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Autore: micol_liciamaria99    21/11/2017    0 recensioni
Draco && Hermione non si sono mai sopportati, questo si sa, ma cosa accade quando la guerra finisce e le morti lasciano dietro di se un vuoto che solo il perdono può colmare?
; la storia era già stata pubblicata dalla sottoscritta sotto altro nome, non è copiata bensì ho corretto alcuni errori ortografici e grammaticali che, chi l'aveva letta, aveva riscontrato ;
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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« Eravamo dei bambini, all'epoca, Draco. Bambini che per un motivo o per un altro hanno scelto fazioni diverse e opposte, e che hanno imparato ad odiarsi a vicenda, senza capirne mai le vere motivazioni. » Hermione si alzò dalla poltroncina bordeaux andando verso la sua scrivania. Draco era impassibile, seduto sulla poltrona nera la osservava guardingo. La riccia, ex grifondoro, gli si sedette davanti, accavallando le gambe. « Perchè, però, questo è ciò che non capisco Hermione, perché questa scelta. Perché le morti, le perdite e la guerra? » La mora abbassò lo sguardo, persa nei meandri della sua mente, ricordi pieni di dolore si accavallavano l'uno sull'altro facendole girare la testa. Quello non era posto dove stare o parlare, non ora, non con un ex mangiamorte che era stato l'oggetto dei suoi pensieri negli anni adolescenziali. La pelle di Hermione pareva bruciare sotto lo sguardo attento di Draco, che non aveva smesso di fissarla per tutto il tempo. Perso, forse anche lui, nei ricordi dell'adolescenza. « Devo andare, Draco, ci vediamo domani in ufficio. » Si era alzata da pochi secondi quando quelle parole fuoriuscirono dalle sue labbra flebili, macchiate di lacrime amare che minacciavano di rigarle le guance da un momento all'altro. « Aspetta— » Draco sussurrò quelle parole troppo tardi, lei era già uscita senza dargli un solo stralcio di risposta. La mattina seguente, in ufficio, Hermione cercò // disperatamente forse // di non incrociare il suo sguardo. Per quel che la riguardava ci riuscì, ma il cipiglio ossessivo di Draco sulla sua pelle non smetteva di farle male. Continuò così per due giorni, forse tre, lui che la fissava, in cerca di approvazione o anche forse di una semplice parola e lei che evitava il suo sguardo. Per fortuna, la giovane pensò, il week end era arrivato e non sarebbe stata costretta a cercare di evitare ancora il biondo. Hermione si accasciò sulla poltrona rosso—oro di casa sua, il suo essere grifondoro non l'aveva mai abbandonata, riflettè ancora, ma qualcosa in lei era cambiato. Forse la consapevolezza di un qualcosa che era cresciuto dentro di lei, un pensiero, che si era radicato affondo nel suo cuore && nella sua mente e che lei // impotente // non riusciva ad estirpare. Il ticchettio frenetico di un gufo alla finestra la ridestò dai suoi pensieri, i piedi nudi, privati solo pochi secondi prima dei tacchi, toccarono il parquet freddo della sala facendola rabbrividire per un momento. Con pacata agitazione andò ad aprire la finestra, un biscotto, preso pochi istanti prima, nella mano era il premio per il gufo. Prese la lettera, ripagò il gufo del lavoro e dopo aver chiuso a fatica la finestra, causa il freddo vento invernale, si rimise sulla poltroncina. La posta proveniva dalla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, e il tutto la fece tornare indietro nel tempo, ben 15 anni prima, a quando // ci rifletté poi // quello stesso giorno, la lettera di ammissione alla scuola le venne consegnata dai suoi genitori, impauriti e al contempo emozionati, perché finalmente erano riusciti a dare un nome a tutte le stranezze che Hermione riusciva a fare