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Autore: GHENEA    21/11/2017    0 recensioni
"Pensi davvero di non aver scelta.
Sei convinta al cento per cento che quella sia l’unica possibilità.
E poi scopri che l’inevitabile era evitabile.
Questi sono i momenti più disperati; ti senti morire, perchè in fondo sapevi che le cose potevano andare diversamente, ma non mi sono mai spinta oltre, per paura di sbagliare o di cercare l’inesistente. Mi rendo finalmente conto di tutta la sofferenza che avrei potuto evitare, se solo non avessi avuto paura."
Rachel ha avuto una vita difficile, basata su scelte che forse non erano corrette, ma non sembra rendersene conto finché non incontra quel rompiscatole di Garfield che come un'uragano sconvolgerà lei e la sua traumatica vita.
Lei sarà in grado di accettarlo? la scelta finale la farà bene?
non vi dico altro e vi lasco a questa storia (se così si può definire).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ti piace vero? questa sensazione di scomparsa, di lontananza. Ti piace quando per la testa non hai altro che il vuoto, quando senti i tuoi muscoli contrarsi e rilassarsi, quando ti senti capace di fare tutto quello che vuoi. Quando ti sembra che qualsiasi problema del mondo non ti riguardi e quanto percepisci questo forte odore di odio puro, che non è altro che il sangue, che cola da una ferita aperta che non si chiuderà mai, perché alla fine è sempre stata aperta. Quando capirai che in’effetti si, tutto questo ti piace da matti sarà troppo tardi. Cadrai in un baratro senza più ritorno, il che per molti potrebbe sembrare un’ottima soluzione, ma non a te che stai correndo senza sapere dove, con una sensazione di calore nel cuore che solo una volta hai sentito così intensa. Tu ora hai il forte desiderio di infilzare le carni del tuo demone più nascosto e sentire la sensazione del suo sangue sulle tue mani; quel liquido caldo di un colore così acceso che ti sembra impossibile non notarlo e ti piacerà. Oh, se ti piacerà. Così tanto che non vedrai l’ora di sentire di più, come il battito del suo cuore fermarsi tra le mani o vedere i suoi occhi che lentamente lasciano ogni aggancio alla vita, diventando vitrei privi di una luce che, secondo te, mai sarebbe dovuta stare in quegli occhi.  In questo momento forse non stai respirando, hai dimenticato di come si usano i polmoni. Gli hai mai avuti? Hai mai respirato davvero? Hai mai vissuto davvero, come ora? No, è questa la tua risposta e a te i no non sono mai piaciuti. Eppure eccoti qua, all’interno di una sala le cui pareti sono rivestite di spessa roccia scura, come in una grotta; da poco ti sei abituata alla poca luminosità, ma riesci a vedere lo smisurato corridoio che poco prima il tuo demone ha percorso, anche lui di corsa. Non ci sono luci di emergenza e nessuno ti sta seguendo, ma dopo quello che sei diventata chi lo farebbe?  Ti ricordi ancora del forte bruciore alla guancia e al tuo sangue che ti bagnava le labbra, lasciandoti un gusto amaro sulle labbra. Deve essere stato quel gesto, troppo avventato, ad aver fatto scattare tutto, perché dopo quello tutto è diventato più forte: tu, il dolore, il bruciore e l’odio. Tutto è diventato impossibile da ignorare, anche i tuoi pensieri sembrano abbiano preso vita propria e abbiano deciso di andarsene. Ora però sei costretta a fermarti perché anche il bisogno d’aria è diventato più forte. Ora ti ricordi come si respira e sai risponderti: si ho sempre avuto dei polmoni, ma sembra che solo ora abbiano capito come funzionare. Anche il tuo odio lo ha capito ed è pronto a dimostrartelo, anche se lo ha già fatto dandoti la possibilità di scorgere quella scintilla di terrore in quei pozzi senza fondo che alla fine è stato ciò che ti ha dato la forza di seguirlo nonostante i tuoi piani fossero altri. In questo momento non ti ricordi neanche come è iniziato tutto questo. Da quando la tua vita ha iniziato ad andare a rotoli? La risposta non la vuoi sapere.  Anzi, la sai, ma hai il vuoto nella testa e tutto ciò che capisci è che è il momento di andare a distruggere i tuoi demoni. Quindi ricominci a correre, senti i muscoli fare il loro dovere senza percepire la fatica, i polmoni tornano a prendere aria con più difficoltà, ma sei pronta a cadere di nuovo in’apnea pur di raggiungere il tuo obbiettivo. Vai avanti così finche non vedi la fine del tunnel, la roccia si apre davanti a te ed entri in un’enorme grotta dalla quale vedi scendere possenti stalattiti, che rendono quel paesaggio più lugubre di come è realmente. Sembra esserci solo un’uscita e si trova a circa sei metri di altezza da dove ti trovi. Senza darti la possibilità di andare oltre un proiettile ti sfiora il piede sinistro, ma resti immobile: anche la paura sembra essere svanita e questo ti piace ancora di più.
