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Autore: Emily27    23/11/2017    4 recensioni
È risaputo che ogni uomo con l'influenza sembra essere in punto di morte.
Jaime Lannister non fa eccezione.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Samwell Tarly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un modo di morire






 
Nonostante si trovasse a letto coperto da spesse coltri, Jaime avvertiva brividi in tutto il corpo, gli dolevano le ossa e aveva un cerchio alla testa, inoltre era tormentato dalla tosse. Aveva sopportato sofferenze ben più atroci, ad esempio quando gli era stata amputata la mano, però anche la sua attuale condizione non era delle migliori, anzi, si poteva definire tragica.
Tossì e si mise una mano sulla fronte. «Morirò?», domandò a Samwell Tarly. Ovviamente sapeva che il suo malanno non lo avrebbe condotto alla tomba, ma aveva voglia di divertirsi un po' con il giovane. In fin dei conti era malato, aveva tutto il diritto di svagarsi.
«No, Ser Jaime, non si muore per un semplice colpo di freddo», rispose Sam tranquillamente, intento a preparare un medicinale utilizzando delle erbe, armeggiando su un tavolino poco distante dal letto.
Jaime si massaggiò la fronte espirando sonoramente. Era arrivato a Grande Inverno per unirsi a Jon Snow e Daenerys Targaryen nella imminente guerra, e ora si ritrovava abbattuto da un colpo di freddo facendo la figura della donnicciola. Forse sarebbe stata meglio la morte.
«Che cosa stai preparando lì?», chiese ancora voltando la testa verso Samwell. «Mia sorella non ti avrà per caso pagato per avvelenarmi?».
Il giovane si voltò di scatto dalla sua parte con gli occhi spalancati. «Come? Oh no... No! Non pensarlo nemmeno. E, comunque, non lo farei mai, neanche se mi pagassero!».
«Penso di potermi fidare di te più di quanto mi fidi di lei», asserì Jaime amaramente.
Sam sorrise sollevato e riprese a pestare alcune foglie in una scodella. «È qualcosa che ti aiuterà a stare meglio, in un paio di giorni ti riprenderai».
«Non sei un Maestro, non vedo la catena».
«No... Non ancora, ma ho studiato alla Cittadella e ho anche guarito Ser Jorah dal morbo grigio», raccontò Sam senza nascondere una certa fierezza.
Jaime si mosse nel letto e fu percorso dai brividi. Sperò che quella tortura passasse al più presto. «Allora sono in buone mani...».
Il giovane Tarly versò il liquido pronto in una tazza e si avvicinò al suo paziente. «Ecco qui, devi berlo tutto».
Jaime si sollevò su un gomito e prese la medicina dalle mani di Sam. Osservò disgustato l'intruglio verdastro che avrebbe dovuto bere, poi si fece coraggio e avvicinò la tazza alle labbra sorseggiandone un po'. Fece una smorfia: non aveva mai assaggiato niente di più amaro.
«Sembri il piccolo Sam», considerò Samwell ridendo.
«Ah, è così eh?» replicò Jaime guardandolo truce. «Sai, riesco a usare bene la spada anche con la mano sinistra...».
Il giovane divenne serio all'istante, ma lui non seppe dire se avesse creduto davvero alla sua minaccia o avesse soltanto finto di farlo.
Alla fine Jaime trangugiò tutto l'intruglio verdastro e ritornò con la testa sul cuscino, tra un colpo di tosse e l'altro, pregando gli Dei che avessero pietà di lui.
Sam ripose la tazza sul tavolino e andò ad aggiungere legna al fuoco che scoppiettava nel camino, donando calore e luce alla piccola stanza. «Bene», fece dopo aver terminato l'operazione, «tornerò più tardi a vedere come stai».
«Se mi troverai morto, sappi che il mio fantasma ti perseguiterà», lo avvertì Jaime.
Samwell rise ancora e, aprendo la porta per uscire, s'imbatté in Brienne che stava entrando.
Quando la vide, Jaime assunse un'aria sofferente.
