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Autore: Io_amo_Freezer    21/11/2017    0 recensioni
Quattro ragazzi che non si sono mai conosciuti ma con un legame forte nel petto si incontreranno al college. Tra problemi, misteri e studio riusciranno a scoprire qual è la vera ragione di quel legame?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Michelangelo era disteso sul divano con Klunk che miagolava e si strusciava su di lui da un po', forse volendo coccole, forse cercando di ottenere cibo; peccato che il suo nuovo padrone fosse assorto nei suoi pensieri così a fondo da sentire solo il silenzio, e da vedere solamente il bianco del soffitto sopra di lui.
-Ohi!- scattò una voce che fece sobbalzare felino e ragazzo al tempo stesso, mentre la suddetta scoppiò a ridere per quella reazione improvvisa, felice di aver guadagnato una copia di chiavi all'insaputa di Donnie.
-Oh... Ciao Cat.- le sorrise lui, alzandosi e tenendo il micio tra le braccia, che, ripresosi dallo spavento era tornato a miagolare più di prima, e con più enfasi; stavolta però venne ascoltato da entrambi i ragazzi che lo accontentarono con del cibo, incamminandosi verso la sala di gastronomia.
Lasciatolo lì a terra, nella cucina e con davanti una ciotola piena di cibo adatto al suo stomaco, Michelangelo tornò a sedersi sul divano, con la compagnia della ragazza che sbuffò adagiandosi contro la spalliera.
-Immagino che tu abbia dormito più di me, come al solito... E che non hai studiato, wow...- borbottò affranta, davvero stanca della scuola, e gettando uno sguardo con fare vacuo e irritato per la stanza prima di fermarsi sugli occhi azzurri del biondo. -E sei felice.-
Si rianimò, Cat, a quelle parole; lo aveva notato anche prima; ed ora, nel dirglielo lo aveva illuminato ancora di più.
-Già. Comunque gli altri ragazzi non ci sono, dovevano fare la spesa.- commentò impacciato, mettendosi comodo e a gambe conserte sul divano, in modo da guardarla meglio mentre lei si metteva più dritta e composta. -Anche tu sei felice, vedo.-
-Io? Felice? Ma se sono sommersa di studio, tanto che prendo pistola e dico "Bye bye."- borbottò con una smorfia, con le braccia contro al petto prima di sospirare e strizzare un occhio per le sue stesse parole, per poi fare un mezzo sorriso. -Ma sì, dai, tutto sommato sono felice.-
Cat ridacchiò, sistemandosi meglio la ciocca davanti all'occhio per metterla dietro l'orecchio, in modo da fargli vedere le sue pupille dorate prima di gettarsi su di lui, tra le sue braccia, e lasciandolo smarrito; volendo confortarlo con un abbraccio stretto, affettuoso e caldo.
-Cosa ti piacerebbe fare?- mormorò il biondo, stringendola di più a sé, affondando con il muso per quel contatto pieno di amore, assaporando il suo essere, tra l'incavo del suo collo e la spalla mentre la sentiva farsi pensierosa.
-Prima volevo chiederti una cosa, posso? Però non incupirti o altro.- borbottò lei ad un tratto, staccandosi e guardandolo negli occhi con un sorriso sincero.
-Va bene.- annuisce, riprendendo da terra il micio che era tornato a farsi coccolare dopo il suo pasto quotidiano.
-Allora... sei pronto a testimoniare contro tuo padre?-
L'aria si fece tesa tutto ad un tratto, tanto che Cat si pentì di aver parlato, ma voleva essere sicura della decisione del suo ragazzo.