“non un altro passo”
La sua voce rimbalza tra le pareti della grotta, creando eco. Volgi lo sguardo al diretto interessato e lo vedi con una pistola che mira contro di te. Quelle pozze ti scrutano di nuovo, senza pietà, ma no hai più nulla da far leggere.
“ti darò la possibilità di tornare indietro a recuperare il tuo amico, consideralo il mio regalo per il tuo compleanno”
Parole al vento; non senti nulla che possa davvero suscitare il tuo interesse. Lui lo capisce e preme di nuovo il grilletto, questa volta sfiorando il tuo orecchio destro, ma non facendo altro che un graffio. Che per la prima volta Trevor Roth stesse indugiando?
“ultimo avvertimento bambina, vattene o raggiungerai tua madre”
Non le pareva una cattiva idea, improvvisamente sembrava la cosa che più al mondo desiderasse. Però c’èra sempre quel pensiero, quel soffio di vento nel nulla che le dava ragione di restare. Non sapeva cosa fosse, ma impediva che il vuoto più totale nella sua testa fosse davvero totale. Questo non ti piace, ti manda in confusione perché non ti permette davvero di porre fine a tutto. È come un venticello fresco in un arido deserto, qualcosa che in fondo ti dà una sensazione di speranza, cosa che al momento non riesci a sentire; sai che c’è ma non la senti e questo ti urta solo di più. E urla. Dio quanto urla nella tua testa! Una voce irritante che non dovrebbe trovarsi lì i quel momento.
“che anima straziata; tu, tra tutti sei sicuramente stata quella con la quale mi sono divertito di più”
Altre voci, ricominciano a urlare, ma non sono come quelle dell’ultima volta. Queste son diverse, non ti vogliono spingere alla violenza, ma ti vogliono far tornare indietro. Non le hai mai sentite così chiaramente, sembra ti avvisino di un’imminente pericolo; qualcosa che sanno farà male. Troppo male per poterlo descrivere, ma sarà un dolore paragonabile a quello che hai provato fino ad ora? Sarà quacosa che ti faccia sentire più male di quando ti specchiasti nel sangue di tua madre? Di quando vidi il suo volto senza più una traccia di vita, di quando sentissi le sue mani fredde? Mani che ti hanno sempre trasmesso calore, un calore che tu non eri mai tata in grado di darti da sola.
Già, raggiungerla sembrava un’idea fantastica.
“tu e Tara, ma lei era così stupida. Lei ha visto in me il suo salvatore, quando non sapeva che in realtà ero il suo aguzzino; tu invece sei così altruista: passare una vita a proteggere gli altri da me non deve essere stato facile, ma alla fine è stato tutto inutile vero? alla fine io sono riuscito a fargli del male. Deve essere straziante ricordarselo”
in quel momento si sentì in dovere di rispondere, solo per mettere in chiaro le cose, solo per fargli capire che non era esattamente come intendeva lui.
