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Autore: Hi Fis    02/12/2017    1 recensioni
[Divinity - Original Sin]
Breve fanfic basata su Divinity Original Sin 2, caratterizzando un momento specifico del gioco durante il secondo atto in cui la compagnia si trova di fronte uno dei spettacoli più terribili offerti dall'ordine dei Magister (dopo gli urlatori e i Silenti, probabilmente).
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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In tutti i viaggi che fecero assieme inseguendo la promessa della divinità, il Principe Rosso perse il suo contegno e le sue impeccabili maniere solamente tre volte.
La prima fu sull’isola di Fort Joy, quando un altro rettile lo schernì pieno di disprezzo accusandolo di essere l’animale da compagnia di demoni. Fu l’occasione per i suoi compagni di avere finalmente un’idea del perché l’erede all’impero dei rettili, Sposo del Sole e gioiello del Casato della Guerra, fosse stato esiliato. Allo stesso tempo però, capirono anche che quell’argomento particolare era da trattarsi con molta cautela: il Principe Rosso infatti schiaffeggiò subito quella bocca molesta che lo aveva accusato di asservimento alle più vili creature, prima di passarne il proprietario a fil di spada. Il provocatore dovette agonizzare sbudellato ancora per qualche momento, prima che il Principe Rosso lo ardesse fino a fargli sfrigolare gli occhi: uno spettacolo davvero molto spiacevole, ma allo stesso tempo rivelatore. Perché confermava che, per quanto quel suo esilio fosse la prima occasione in cui lasciava i palazzi della favolosa Città Proibita, il Principe Rosso conosceva già fin troppo bene il peso di una spada nella mano e il sapore della vittoria che può conquistare. E dunque erano tutte vere anche quelle dicerie secondo le quali i generali del Divino Lucian cercassero il suo consiglio già quando era solo un ragazzo, affinché venisse loro mostrata la via più breve per la vittoria.
La seconda volta, fu dopo che la Principessa Rossa, Sadha del Casato della Legge, gli fu portata via: il segreto del suo cuore, che inseguiva nei sogni da sempre, così come lei aveva fatto con lui.
Chi del resto potrebbe restare indifferente in una simile situazione?
Eppure, non fu mentre combatteva i vili emissari del sovrano della Progenie del Vuoto che il Principe Rosso si abbandonò per un momento alla disperazione. Fu dopo, dopo aver protetto i suoi compagni cioè, quando i nemici giacevano già morti ai loro piedi: solo allora rivelò il suo cuore ai suoi amici, lamentando la perdita che il destino gli aveva inflitto al culmine della sua gioia. Solo allora Lohse, Ifan e Sebille capirono la verità che Zorl-Stissa, dea di tutti i Rettili, già sapeva: il cuore del Principe Rosso era un oceano così vasto e pieno d’amore, che le stelle avrebbero dovuto morire e rinascere, prima che le onde dei suoi sentimenti lo percorressero da una riva all’altra. Averla persa in quel modo, subito dopo averla stretta per la prima volta nella carne, per il Principe Rosso era più che rinunciare ad un’unione profetizzata secoli fa, il cui frutto non sarebbero più stati meri nobili rettili, ma fiammeggianti draghi scarlatti! Per lui, averla persa in quel modo significava vedere amputata la sua stessa anima.
Eppure…
Eppure l’occasione più terribile, quella in cui il Principe Rosso si abbandonò completamente alla più bestiale violenza, fu senza dubbio la terza e ultima, quando lo stesso fuoco che normalmente maneggiava con tanta destrezza sembrò sfuggire al suo controllo per divampare eterno. Accadde ai pozzi di Blackpit, dove la follia dell’ordine dei Magister, il loro zelotismo e la loro ottusa ferocia avevano fatto cadaveri di un intero borgo. Gli abitanti erano stati giudicati colpevoli infatti, se tali si potevano definire, di aver dato rifugio a degli orimanti in fuga dalle manette, dai collari e dalla tortura dell’ordine. E poiché i Magister ne avevano trovato solo uno da torturare ed umiliare, avevano sterminato il resto del villaggio per rivalsa.
Quando Lohse, Sebille, Ifan e il Principe Rosso arrivarono a Blackpit, restavano ormai solo pochi superstiti di quell’eccidio. Oltre la palizzata che delimitava il villaggio, l’odore del sangue, il puzzo dei cadaveri e l’unto nauseabondo del petrolio e del grasso umano, diventavano sopportabili solamente perché contrastavano in meglio con la vista che si offriva ai forestieri. Quei corpi inchiodati alle porte o sventrati appena oltre l’ingresso delle loro case e lasciati ad agonizzare. Quegli innocenti legati a cadaveri di altrettanti incolpevoli, solo per meglio affogare nel petrolio. Quei corpi violati e lasciati insepolti. Quelle donne e quei bambini costretti a fissare i loro cari mentre venivano giustiziati, solo per poi raggiungerli…
Se un solo luogo avesse dovuto testimoniare quanto terribile fosse stata la caduta dell’ordine dei Magister dalla scomparsa del Divino Lucian, Blackpit sarebbe bastato mille volte.
Di fronte a quello spettacolo, di fronte a quella tragedia, nessuno avrebbe potuto restare indifferente: neppure Ifan però, che pure aveva visto la sua casa venire consumata dalla nebbia di morte, seppe cosa dire. Quanta rabbia si può provare a vedere nuovamente qualcosa di imperdonabile?
Ma la furia che pervase il Principe Rosso fu più terribile ancora: fu quella infatti la prima volta in cui attinse al potere del necrofuoco, con le sue lingue liquide e terribili. Fu quella anche la prima volta in cui diede un ordine ai suoi compagni, pretendendo obbedienza assoluta. Lohse accontentò quella sua terribile furia, riunendo la feccia con un sortilegio teleporta e quando i sacrifici furono così riuniti, il Principe Rosso li elevò al sole. L’aria stessa sembrò bruciare in quel parossismo di calore e fiamma: i Magister scoprirono qualcosa che non avrebbero mai potuto riferire e cioè che anche il fuoco poteva avere una voce sua propria, non solamente quella del combustibile che lo alimenta. Fu un sordo ruggito, terribile e pieno come il vento del deserto e quando li raggiunse, i Magister non seppero più nulla che non fosse giusta agonia e ben meritata sofferenza. Tanto, che fu Ifan stesso alla fine a liberarli: una singola freccia dalla sua balestra, per porre fine al loro tormento.
Quando quella furia finì però, i suoi compagni si accorsero che per il calore anche le mani del Principe Rosso si erano riempite di vesciche e piaghe, che gli butteravano le squame: lui però non sembrava badarci. L’unica cosa che riusciva ad importargli, incurante delle sue ferite, era slegare velocemente la famiglia che avevano appena salvato dalla morte.
 “Non credevo sapessi interessarti di miseri uomini.” gli avrebbe detto l’elfa Sebille, quando quelle cinque persone fossero scomparse oltre la vecchia palizzata.
 “Allora non mi conosci quanto il tuo livore ti fa credere.” le avrebbe risposto con un sorriso il Principe Rosso: “...E in ogni caso, il regno di dei e re passa sempre da persone come loro.”
“È per questo che li hai salvati? Perché è il dovere di un principe?”
“Non dovere: privilegio.” l’avrebbe corretta sommessamente: “…Che senso ha avere del potere, se non lo si può adoperare in questo modo?”
Forse sarebbe stata anche per questa terza occasione che i suoi compagni si sarebbero fidati a lasciargli occupare il trono del Divino, alla fine.



