Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: _MartyK_    03/12/2017    2 recensioni
Jisoo è una fan accanita dei BTS fin dal loro debutto: la sua vita è interamente incentrata sugli Idol, in particolare su Jeon Jungkook. Li segue ovunque, si sorbisce lunghe file per i fansign, urla ai concerti e viaggia oltre i confini coreani pur di stare sempre a contatto con loro.
Il suo scopo? Farsi notare dal suo beniamino e rubargli il cuore.
Jungkook è oppresso dalla sua vita frenetica e stressante. Cinico, apatico e con buone dosi di egocentrismo e sarcasmo, riesce comunque ad apparire perfetto sotto i riflettori e a nascondere il suo vero carattere. Non sa, però, che la sua sasaeng preferita è disposta a tutto pur di scoprire ogni lato della sua personalità, persino... intrufolarsi nella sua stanza del dormitorio.
Dal capitolo 1:
[...]
Il misterioso ragazzo voltò il capo in direzione del rumore e si coprì subito portandosi la maglietta verso il petto, manco fosse una donna nuda colta in flagrante. Sussultò con un salto all'indietro.
- E tu chi sei?!- urlò assatanato. Dalla voce acuta e leggermente graffiata, Jisoo capì di aver fatto centro. Era la stanza del tenero Kookie.
- Per ora il mio nome non è importante, ti basta sapere che sono la tua futura jagiya-
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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13 Giugno 2013: debutto dei BTS.


Il giorno tanto atteso era finalmente giunto e Park Jisoo era la ragazza più euforica del mondo.
Aveva sentito parlare a lungo dei Bangtan Boys, questo nuovo gruppo fondato dalla BigHit, ed era sicura che sarebbero stati una rivelazione, le nuove stelle del k-pop insomma. Aveva viaggiato parecchio pur di raggiungere la sala concerti a Seoul e non era stato facile, avendo una madre iperprotettiva che sclera fino a raggiungere le note di Mariah Carey e abitando a Daegu.

Tralasciando i ritardi dei vari treni, le metropolitane gremite di gente, gli spintoni involontari, i chilometri a piedi e la costante paura di aver perso il sacro biglietto che le avrebbe permesso di assistere alla performance, Jisoo era semplicemente felice.
E sudata, aveva bisogno di una doccia.

- Mamma, ci vorrà ancora molto per raggiungere l'hotel?- chiese trascinandosi appresso la valigia viola che la donna le aveva accuratamente preparato. Si domandò cosa ci avesse messo dentro, se quelli erano vestiti o massi giganti.
La madre, che non smetteva neanche per idea di alzare lo sguardo dal cellulare, sbuffò e con una scrollata di spalle dette risposta alla figlia.

- Non so tesoro, qui dice che mancano due chilometri e siamo arrivati- borbottò girando e rigirando il cellulare, aveva gli occhi assottigliati e le sopracciglia aggrottate.

- Che cosa?! Altri due chilometri a piedi? Mi rifiuto, chiamiamo un taxi- sbottò adirata la ragazza. L'altra roteò gli occhi al cielo e scosse la testa.

- Oh che sarà mai! Abbiamo fatto di peggio-

- Proprio per questo dico che dovremmo sederci su dei sedili e lasciarci guidare da qualcuno che ne sa più di noi- ribattè Jisoo.
Si fermò un istante, giusto il tempo di levare l'aggeggio dalla donna e spegnerlo.

- E che ne sa più di questo coso- concluse poi.
La madre protestò sbattendo nervosamente un piede a terra, comportandosi in modo infantile. A volte Jisoo si chiedeva chi fosse la matura e responsabile fra le due.

- Va bene, ma giuro che se mi fai perdere tempo...-

- Stasera ci sono le gioie della mia vita, figuriamoci se penso a perdere tempo!- la ragazza alzò un pugno in aria e tirò un sorriso sornione, correndo verso la fermata dei taxi e urlando verso il tassista per far sì che le desse ascolto.
La donna osservò la scena in silenzio, allibita dal comportamento della figlia.