«Come ti senti?», domandò lei una volta che fu vicina al suo capezzale.
«Aahh... Oohh...», mormorò lui lamentandosi con gli occhi socchiusi. «Forse morirò...».
«In tal caso ti daremo degna sepoltura», disse Brienne senza scomporsi.
Jaime aprì bene gli occhi e la guardò come un cane bastonato. «Non t'importerebbe nulla se io morissi?».
«Certo che m'importerebbe», affermò lei sedendosi su una sedia accanto al letto.
«Mi fa piacere».
«Non avrei più nessuno da portare a strattoni sulla retta via», spiegò Brienne.
«Sono felice di sapere che ti servo solo per adempiere alle tue buone azioni quotidiane».
Quelle erano soltanto battute, Jaime sapeva che Brienne avrebbe sofferto molto nel caso fosse passato a miglior vita. O almeno era quello che sperava, insomma, doveva soffrire molto, non poteva essere altrimenti. Avrebbe dovuto affrontare con lei l'argomento.
«Mi faresti una promessa?», le chiese intanto.
«Sentiamo», rispose Brienne, molto probabilmente immaginando che la domanda facesse ancora parte della sua scherzosa sceneggiata, invece Jaime era serissimo.
«Quando sarò in punto di morte...».
«Non dire sciocchezze, non sei così grave».
«Non accadrà oggi, ma un giorno morirò e, quando verrà il momento, vorrei che tu mi tenessi fra le braccia, come hai fatto quella volta nella vasca. Me lo prometti?».
Sul volto di Brienne si dipinse lo stupore, poi lei distolse lo sguardo dal suo. Tacque per un tempo che a Jaime parve interminabile, e finalmente proferì parola.
«Perché?».
Perché... Era complicato, da dire. In verità sarebbero bastate poche parole, che però non avevano intenzione di uscire dalla sua bocca. E comunque non intendeva correre il rischio che Brienne le considerasse unicamente frutto di un delirio dovuto alla febbre.
«Perché è importante per me».
Continuando a sfuggire il suo sguardo, lei disse: «E se non fossi con te in quel momento?».
«Ci sarai».
«E se morissi prima io, non potrei...».
Al solo pensiero della sua morte, Jaime avvertì un brivido cento volte più gelido di quelli causati dalla febbre.
«Sarai con me anche in quel caso», affermò. «Brienne», la chiamò poi, perché desiderava che lo guardasse negli occhi quando avrebbe dato la sua risposta. «Me lo prometti?».
E i suoi occhi divennero dolci quando la diede. «Sì, lo farò».
Lasciò che il silenzio suggellasse quella promessa, un silenzio denso di significato.
Finché la maledetta tosse lo colse nuovamente.
Brienne andò a versare dell'acqua nella tazza e gliela porse.
«Vedi, sto rischiando la vita», disse lui dopo aver bevuto.
«Riposati, hai parlato troppo».
«Va bene, ora sto zitto», garantì Jaime sistemandosi meglio sotto le coperte. «Mi porteresti dello stufato di coniglio?».
«Poco fa stavi morendo e adesso vuoi dello stufato di coniglio?» fece Brienne aggrottando la fronte.
Lui trasformò di nuovo la sua espressione in quella del malato sofferente. «È il mio ultimo desiderio».
«Ti accontenterai del brodo».
Jaime rispose con un mugugno ma, prima che lei uscisse dalla stanza, la fermò. «Brienne... Grazie».
Brienne annuì, dopodiché chiuse la porta e sparì alla sua vista.
Jaime chiuse gli occhi, la testa gli doleva di meno, probabilmente l'intruglio di erbe stava facendo effetto. Il giovane Tarly non l'aveva avvelenato, sarebbe diventato un ottimo Maestro.
Si augurò che il giorno della sua dipartita arrivasse il più tardi possibile, anche se non aveva paura di morire, soprattutto dopo la promessa di Brienne.
L'aveva detto a Bronn, quando erano arrivati a Dorne, che per lui il modo migliore di morire era fra le braccia della donna che amava.






 







 
  
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