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Autore: AlexMalfoy    21/04/2005    4 recensioni
Continuerò ancora a vivere la mia esistenza sbiadita, costretta a servire chi è più grande. Di questo ne ho la certezza. Ma, comunque vadano le cose, in qualche modo mi trascinerò avanti, anche strisciando sinuosa sul ventre di un serpente…
Genere: Dark, Fantasy, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Slave of sin

Madrid, 26/12/1950
Ero a poche centinaia di metri dalla Puerta del Sol. Tagliato il traguardo, senza vincere naturalmente - lo scopo non era mai stato quello - mi sarei potuta rifocillare con il tanto meritato premio. Era un piccolo premio che veniva dato a tutti i partecipanti, ma era pur sempre un simbolo di quel paese; quel simbolo - oserei dire quel segno - che mi aveva condotta fin lì per le vacanze Natalizie. Non ho mai avuto tanta complicità con il mio intuito: spesso mi ha fatto cacciare nei guai o rimproverare, sia se lo meritavo, sia se non. Quell’anno, invece, era diventato talmente potente da riuscire a trasportarmi in quel luogo a me sconosciuto. Non ho ancora capito il perché e, forse, non lo saprò mai. Che sia stato tutto uno scherzo del destino? O, per caso, c’era ancora in serbo qualcosa per me, qualcosa che la mia fottutissima vita da nullità voleva darmi? Una ricompensa, forse. O un premio. Ma per cosa? Questa è una delle tante domande destinate a rimanere senza risposta. Troppe domande senza risposta. Troppe, davvero troppe. È con questo che mi sono creata. Continuerò ancora a vivere la mia esistenza sbiadita, costretta a servire chi è più grande. Di questo ne ho la certezza. Ma, comunque vadano le cose, in qualche modo mi trascinerò avanti, anche strisciando sinuosa sul ventre di un serpente…

*°*°*°*°*

Arrivata! Di certo non salirò sul podio, nessuno ci salirà, come vuole la tradizione, ma almeno ho ottenuto una piccola conquista, qualcosa che mi cambierà
Di bellezza per sfondare ne ho sempre avuta, mi hanno detto. Ma ora mi chiedo perché non ci sono riuscita. Forse non è davvero l’unica cosa che conta, che porta soddisfazione.
Soddisfazione…una parola nuova che ho avuto il piacere di assaporare solo qui. Lui è sposato, io ero fidanzata in Inghilterra. Ma quando siamo insieme non importa più niente. Mi raggiungerà più tardi, dopo i festeggiamenti, ha detto.
Una coppa di champagne e un grappolo d’uva da dodici chicchi. Ogni chicco va mangiato per ognuno dei dodici rintocchi dell’orologio. Il perché non lo so e non mi interessa. Sarà ancora quella cosa del destino, una delle storielle per gli sciocchi. Ma per scaramanzia - perché, non si sa mai - faccio come fanno tutti.
Primo rintocco: primo acino.
Secondo… terzo… quarto… quinto…
Arrivata al decimo qualcuno mi dà un colpetto sulla spalla e mi abbraccia sinuosamente per la vita. Non mi scompongo perché so che lui è arrivato. Un altro chicco, ma ormai ho perso il conto. Tutto il mondo se ne è andato; io appartengo a qualcun altro ora.
Scappiamo, come due bambini; non credo di aver mai provato una cosa del genere. Dietro uno dei vicoli bui della strada: qui nessuno può scoprirci e denudarci del nostro segreto. Ora siamo due ombre, figlie dell’oscurità. Prende ad accarezzarmi; mi bacia. Nessuno mi ha mai fatta sentire così importante. Le mie braccia scendono flessuose lungo la sua schiena, le mie mani sono libere di accarezzarlo. Nessuna libertà mi era mai stata privata; nessuna tranne questa. La notte non finisce, come il nostro amore…ma è amore? Sono mai stata capace di amare qualcuno, veramente, intensamente? Quello non è amore, non so cosa sia. Ma mi piace. E questa è l’unica cosa importante. Mi chiedo solo se sia lecito…
“Cosa c’è?” la sua voce è così calda…non so come resistergli…
“Noi…non possiamo…”
“C-come…?!?” è stupito. Non si sarebbe mai aspettato un simile ripensamento da me. A dire la verità, ne sono sconvolta anche io. “Cosa intendi dire? Dopo tutto questo tempo… dopo tutto questo, tu…?”
È’ la paura quella che vedo nel suo volto. La stessa paura che avevo io, quando l’ho incontrato. Ma non ha origine dalla stessa cosa: lui ha paura che me ne vada, ha paura a stare senza di me, solo. Solo…io ero sola quel giorno, eppure lui mi fece capire che non si è mai soli quando qualcuno ti ama. Lui mi amava.
“No, niente…stavo scherzando.” Sorrido. Non avevo mai sorriso per una bugia. Non era uno scherzo, quello. Non era l’ennesimo gioco da ragazza turpe con cui mi ero sempre divertita. “Io ti amo.” Chiusi gli occhi.
Quel che avvenne dopo sembrava tutto un sogno, eppure non ricordo di essermi addormentata. Ricordo solo una cosa: c’erano tante statue di serpenti. Non statue qualunque. Sembravano vive, nonostante non si muovessero di mezzo millimetro e non esalassero un solo respiro. I loro occhi brillavano di un’ambigua luce verde. Nell’aria aleggiava un odore stantio, l’odore che aveva la casa dei miei in campagna quando veniva riaperta, poiché rimaneva chiusa per gran parte dell’anno. Tutt’intorno echeggiavano mollemente arcane parole, come se qualcuno stesse facendo dei sermoni in un luogo sacro da non profanare. In effetti c’era veramente qualcuno, ma non feci in tempo a vedere niente perché una luce abbagliante mi accecò. Prima di esserne inghiottita, però, stranamente, ricordai il passo di un libro che mia madre mi leggeva sempre da piccola. Parlava di un serpente, un serpente chiamato Peccato

