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Autore: endif    23/06/2009    13 recensioni
"Il buio si fece più buio. Una voragine si spalancò nel mio petto. All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa. «Non c’è più…» mormorai. Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione."
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Change'
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NOTA DELL’AUTRICE: Ciao a tutti! Sono sfinita dalla stanchezza, ma ho deciso di postare prima di tuffarmi nel letto. Ho saputo che molte di voi sono impegnate con gli esami… in bocca a Jake!!!!

Grazie a coloro che ancora mi aggiungono a preferiti e seguiti.

Un grazie speciale a Sweetmoon e a Keska: ogni storia deve avere un termine, anche se mi sono venute in mente tante idee per il seguito, chissà che non decida di continuare con un’altra ff… E purtroppo gli impegni cominciano a diventare troppi, dovrò assentarmi per un po’ per motivi di salute (non temete, niente di grave! Non entro nei dettagli per non annoiarvi…!!!!.), ma sbircerò sempre per vedere se avrò dei commenti “postumi”!!!!

Cmq, adesso non pensiamoci, vi regalo un bel cappy. Fatemi sapere cosa ne pensate, altrimenti non mi date il coraggio per postare il prossimo.

Baci a tutti

endif  

IL CAPITOLO E’ STATO CORRETTO DALLA MIA CARA BETA GAZY, QUINDI E’ STATO LEGGERMENTE MODIFICATO.

Gazy: ti sono debitrice.

 

ATTENZIONE, CAPITOLO CON RATING ROSSO.

 

CAP. 34

ISTINTI NASCOSTI

 

BELLA

«Ormai sono quasi tre ore»

«No, la temperatura è scesa. Ma è stata molto agitata, e continuava a lamentarsi.»

Un sospiro.

«In effetti sono stati un paio di giorni un po’ stressanti, forse non avrei dovuto spingermi fin quaggiù. E non credo che sia in grado di affrontare il viaggio di ritorno in queste condizioni. Probabilmente, domani.»

«Grazie Carlisle, credo che sia la cosa migliore da fare. Mi pare che si stia riprendendo»

«Ok, ti tengo informato»

I sussurri cessarono, ma li avevo percepiti piuttosto chiaramente.

Una mano fredda mi accarezzò la fronte con delicatezza. Non avvertivo che una sensazione di pace in tutte le parti del corpo. Ma avevo la gola riarsa. Feci per inumidirmi le labbra secche con la lingua, nonostante fosse completamente asciutta. Poi, mi sfiorò la bocca qualcosa di freddo e bagnato, che solo in seguito mi resi conto era un panno inumidito di acqua fresca.

Allora aprii gli occhi e misi a fuoco lo sguardo teso, ma sollevato di Edward, disteso sul letto accanto a me.

«Amore, come ti senti?» la sua voce musicale penetrò l’annebbiamento del mio cervello. Lo guardai beata mentre si piegava sul gomito per avvicinare le sue labbra alla mia fronte. Nessun risveglio poteva essere migliore se ritrovavo lui al mio fianco.

Annui con il capo e mi avvicinai al suo collo, che si offriva ai miei occhi duro e liscio. Ci poggiai la guancia contro e lasciai che la freschezza della sua pelle ristorasse la mia ancora un po’ calda.

«Mmm … Sono … stata molto male?» chiesi esitante e lo sentii inspirare ed espirare forte.

«Sì, Bella.» confermò, ma il suo tono sembrava calmo. «Hai avuto quello che volgarmente si suole definire un colpo di calore. La temperatura del tuo corpo è salita moltissimo. Il tuo centro termoregolatore era come impazzito. Inizialmente eri solo pallida e un po’ accaldata, ma i meccanismi di sudorazione erano bloccati e non potevi più regolare la temperatura corporea, che ha iniziato a salire. La vista deve esserti annebbiata, eri tachicardica e confusa.» un nuovo sospiro, poi, continuò: «Bella, ad un certo punto sei collassata.»

«Scusami …, non volevo farti preoccupare …» mi mossi a disagio. Doveva essersi spaventato parecchio, lo sentivo ancora teso e rigido, con la voce priva di inflessioni.

«Io ti dico che hai avuto un colpo di calore e tu ti scusi perché mi sono preoccupato?! Se qualcuno qui deve scusarsi, quello sono io, Bella. E’ colpa mia se sei stata male, non avrei dovuto portarti fuori in un giorno così caldo.» sbottò e mi guardò con un’espressione contrita e dispiaciuta.

«Edward, non è stata colpa tua. E, poi, adesso mi sento molto meglio.» mi agitai sotto il lenzuolo e mossi le gambe alla ricerca di una posizione più comoda.

Solo in quel momento realizzai che lui era sotto le lenzuola come me, e che le sue spalle erano completamente scoperte. I miei occhi vagarono sul mio corpo coperto dal lenzuolo, poi, ritornarono a lui. Mi drizzai a sedere ed il lenzuolo scivolò dal mio busto, scoprendomi il seno completamente nudo.

Lo sentii trattenere il fiato e lo guardai imbambolata, mentre le mie guance arrostivano di un calore mai raggiunto, nemmeno nella precedente ipertermia.