durante l'infanzia. La giovane ex—grifondoro aprì la missiva con mani tremanti, e per quanto possibile la lesse tutto d'un fiato. La lettera era stata inviata dalla preside a tutti gli studenti che combatterono durante la seconda guerra magica, e li invitava a fare ritorno a Hogwarts, in veste di professori, per una settimana di testimonianze. In un primo momento ebbe un tuffo al cuore, sarebbe tornata tra quelle mura, dove aveva passato la sua adolescenza, e dove aveva visto tanti suoi compagni morire durante la guerra e il tutto le provocò una sorta di conato di vomito, che le si fermò in gola assieme alle lacrime che minacciavano di uscire da un momento all'altro. Prese la pergamena e si diresse verso lo scrittoio dove un addormentato Rudolph, il suo gufo, venne svegliato tanto bruscamente da farle guadagnare un occhiataccia. Passò la notte a scrivere, i messaggi erano indirizzati a chi come lei era stata invitata a Hogwarts, Harry in primis, poi Ronald, Luna e si— nella sua lista di persone, compariva anche Draco. Andò a dormire verso le due del mattino, con la mano dolente e le borse sotto agli occhi, ben consapevole di cosa l'avrebbe aspettata al suo ritorno a scuola. Il mattino seguente, l'odore del carbone bruciato, del legno dei pesanti bauli, dell'acqua di colon— no, un momento. L'acqua di colonia non ha mai fatto parte, neanche per un attimo della sua adolescenza, e allora, cos'era quel misto di menta e tabacco che le invadeva le narici? L'ex—grifondoro aprì gli occhi, chiusi in precedenza così da rilassare la sua mente il più possibile, ritrovandosi davanti una chioma bionda, cornice di un viso tanto angelico quanto demoniaco. Draco Malfoy si ergeva come sempre su di lei, i suoi 10 cm in meno d'altezza la facevano sembrare una bambina in confronto all'uomo che aveva davanti. Un uomo che aveva perso la sua asprezza adolescenziale e che aveva dato spazio a una persona completamente diversa. Hermione alzò lo sguardo incrociando quello del ragazzo, una fusione tra l'oro e l'argento dei loro occhi si rivelò fatale per lei, che si era ripromessa di non rivolgere un solo sguardo al suo collega. « Hermione, ciao. » « Draco, hai già visto gli altri? L'espresso parte tra poco, dovrebbero sapere più degli altri cosa significa l'essere puntuali. » il cambiare discorso non fu poi così difficile, il problema era, però, la risposta dell'ex—serpeverde. Le cose erano due, o si sarebbe dovuta ritrovare da sola con il biondo ancora per un po' o i suoi amici sarebbero venuti a salvarla da imbarazzanti discorsi. Nessuna delle due opzioni l'aveva preparata alla risposta del rampollo di casa Malfoy quando la informò che sarebbero stati soli e che, gli altri, sarebbero arrivati la mattina seguente. Hermione sbiancò, ben 8 ore chiusa in uno scompartimento con il ragazzo, si sarebbe fatta tortutare piuttosto. Ciò che non si aspettava, però, fu che il giovane dormì tutto il tempo. La sera a Hogwarts, era una delle più fredde che lei avesse ricordato, l'aria ghiacciata le sferzava il viso con tanta intensità da farlo arrossire violentemente e solo la "nuova gentilezza" di Draco le permise di arrivare all'interno del castello sana, salva, e non più tanto infreddolita. « Uhm, grazie. » Hermione si sfilò la giacca del biondo, restituendogliela. « Di nulla io ecco— » « Studenti nei corridoi! Studenti fuori dal letto! » La voce del vecchio Gazza ci rimbombò nelle orecchie come se qualcuno avesse appena sparato una palla da cannone nelle nostre vicinanze, e a seguito di quella un brivido percorse la schiena di entrambi. « Loro devono stare fuori dal letto, emerito idiota. Oh ragazzi vogliate scusarmi tanto, ma voi meglio di me sapete come il nostro guardiano si comporta. » Le braccia