- Aish, tutto questo casino per dei ragazzini- mormorò spazientita.









Prima ancora che il cielo potesse scurirsi del tutto, madre e figlia si erano appostate di fronte ai cancelli che le separavano dalla sala concerti e fortunatamente erano state le prime a stanziarsi in attesa che le guardie aprissero il fuoco.
Ciò significava che avrebbero assistito allo spettacolo ad una distanza minima dal palco. Il solo pensiero faceva ribollire il sangue nelle vene di Jisoo e lo faceva salire verso le gote, le quali si tingevano di un rosso lieve per l'imbarazzo.

L'attesa fu tanto lunga quanto noiosa, si elevava un boato di urla ogni qualvolta compariva dal nulla un ragazzo incappucciato e i BTS venivano invocati fino all'esasperazione. Le urla si intensificarono nel momento in cui i bodyguards si decisero ad aprire i cancelli e malgrado avessero dato le indicazioni e gli avvertimenti riguardo all'ordine e alla calma, nessuno dava retta a nessuno.
Tutti seguivano l'onda irrefrenabile della calca che si addentrava all'interno della sala e non si poteva fare a meno di correre verso i posti più vicini al palco.


Una volta che tutti entrarono, le luci si spensero e i presenti rimasero col fiato sospeso per un paio di secondi, o forse erano minuti. Jisoo sentiva solo il suo cuore battere all'impazzata.
Poi un cono di luce illuminò la figura di quello che doveva essere Rap Monster, il leader, e allora la folla ricominciò a spaccare i timpani con le urla. Successivamente i coni di luce illuminarono i vari componenti fino a quando la base non partì e il leader ruppe il ghiaccio dicendo quell'hey, dimmi qual è il tuo sogno che Jisoo avrebbe tanto amato in futuro.

Non si aspettava che si presentassero con una semplice coreografia, ma di certo non si aspettava neanche tutte quelle acrobazie o - addirittura - che uno di loro si tirasse su la maglia e mostrasse fiero gli addominali scolpiti roteando in modo sexy su se stesso.
La ragazza urlò eccitata alla vista del fisicaccio di Jimin e sfoggiò un sorriso da ebete beccandosi le occhiate maliziose della madre.
Credeva che lui sarebbe diventato il suo bias, la sua dolce ossessione, ma si ritrovò a cambiare idea nell'esatto momento in cui un altro ragazzo si avvicinò verso di lei e ammiccò con un sorriso diagonale. Jisoo rimase così incredula ed esterrefatta che per un attimo pensò seriamente di aver visto il Paradiso.

Ecco, si disse, quello era un segno. Il segno che Jeon Jungkook si era appena rovinato la vita, perchè Park Jisoo avrebbe fatto di tutto pur di conquistare il suo cuore.











1 Settembre 2013: primo fansign.




Quel giorno i Bangtan avrebbero avuto il loro primo incontro con i fans e inoltre era il compleanno del maknae del gruppo, il caro Jeon, che avrebbe compiuto sedici anni.
Per l'occasione Jisoo si informò su vari siti e scoprì che il ragazzo adorava le ciambelle alla crema e i dorayaki - proprio così, sbavava letteralmente per i dolci di Doraemon -, così pensò bene di prepararli, incartarli con tanto di fiocco regalo e portarglieli il giorno dell'incontro.

Anche lì l'attesa sembrava infinita e quando venne il suo turno sembrò come se si fosse risvegliata da un sonno senza sogni. Il cuore perse un battito e sentì un irritante tepore farsi strada nel suo petto.
Gattonò con le ginocchia verso il tavolino su cui era seduto Jungkook e gli porse in un gesto secco il pacco regalo, tanto era l'imbarazzo.

