Anime & Manga > Card Captor Sakura
Ricorda la storia  |      
Autore: sakura182blast    23/06/2009    4 recensioni
<< Non mi fare sentire così. >>, pigolò appena, scostando una ribelle ciocca di capelli color miele dietro l’orecchio pallido. << Non sono io l’antagonista. >> Tomoyo sospirò, sciogliendo quell’espressione perennemente crucciata in un sorriso di compassione; a questo ormai era arrivata, a compatirla. << Lo so. >>
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Kinomoto, Tomoyo Daidouji
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Oblivion





Inclinò leggermente la matita di lato mentre, con l’aiuto dell’altra mano, tendeva energicamente la palpebra, decisa a lasciarvi sopra impressa una linea nera perfetta, senza sbavature troppo evidenti.
Ripetè meccanicamente lo stesso insieme di azioni anche per l’altro occhio e si guardò soddisfatta nel riflesso dello specchio, schioccando la lingua in segno di approvazione.
Si piaceva particolarmente quella sera, oh se si piaceva.
Chissà, magari sarebbe riuscita a trovare anche quella notte un po’ di piacevole compagnia…
Un leggero colpo di tosse seguito da un sospiro ormai canonico la riportarono alla realtà, costringendola a distogliere lo sguardo dall’ovale perfetto del proprio viso. Senza nemmeno scostare gli occhi da quello specchio fece scivolare lo sguardo lungo la sua superficie argentea, incrociando con un sorrisetto di dubbia entità un paio di occhi oltremare.
<< Tomoyo. >>, biascicò appena, scoccandole un’occhiata fugace; riprese poi a guardare il proprio riflesso quasi con ammirazione, tingendosi le labbra con un rossetto rosso fuoco, dalla tinta forse un po’ troppo accentuata per la sua candida pelle color neve, sulla quale la sua bocca risaltava come un’informe macchia di sangue rappreso.
<< Esci anche stasera, Sakura? >>, le domandò dunque atona l’altra, forse più interessata dalla vivace quantità di trucchi e profumi che invadeva il piccolo bagno dell’appartamento che da meno di tre anni condividevano. << Non ti pare eccessivo dato che, ti ricordo, anche ieri sera sei andata a spasso per locali? >>
La giovane castana emise una specie di grugnito mal trattenuto. << Che fai, mi controlli? Ti vorrei ricordare che non sei mio fratello. >>
E sulle ultime due parole la frase cadde in un modo tutto particolare.
<< Ed io vorrei ricordarti la faccia che avevi stamattina a lezione. >>, scandì attentamente Tomoyo che, a braccia incrociate, aveva preso a tamburellare nervosamente le dita di una mano sul proprio avambraccio.
<< Vero… le lezioni di Harukaze-sensei sono davvero un mortorio, non trovi? Io non capisco perché non si cerca una bella mogl- >>
<< C’è poco da scherzare, Sakura. >>, la rimbeccò la corvina, piccata. << Hai già perso quattro esami, si può sapere che intenzioni hai con l’università? >>
Kinomoto levò gli occhi al cielo, picchiettando crucciata l’esile indice sul mento. << La frequenterò… fino a quando non mi stuferò di farlo, chiaro. >>
Daidouji spalancò le labbra, scioccata dall’infantilismo di quella che anni fa avrebbe definito la sua migliore amica, ma che ora poteva solo reputare ciò che restava della sua migliore amica, un’entità che poco e nulla le ricordava della vecchia Sakura, quella che un tempo aveva amato, la stessa che, per amor proprio, aveva cancellato dalla sua mente.
<< Sei incorreggibile… >>, l’apostrofò la moretta nascondendo il volto nel palmo di una mano, tutto pur di nascondere agli occhi quello sfacelo.
Piccata, Sakura puntellò una mano su un fianco, battendo la punta dello stivale destro sul pavimento piastrellato. << Parli come se pagassi tu la retta, Daidouji! Dividere un appartamento con te è seccante, lo sai? >>
Daidouji.
Negli ultimi anni aveva preso il vizio di chiamarla per cognome ogni tanto, cosa a cui ormai aveva fatto il callo, ma tutte le volte che succedeva non poteva evitare di sentirsi sempre più distante da lei, come se Sakura fosse in alto mare, in mezzo ad una burrasca, e lei sulla riva, intenta a tenderle un aiuto che l’altra non riusciva -o non voleva- recepire.
<< Sì, sono seccante. >>, mormorò a mezza voce Daidouji, ticchettandosi fiaccamente due dita sulla fronte alta e pallida. << Esci con Hirokumi? >>
Kinomoto, che stava riponendo con cura i propri effetti personali in un beauty case lilla, si lasciò cadere di mano un temperino ed inarcò un sopracciglio, fissando la corvina come se d’improvviso le fossero spuntate due teste. << Hiro-chi? >>
<< Hirokumi! Quel ragazzo moro con gli occhi verdi, quello che guidava una- >>
<< Una Mercedes, giusto! >>, completò per l’altra Kinomoto, illuminata. Ma la sua espressione appagata cambiò di botto, tramutandosi in una maschera di perplessità. << E perché dovrei uscire con Hiro-coso? >>
Tomoyo si grattò nervosamente la base del collo. << Non è il tuo ragazzo? >>
<< Mmh… >> Sakura alzò gli occhi color speranza al cielo, quasi fosse in cerca di una risposta. << … secondo te potrei considerarlo un ragazzo-flash dato che si è trattato di una notte sola? >>
<< Sakura! >>
<< Non importa, non importa! >>, glissò la castana, accompagnando le sue parole con un nervoso cenno della mano destra; uscì dal piccolo locale e raggiunse l’esile attaccapanni in legno, posto proprio accanto alla porta d’ingresso. << Perché non vieni con me, Tomoyo? Se vuoi ti rimedio un ragazzo. >>
La corvina la osservò, percependo nitido nell’aria l’aroma pesante e suadente del profumo che l’altra si era messa.
<< Hai messo troppo profumo… >>, mormorò dunque stancamente, fissando lo sguardo a terra; Sakura nemmeno si curò del fatto che non avesse risposto a quella domanda ormai canonica che le poneva ogni sera e che, inequivocabilmente, riceveva sempre la stessa risposta. << Ma non penso te ne importi molto, eh? >>
Kinomoto si infilò il pesante cappotto scuro, a disagio. Perché le parlava così, ora?
Non poteva farlo, non poteva farla sembrare in qualche modo cattiva.
Vecchie macchie tornarono a sporcare il lindo cuore della castana, vecchi ricordi riaffiorarono nella sua mente; immagini, volti, persone, sorrisi, promesse, lacrime.
<< Non mi fare sentire così. >>, pigolò appena, scostando una ribelle ciocca di capelli color miele dietro l’orecchio pallido. << Non sono io l’antagonista. >>
Tomoyo sospirò, sciogliendo quell’espressione perennemente crucciata in un sorriso di compassione; a questo ormai era arrivata, a compatirla.
<< Lo so. >>
Un silenzio torvo andò inspessendosi in quella stanza scura, amplificando il senso di vergogna di una, ammutolendo i tentativi di rimprovero dell’altra; gli argomenti di conversazione per quella sera erano terminati, Daidouji non avrebbe più trovato un pretesto per trattenerla ed evitarle di tornare a casa ubriaca… oppure di non tornare affatto.
Qualcosa che forse era un sorriso illuminò il volto diafano di Kinomoto, che tese a forza i suoi tratti dolci in un’espressione gioviale.
<< Ti voglio bene, Daidouji. >>
Ghignò appena, come a canzonarla, e sparì dietro quella sottile porta di noce che la separava dal mondo esterno.
Tomoyo si abbandonò totalmente contro lo stipite della porta del bagno e rilassò ogni singolo muscolo del suo corpo, dedicando un’occhiata decisa alla finestra del soggiorno, che dava sulle innumerevoli, sfarzose luci che irradiavano di un bagliore artefatto gli immensi grattacieli di Tokyo. Il buio in cui era immersa la stanza le garantiva una visuale pressochè perfetta.
<< Forse anch’io te ne voglio ancora, Sakura. >>