Mikey la osservò stupito; si aspettava tutto fuorché quella precisa domanda che lo tormentava da un paio di giorni. Sapeva che doveva, ma la verità era che non lo sapeva nemmeno lui in realtà cosa sarebbe successo quel giorno, quando si sarebbe presentato in quel posto pieno di adulti che lo avrebbero guardato storto, o magari in modo gentile, ma sempre pronti a giudicarlo per ogni cosa, ogni movimento ed ogni sillaba che avrebbe pronunciato. Magari si sarebbe paralizzato dalla paura, magari la voce non sarebbe uscita dalle sue labbra, magari avrebbe deluso i suoi amici e la sua ragazza, rendendo, però fiero suo padre senza nemmeno volerlo. Però forse... Magari avrebbe avuto il coraggio, avrebbe esposto tutti i particolari mantenendosi nel giusto, evitando di incrociare gli occhi superbi e crudeli di quella persona così terribile che lo aveva adottato. O forse, forse non avrebbe detto davvero nulla, e non per paura, ma per proteggere lei, l'unica che si meritava un po' di sostegno e che aveva lasciato da sola. E si vergognava terribilmente di essersi dimenticata di lei da quando era arrivato al college, era stato crudele nei suoi confronti.
Chinò il capo, lasciando che le ciocche bionde si sovrapponessero davanti ai suoi occhi, dividendolo da quella ragazza che aspettava paziente, senza dargli fretta. Spalancò la bocca allora, pronto a parlare, ad esporre quei fatti, sperando che, magari, lei gli avrebbe consigliato la cosa migliore da fare. Peccato che non uscì niente, e non c'è ne fu nemmeno il tempo: la porta principale si aprì, lasciando entrare tutta la combriccola, allegra e sorridente, e piena di scatole di pizze.
-Ma ciao bella gente!- esclamò giuliva, Viola.
-Ciao.- salutò cordiale, Mikey, alzando anche una mano e sventolandola allegra mentre la sua ragazza fece una smorfia di disappunto per essere stata interrotta in quel momento così serio e denso: era certa che gli è lo avrebbe detto, bastava solo qualche secondo in più, si disse Cat.
-Dove siete state?- domandò gioioso, il biondo, facendo sopprimere i progetti omicidi di Cat che stava per aggredire le sue amiche, arrivate in un momento propizio; però, quella felicità in Mikey lasciò scemare ogni cosa, così sbuffò, alzando gli occhi al cielo e distendendosi contro il bracciolo del divano, al lato opposto.
-Siamo state a farci belle.- ridacchiò, Viola, serena, mettendosi comoda sulla poltrona.
-Ovvero: dall'estetista.- brontolò Gwen recandosi in cucina.
-Ci tocca, almeno una volta al mese.- mormorò Light, diretta più alle sue amiche che a Mikey.
-Poi siamo tornate nei nostri appartamenti, per darci una rinfrescata, e dopo siamo uscite incontrando loro.- spiegò Venus, indicando i ragazzi dietro di lei che andarono a mettersi comodi.
-E tu? Perché non sei andata con loro?- si fece curioso, Mikey, guardando Cat che era di tutt'altri pensieri.
-Io mi chiedo perché hanno spiegato uno alla volta, poteva semplicemente parlare solo Viola spiegando tutto... Ah?- guardò poi Mikey, Cat, intuendo la domanda che elaborò nella mente. -Eh, ci sono stata ieri, oggi avevo da fare.- mugugnò annoiata.
-Okay... Cos'è un'estetista?- domandò allora, il più giovane, mettendo in ordine nella testa tutte le informazioni, più i propri e incasinati pensieri, guardando la ragazza davanti a lei in attesa di una risposta.
-Semplice, è quella che ti fa le unghie, la maschera, la ceretta... Cose così. Principalmente si occupa della bellezza del corpo.- asserì Cat, gesticolando con una mano indifferente e sventolandola con noncuranza davanti al petto.
-Oh, va bene.- annuì il ragazzo, guardando poi i tre ragazzi che gli sorrisero pacati e affabili.
-Davvero non sapevi cos'era un'estetista?- domandò Raph, con un ghigno, quasi incredulo da quel fatto, ricevendo poi un cenno di assenso innocente dal biondo.
-Beh, cosa ne dite di giocare a qualcosa?- si avvicinò Gwen, sorseggiando il cartoncino di succo di frutta dalla cannuccia, e mettendosi seduta sul tappeto accanto a Raph.