- Questo è per te. Buon compleanno- bofonchiò a bassa voce, chiedendosi se l'altro l'avesse sentita o meno.
Jungkook sorrise rassicurante e le sfilò il pacco dalle mani, sfiorandole lievemente le dita. Fu un contatto così minimo ed impercettibile che a Jisoo venne il solletico, ma non era il momento di ridere.
Jeon scosse un po' il pacco come se volesse sentire cosa vi era dentro e poi lo aprì, trovando la bella sorpresa. Il sorriso si ingigantì e Jisoo capì che in qualche modo gli stava simpatica. Il maknae impugnò il microfono e si rivolse alla folla adorante, mostrando orgoglioso una delle ciambelle.

- Questa fan si è ricordata del mio compleanno ed è stata così carina da preparare con le sue mani i miei dolci preferiti. So che ci avrai messo tempo e dedizione per renderli buonissimi, per cui ti ringrazio tantissimo- rivolse lo sguardo alla ragazza e chinò leggermente il capo, lei lo imitò, ancora frastornata per ciò che era appena successo.

Ignorò le occhiatacce di alcune ragazze e i commenti disperati di altre perchè non avevano avuto per prima l'idea. Ignorò il resto del mondo perchè in quel momento non aveva senso.

Non quando Jeon Jungkook le sorrideva così luminosamente che gli occhi erano assottigliati fino ad aver assunto la forma di due mezzelune.
















22 Aprile 2014: esordio in Giappone.





I BTS avevano il loro primo concerto a Tokyo, in Giappone, e inoltre subito dopo si sarebbero dovuti preparare per il consueto incontro con le A.R.M.Y. Che voi ci crediate o no, Jisoo era riuscita a convincere la madre per organizzare un viaggetto e assistere all'ennesimo fansign, tutto per vedere il viso sorridente di Jungkook e studiare il modo in cui muoveva il pennarello sul cd delineando la sua firma complicata.

Era ossessionata da quel ragazzo e sapere di essere una sua coetanea la mandava ancor di più su di giri. Col tempo aveva imparato a memoria le sue mosse, i gesti involontari che compiva quando cantava, la sua espressione assorta quando doveva scrivere delle dediche e le due vene che pulsavano contro il suo collo quando raggiungeva le note alte delle canzoni.
Sapeva tutto di lui, tutto, e aveva una voglia matta di urlarlo davanti ai presenti.
Non era imbarazzata, quella fase era passata da tempo ormai, era soltanto stanca di vederlo alle prese con una ragazza che non fosse lei.

E a proposito, la tizia di fronte era una tale rompiballe che mancò poco che le tirasse un pugno in pieno viso, tanto per rovinarle il dolce faccino giapponese che si ritrovava.
Quando questa si voltò verso di lei per lagnarsi del fatto che era la prima volta che il suo beniamino le avesse autografato un disco, Jisoo tirò uno dei suoi sorrisi più falsi, tanto che lo stesso Jungkook rimase perplesso per la smorfia contrariata della ragazza. Ella d'altro canto si ricompose e gli mostrò il cd, dicendo tranquillamente di volere ancora una volta il suo autografo e una dedica inventata al momento.

Il ragazzo ci pensò un po' su, non fece in tempo a posare il pennarello sulla superficie liscia del disco che Jisoo si lanciò letteralmente contro di lui, allacciandogli le braccia al collo e nascondendo il viso sul suo petto.
Jungkook sgranò gli occhi, si può dire che era così sconvolto da non aver avuto nessuna reazione. D'altronde le guardie non glielo permisero, dato che presero di peso la ragazza e l'allontanarono rapidamente da lui.

- Lasciatemi andare, volevo solo dimostrare il mio amore al signor Jeon!- esclamò con una sonora risata battendo i pugni sulla schiena di uno degli uomini e scalciando come un neonato.
Jungkook voltò il capo rapidamente verso di lei e le mostrò un'espressione preoccupata, impaurita.