*°*°*°*°*

La stanza era oscura, l’aria grave; sapeva di chiuso e di umidità allo stesso tempo. Eppure non c’era acqua in quel luogo. Una figura oscura, coperta da capo a piedi, levò in alto le braccia, pronunciando strane parole. Accasciato ai suoi piedi c’era il corpo di una giovane; sembrava esanime, oppure era solo addormentata. Il corpo si alzò, fluttuando a pochi centimetri da terra. Fu immediatamente circondato da una luce che proveniva dalla bacchetta dell’individuo davanti ad esso. La ragazza aprì gli occhi; se urlò, nessuno la sentì.
Tutto cessò, così come era cominciato. La giovane era scomparsa; al suo posto era rimasta solo la tunica che indossava, ammassata in un groviglio di stoffa nera. Lì dentro, qualcosa si mosse. Ne uscì un serpente lungo vari metri. Strisciò lentamente verso il suo padrone che emetteva strani sibili. La creatura sembrava esserne attratta, anzi, sembrava sicura di potersi fidare di quel losco figuro. Avvolse le sue spire intorno al collo dell’uomo, senza l’impulso naturale di soffocarlo. “Brava, Nagini.”

*°*°*°*°*

Note:
Ehm… oddio, sono un po’ imbarazzata perché non so se pubblicare o no questa FanFiction, la mia prima FanFiction. Da una parte sono contenta perché mi piace come l’ho scritta e tutto. Però non so se pubblicarla!!! Beh, credo che un sondaggio non sia la cosa migliore da fare: o la pubblico, o no! Queste sono le scelte!
Oddio…
Va bene: la pubblico!!! Sennò resto qua, con la mia indecisione del cavolo, senza giungere a niente! :-DDDDD
Ah, devo aggiungere una cosa: la storia dei grappoli d’uva è VERA! L’ho letta su un giornale e subito mi è venuto in mente di farci una Fanfiction su. È una cavolata, lo so…
Poi…ho letto “i magici mondi di Harry Potter”, quindi so benissimo quali sono le origini di Nagini, ovvero che è un serpente della mitologia indiana eccetera… spero vogliate perdonarmi per aver cambiato, a mio modo, la sua storia. In realtà all’inizio volevo farla su una persona qualunque la Fanfiction; poi mi è venuto in mente di farla sul “cuccioletto” di Voldemort… dovete sapere che mi piacciono molto i ruoli dei ‘cattivi’ (non per niente sono la ‘sorellina’ di Draco Malfoy! Anche se molti dicono che sono troppo ‘brava’ per esserlo :-DDD!!!), e il ruolo di Nagini mi incuriosiva non poco.
Beh, detto questo… ditemi voi cosa ne pensate! Accetto di TUTTO!!!! Anche maledizioni e iettature… però un bel commento non lo supera nessuno, eh! Quindi… datevi da fare!!!
A presto
AlexMalfoy
P.S.: spero di aver indovinato il codice Html (si chiama così?): ho fatto un po’ di casini con Microsoft FrontPage (:-D), ma credo di aver trovato i codici fondamentali. Se la Fanfiction viene male, ditemelo! Baci… <3 <3 <3 (:-D)

  
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