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Autore: soffio di nebbia    20/11/2017    1 recensioni
Noctis era un bambino vivace. A volte, fin troppo vivace.
Ignis, più grande di appena un paio d'anni, trascorreva con lui gran parte delle giornate.
I momenti da passare in solitudine erano rari. Ancor più rari erano in momenti in cui la sua pazienza non veniva messa a dura prova.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ignis Stupeo Scientia, Noctis Lucis Caelum
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Memento



Noctis era un bambino vivace. A volte, fin troppo vivace.
Ignis, più grande di appena un paio d'anni, trascorreva con lui gran parte delle giornate.
I momenti da passare in solitudine erano rari. Ancor più rari erano in momenti in cui la sua pazienza non veniva messa a dura prova.
C'erano alcuni comportamenti del giovane Principe che Ignis non poteva fare a meno di odiare.
Ad esempio, odiava svegliarsi scoprendo che "qualcuno" aveva nascosto i suoi occhiali.
Odiava scoprire che il suo libro di astronomia era misteriosamente sparito e odiava doverlo ritrovare puntualmente nella stanza di Noctis, con le pagine spiegazzate e piene di pasticci.
Odiava anche quando Noctis cominciava a correre per i corridoi del palazzo rischiando di far inciampare i membri della servitù. Lo odiava perchè era sempre lui, Ignis, a doverlo inseguire.
Altre volte, Noctis si intrufolava di nascosto nella sala del Consiglio mentre suo padre era impegnato in qualche importante incontro diplomatico. Ed era sempre lui, Ignis, a essere rimproverato per non essere stato in grado di tenere a bada il giovane Principe.
Sera dopo sera, Ignis pregava silenziosamente affinché gli venisse concessa un po' di tregua. Se solo Noctis fosse riuscito a tacere anche solo per un giorno...
Se solo fosse rimasto zitto e fermo almeno per un po'...
Un intera giornata di silenzio e tranquillità: che bel regalo sarebbe stato!

 

Poi quel giorno arrivò.
A volte gli capitava ancora di sognarlo: i cancelli che si aprivano, gli ordini concitati del capitano della Guardia Reale. Con gli occhi della mente poteva ancora vedere la Regalia nel cortile del Palazzo, il Re che scendeva con Noctis tra le braccia, il sangue che impregnava i vestiti di entrambi...
Il silenzio che fece seguito a quei giorni era a dir poco surreale.
Voci ovattate, tra le mura della cittadella, dicevano che il Principe dormiva profondamente e che forse non si sarebbe mai più svegliato. Altre voci dicevano che, se anche avesse riaperto gli occhi, avrebbe comunque perso l'uso delle gambe.
Giorno dopo giorno, Ignis cominciò a vegliare al capezzale di Noctis. A volte Regis gli teneva compagnia e, come se fosse stato suo padre, gli cingeva le spalle dicendogli parole di conforto.
Il rossore negli occhi del Re, tuttavia, tradiva pianti segreti e mille notti insonni.
Sommerso da un irrazionale senso di colpa, Ignis non osava rispondere alcunché.
Gli dèi solo sapevano quanto avrebbe ora voluto sentire ancora una volta quella voce così petulante e fastidiosa.

 

Riaprì gli occhi in una mattina di pioggia.
Con la gioia nel cuore e lo stupore sul viso, tutti dissero che doveva essere un miracolo dei Siderei.
Altrettanto presto, però, tutti si resero conto che qualcosa era irrimediabilmente cambiato.
La mente del principe si era spezzata: era questo, ora, quello che si vociferava tra i membri della servitù.
Una sera, Ignis portò a Noctis quello che sapeva essere il suo libro preferito e glielo appoggiò sulle gambe.
«Hai voglia di leggerlo insieme?» disse.
In tutta risposta, Noctis passò distrattamente il dito sulle costellazioni incise sulla copertina, ma non disse una parola.
Quei silenzi erano assordanti come i tuoni di un temporale e Ignis quasi stentava a riconoscere il bambino che aveva davanti.
Un'ombra si era posata sugli occhi del Principe. Era come l'ombra di una paura indefinita, di un presagio sussurrato nel sonno e poi dimenticato.
Mentre spingeva la carrozzina, Ignis sorprese Noctis a fissare le iscrizioni sulle mura della cittadella:
Ricorda il dono del nostro Grande Re Martire.
Nel silenzio della sera lo sentì rabbrividire.

  
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