Un insistente tintinnare di chiavi, forse proveniente da un altro universo, le arrivò con ostinazione all’orecchio.
Un tonfo o due, stavolta più vicini, le fecero leggermente sussultare le spalle, inspiegabilmente doloranti ed indolenzite.
Lo sbattere di una parte contro una parete ed un secco colpo sul pavimento la svegliarono del tutto, svelandole anche il motivo di tale dolore alla schiena: si era addormentata contro lo stipite della porta, forse qualche istante dopo che si era seduta sul pavimento, lasciandosi scivolare contro di esso, e si era concessa di indugiare sulle luci della caotica città.
Sbarrò gli occhi oltremare e scoccò occhiate ansiose tutt’intorno, scoprendo qualcuno a terra proprio dinnanzi alla porta d’ingresso.
Emise un breve sospiro che somigliò più ad un rantolo e si alzò, raggiungendo con passi brevi e stanchi la sua amica, riversa a terra in chissà quali condizioni.
<< Ti sei fatta male? >>, le domandò dunque con finta premura, ghermendola per le spalle e sollevandola di peso dal pavimento ghiacciato.
<< N-no, no… >>, biascicò l’altra a fatica, sorreggendosi più che poteva al pesante pigiama di Daidouji. << Ma sei ancora sveglia? E’ tardi, credo… >>
Solita domanda.
La vide scoccare occhiate assonnate tutt’intorno, forse alla ricerca di un orologio per verificare l’orario effettivo.
La corvina la trascinò di peso sul suo letto, conscia del fatto che di lì a poco sarebbe cominciato il solito show. << Ti stavo aspettando. E non è poi così tardi, dopotutto. >>
Solita risposta.
Gli occhi oltremare della ragazza scivolarono decisi verso l’orologio digitale posto sul comodino della castana. Le quattro e mezzo.
Sospirò di nuovo, Tomoyo, alle prese con la cerniera lampo degli stivali in pelle nera dell’altra. La sentì gemere appena ed alzò lo sguardo verso il suo viso, scoprendolo rigato di lacrime.
Ecco. Era iniziata la solita routine notturna che l’avrebbe tenuta impegnata fino alle cinque, forse cinque e mezzo, fino a quando Sakura non fosse crollata fra le braccia di Morfeo.
<< Scusami Tomoyo, scusa… io non vorrei che… >>, guaì a mezza voce Kinomoto, asciugandosi un occhio e spalmandosi matita e mascara neri fino a mezza guancia. << Ma è tutta colpa sua, sua! >>
La castana si girò fiaccamente su un fianco, raggomitolandosi in posizione fetale; celò il volto fra le lenzuola e lì restò nascosta, scossa frequentemente da singhiozzi.
Daidouji sospirò, accoccolandosi alla bell’e meglio alle sue spalle e stringendola forte, sussurrandole parole di conforto all’orecchio. Non le domandò nemmeno di chi fosse la colpa, ormai lo sapeva meglio di chiunque altro.
Sakura era ridotta così a causa di quel cinese della malora, di cui ora nemmeno ricordava il nome.
Erano ancora bambini quando lui era partito, chiedendole di aspettare il suo ritorno; erano ragazzini quando ancora sopravvivevano a telefonate o lettere occasionali; erano ormai all’ultimo anno di liceo quando, senza il minimo ritegno, quel ragazzo (Li… ? Si chiamava per caso Li?) le aveva confessato di essersi trovato una ragazza lì, in Cina, da almeno un anno e mezzo, e che ovviamente non sarebbe tornato in Giappone. Lo stronzo aveva scucito le labbra per rivelarsi solo dopo più di un anno di imbrogli e menzogne.
E Sakura, che per tutti quegli hanno aveva atteso, paziente e diligente, il ritorno del suo amato, non potè far altro che cadere a picco in un baratro scuro e da lì non uscire più, delusa come mai lo era stata in tutta la sua vita.
Tomoyo si riscosse, frastornata come se avesse dormito ad occhi aperti. Scoccò un’occhiata al di là delle spalle della castana, verso l’orologio digitale, e constatò che non erano nemmeno le cinque.
E nonostante ciò, a discapito di ogni sua precedente previsione, il respiro di Kinomoto si era già fatto lento e regolare, dando prova di essersi addormentata di botto in breve tempo.
Scivolò attenta sulle lenzuola di cotone, che frusciavano al suo minimo tocco, e pose entrambi i piedi sul freddo pavimento, trattenendo a stento un lamento per la superficie ghiacciata. Si allontanò a brevi falcate dal letto e la osservò dormire, indugiando particolarmente sui tratti del suo viso: non sembrava nemmeno che fino a qualche istante prima stesse piangendo.
<< Tranquilla, Sakura. Domani mattina non ricorderai nemmeno il motivo delle tue lacrime. >>, sussurrò appena la corvina, uscendo in punta di piedi dalla sua stanza. Le accennò un sorriso, nonostante l’altra non potesse vederlo. << Buonanotte. >>