-Cosa proponi?- chiese Donnie, togliendo gli occhi dal desktop solo per incrociare gli occhi di Viola che le si era chinata davanti dopo essersi piazzata in mezzo alla sua visuale, mettendosi poi sulle sue gambe sotto l'approvazione silenziosa del ragazzo.
-Sei così dolce quando arrossisci.- ridacchiò in un sussurrò, divertita per come fosse diventato simile ad un peperone.
-Ovviamente...- riprese Gwen, tossicchiando per farsi notare. -Giocare alla console. Rivincita?- e nel dirlo lanciò un'occhiata a Raph che ghignò superbo.
-Oh, la ragazza vuole assaggiare la polvere.- rise afferrando il controller.
-In pratica, quando dicevi "cosa ne dite di giocare?", intendevi: "Non vi rompe se gioco, vero?".- ipotizzò Light, guardandola storto ma anche scherzosa prima di ridere per la faccia sicura e determinata dell'amica che si mise a giocare senza nemmeno darle una risposta.
-Senti Leo... Ma davvero tuo padre vorrebbe aiutarmi?- gli si avvicinò, Mikey, per potergli parlare senza disturbare gli altri, guardando l'espressione sorpresa del ragazzo davanti a lui farsi poi serena e tranquilla.
-Certo, lui sarebbe molto felice di avere un altro figlio.- sorrise l'azzurro, scompigliandogli i capelli affettuoso, seduto per terra.
-Mhm.- annuì piano, mettendosi seduto in ginocchio, sempre più pensieroso sul da farsi per il tribunale.
-Tu sei felice? Di questo, intendo.-
-Oh, sì. Sarebbe molto bello, poi saremmo fratelli, no?- sorrise, con un peso in meno al cuore, che svanì, e parve come se della nebbia persistente si fosse sollevata per far spazio di più alla felicità; e, il ragazzo pregò che non tornasse più, non la voleva con sé quella nebbia, come non voleva nemmeno quella che restò e che teneva dentro, ma era così decisa a rimanere, annebbiandogli, a volte la mente.
-Già, ma lo siamo già ora. Siamo una famiglia, ricordi? E di certo non vuoi mettere in contrapposizione Raph, testardo com'è non sarebbe un'ottima scelta contraddirlo.- fece ironico, scaturendo le risate del più piccolo che gli diede più che ragione.
-Ascolta, Leo, ma... voi verrete con me, in tribunale?- tornò serio, con un velo di angoscia negli occhi.
-Ma certo, non ti lasciamo solo, soprattutto ad affrontare una prova così ardua. Ci siamo noi, tranquillo.- affermò sicuro.
-Grazie.- sorrise piano, Mikey, pensando che oramai l'unico dubbio rimaneva se testimoniare o meno, trovare la forza di farlo, o stare zitto... O forse rimanere in silenzio per proteggerla. Chissà come stava, si chiese, sconsolato.
-Riguardo a mio padre, dovrebbe venire a momenti. Sarò felice di farvelo conoscere.- attirò l'attenzione di tutti, l'azzurro.
-Fammi indovinare, dormirà qui?- chiese Light, con un mezzo sorriso ironico. -Ormai questa casa è diventata un albergo.- ridacchia.
-Oh, beh, resterà solo per il tribunale, poi tornerà al suo lavoro. Se ti crea disturbo, Donnie, può sempre andare a dormire in un albergo.-
-No, figurati Leo. A me fa piacere.- annuì Donnie, seduto adesso sul divano ma sempre con Viola sopra di lui che acclamava Gwen, incoraggiandola a vincere.
-Oh, ma taci! Devo vincere io!- esclamò Raph, brontolando, ma venendo subito rallegrato dall'enfasi di Mikey che si mise al suo fianco, facendo il tifo per lui, anche per distrarsi un po' dallo stress.
