INTRODUZIONE
 
Stava fissando il soffitto da quelle che le sembravano delle ore mentre si rigirava fra le mani uno spiegazzato foglio di pergamena.

Si sentiva le palpebre pesanti ma la mente oltremodo lucida, il principio di quello che si prospettava un terribile mal di testa la costringeva a premere le dita contro il sopracciglio destro per attenuare le fitte di dolore che interrompevano i suoi pensieri. Le poche righe di inchiostro verde scritte sul lucente foglio che carezzava coi polpastrelli la tormentavano ormai da anni, ma più l’ora della sua partenza si avvicinava, meno si sentiva pronta.

I primi timidi raggi di luce cominciarono ad illuminare la piccola stanza, un baule di legno ai piedi del suo letto risplendeva di riflessi ambrati mentre un piccolo micio arruffato sonnecchiava tranquillo su di esso.

E’ una follia sospirò profondamente, si passò una mano sul viso stanco.
Non sei una di loro le fitte alla tempia si fecero più insistenti, le dita della mano destra erano ancora premute sul sopracciglio scuro.

“La zia vuole che tu scenda” alla sua sinistra, in piedi sulla soglia di una porta spalancata stava una bambina di nove anni. I lunghi capelli biondi le arrivavano alla vita, arruffati da boccoli disordinati.
Si stava stropicciando un occhio gonfio dal sonno con la mano, mentre imbronciata puntava l’altro verso le coperte ancora nascoste da un velo d’ombra. Rimase pochi secondi in attesa, con gli occhi chiari un po’ più vigili si avvicinò al lato del letto. Piegò la testa d’un lato, i capelli seguirono morbidi il suo movimento.

“Hai un aspetto orribile” disse, indicando con un dito una delle marcate occhiaie della ragazza stesa a pochi centimetri da lei che ancora era intenta a scrutare il soffitto, nella speranza di trovare fra le crepe del muro qualche consiglio, qualche parola d’incoraggiamento. Gli occhi della bambina passarono dal viso della ragazza alla pergamena e viceversa, sul viso non sembrava dipingersi nessuna emozione.

“La zia vuole vederti” ripeté atona, per poi voltarsi e dirigersi verso lo spicchio di luce che entrava dal corridoio grazie alla porta ancora aperta.
“Guarda che Hogwarts non è tanto male, sempre meglio che stare qui” chiuse la porta scrollandosi le spalle; un altro, pesante sospiro uscì dalle labbra rosee della ragazza.