Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Celty23    23/11/2017    4 recensioni
Rin è una studentessa universitaria, la sua vita è normale e tranquilla, esce con le sue amiche come una qualsiasi ragazza. Negli ultimi giorni però strani sogni le tormentano il sonno, un paio di occhi dorati la osservano e quando finalmente si sveglia non si ricorda più nulla.
Sesshoumaru si deve fingere un essere umano insieme ad Inuyasha per poter vivere in tranquillità, circa cinquecento anni sono passati dallo scontro con Naraku, cinquecento anni e lui è stanco.
Una oneshot in due capitoli con due punti di vista differenti, che narrano però la stessa vicenda. Il primo raccontato dalla dolce Rin, il secondo dal bel demone Sesshoumaru, che vi chiarirà meglio le idee e vi spiegherà cosa è successo.
Spero di avervi incuriosito! faccio abbastanza pena a fare le introduzioni...
Coppia principale Rin/Sesshoumaru, accenni Kagome/Inuyasha
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Angolo Autrice
Faccio un piccolo spazio iniziale per spiegare un paio di cose! Ho aggiunto la nota OOC perché Sesshoumaru potrà sembrare molto fuori dal personaggio, ma il motivo verrà spiegato nel prossimo capitolo, quindi non linciatemi o quanto meno aspettate!
A un certo punto ho lasciato i segni di discorso aperto "«»" vuoti, non è un errore, Rin dice qualcosa ma non se lo ricorda quindi non lo sapete nemmeno voi eheh (sono sadica), ma lo scoprirete nel prossimo capitolo!





Cuffie nelle orecchie, musica a palla, spotify aveva fatto partire una canzone che non conosceva ma che le dava la giusta carica per concludere quella giornata nel migliore dei modi. I corti capelli neri ondeggiavano al ritmo veloce dei suoi passi, facendole un leggero solletico sulle spalle, ma non gli diede troppo peso. Finalmente aveva raggiunto il binario giusto, e il treno si era appena fermato per far salire i passeggeri. Appena in tempo!
Si sedette nel primo posto libero e appoggiò la borsa in quello accanto, recuperando finalmente fiato per la corsa appena fatta, prendeva i treni sempre all'ultimo minuto ed ormai era un anno che andava in università eppure non riusciva ancora ad arrivare in anticipo. Sorrise al suo riflesso sul vetro della finestra, in fondo non le importava così tanto, anche se avrebbe fatto volentieri a meno delle sgridate delle sue amiche.
Lentamente il vagone iniziò a muoversi acquistando sempre più velocità e facendo scorrere il paesaggio fuori, case sfrecciavano insieme agli alberi sembrando un quadro di Van Gogh, ma Rin non gli prestò grande attenzione, concentrandosi più su se stessa e sul riflesso che la osservava a sua volta.
Gli occhi scuri e accesi, contornati da una leggera matita nera, erano curiosi, i corti capelli ebano erano leggermente mossi e le carezzavano le spalle mentre una frangetta le copriva la fronte, istintivamente portò una mano a giocare con una ciocca mentre con la mente ripensava al motivo per cui li aveva tagliati.
Al liceo era famosa per la sua lunga chioma corvina e per il buffo ciuffo più corto che le spuntava dal lato destro della testa, la faceva sembrare un’eterna bambina, ma lei non era mai riuscita ad accorciarli, finché non aveva scoperto di aver passato il test di medicina. Aveva deciso di dare un taglio, letteralmente, alla vecchia se stessa, sarebbe stata attenta, brava, sarebbe arrivata a lezione puntuale e avrebbe studiato di volta in volta, e come promemoria si era accorciata i capelli, ma alla fine così non era stato. Sorrise, non era certo un cambio di pettinatura a cambiare il suo modo di essere, cioè Rin.
La musica era cambiata ed era partita una canzone molto più calma e rilassante, e mentre ripensava a quell’anno e a quanto fosse passato in fretta si addormentò, non preoccupandosi per la fermata del treno, in quanto era il capolinea.
Un paio di occhi dorati la fissavano insistentemente, a prima vista sembravano freddi e crudeli e le facevano venire i brividi, ma più li guardava più vedeva che così non era, il colore assomigliava a dell’ambra liquida e la pupilla era allungava in verticale come i felini. Questi occhi la osservavano a sua volta, trasmettendole calore e protezione, facendola sentire a casa e amata, sentiva che ormai si stava svegliando, eppure non voleva perché sapeva che non si sarebbe ricordata di quel sogno.