- Oh Jeon non te la prendere, questo è soltanto l'inizio. Conquisterò il tuo cuore, te lo prometto- urlò per farsi sentire, l'uscita d'emergenza era sempre più vicina e Jisoo sentiva di non essersi dichiarata per bene al ragazzo.
La guardia che le stava appresso le tirò un pizzicotto alla spalla per farla smettere, ma non servì a nulla. Nessuno poteva fermare quell'uragano.

- Ti farò innamorare di me, Jeon!- fu l'unica frase che riuscì a pronunciare, prima di essere buttata fuori, accanto alla madre che stava aspettandola e a tutte le stalker che avevano tentato di stritolare uno dei membri con la scusa dell'inarrestabile voglia di abbracciarli.
E Jisoo aveva ragione, quello era solo l'inizio. Un inizio che poteva essere paragonato ad un aperitivo, perchè la sua mente macchinava alla ricerca di un piano per stargli accanto ventiquattro ore su ventiquattro.

D'ora in poi sarebbe diventata la sua personale fonte di stress.



































































 * * *





















































































 Erano passati circa due anni e Park Jisoo non aveva dimenticato la sua idea malsana nè tantomeno la promessa fatta a quel mocciosetto del signorino Jeon.
Anzi, l'essersi trasformata nella sua sasaeng preferita e l'andare sempre ai concerti del gruppo avevano fatto sì che i suoi occhi puntassero solo quelli del corvino - ora biondo, ora rosso, ora castano. Non si poteva definire con certezza il colore dei suoi capelli perchè cambiava praticamente ogni giorno, Jisoo era arrivata a chiedersi di quale razza aliena facesse parte.

E quindi, dicevamo, i suoi occhi erano un tutt'uno con quelli di Jungkook, dei ragazzi normali non gliene fregava una beata fava.
Ecco spiegato il motivo per cui a diciannove anni si ritrovava a non aver mai avuto un fidanzato e a non aver mai baciato nessuno se non il poster in camera da letto. Poteva sembrare infantile e capricciosa, ma le sue intenzioni erano evidenti e quando ci si metteva d'impegno otteneva sempre ciò che voleva.

Ad esempio, era riuscita ad allontanarsi prima da casa e poi da Daegu per studiare alla Seoul University. Ebbene, oltre ad essere una stalker spietata, era anche abbastanza intelligente da essere presa dalla migliore università della Corea.
L'unico problema era la stanza che le avevano assegnato in dormitorio: l'inferno dantesco.
Non solo non era una camera singola, ma le compagne di stanza erano di ben due diverse nazionalità: una spagnola e l'altra inglese. E le loro presentazioni non erano avvenute nel migliore dei modi, in quanto appena Jisoo allungò la mano per stringere quella della ragazza inglese, la spagnola mise a tutto volume Sofia di Alvaro Soler e saltò sul letto ballando a ritmo della canzone e scuotendo il sedere manco fosse la controfigura di Nicki Minaj.

A quel punto la ragazza inglese sfoggiò tutta la sua ira funesta e si lanciò contro l'altra, tirandole i capelli e dicendole di smetterla perchè odiava la musica latina. Fortuna che Jisoo non capì la risposta in spagnolo, di sicuro non erano parole molto educate - sempre se un qualcosa di simile a tu madre es una puta sia un complimento.




I mesi del 2016 passarono così, fra urla in due lingue diverse, lezioni noiose e concerti a cui non poter partecipare per mancanza di soldi (da quando era diventata una studentessa universitaria si stava perdendo un ammasso di eventi a causa del suo portafoglio perennemente vuoto).
Fino al giorno, o meglio, alla notte in cui Jisoo non perse le staffe e sbraitò contro le due pazze isteriche impegnate ad uccidersi con un phon e una spazzola.

- Sentite, io sono stanca! Stanca del fatto che voi due continuate ad urlarvi contro e stanca di sentire i vostri schiamazzi fino alle cinque del mattino, quando sapete meglio di me che il periodo degli esami è il più orrendo del mondo- esordì allargando le braccia, come a voler evidenziare la sua disperazione.
Le due si guardarono interdette e scrollarono le spalle, Jisoo ringhiò dalla rabbia e abbandonò la stanza.