“non li stavo affatto proteggendo da te”
Alza lo sguardo verso di lui. Voleva vedere la sua faccia, voleva rivedere quel’espressione di terrore tornare.
“ma da me”
Dopo questo il suo corpo capì che era ora di agire e prima che suo padre riuscisse a premere il grilletto lei era dietro ad una stalagmite, mentre sorrido compiaciuta, perché il terrore era tornato e sta volta l’avrebbe fatto durare abbastanza da potersi divertire.
“davvero sciocco da parte tua; ora sarò costretto a sporcare il pavimento del quinto piano”
E di nuovo quelle voci; più terrorizzate di prima. Capì che quelle  non erano affatto voci, era la vera me che dalle profondità del mio inconscio stava tentando di tornare. Capisco ora cosa stava tentando di dirmi: Salvalo! Così feci, ma era troppo tardi. Ero stata troppo avventata.
“Garfield!”
Troppo avventata. Esco dal mio rifugio, ma dopo aver sentito lo sparo vi rendo conto di tutto. Di quanto in parte ha ragione Trevor, ero troppo altruista e forse anche stupida.
“che perdita di talento”
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Per un istante mi era parso di perdere me stesso, perdere tutto quello che ero stato e che sono. In quel momento non ero più Garfield Logan, era un’ombra, una creatura onirica che vagava alla ricerca di una meta sconosciuta. Per un attimo era  stato tutto nero, poi rosso e si è evoluto fino a diventare la realtà di ora. Fino a trasformarsi nell’ufficio del padre di Rachel, dove un corpo si muove, tenta di alzarsi. Non ricordo come ci sono arrivato fino a qui, sento solo una forte rabbia repressa a lungo e una gran voglia di tirare un pugno in faccia a qualsiasi essere vivente. Sembrava che tutta la mia vita fosse iniziata solo per farmi arrivare fino a qui: in questo lussuoso ufficio, rivestito da marmi bianchi, senza neanche una finestra ad illuminarlo e solo una scrivania con lampada ad arredarlo. Era tutto spoglio, arido come la mia anima in questo momento che prega per riuscire a trovare una piccola oasi di pace; un luogo dove nascondersi da tutta questa rabbia.
Lo fece; decise che per nascondersi aveva già avuto troppo tempo. Quindi aiuto l’uomo sdraiato ad alzarsi, lo conoscevo. Gli diedi un pugno sul setto nasale e lo lascio cadere per l’ennesima volta. Lì c’èra tutta la rabbia repressa, tutto quello che avrebbe voluto urlare al mondo. Un gesto che valeva più di mille parole. Andava a ritmo di una sinfonia sconosciuta, pronto a seguirla finche non avrebbero finito di suonarla. Si massaggiò le nocche, rosse per il forte colpo e andò avanti, verso il prossimo livello: trovare la sua oasi, che sapeva fosse in pericolo almeno quanto lui. 
Prima di varcare la soglia di quel tunnel senza luce però si girò verso la vittima; lui lo guardava, terrorizzato e impaziente. Sapevo che in quel momento dovevo aver risvegliato la sua paura; la mia se ne era andata. Rimasero così per quelli che sembravano anni, ma non erano stati neanche due minuti; si erano detti tutto in quel momento. Così proseguì, più veloce che poteva.
“è inutile Garfield; anche se riuscissi a salvarla, non potrete mai stare davvero insieme!”
La voce di Logan lo raggiunse, lo senti molto chiaramente, ma non gli diede peso, per lui era solo fiato sprecato. Chissene frega di quello che sarebbe successo, chissene frega di quello che diventeremo, si disse; per ora voglio solo sapere che sta bene e proteggerla da se stessa.