Il treno sussultò un’ultima volta e la voce meccanica preregistrata dell’altoparlante annunciò che erano arrivati al capolinea, ringraziando di aver viaggiato con loro. Rin si stropicciò gli occhi e recuperò lo zaino mentre si copriva con una mano lo sbadiglio, velocemente scese dal treno e controllò l’ora sul cellulare, aveva circa venti minuti prima che Kagome arrivasse a casa sua, poteva camminare con calma.

«Rin sei in ritardo!» La povera ragazza non aveva fatto in tempo a girare l’angolo della strada, dove si trovava casa sua, che una ragazza dai lunghi capelli neri legati in una treccia l’aveva assalita mettendosi in posizione di rimprovero, guance gonfie e braccia incrociate sotto il petto.
«Kagome in realtà sei tu in anticipo!» Rin sospirò con un mezzo sorriso sul volto, mentre l’amica le faceva la linguaccia in risposta. «Si tratta di Hojo?» Kagome annuì e a quel punto Rin aprì la casa e la fece entrare, mettendo subito a bollire un pentolino d’acqua per farsi una bella tisana.
«Ka-chan… Ti rendi conto che passate il tempo a litigare? Cosa è successo questa volta?...»
Kagome prese il cuscino a forma di cuore che era sul divano e lo abbracciò nascondendosi il volto, ormai era diventato il suo cuscino personale e ogni volta che succedeva qualcosa lo andava ad abbracciare.
«Hai presente il concerto che c’è fra due settimane?...»
«Quello degli Hammerfall?... Non dirmi che…»
«E invece sì… Non vuole che io vada ad ascoltarli… Non gli piace il genere e dice che mi rovino le orecchie e basta ad ascoltarli con le cuffie, dal vivo diventerei sorda…» Rin sbuffò esasperata mentre preparava le due tazze con dentro una bustina di zenzero e limone.
Da quando Kagome si era messa con Hojo era sempre andata così, lui la sopprimeva, non la faceva uscire più con i suoi amici maschi, le impediva di seguire le sue passioni e i suoi hobby e ora non la faceva nemmeno andare al concerto del suo gruppo preferito. Il fatto più grave era che Kagome non riusciva a mollarlo.
«Dimmi che ci andrai lo stesso… Non hanno senso le sue proteste e tu lo sai!»
«Ma Rin…» La ragazza la interruppe prima che potesse dire altro «Niente “Ma Rin!” sono sei mesi che mi ripeti la stessa frase, una relazione per poter funzionare ha bisogno che le due parti facciano sacrifici… Ma in questi mesi lui non ha “sacrificato” un bel niente!» Le passò la tisana e poi si sedette accanto a lei sorseggiando e aspettando una risposta.
Aveva conosciuto Kagome le prime settimane di università, anche lei faceva medicina ma era di tre anni più grande di lei, nonostante questo però avevano subito legato e da allora si vedevano quasi sempre per uscire o vedere un film.
«Lo so… Questa volta non l’avrà vinta!» Rin sorrise gentile, Kagome era una vera e propria combattente, anche se spesso, e secondo lei per colpa di Hojo, in quel periodo era sempre giù di morale.
«Brava la mia ragazza! Sappi che io sono sempre dalla tua parte!» L’abbracciò scoppiando a ridere entrambe per la felicità, erano diventate come sorelle ormai.
«Allora che film guardiamo? Uno sparatutto di quelli che piacciono a te?» Rin ci pensò un momento, adorava quei film, ma in quel momento aveva voglia di altro.
«No, che ne pensi di Orgoglio e Pregiudizio? Mi è venuta voglia di un film romantico»

Il giorno dopo era simile a quello precedente, la mattina lezioni in università mentre il pomeriggio libero, solitamente pranzava con Kagome ma quel giorno l’amica aveva un appuntamento con un professore e quindi era completamente sola. Di andare a casa a mangiare e poltrire sul divano non aveva voglia, così aveva preso il treno e si era diretta in centro città, decidendo di prendere una pizza da Luini e poi girare per i negozi.
Non aveva trovato nulla per tutto il pomeriggio, aveva passato le ore a girare ma non aveva trovato nulla che attirasse la sua attenzione, nessun vestito, nessun oggettino, ormai era tardo pomeriggio ed era entrata da Flying Tiger solo per abitudine, ma neanche lì c’era nulla.
Sbuffò e infastidita si diresse verso l’uscita del negozio, quando però un piccolo quaderno attirò la sua attenzione, era in cuoio blu scuro e sulla copertina non c’era altro se non uno spicchio di luna crescente argentata. Le pagine interne erano bianche, niente righe o quadretti, ma un vuoto quasi inquietante, asfissiante.
Lo rischiuse e senza pensarci due volte lo comprò infilandoselo nello zaino subito dopo, con movimenti automatici tornò alla stazione, si infilò le cuffie nelle orecchie e fece partire una playlist casuale, ritrovandosi i Rammstein con Amerika. Non male, aveva bisogno di una canzone che non le permettesse nemmeno di pensare.