________________________________________________________________________________



Halo!
Chi non muore si rivede, eh?  ^___^
Certo che non si tratta affatto di un ritorno in grande stile… beh, avevo il desiderio di scrivere qualcosa che rispecchiasse il mio stato d’animo attuale, e così è stato.
Non che io sia triste o cose del genere [non mi vedrete abbracciare il mio guanciale in preda alle lacrime =ç=], ma si tratta di un periodo particolarmente malinconico della mia vita. Infatti mi appresto ad iniziare l’ultimo anno di liceo e questo, non so… mi rende abbastanza ansiosa.
E’ come se stesse terminando qualcosa perché, capite, dopo il liceo non sarà più la stessa cosa: ci saranno responsabilità più gravose, al 99% mi dovrò trasferire per l’università e lasciare, così, la casa dove ho passato quasi tutta la mia vita… cambiamenti, ecco. Cambiamenti che un po’ [tanto, a dir la verità] mi spaventano.
Ma dato che frignare non è la mia specialità [non sempre, per lo meno  =ç=] non mi piangerò addosso per questo, affronterò questi cambiamenti a testa alta. Così mi sono ripromessa e così farò!
Che discorso…  o_____o      va bene, dai! ^___^
 In ogni caso so che al 90% dei lettori questa storia non sarà piaciuta, maaaa… fa lo stesso, ci sono affezionata comunque!
Chissà, forse mi rivedrete bazzicare nuovamente qui con qualche altra storia [magari disastrosa come questa! XD]… nel frattempo, arrivederci!
Grazie per essere arrivati sino a qui, significa che avete avuto una buona dose di coraggio e pazienza  O___O
Ja ne,
Soju!
PS: il titolo della storia è un omaggio alla mia canzone preferita dei 30 Seconds to Mars: Oblivion, per l’appunto  ^__^

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Card Captor Sakura / Vai alla pagina dell'autore: sakura182blast