Perché finalmente si era reso conto che il mondo avrebbe potuto lanciare addosso a Rachel tutti i pericoli che aveva, che lei non si sarebbe fatta nulla; era da lei stessa che andava protetta ed era stato dato a lui il compito di farlo
“Garfield ho bisogno di chiederti un favore”
“cosa posso fare?”
“ti prego proteggi Rachel”
Era rimasto sorpreso da quelle parole; in fondo aveva capito che non c’èra nulla di normale in quella famiglia e Arella era così terribilmente seria che sembrava di parlare con la figlia.
da cosa precisamente?”
Non capiva come lui sarebbe riuscito a proteggere una tale ragazza da qualsiasi cosa gli stesse per dire la madre. Lei così forte, così Rachel, come poteva provare a salvarla da una forza esterna.
da tutto quello che potrebbe causarsi”
Non aveva capito cosa volesse dire, ma la stette ad ascoltare;gli aveva raccontato di Trevor, di come si erano incontrati e di come lui uccise il padre di Arella davanti ai suoi occhi. Gli era parso terribile, ma sapeva che in realtà non era da lui che doveva salvarla.
proprio perché è così salda, soltanto lei può farsi davvero del male; ho paura che questo un giorno possa capitare e temo che quel giorno io non ci sarò più”
Non era mai stato d’accordo sul sacrificio di Arella, non lo era ancora adesso, eppure sapeva che doveva assecondarla. Sapevo che per lei la cosa più importante era proteggere sua figlia e ora che non c’èra più questo compito è sulle mie spalle.
Quindi mentre percorreva quel corridoio buio, finalmente vide la luce artificiale di alcune lampade fargli strada, condurlo da dove aveva sentito i suoni di una pistola e una voce, così forti e ridondanti che mi pareva gli avessi dentro la testa. Capisco di essere nella realtà appena vedo suo padre puntare la pistola verso di lei, che si era appena lanciata fuori da un luogo riparto, chiamandomi. A quel punto sentì che il mio corpo prese il sopravvento. Sentì la fatica, il fiatone e i muscoli che mi bruciavano, ma mai una scelta mi pareva più giusta. Ero pronto, lo sono sempre stato e finalmente capisco perche la dovessi proteggere.
Era segnato su carta, con il sangue indelebile degli stessi sentimenti che mi conducono a  sacrificarmi, e non c’è rimorso, non c’è paura, solo speranza che un giorno questo mio sacrificio possa aiutarla in qualche modo.
Poi un’ondata di dolore mi manda in cortocircuito e finisco nell’abiso più profondo di me stesso; sento il sangue colarmi addosso, sento il metallo che ad una velocità incredibile mi perfora le carni e le ossa. Vorrei urlare, ma non ho la forza di fare neanche quello. Tutto quello che mi frena dall’andarmene subito è un filo rosso, che si sta intrecciando sulla mia mano, stringendola fino alla morte. Frena lentamente la mia caduta, fino a farmi restare sospeso un altro po’.
Una distesa bianca.
Un'immensa distesa bianca è la prima cosa che vedo appena apro gli occhi, appesantiti dal sonno. Intorno a me c'è solo il più totale e sconfinato nulla.
sento le gambe muoversi da sole, iniziando così a correre lungo la desolazione che mi circonda.
Non so che cosa stia succedendo.
Dove sono?!! Che cosa mi sta succedendo?!!
Non ho mai fatto uso di droghe e non vedo il motivo per la quale qualcuno debba drogarmi, ma ora come ora mi sembrerebbe la spiegazione più plausibile.
Poi mi rendo conto che tutto questo potrebbe essere opera del mio inconscio; per cui devo star sognando, eppure cavolo, è un sogno davvero molto sentito.
Improvvisamente sento una voce.
È una ragazza e mi pare così familiare, eppure sono certo di non averla mai sentita. So però che appartiene a qualcuno di importante e il suo nome mi pende dalle labbra ma non riesco ad afferrarlo. Come se mi fosse stato sottratto.
Inizialmente era un leggero sussurro, quasi non si capiva quello che diceva, come quando provi a comprendere il vento durante una folata.
