglio continuare a parlare con lui, meglio evitare di guardarlo negli occhi. Sono come una calamita che mi fa dire solo la verità!
Rise di nuovo. Cercai di cambiare discorso prima che potesse farmi altre domande su di me. “Non mi sembrava che ti stessi divertendo molto prima.”
“No infatti. Sono i miei fratelli che mi hanno praticamente costretto ad uscire stasera.” Se avessi potuto, li avrei ringraziati. Gli avrei persino fatto un regalo! Non come quello che loro avevano appena fatto a me ma … avrei trovato qualcosa. “E tu? Ti divertivi prima che arrivassi io?”
“No, non direi, il ballo non fa proprio per me. Sono uscita perché Fede mi ha implorato di accompagnarla.”
“Ballare non è complicato. Soprattutto quando si balla in due. Basta seguire i passi dell’altro.” Non mi piaceva affatto dove voleva arrivare. “Te la senti di provare?” mi chiese tendendomi la mano. Ero così presa dalla nostra conversazione che non mi ero resa conto che la musica in sottofondo era cambiata, più lenta e melodica di quella spacca timpani tipica di una discoteca. Era il momento di decidere: declinare l’invito, con la paura di farlo andare via, o accettare e fare una tremenda figuraccia? Non ho avuto nemmeno il tempo di pensare, il mio braccio si è mosso da solo e in un attimo la mia mano era sulla sua. Mi sforzai di mantenere la calma, ma eravamo davvero troppo vicini e non potevo ordinare al mio cuore di rallentare. Non pensavo ai piedi o ai passi, mi sembrava la cosa più normale del mondo trovarmi lì, tra le sue braccia, lasciarmi guidare. Non mi ero mai sentita così … non sapevo nemmeno come definire quello che mi stava succedendo. Desideravo solo che durasse per sempre. Il modo in cui mi teneva vicino, stretta, quasi come per paura che scappassi via. Il modo in cui mi guardava … nessuno mi aveva mai guardata così prima! Il suo profumo poi, era la cosa più buona che avessi mai sentito, così inebriante da far perdere i sensi. I miei occhi erano nei suoi e i suoi nei miei, nessuno dei due voleva allontanarsi. Era come se tra noi ci fosse una strana elettricità, che ci spingeva l’uno verso l’altro, sempre più vicini.
Era possibile avere un colpo di fulmine ?? In quel momento mi sembrava come se il resto del mondo fosse scomparso, non c’era nulla a parte noi due e il nostro angolo di paradiso. Sarei potuta rimanere così in eterno e anche per lui era così, lo vedevo dai suoi occhi, lo sentivo da come continuava a tenermi stretta. E’ questo l’amore? Quando ti manca il respiro e il cuore batte così forte che ti sembra che chiunque possa sentirlo? Quando guardando negli occhi l’altro capisci di non essere più sola, ma di appartenere a lui? Non so se è questo l’amore, ma era ciò che provavo in quel momento, mentre mi trovavo a pochi centimetri dal suo viso. Ed in quel preciso istante, come se anche lui fosse giunto alla mia stessa conclusione, piegò la testa e poggiò le sue labbra sulle mie. A quel punto, dimenticai tutto, perfino di respirare. Era come se la mia bocca si adattasse perfettamente alla sua. Come se improvvisamente fossimo diventati una cosa sola, impossibile da separare. La sua mano mi accarezzò la guancia e mi trattenne vicino al suo viso, così incredibilmente bello che quando riaprii gli occhi per poco non mi vennero le vertigini. Sì, sarei stata sua … per sempre.
  
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