Senza accorgersene prese il treno e si sedette vicino al finestrino ad osservare il paesaggio che scorreva, mentre la musica le pompava nella testa, recuperò quel quadernino, osservandolo più attentamente e ragionando cosa ci avrebbe potuto fare. Prese una penna dallo zaino sperando che tenendola in mano le sarebbe venuta qualche idea, ma così non fu, le spiaceva usarlo per scriverci gli appunti in università perché era troppo bello, ma non le veniva in mente altro.
Sbuffando tornò a guardare fuori mentre la canzone cambiava, bastarono poche note a farla addormentare profondamente, con ancora in mano il quaderno e la penna.
Gli occhi ambrati del giorno precedente erano ancora immersi nell’oscurità, la stavano attendendo e quando lei ci posò il suo sguardo li vide quasi sospirare, come se si fossero preoccupati a non vederla. Li osservò nei minimi dettagli, le sembravano lontani e familiari, sapeva di conoscerli ma non si ricordava a chi appartenessero, eppure sentiva che era qualcuno di importante.
Una frenata improvvisa del treno la fece svegliare, si guardò attorno disorientata ma capì in fretta che erano fermi fra due fermate, come quasi ogni giorno. Il quaderno e la penna erano volati via a causa della frenata e dovette cercarli sotto i sedili, per sua fortuna l’intero vagone era vuoto, quando li trovò sul primo scoprì il disegno di un occhio che la osservava. Lo richiuse di scatto prendendo un profondo respiro, contò fino a tre e lo riaprì, trovandolo ancora lì ad osservarla.
Si risedette sconcertata, lei non sapeva disegnare, non sapeva nemmeno disegnare un omino stilizzato, eppure doveva averlo fatto lei quell’occhio. Lo guardò sperando che potesse dargli qualche risposte, ma ovviamente non si mise a parlare, era un occhio maschile, nonostante avesse i lineamenti delicati, e osservava ciò che lo circondava con superiorità.
Sorrise leggermente e mise nello zaino il tutto, alla fine a tutti succedeva qualcosa di inspiegabile nella vita, era solo arrivata la sua volta. Si mise comoda sulla poltrona e chiuse gli occhi, attendendo che il treno ricominciasse il suo giro.

«Quindi…» Rin prese la tazza di thé fumante che aveva appena preparato e la porse a Kagome «Cosa è successo di così emozionante da venire a trovarmi di domenica mattina?!» L’amica stava letteralmente saltellando sul suo divano per la gioia, il motivo però per Rin era ancora un mistero, ma vederla così sorridente le scaldava il cuore facendole ignorare la vocina nella testa che la implorava di tornare a letto.
«Oh Rin! Scusami davvero, so che in questa settimana non stai dormendo molto…» Non era esattamente vero… La corvina dormiva in continuazione, appena si sedeva sul treno si addormentava, quando guardava un film, una volta le era successo pure a lezione. Però non si riposava, era un sonno agitato e faceva un sogno strano che la turbava, ma quando si svegliava non si ricordava più nulla, e il quaderno con la falce di luna che aveva preso una settimana prima era ormai pieno di disegni di occhi, che la osservavano.
«Ma ieri sera mi sono vista con Hojo e l’ho mollato!» A Rin andò di traverso il caffè che stava bevendo, iniziando a tossire violentemente, ma nonostante questo riuscì comunque a chiedere «Cosa?!»
«Ero andata a dirgli che io sarei andata a quel concerto, avevo deciso di impuntarmi seguendo finalmente il tuo consiglio! A quel punto ci siamo messi a discutere e non so bene nemmeno io come sei saltata fuori tu!» Per enfatizzare la cosa Kagome la indicò con un dito, sempre senza perdere il suo sorriso. «Hojo diceva che eri una cattiva influenza su di me, che avrei dovuto troncare la nostra amicizia e smetterla di frequentarmi con te. A quel punto non ci ho più visto, e l’ho mollato! Sono uscita da casa sua sbattendo la porta e una volta arrivata a casa mi sono accorta di essermi tolta un peso enorme dal petto!»
Rin rise, non capendo se la sua amica era impazzita completamente o stesse dicendo sul serio, mentre Kagome le prese le mani stringendole nelle proprie.