Poi inizia a farsi sempre più forte diventando un urlo disperato: Sta usando tutto il fiato che ha in corpo, solo per chiamare il mio nome.
"GARFIELD AIUTO!!!"
Poi sotto i miei piedi appare il vuoto; una pozza buia della quale non si riesce a vedere il fondo. La paura si prende gioco di me e il terrore di cadere è così forte che mi fà formicolare la pancia, ma quando sento il terreno staccarsi dai miei piedi e iniziare la caduta una mano delicata mi afferra. Non riesco a vedere il volto della mia salvatrice, anche se il contatto con la sua mano mi riporta quella forte convinzione nel sapere l'identità della ragazza, ma niente; nessun nome, nessun ricordo:
e tutto riappare; la mia testa ritorna, ritornano i miei ricordi, la mia vita, la mia anima; tutto quello che era mia ora lo è di nuovo; Rachel, il nome che mi pendeva dalle labbra, sento le sue mani delicate che sfiorano le mie, le sue lacrime bagnarmi il viso e le sue urla che continuano a risuonarmi in testa, ma sono sicuro che non fosse la sua voce a chiamarmi. In qualche modo, un filo rosso mi ha collegato a lei e ora so che le sue urla  provenivano da lei. Mi ha chiesto di salvarla e così ho fatto. Ora tocca a te provare a salvare me, amore mio. 
-
-
-
Che stupido!
Cosa?
È davvero uno stupido, non credi?
Chi?
Lo sai chi … buttarsi così, a capofitto verso la morte è una cosa davvero molto stupida; magari crede anche che ne varrà la pena
Ovvio!
Ne sei sicura? Perche non lo salvi allora, perche non ti alzi e corri da lui e provi ad aiutarlo. È così che dovresti fare, se credi che il suo sacrificio non serva
Non ci riesco
Ah già; il nostro corpo non ci risponde, quindi lo lasci andare?
No! Devo salvarlo!
A che scopo? Lo sai che tanto lo rifarà e poi vuoi davvero obbligarlo a restare in un posto che neanche gli piace? Ha perso tutto, vuoi davvero fargli vivere una vita in questo stato?
Ma lui-
Lui cosa? Non lo merita, pensi che non dovesse andare così. È buffo però perche se le cose stanno così, come mai il destino ha deciso diversamente?
No! Non di nuovo
Prima Arella e ora Garfield, ammetto che attiriamo proprio tutte le disgrazie, ma che ne dici se ora ci diamo una svegliata?
Cosa?
Girati dai, guarda chi c’è lassù, a guardarci.
Ma come?
Come è arrivata lì Tara? Che ti importa, ha immobilizzato colui che ti ha portato tutto questo dolore; è la tua occasione.
Si, devo andare, ma lui-
Lui è uno stupido e basta, ha deciso così e non possiamo farci nulla.
Non posso!
Si invece; per una volta smettila di fare la bambina viziata e fai una scelta. Hai la possibilità di compiere la tua vendetta, finalmente vivrai in pace e non avrai più nessun problema. È ciò che desideri da sempre, ciò che desideriamo da sempre ed è giunto il momento che lui paghi per tutto quello che ha fatto.
Si, hai ragione.
Brava, alzati; con calma, quei due si stanno dando da fare. No! Non guardarlo! Girati! lasciarlo perdere farà del bene a tutti. Non volevi allontanarlo, sbarazzartene? volevi mandarlo via dalla tua vita incasinata, volevi lasciarlo fuori da tutto questo. Finalmente hai la possibilità di farlo e non voglio sentire esitazioni al riguardo. è solo una seccatura e da quando lo abbiamo incontrato ci sono capitate solo cose brutte. Hai davvero intenzione di bruciare l'unica opporunità che hai?! per uno stupido e molesto ragazzino che non fà altro che casini, che ha una vita piena di casini?!
Taci…
Cosa scusa?!