- Dove vai?- si sentì dire.

- Lontano da voi!- rispose prontamente lei.
Ed era ora, perchè aveva una brillante idea che circolava tranquillamente nella sua testa: raggiungere il dormitorio della BigHit che, tra l'altro, non era nemmeno poi così lontano da quello dell'università.

Attraversò un paio di strade, svoltò in alcune contrade e proseguì nel suo percorso facendosi circa due isolati, quando un imponente edificio rientrò nel suo raggio visivo: la tanto amata sede creatrice dei sette angioletti scesi in terra. Con sguardo adorante e bava alla bocca si appostò al retro, evitando abilmente i giornalisti e le guardie appostate all'entrata.
Si arrampicò su un albero accanto e arrivò fino al ramo più estremo, per poi raggiungere l'unica finestra aperta. Lasciò l'albero e poggiò le mani sul davanzale, facendosi forza con le braccia e tirandosi su per vedere di chi fosse la stanza.

Non appena vide un ragazzo a torso nudo che le dava le spalle, arrossì e quasi rischiò di cadere. Non avrebbe fatto una bella fine.
Cercò alla meno peggio di raggiungere l'interno della stanza e pregò Dio e tutti i santi affinchè non facesse rumore, ma il karma era contro di lei e si addentrò nella stanza rotolando come una trottola ed esibendosi in una capriola perfetta... se solo non avesse sbattuto la fronte contro uno dei piedi del letto.

Il misterioso ragazzo voltò il capo in direzione del rumore e si coprì subito portandosi la maglietta verso il petto, manco fosse una donna nuda colta in flagrante. Andò verso la ragazza e sussultò con un salto all'indietro.

- E tu chi sei?!- urlò assatanato. Dalla voce acuta e leggermente graffiata, Jisoo capì di aver fatto centro. Era la stanza del tenero Kookie.
La ragazza si alzò in piedi e barcollò un po', massaggiandosi la testa e mostrando fiera il suo volto.
Vide il ragazzo sgranare gli occhi, l'indice accusatorio puntato contro di lei.

- Io ti conosco, sei quella pazza che mi ha aggredito in Giappone! Oddio ma come..! Per non parlare di quella volta che mi hai lanciato il reggiseno in faccia e quella in cui hai tentato di baciarmi in bocca...- il monologo da persona spaventata venne interrotto dalla stessa Jisoo, che sghignazzò come se non ci fosse un domani.
Il solo ricordare le imprese che aveva compiuto per rimanere impressa nella mente della sua piccola peste la fece sbellicare dalle risate.

- Proprio così, mio caro Jeon. Per ora il mio nome non è importante, ti basta sapere che sono la tua futura jagiya-

Benvenuto all'Inferno, l'unico pensiero che balenò nella mente del corvino.


***
Annyeong popolo! Dopo due settimane di silenzio i'm back again v.v questa è la fanfic che mi ha tenuta impegnata tutta l'estate e parte di quest'autunno, in quanto è completa solo da fine ottobre xD vi aspettano una ventina di capitoli ricchi di nonsense, demenza, comicità - o meglio, spero faccia ridere perchè è questo l'intento -, ma anche un po' (solo un po'? ma scherziamo?) di romanticismo e una spolveratina di sano angst, che non guasta mai ;)   che dire, spero vi piaccia e mi farebbe piacere se lasciaste un commentino a riguardo u.u
Dedicata a tutte le Jungkook biased, perchè quel feto sta condizionando anche me (NON VA BENE ANDFWOEWCNDV-----).
ps: le date dei fansign e dell'esordio in Giappone sono inventate, tranne quella del debutto (me la ricordo perfettamente eheh xD).
Bacioniiiiiiiii    _MartyK_ <3
   
 
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