-Ed io che volevo passare del tempo con lui.- mormorò Cat, sconsolata, guardando il suo fidanzato per qualche istante prima di recarsi accanto a Leo. -Ohi, che mi dici? Sai, mi annoio, e non c'è nemmeno un gelato da mangiare.-
-Beh, nulla di particolare.- disse senza un pensiero preciso, guardando solo la partita, anche se si soffermò, alle volte, su Light, la quale preferiva ignorare quelle occhiate.
-Ti lascio alla tua ammirazione?- chiese, non sapendo che dire, più annoiata di prima.
-Di che parli?- balbettò, rosso in volto l'azzurro, ormai preso in flagrante.
Cat non si trattenne e scoppiò a ridere, divertita per quella faccia, e attirando così l'attenzione di tutti, tranne dei due giocatori: per loro distrarsi sarebbe equivalso a morire. Per un motivo o per un altro, magari contagiati dalla risata della ragazza, la seguirono tutti a ruota, propagando quel suono così allegro per tutta la casa, illuminando ogni spiraglio di oscurità che poteva prendere Michelangelo di soppiatto, per via di tutti quei dubbi che si portava dietro; ma lasciando un Leonardo davvero rosso e imbarazzato in balia della situazione che era nata e che pareva a suo svantaggio.
-Okay, okay...- mormorò lui quando decise di calmarsi e sospirò, chiudendo gli occhi e mugugnando, davvero non sapendo come fare a farsi avanti con Light.
-Vuoi consigli? Tanto mi annoio.- borbottò Cat, ancora con il sorriso sulle labbra per le risate di poco fa.
-Ecco... No, grazie. Preferisco agire da me, seguire me stesso. Non avrebbe senso conquistarla grazie a dei suggerimenti presi da altri, sarei più fiero di colpirla sfruttando le mie capacità e il mio amore..-
-Sì, sì... Come sei sdolcinato.- brontolò lei, con un tono però scherzoso, e andandosene via dopo avergli fatto "Ciao." con la mano.
Leonardo la guardò allontanarsi e poi sorrise, intenerendosi nell'incrociare lo sguardo di Light che però deviò subito il capo verso la televisione, con la mano a reggerle il mento, in una posa tanto elegante quanto sicura. Il ragazzo sospirò, optando ad attendere un momento dove sarebbero stati soli, o magari le avrebbe chiesto un appuntamento insieme per la sera seguente. Ormai però era deciso, avrebbe chiarito con lei i suoi sentimenti, e avrebbe accettato ogni conseguenza; e anche se sperava che avrebbe ricambiato, la paura e la mente gli imponevano a pensare il contrario, tormentandolo e costringendolo a sentirsi male e triste già senza aver prima udito la conferma dalle labbra sottili e delicate della ragazza in questione. Scuoté il capo per non distrarsi, fermamente convinto delle sue prossime intenzioni, e così fece, cercando solo di essere sicuro di sé mentre sentì la voce imponente di Raph sollevarsi di colpo e alzarsi in simultanea anche per esultare l'ennesima vittoria.
-Basta, ho capito che è il gioco ad essere taroccato.- comprese Gwen, stanca e adirata più che mai.
-Ma se ci avevi anche vinto, tu.- le fece notare, Light, ridendo.
-Quella è stata un'eccezione; oppure si vede che la mia vittoria lo ha fatto andare in tilt.- ragionò Gwen, concreta solo per la sua mente.
-Ah ah, come no. Resta il fatto che ho vinto... Ancora.- proclamò Raph, soddisfatto.
-E' una vittoria falsa.- asserrì Gwen, offesa e scorbutica.
-Per te.- ribadì il rosso, con una smorfia.
-Sì, okay. Abbiamo capito, ora basta.- provò a frenarli, Viola, ma fu tutto inutile, anzi, i due iniziarono a litigare anche con più enfasi di prima. -Ma... vogliamo parlare dei capelli di Cat?- cercò di distogliere la loro attenzione dal gioco, riuscendoci solo con Mikey che si voltò verso la propria ragazza con occhi grandi e meravigliati, dandosi dello stupido per non essersene accorto prima.