Ho detto taci!
Temo che non sia possibile, siamo la stessa persona, da anni.
No
Come?
Non potrò mai essere come te;
non lo decidi tu
invece è proprio il contrario! non sò perchè per anni ho creduto il contrario, ma ho passato una vita a convincermi che non avessi davvero scelta.No!Una scelta c’è sempre. Devo solo cercarla. Devo trovare il giusto ingranaggio e far ripartire questo diamine di orologio che guida la mia vita.La vita è troppo breve per i se e per i ma, dicevano. Io non sono d’accordo; La vita è troppo breve e basta. Bisogna essere svelti a decidere, perché il tempo non aspetta nessuno e di certo non aspetta me. Quindi basta perdere tempo. Troviamo la soluzione che avrei dovuto trovare prima
Cosa fai? No! Metti giù il pugnale!
Questo è l’unica cosa che ho di mio nonno; un tempo ha cercato di liberare mi madre, e ora lo userò per liberare me.
Non potrei mai liberarti di me! Siamo la stessa persona.
Troppo tardi.
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-
-
“ahi!”
Impreco, per l’ennesima testata data ad una delle tante stalattiti in quel misero tunnel. Mi maledisco per Non aver scelto di usare la via principale del passaggio nascosto di Trevor, ma quanto meno avrò dalla mia l’effetto a sorpresa.
Non so cosa mi abbia spinto ad andare dietro a quel ragazzino; il mio senso di pietà forse. Eppure c’è ancora una parte di me che non sopporta il fatto di dover star dietro a questa terribile seccatura. Una seccatura che mi sta facendo perdere un sacco di tempo. D’altra parte però sono troppo curiosa di scoprire come le cose si stanno svolgendo.
Sento che sono quasi arrivata alla fine del tunnel secondario; di questo passo dovrei sbucare proprio di lato all’unica uscita del passaggio, quindi se faccio in tempo dovrei riuscire a fermarlo prima che scappi definitivamente. In quel caso sarebbe una rovina per tutti : controllando tra le cianfrusaglie della sua scrivania, prima di addentrarmi in questo cunicolo, ho notato l’assenza dei documenti del passaggio di eredità di Rachel. Se dovesse riuscire a prendere quell’aereo sarà impossibile fermarlo.
il suono del cellulare mi distrae dai miei ragionamenti. Incredibile che prenda anche qui sotto. Rispondo senza guardare il numero: solo una persona può chiamarmi da questo numero.
“Morgan non è proprio il momento”
“ciao anche a te principessa”
Mi scosto per schivare un’altra protuberanza del terreno mentre cerco di non urlargli di tutto per il solito nomignolo.
“cosa succede? Di solito i nostri incontri avvengano un po’ meno formalmente di ora”
Lo sento sghignazzare dall’altro capo del telefono, che per poco non mi cade dalla mano.
“so che c’è la probabilità che non ti senta più; volevo solo darti il mio saluto e dirti che sto arrivando con un gruppo di amici. Dove sei di preciso?”
Sorrido, nel sentirlo parlare. Come al solito crede di potermi aiutare. Dio solo sa volte ci è anche riuscito, ma non lo ammetterò mai. Questa volta però si tratta di una questione personale e non ho più intenzione di farmi salvare; non questa volta che posso finalmente lottare per la mia libertà 
“niente da fare, questa volta faccio da sola”
C’è una lunga pausa, che sembra infinita, ma so che serve solo a fargli dingerire il concetto.
“non se ne parla; abbiamo ancora un sacco di conti in sospeso”
Quei piccoli conti in sospeso che si creano tra complici, quali noi, saranno una delle cose che mi mancheranno di più del nostro rapporto. C’è sempre stato questo tipo di legame che mi ha permesso di abituarmi alla sua impertinenza e apprezzarla;
“sentiamo ad esempio cosa?”
Mi fermo del tutto attendendo una risposta, che arriva un po’ titubante.