della Professoressa McGranit mi si strinsero al collo mentre pronunciava, sorridente, quelle parole al che ricambiai subito l'abbraccio. « Oh professoressa, è un piacere vederla. » « Hermione ha ragione, un piacere e un onore quello che ci ha fatto invitandoci qui. Mia madre Narcissa le manda i suoi più sinceri saluti. » ed eccolo di nuovo lì, pensò Hermione, il rampollo di casa Malfoy che con un po' di smancerie si faceva amare dalle persone. La professoressa finì di salutare Draco e poi ci superò all'interno della sala grande dove si stava consumando la cena. Il viso di Hermione prese uno strano colorito rosso, di imbarazzo quasi, nel guardare il tavolo grifondoro. Draco le passò una mano sulla schiena facendola rilassare. Durante il viaggio, mentre lui dormiva, aveva riflettuto molto sul tutto, sul da farsi persino. Draco aveva cercato fin da subito dopo la fine della guerra di farsi perdonare per gli errori commessi in passato, non tanto per la sua posizione nella guerra // quella in un certo senso era comprensibile, aveva seguito la sua famiglia // ma quanto per le angherie degli anni scolastici. Quelle erano difficili da dimenticare. All'inizio ogni battuta, scherzo, o ghigno erano impressi nella sua mente come un qualcosa di irremovibile, ora // a distanza di tre anni // il tutto era diventato un qualcosa  di opaco, che da un momento all'altro sarebbe scomparso. Quella sera presero posto al tavolo dei professori, dove l'assenza di un mezzo gigante si faceva, con enorme dispiacere di Hermione, notare. Più tardi, dopo il banchetto e l'aver salutato tutti i professori presenti, Gazza // sotto direttive della preside McGranit // li accompagnò alle loro stanze. La stanchezza era tanta che si misero subito a dormire, o perlomeno lei lo fece. Mezzanotte, rigirarsi nel letto in continuazione non è certo un ottimo modo per dormire, soprattutto se nella stanza accanto c'è il ragazzo che è stato oggetto dei suoi pensieri per tutta la giornata. Scese dal piccolo letto a baldacchino infilandosi le pantofole e, avendo premura di non far rumore, uscì dalla stanza in direzione delle cucine del castello. Era tutto come se lo ricordava, pentole e padelle fluttuanti, pronte per ogni evenienza, e schiere di elfi attenti ad ogni sua richiesta. Si sedette su uno dei tre piccoli tavoli, incrociò le gambe e attese che uno degli elfi le portasse una qualunque sorta di cibo esistente in quella cucina, quelle erano state le sue parole, seguite da un brontolio furioso del suo stomaco. E di li a qualche minuto si era ritrovata sola, con orde di elfi che cercavano del cibo per lei quando una mano fredda si posò sulla sua schiena, facendola rabbrividire al tocco. « Neanche tu riesci a dormire? » la voce ormai familiare del biondo rampollo di casa Malfoy le arrivò alle orecchie come un suono dolce. « No, e poi avevo fame. » « Se non ricordo male ti è sempre piaciuto gironzolare per il castello di notte. » sbiancò prima di poter vedere Draco che le si sedeva davanti. « Hermione lo facevo anche io, quando ero prefetto e quando non lo ero soprattutto. Non devi vergonarti di ammettere che ti sei divertita in passato, non è una brutta cosa. » E in quel momento lei si rese conto che il ragazzo che le stava di fronte aveva ragione / / su tutto / /. Presa da un impeto primordiale, che pensò poi essere il rinomato coraggio grifondoro, si sporse in avanti baciando il ragazzo. Le labbra dei due cozzarono, dando vita a un qualcosa di magico, che era solo loro. Hermione socchiuse gli occhi, Draco li tenne ben aperti, godendosi il momento, e assaporando con lo sguardo il viso innocente di Hermione che lo aveva stupito ancora una volta.
   
 
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