«Rin tu sei sempre stata dalla mia parte, anche se non ti è mai piaciuto Hojo non hai smesso di frequentarmi, mi tiravi su di morale quando litigavamo e mi accoglievi in casa tua quando volevo piangere in pace… Quando mi ha detto che non potevo più vederti o sentirti mi sono sentita persa… Avrei avuto altre amiche con cui uscire, ma con chi potevo fare cagate come con te? Sei la mia migliore amica, il prossimo ragazzo deve avere la tua approvazione, e deve permetterci di vederci!» La ragazza non sapeva cosa dire, era onorata della considerazione che Kagome aveva di lei, felice che finalmente stesse bene e avesse ricominciato a sorridere, e si sentiva in colpa per non averle raccontato di quel quaderno.
«Ka-chan…»
«Ah! Non voglio sentire nulla, mi devi aiutare a scegliere un vestito per stasera, poi il trucco, i capelli…»
«Frena frena… Cosa succede stasera?»
«Andiamo ad un incontro al buio in un locale che conosco!»
«Hai appena concluso una relazione, non dovresti tipo… Non so, non essere pronta, decidere di darla a tutti finché sei giovane?» Entrambe risero per la battuta, ma Rin era seriamente preoccupata per lei.
«Non dire scemenze! Quella con Hojo non può nemmeno essere considerata una relazione! E poi mica mi devo sposare con quello che incontro stasera, diciamo che ho un buon presentimento!»
Kagome non le diede il tempo di replicare che la trascinò in camera sua scegliendole i vestiti da mettere per uscire e guardando se aveva qualcosa per la serata, la ragazza sorrise mentre si cambiava, con Kagome era sempre così, era un uragano di emozioni e sentimenti, ed era talmente testarda che non sarebbe riuscita a farle cambiare idea facilmente. E in fondo anche lei aveva una buona sensazione.

Quella giornata era passata fin troppo velocemente per i gusti di Rin, avevano girato tutti i negozi che conoscevano e che non avevano nemmeno mai sentito nominare, si erano divertite come facevano un tempo, ridendo e scherzando su tutto. Ma ora erano in quel maledetto locale e Rin avrebbe tanto voluto tornare a casa, non le piacevano quei posti, non perché non credesse che l’amore poteva nascere in un incontro al buio, la vita era perennemente un punto interrogativo. Era lei che non si sentiva adatta a quei posti, era come se il suo cuore le dicesse che non era lì che avrebbe incontrato il suo principe azzurro, ma sarebbe rimasta per la sua amica.
Guardò Kagome e la vide raggiante, aveva scelto di indossare un semplice jeans blu che le fasciava le gambe e il fondoschiena in maniera perfetta, mostrando le curve che aveva ma senza essere volgare. Sopra invece indossava una maglietta senza maniche nera brillantinata, risaliva fino al collo circondandoglielo come un collarino e le lasciava la schiena scoperta. Non voleva apparire troppo elegante né troppo sciatta, alla fine voleva essere se stessa e voleva che così rimanesse anche nella prossima relazione. Rin sorrise e la abbracciò da dietro cogliendola di sorpresa.
«Rin ma che fai? Mi hai spaventato!»
«Ah grazie! Mi avevi preso per un maniaco forse?» La ragazza gonfiò le guance facendo la finta offesa mentre Kagome rideva «Qualche bel fusto ha attirato la tua attenzione?»
«Al momento no! Ma è ancora presto, vado a prendere il nostro numero» Si separarono e Rin decise di guardarsi attorno, magari il suo intuito si sbagliava e il principe azzurro era davvero lì.
Un ragazzo attirò la sua attenzione, aveva lunghi capelli neri tenuti a bada da un berretto rosso scuro, indossava una T-shirt nera dei Nirvana che metteva in risalto il fisico allenato e muscoloso. Gli occhi color pece osservavano un punto preciso della sala e non si volevano staccare da lì, seguivano Kagome ovunque andasse e quando la perdeva nella folla poteva leggere l’ansia attanagliarlo.
Rin sorrise, le faceva tenerezza quel ragazzo, non sembrava un maniaco che voleva approfittarsi di lei solo per una notte d’avventura, si comportava quasi avesse avuto un colpo di fulmine nel vedere la sua amica, e che la stava aspettando da secoli. La voce della organizzatrice la distolse dai suoi pensieri.
«Grazie a tutti di essere venuti qui stasera! Purtroppo uno dei signori ha deciso di ritirarsi da questo incontro, quindi ci sarà una donzella in più, ma spero che questo non sia un problema! E ora tutti ai propri posti!» Rin andò a sedersi accanto a Kagome mentre gli uomini si sistemavano in fronte a loro, attendendo di potersi sedere.
Rin alzò lo sguardo e vide il ragazzo di prima davanti a sé, continuava ad osservare Kagome con la trepidazione negli occhi, mentre spostava il peso da un piede all’altro segno dell’ansia che aumentava. La corvina sorrise, le sembrava un cagnolino abbandonato che cercava attenzioni e coccole.