“un bacio”
Spalanco gli occhi; dopo tutto questo tempo se ne ricorda ancora
“ah e un caffè”
Aggiunge dopo. I riordi degli anni passati arrivano violenti, ma li ricaccio indietro. Non lasciarti contagiare dalla stupida di quegli inetti Tara, devi sopportare per il successo.
“mi spiace, ma dovrò rimandare il mio pagamento”
Sto per chiudere la chiamata e mi blocco. Voglio davvero concludere la mia ultima conversazione, con forse l’unica persona che sono stata in grado di apprezzare davvero? Non voglio lasciarlo così, non voglio che si corra il rischio di lasciare così tanti conti in sospeso. Ci sono cose importanti che mi deve dire e altrettanto devo fare io.
Perché nelle nostre vie, dove usavamo il nostro tempo per lavorare per qualcuno che pareva essere un nostro amico, ci siamo trovati con tante ferite aperte. Insieme siamo riusciti a rimarginarle, attraverso la fiducia che si è instaurate e con il passare del tempo è normale che mi sia innamorata. Ed è normale che non sia mai stata intenzionata a dirglielo; non ne sentivo l’esigenza, non avevo il coraggio di affrontare un mio cambiamento cosi radicale.
“non fare scherzi principessa. Quando arrivo vedrai come mi senti!”
Sulle labbra sento i primi segni di debolezza: sa di sale, ma è così liberatorio che ogni goccia sembra un macigno in meno sulle spalle. Ho voglia di piangere ancora e ancora, fino ad annegare, ma non posso lascirmi coinvolgere e mentre tento di riprendere il controllo mi chiedo perché quel giorno decisi di seguire Trevor. Perché ho passato una vita sotto il so comando, senza ribellarmi? Senza capire che mi stavo rovinando ogni secondo in più sotto la sua influenza.
“lascia stare, Morgan torna indietro; non voglio causarti più guai di quanti già ne hai.”
-Starà tentando di rintracciare tramite il segnale del cellulare- capisco che ho più qualche secondo per parlargli e non fargli scoprire dove sono.
“è stato un ballo interessante. Ti amo. Addio”
Chiudo la chiamata senza neanche sentire la risposta e calpesto il cellulare sotto il piede. Con ancora le lacrime agli occhi mi dirigo verso la porta, mimetizzata con la parete rocciosa della caverna. Apro senza ragionare, ormai trascinata dalla speranza, dall’illusione che un giorno possa poter ridere ripensando a tutta questa situazione. A quel punto frenare i ricordi diventa impossibile e ne vengo risucchiata.
In una città fantasma, nota solo a coloro che vogliono trovarla, la pioggia cancellava le orme dei passanti inesistenti. Sembrava che nessuno si addentrasse in quella desolazione da secoli, ma chi se ne intende capisce che è fin troppo frequentata. Le strade erano deserte, solo la polvere, i rifiuti e i ratti sembravano utilizzare il terreno umido e scivoloso. Una leggera nebbiolina impregnava l’atmosfera di un lugubre colore e nascondeva l’unico passante tra i vicoli di quella città fantasma.
Una ragazzina, alta snella e senza più nulla da perdere girava per le strada coperta da un’ingombrante cappotto sabbia, che lasciava le gambe nude. Aveva il volto scavato e la postura dritta, ma un aspetto stanco della proprio vita. e camminava; camminava da tanto ormai per quelle fetide vie, ma con lo sguardo sempre alto. Era appena scappata dalle sue responsabilità, il dovere la stava rincorrendo mentre la paura le sussurrava dolci parole all’orecchio. Stava andando tutto bene, ma ad un certo punto, in quella sala piena di gente che aveva la vita in mano, con quel bel vestito addosso, aveva capito che non ce l’avrebbe mai fatta a continuare. La ricchezza e la falsità stonavano con il suo visino. Aveva trovato una tregua precaria durante il ballo con quel sconosciuto; le aveva donato qualche attimo di silenzio nonostante non lo avesse ma visto, ma forse era per questo che le era piaciuto subito. Un ballo interessante, non c’è che dire.