-Già, ammiratemi in tutta la mia ricciolosità.- sorrise la suddetta, facendo ondeggiare le ciocche piene di boccoli di ricci, con Mikey che le sorrise, gentile:
-Sei sempre da ammirare.-
Leonardo sospirò, ignorando il caos che c'era per dedicarsi ad un unico pensiero: imbarazzato e felice non voleva demordere senza provarci. Senza darla vinta alla paura si mise in piedi, incamminandosi verso Light approfittando che si fosse diretta in cucina, in quel momento isolata. Le si affiancò, sorridendole vivace mentre lei lo osservava curioso e sempre con quel cipiglio serio, chiudendo il rubinetto dopo aver riempito d'acqua il bicchiere.
-Volevo parlarti, posso?- iniziò l'azzurro, sfregandosi i capelli con fare più nervoso di quanto immaginasse.
-Certo.- affermò lei, tranquilla; posando poi il bicchiere dentro la credenza dopo averlo lavato e risciacquato, sedendosi sullo sgabello, in attesa e leggermente curiosa come dimostrava il suo volto.
-Ascolta, io... Sento qualcosa dentro di me ogni volta che incrocio il tuo sguardo, e quando lo ricambi il mio cuore si riempie di gioia. Adoro il modo in cui sorridi, il modo in cui ti vesti, il tuo carattere di mille sfaccettature... Tu mi piaci, Light.- concluse con un sorriso, sentendosi davvero sereno e appagato con il cuore, ma che si appesantì di colpo nel vedere la ragazza muta e seria difronte a quelle parole, con gli occhi gelidi e indifferenti.
-Beh... Ti ringrazio.- si limitò a dire, lei, annuendo e alzandosi; regalandogli un dolce bacio sulla guancia decise di allontanarsi, uscendo dalla cucina per poi correre via dopo aver salutato tutti: Era giunto il momento, per lei, di chiarirsi con i suoi sentimenti, si disse.
Leonardo rimase un attimo confuso e ferito prima di sospirare e cadere di peso sullo sgabello, depresso; chinando il capo e portandolo sul tavolo, nascosto nell'incavo delle braccia che mise conserte sopra il ripiano di legno, mugugnò mogio. Non sapeva se aveva fatto un'errore, se era stato un'idiota, magari troppo frettoloso; oppure lei non provava le stesse cose; o forse tutte e quattro.


Un bussare leggero e pacato dissolse molti dai loro pensieri e da quello in cui si stavano destreggiando fino ad un attimo fa, facendoli voltare in simultanea verso l'origine della fonte con fare curioso e leggiadro. Si guardarono in silenzio, ma alcuni, come Mikey, parlottarono curiosi di chi fosse l'identità oltre la porta mentre alcune ragazze continuavano a domandarsi sul perché la loro amica le avesse abbandonate così, ma credendo, a quel bussare, che fosse tornata attesero la sua apertura.
Il genio decise di alzarsi per andare a vedere di persona, anche per il fatto che fosse lui il padrone di casa, e in parte gli spettava quel compito; si incamminò lanciando un'occhiata malinconica a Leo, ancora riverso sul tavolo, mogio, da quando Light era andata via; non aveva udito quello che si erano detti, ma era certo che il ragazzo si fosse dichiarato e che fosse andata male. Sospirò, Donatello, arrivando a destinazione e adagiando la mano sulla maniglia prima di tirarla verso il basso e far scorrere la porta con pacata lentezza, senza alcuna fretta, in fondo quella persona si era limitata a bussare solo due volte al primo momento, senza ripetersi, ma avendo la compostezza e la pazienza di attendere, come pochi.
Donnie rimase lievemente confuso, ma sorrise cordiale alla figura di un uomo muscoloso, e che dava l'impressione fresca anche se si vedeva che era di una certa età, con i capelli neri e gli occhi dorati, muscoloso e atletico, vestito da un kimono marrone e con una valigia del medesimo colore, nella mano.
-Salve, sono il padre di Leo.-

 
  
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