La donna diede il segnale e gli uomini si sedettero impazienti, mentre la ragazza sorrideva divertita della situazione.
«Buona sera! Io sono Inuyasha tu…»
«Sìsì interessante…» Rin lo interruppe prima che potesse dire altro «Ho visto che sei interessato alla mia amica qua accanto, che intenzioni hai?» Il poveretto era arrossito fino alla punta delle orecchie, gli occhi scuri erano corsi istintivamente verso Kagome per poi tornare su di lei.
«Beh ecco… Mi incuriosisce? Non voglio ferirla quindi puoi stare tranquilla... E’ difficile da spiegare…» Iniziò a massaggiarsi la testa per il nervosismo tenendo lo sguardo basso e attendendo una sua risposta.
«Perfetto, perché in caso contrario te la vedrai con me! Allora, le piacciono i dolci e mangiare in generale, non portarla in un ristorante vegetariano o vegano, adora la carne…» Il ragazzo annuiva animatamente e Rin avrebbe scommesso che se avesse potuto avrebbe preso nota delle informazioni che gli stava dando.
«Le piacciono vari generi musicali, ma in particolare il rock e il suo gruppo preferito sono gli Hammerfall! Adora i film romantici ma spesso e volentieri guarda anche quelli d’azione… In questo minuto falla parlare di sé, ascoltala, mi raccomando, e cercate degli interessi comuni!»
Inuyasha non fece in tempo a ringraziarla che il timer era suonato, segnando la fine del tempo a disposizione e facendo ruotare gli uomini presenti. Kagome guardò il ragazzo sorridendo e lui arrossì leggermente, dando un’ultima occhiata a Rin prima di prendere un profondo respiro e sorridere a sua volta.
«Piacere io …»
«Oddio che crampi… Non mi sento bene!» La corvina si alzò tenendosi lo stomaco e recuperando velocemente la borsa e la felpa. L’organizzatrice la raggiunse poco prima che arrivasse all’uscita per sincerarsi delle sue condizioni, mentre in lontananza Kagome la guardava preoccupata.
«Mi spiace tanto ma credo che andrò a casa!» Uscì in fretta e finse di stare male ancora per qualche passo, per poi cominciare a camminare normalmente recuperando il cellulare per scrivere all’amica che stava bene e per augurarle buona fortuna.
Nonostante si era ripromessa di rimanere tutta la serata con Kagome per proteggerla e assicurarsi che stesse bene, dopo aver visto quel ragazzo e il suo interesse per la ragazza aveva deciso che era meglio lasciarli soli, evitando così di essere il terzo incomodo. Nonostante fosse quasi estate l’aria era fresca e quando il vento soffiava le faceva venire la pelle d’oca, aumentando così il passo per raggiungere prima la stazione, se ricordava bene un treno doveva partire di lì a pochi minuti.
Riuscì a prenderlo per un soffio, le porte si chiusero l’istante dopo che era salita facendole ringraziare la sua buona stella per la fortuna che aveva e che le permise di trovare un posto a sedere nonostante la folla di gente che riempiva il vagone.
Pochi secondi seduta sulla poltroncina e si addormentò come ormai ogni volta in quella settimana, iniziando a sognare quegli occhi ambrati che la chiamavano per nome, scaldandola dal profondo e desiderando di non svegliarsi, perché non se li sarebbe ricordati.
Si sentì scuotere leggermente e aprì le palpebre pigramente, cercando di capire chi la stesse disturbando, ritrovandosi davanti un uomo sulla trentina che la guardava irritato con una punta di superiorità.
«»
Si svegliò completamente quando vide l’uomo cambiare espressione e spalancare gli occhi nero pece sorpresi, per cosa però lei non lo sapeva.
«Eh? Scusi mi ero appisolata stava dicendo qualcosa?» Lui non rispose subito lasciandole un breve momento per osservarlo, i capelli lunghi e corvini erano legati in una coda bassa lasciata cadere su una spalla, mentre un completo elegante gli fasciava il fisico magro ma muscoloso.
«Ho detto che il treno è arrivato al capolinea…» La voce era profonda e irritata, mentre gli occhi la scrutavano nei minimi particolari, persi in chissà quali pensieri.
«Grazie mille…» La ragazza recuperò la borsa e uscì, lasciandosi alle spalle quell’uomo misterioso e la strana serata che stava finalmente giungendo a termine, pochi minuti e sarebbe stata nel suo comodo letto a dormire, e a tormentarsi per quel sogno senza fine.

La sveglia del lunedì suonò, più fastidiosa che mai, come aveva previsto Rin aveva dormito tutta la notte senza mai svegliarsi, ma non si sentiva affatto riposata, era sudata fradicia e il cuore le batteva a mille senza un apparente motivo. Aveva bisogno di una doccia fresca, non poteva andare a lezione in quella maniera.