Prima di tutto le cose importanti: "orimante" è la traduzione che ho voluto imporre per la parola originale "Sourcer" che in inglese è semplicemente stregone. Perché l'ho fatto? Perché altrimenti si perde completamente nella traduzione il gioco di parole con Sourceror e Source (origine in italiano). Gli Orimanti che manipolano l'Origine, la magia originale, quella degli dei, mi è parsa una più valida traduzione al banale e più anonimo "Stregone".
 
Dettto questo, mi rendo conto di come questo sia uno scritto breve putroppo, ma DOS2 ha avuto la capacita di sorprendermi in più di un momento con la sua trama, colpendoli alcune volte in modo inaspettato (ad esempio, alla fine del primo atto).
Sopratutto, è stato capace di sorprendermi positivamente e quindi non volevo rinunciare a tributargli il misero riconoscimento di questa mia fanfic, che spero vi sia piaciuta, pur nella sua brevità: ho esagerato volutamente la situazione a Blackpit per renderla più cupa ma anche più... verosimile a ciò che ci si può aspettare da un ordine di ottusi zeloti senza più controllo. Infine, so che non tutti tifano per il Principe Rosso dato che spesso può risultare insopportabile, ma lo trovo un personaggio dal cuore d'oro che si merita sia la sua prole di draghi, che di stringere Sadha liberata dalle grinfie del Dio Re della Progenie Del Vuoto (al diavolo Windego)
  
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