Da lontano le pareva di sentire ancore le grasse risate che infestavano la sala; trovava rassicurante il fatto che nessuna ochetta viziata avrebbe mai osato mettere piede in quella landa desolata. Un topo le passo sotto i piedi, alla caccia di nuovo cibo per sfamarsi, e non poté fare a meno di sentirsi come quella creaturina: sola al mondo e che nonostante per molti fosse ripugnante, tentava solo di sopravvivere .
La ragazza fù costretta a fermarsi; un uomo le bloccava la via.
“Tara Markov, suppongo”
Annusò l’aria, come per fiutare il pericolo. In quel momento avrebbe volto sgusciare sotto i piedi della figura come quel topolino.
“chi lo suppone?”
Chiede, non pronta a rivelarsi.
“un amico”
Lo sguardo della donna vestina in sabbia si assottiglia; lei non aveva bisogno di pesi come gli amici. Sono cose di cui i topi non hanno bisogno. L’uomo con il berretto dei Las Angeles Rams, pareva sorridere. Indossava abiti semplici e fumava una sigaretta semplice, dall’odore tosto e aromatico, forse alla menta: di pessimo gusto secondo la bionda.
“Tara Markov non ha amici”
Riesce a intravedere qualche ciuffo nero da sotto il cappello. Aveva ciocche lunghe e spesse, ben tenute, ma poco notabili. Da sotto il giaccone pesante, verde petrolio, sbucava una cinta per tenere i pantaloni. Era un uomo della bassa società quindi, una di quelle persone che sa cavarsela non avendo altro che se stessi. Una persona come Tara, ma lei non era libera. La donna stava pensando che se mai, un giorno, avesse voluto circondarsi di persone, sarebbe stata gente come lui.
“allora bisogna rimediare”
Una fossetta sbuca vicino alle labbra dell’uomo dei Rams. Fossetta che aveva già visto, con l’individuo con cui aveva ballato circa mezz’ora fa.
“non sarà possibile. Gli amici parlano tra di loro e io odio parlare”
Voleva affondarlo, ma lanciandogli una scialuppa. Lui sembrava essere in grado di afferrarla.
“inizieremo con qualcosa di facile allora”
Ora che aveva marcato il territorio l’uomo si sentiva i grado di avvicinarsi, ma con cautela. Sapeva che gli animali di strada mordono.
“cosa ne pensi del ballo di prima?”
Lei lo osserva ancora, e attende. Non gli risponderà. A Tara Markov non piace parlare. L’uomo dei Rams lo aveva già intuito. In tacito accordo ognuno si volta e và per la sua strada.
Entrambi da quel momento avevano capito che si sarebbero rivisti tante volte durante il loro percorso. Senza accorgersene da quel momento i loro fili si erano intrecciati e ogni giorno si annodavano sempre di più. Si promisero tante cose: la libertà, un caffè, un bacio…
Oggi quel filo è così annodato che solo un taglio deciso avrebbe potuto dividerli.



ANGOLO AUTICE
Intanto buona sera;
lo sò, sono scomparsa, come sempre, e anche quetsa volta il capitolo non è dei migliori. voglo appunto scusarmi per eventuali errori e terribili ritardi e continuo a promettervi che farò del mio meglio per stare al passo coi tempi. intanto è passato anche il primo anno di quetsa storia quindi "happy BDAY"
vi annuncio inolte che prevedo ancora due capitoli (compreso l'epilogo) e poi mi dedicherò totalmente alla revisione e a uovi progetti.

fatemi sapere cosa ne pensate (anche della forte citazione a Fight Club) e niente ad un prossimo capitolo
baciamo le mani
carly( CHE INTANTO NON RIESCE A CAMBIARE IL NICK NAME SUL PROFILO)

 
   
 
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