Come sua abitudine prese il treno appena in tempo, si sedette con la musica nelle orecchie e iniziò ad osservare il panorama scorrere fuori dalla finestra. Poco dopo il cellulare vibrò, segnalandole l’arrivo di un messaggio da parte di Kagome.
“Rin! Non osare mai più abbandonarmi così! Soprattutto se non è vero che stai male…
E ti devo ringraziare per avermi lasciato sola! Ho conosciuto un ragazzo davvero simpatico, e anche molto affascinante. Ma tranquilla non intendo correre! Abbiamo tantissimi interessi in comune e non so… Mi sembra di averlo già visto da qualche parte… Forse nella mia vita precedente!
Ci vediamo mercoledì per il film <3”
La ragazza sorrise e dentro di sé sperò che il ragazzo di cui parlava fosse quell’Inuyasha, riuscì a risponderle che era curiosa e che le doveva raccontare tutto quanto prima di addormentarsi nuovamente.
Non seppe quanto tempo era passato, aveva già superato la sua fermata, o era ancora in tempo? Non lo sapeva… Sapeva però che il suo corpo si era appena mosso da solo, andando ad afferrare qualcosa impedendole di andare via.
«»
Aprì gli occhi mezza addormentata per capire cosa fosse successo questa volta, ritrovandosi davanti l’uomo della sera precedente osservarla con stupore, gli occhi neri erano spalancati e la guardavano come se fosse un enigma che non riusciva a decifrare. Rin guardò cosa aveva afferrato e vide che stava trattenendo quello sconosciuto per un braccio, impedendogli di scendere alla sua fermata.
«Scusi! Non so che mi sia preso, stavo dormendo e…» Non sapeva nemmeno lei come spiegare le sue azioni, non aveva mai sofferto di sonnambulismo e in vent’anni di vita non le erano mai capitati eventi del genere, va bene quell’evento inspiegabile, ma qui andava ben oltre.
Gli lasciò il braccio borbottando altre scuse pregando che l’uomo la ignorasse semplicemente e scendesse alla sua fermata, ma le porte si chiusero e lui rimanesse lì, quando il treno partì lui si risedette accanto a lei continuando a fissarla insistentemente.
«Ho fatto o detto qualcosa?...» L’uomo non rispose e a quel punto Rin decise di ignorarlo, o almeno provarci, ricominciando ad ascoltare la musica.
Avrebbe dovuto averne paura, considerarlo un maniaco e forse cambiare posto a sedere, eppure sentiva che non era così, che la sua era semplice curiosità, e che non le avrebbe mai fatto nulla di male. Doveva andare a farsi vedere da un medico, ma da uno bravo.
Sorprendentemente non si riaddormentò più, Spotify metteva su canzoni che non aveva mai sentito mentre il panorama scorreva veloce fuori dal finestrino, mescolando i colori degli alberi e delle case diventando un quadro unico. Due fermate dopo scese dal treno, si aspettava quasi che quell’uomo misterioso scendesse con lei, la fermasse per chiederle il nome o qualcos’altro, come succedeva spesso nei libri o nei film romantici. Così però non fu, lei arrivò in aula dove avrebbe avuto lezione di istologia e lui rimase seduto sulla scomoda poltroncina blu sbiadito dal tempo e dall’usura, lasciandole una strana sensazione di abbandono nel petto.

La giornata fu densa e impegnativa, Rin non ebbe più tempo per poter pensare a quell’uomo troppo presa a seguire le lezioni e a prendere appunti. L’unico momento in cui avrebbe potuto cercare di capire quello strano sentimento era durante la pausa pranzo, ma nonostante il messaggio di quella mattina, Kagome non aveva resistito ed era venuta in università apposta per raccontarle come era andata la serata precedente. Scoprì che il ragazzo in questione era proprio quello a cui aveva dato consigli, Inuyasha, che sarebbe stato anche lui al concerto degli Hammerfall il prossimo weekend e che si erano dati appuntamento per rivedersi il giorno prima, per conoscersi un po’ meglio. Rin sorrise e commentò tutto quello che le narrava l’amica, preoccupandosi per lei e gioendo internamente per come le cose stessero andando sempre meglio, ma non riuscì a raccontarle di quello che era successo a lei e dei suoi strani sogni. Se era perché non aveva avuto occasione o perché non volesse lei non lo sapeva ancora.
L’ultima lezione doveva finire per le diciotto, ma il professore voleva finire assolutamente l’argomento, andando avanti nonostante l’orario e facendole perdere il treno e costringendola a prendere quello dopo. Rin ormai si era quasi scordata dell’accaduto di quella mattina, troppo stanca e stressata per poter anche solo pensare.
Meccanicamente si sedette e posizionò lo zaino accanto a sé, fuori il cielo stava scurendo, passando da azzurro a un blu sempre più intenso e scuro, le persone dentro la carrozza con lei apparivano stanche e nervose. Alcune dormivano beate, altre chiacchieravano tra di loro raccontandosi la giornata, un paio leggevano un libro e gli ultimi o parlavano al cellulare o ascoltavano la musica.
La ragazza prese il quadernino che aveva comprato la settimana precedente, incominciando a sfogliarlo attendendo che il sonno la prendesse come ormai succedeva abitualmente, ma così non fu. Guardò quegli occhi osservarla da diverse angolazioni e con diverse emozioni, mentre la folla scendeva e saliva dal vagone, lasciandola infine sola attendendo che l’ultima fermata arrivasse.
Rin non aveva mai fatto così tardi e il buio che la circondava una volta scesa la opprimeva, le strade che faceva quotidianamente e senza nemmeno pensarci alla luce del sole ora la facevano tremare di paura. Prese un profondo respiro e in borsa cerco lo spray al peperoncino, forse era una sciocchezza, ma si sentiva più sicura ad averlo in mano.
Diversi lampioni illuminavano le strade appena fuori la stazione, una che conduceva a destra e una a sinistra, senza voltarsi iniziò a percorrere la prima a passo svelto, non vedendo l’ora di essere a casa sotto le coperto con una tazza di thè.
Eppure…
Rallentò il passo, sentendo qualcosa chiamarla, fermandosi completamente quando si rese conto che era qualcuno.
Si girò ma non vide nessuno, se non i lampioni che con le loro luci calde e fredde, mostravano la strada e gli alberi, nulla di più, ma soprattutto nessuno che la chiamava.
Eppure… Quella voce era così familiare…
“Rin…”
I piedi si mossero da soli, titubanti fecero un passo e poi un altro, attendendo che i ricordi le rivelassero a chi appartenesse quella voce, mentre emozioni contrastanti iniziavano a invaderle il petto e la mente.
Doveva fuggire e raggiungere casa che era un luogo sicuro, dietro un angolo poteva sbucare uno stupratore.
Doveva proseguire e incontrare quella persona, il petto le si scaldava e sentiva le farfalle nello stomaco, mentre gli occhi scuri iniziavano a pizzicare.
“Rin…”
Un lampione che prima era spento diede un leggero segno di vita, illuminando una figura bianca dai lunghi capelli argentei, ma rinascondendolo nelle ombre pochi istanti dopo.
“Rin!”
Ricominciò a camminare stavolta senza esitazione, lasciando cadere in borsa lo spray che aveva recuperato prima, dimenticandosi completamente della sua sicurezza. Doveva vedere nuovamente quella figura, doveva scoprire chi era, a chi appartenevano gli occhi che ormai la stavano tormentando da giorni. A ormai due lampioni quello sotto cui si nascondeva la figura si accese nuovamente, permettendole di vedere l’uomo più chiaramente. I lunghi capelli argentei fluttuavano nell’aria come se fossero parte di essa, una lunga pelliccia bianca come il latte gli circondava una spalla, mentre due spade erano legate alla vita del kimono bianco e rosso.
La luce si spense ancora e Rin si mosse cercando di raggiungere quella figura, ma a un lampione di distanza si fermò timorosa. Forse era la sua immaginazione, forse non c’era nessuno lì e la stanchezza le stava giocando un brutto scherzo, forse lui non l’aveva aspettata come promesso.
La luce si accese nuovamente accecandola per qualche istante per la troppa vicinanza, ma questa volta non si spense.
Gli occhi ambrati dei suoi sogni la fissavano incantati, quasi timorosi che non fosse veramente lei, sulla fronte aveva lo spicchio di una luna crescente blu, mentre sugli zigomi due strani segni rossi, che le ricordavano due graffi fatti da una bestia feroce. Più lo osservava più si sentiva a casa, più sentiva di conoscere quell’uomo, eppure non riusciva a ricordare.
Fece un passo indietro, spaventata da quelle emozioni e dalla paura che non sarebbe mai riuscita a ricordare, che avrebbe vissuto sempre con quella sensazione di calore ma completa solo a metà.
«Rin…»  La chiamò, veramente questa volta, senti il suo nome vibrare nell’aria e vide le labbra dell’uomo muoversi, sentì la sua voce e si ricordò, la sua vita passata le passò davanti agli occhi come un film alla velocità della luce.
«Signor Sesshoumaru…» Calde lacrime cominciarono a scenderle lungo le guance, mentre azzerava la distanza dal demone che era ricomparso nella sua vita, come in quella passata, riempiendola di gioia e felicità.
Lo abbracciò senza preoccuparsi di nulla, non curandosi del fatto che lui non avrebbe contraccambiato, era felice di stare nuovamente con il suo vero e unico amore. Al contrario però lui la strinse a sé con forza, affondando il naso nei suoi corti capelli neri e inspirando profondamente, lasciandole poi un dolce bacio sulla fronte.
«Signor Sesshoumaru… Mi avete trovata… Io…» Non si ricordava ancora tutto chiaramente della sua vita passata, i ricordi le esplodevano nella mente come fuochi d’artificio, lasciandola incapace di fare chiarezza.
«Non dire nulla Rin… Non serve a nulla ora che siamo insieme…» Rin alzò lo sguardo puntandolo corrucciato negli occhi ambrati del demone, vedendoli amorevoli, ma notando la profonda tristezza che cercava di nascondere. L’epoca Sengoku era circa nel 1500, ora erano a metà del ventunesimo secolo, erano cinquecento anni che lui aspettava che lei tornasse, erano cinquecento anni che era solo.
Altre lacrime stavano per scenderle lungo il volto, ma le ricacciò indietro, non era il momento per essere tristi.
«Eri tu l’uomo sul treno ieri e oggi vero?... Quell’umano!» Calcò l’ultima parola, sorridendo quando lo vide fare una smorfia di disgusto ad essere appellato in quella maniera.
«Ma quindi Inuyasha… Era lui! Ahaha oddio…» Sesshoumaru non sciolse l’abbraccio ma alzò un sopracciglio, cercando di capire cosa stesse dicendo Rin, che lo guardò sorridendo come quando era bambina.
«Ieri sera… Prima che ti incontrassi, sono andata con Kagome, quella Kagome!» Tutti i pezzi lentamente tornavano al loro posto, il perché lei e Kagome avessero legato così tanto, come mai sembravano conoscersi da una vita «Siamo andate in un appuntamento al buio, e Inuyasha era lì! Nella sua versione umana… Gli ho anche dato consigli su come conquistare Kagome… Ma quindi anche loro ricordano?»
«Lui sì… Lei non ancora, ma prima o poi sì…»
Rin si strinse ancora di più a Sesshoumaru, era passato così tanto tempo, secoli dall'ultima volta che l'aveva visto e che aveva potuto toccarlo, e nonostante lei non se lo ricordasse in quegli anni ne aveva sentito la mancanza. Sentì il demone posare del labbra sulla sua fronte, dandole un tenero bacio, la ragazza sapeva che l'uomo che conosceva un tempo non si sarebbe lasciato andare in dimostrazioni d’affetto così esplicite, e quello era un segno di quanto lui avesse sofferto, ricordando ogni giorno e non potendola avere accanto.
Rin alzò lo sguardo puntando i suoi occhi scuri, lucidi per le lacrime che stava trattenendo, in quelli ambrati del demone, che la guardavano increduli. Si baciarono dolcemente e leggermente timorosi, accertandosi che fossero veramente lì, insieme, che non fosse solo un sogno bellissimo e terribile, ma poco dopo diventò più famelico. La lingua dell'uomo chiedeva il permesso di entrare e lei glielo concesse, baciandolo a sua volta con la stessa passione, ignorando i canini demoniaci che le solleticavano le labbra e che avrebbero potuto uccidere un uomo senza sforzi ma non lei.
Era un bacio pieno di promesse, non avrebbero perso altro tempo, ogni istante insieme sarebbe stato sfruttato al meglio, diventando indimenticabile, marchiato a fuoco nei loro ricordi. Era un bacio che raccoglieva le parole non dette in quegli anni, scuse per averla lasciata al villaggio da sola, per essere sempre sembrato freddo e non averle mai rivelato i suoi sentimenti, anche se per lei erano sempre stati chiari e sicuri, come il sole che sorge la mattina.

Angolo autrice due!
Spero questa breve storia vi sia piaciuta, come ho detto ci sarà un secondo capitolo, non so quando lo pubblicherò ma ho già scritto un buon pezzo, che vi spiegherà meglio alcuni dettagli ma già da solo spero vi sia piaciuto!
Fatemi sapere in una recensione cosa ne pensate e come migliorare, o se trovate degli orrori che li correggo subito (sono raffreddata e il cervello funziona a metà ^^' ). Se vi va passate dalla mia pagina facebook per sapere di altre fanfiction o torturarmi per sapere quando usciranno i prossimi capitoli (o vedere i cosplay ma è meno probabile) https://www.facebook.com/Celty23efp/
Al prossimo capitolo!
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Celty23