Tirai goffamente il lenzuolo fino al mento, abbassando gli occhi. Non sapevo che dire.

Lo sentii schiarirsi la voce: «La tua temperatura aveva raggiunto i 42ºC.  Le conseguenze potevano esserti fatali se non l’avessi abbassata subito. Ho pensato che non c’era miglior trattamento che tenerti stretta a me … pelle a pelle.»

Pelle a pelle?! Pensai stralunata. Il calore sulle guance minacciò di arrivare fino al cervello. Già lo sentivo fumare …

«Perdonami, ti prego. Volevo che potessi renderti conto pienamente di cosa significasse la vita del campus, volevo mostrarti uno dei College migliori che avessi mai frequentato.» Alzai gli occhi e vidi che mi fissava attento. «Non ho mai pensato di lasciarti lì sola, ma l’avremmo frequentato insieme … sempre che fossi d’accordo a trasferirti in Virginia con me … Non avrei dovuto portarti qui oggi.» lasciò che le ultime  parole riecheggiassero nella stanza.

Troppe informazioni. Dartmouth, trasferirsi in Virginia, vivere in casa Cullen, io e Edward nudi nello stesso letto … il cervello poteva anche fondersi per eccessivo surriscaldamento.

«Io … io non posso permettermi il Dartmouth College …» mormorai, pensando all’unica cosa più ovvia da dire.

«Bella, io ti amo e non c’è niente che non farei per te. Lo sai che i soldi non sono un problema. Diciamo che sarei lieto di concederti un prestito …» disse sorridendo sbarazzino.

«Ma non riuscirei a restituirtelo neanche tra cinquant’anni!!» esclamai esasperata, con il movimento della mano che tenevo sul materasso a dare più enfasi alle mie parole. Con l’altra tenevo ancora il lenzuolo stretto al petto. Nel movimento, però, ne trascinai parte con me e mi scoprii un fianco.

Notai che almeno portavo ancora gli slip.

Io sì, ma LUI?!! Lo sguardo passò involontariamente sul suo bacino nascosto dal lenzuolo.

Lo guardai intimidita. Sentivo che stavo cominciando ad agitarmi, e sapevo che non gli sarebbe sfuggito.

La direzione dei suoi occhi era inequivocabile. Poggiato sui gomiti, con il busto leggermente rialzato dal materasso, guardava il lembo della mia pelle che era esposto dalla vita fino quasi al  ginocchio. Tuttavia ebbe la fermezza di rispondere con voce piatta: «Sì, ma il tempo per noi non sarà più un problema.» alzò lentamente gli occhi puntandoli nei miei, e aggiunse: «Nonostante tu ancora non ci creda, io non sono contrario alla tua trasformazione. Voglio solo che tu sia sicura, che non ci siano dubbi o incertezze.»

«Edward, ma io sono già sicura. Non c’è niente che desideri di più che stare con te. Per sempre.» dissi in un sussurro avvicinando la mano al suo viso per sfiorargli piano la guancia.

«Per sempre.» mi fece eco lui, immobile, come ipnotizzato.

Lo osservai inspirare profondamente e chiudere gli occhi. Constatare quanto il mio tocco lo turbasse mi dava una strana sensazione di potere. Mi confondeva e mi esaltava sapere che anche lui, sempre compito, sempre controllato, non riuscisse a nascondere le proprie sensazioni in determinati frangenti. E sapere che io ero la causa scatenante della sua agitazione mi riempiva di orgoglio. Mi sentivo desiderata, donna.

Come in preda ad una forza misteriosa, le mie dita scesero lentamente sul suo collo e poi, sul torace. Era incredibile quanto la sua pelle fosse liscia ed eccitante, benché fredda e dura.

Aveva  ancora gli occhi chiusi e rimaneva immobile.

Aveva preso a respirare in maniera più lieve e veloce. Un leggerissima peluria delineava il suo torace, per poi scivolare fin sotto il lenzuolo. Arrivai con le dita sui suoi fianchi, dove il lenzuolo si arrotolava. Ne percorsi il bordo con lentezza, con devozione. Fissavo la mia mano che si muoveva esitante, ma nello stesso tempo come presa da vita propria.

Sentii un ringhio sommesso provenire dalle sue labbra. Sembrava un grosso felino che faceva le fusa.

Alzai gli occhi e così lo vidi fissarmi con lo sguardo nero dall’eccitazione.

Senza sapere cosa avrei trovato, spostai il lenzuolo più in giù.

I boxer neri erano tesi e rigonfi della sua eccitazione.

Mai avrei pensato di poter essere così audace, ma lo sfiorai piano da sopra il cotone, e allora lo vidi reclinare la testa all’indietro, stringendo il lenzuolo nei pugni. Il suo corpo vibrava dal desiderio.

«Bella …» disse con voce arrochita.

«Edward, io …, tu …» sospirai, poi, continuai con più coraggio: «Mi vuoi?» chiesi in un fiato, con la voce tremante.

«Sì, sì ti voglio e ti desidero.» e dicendo questo, si alzò puntando i palmi sul materasso per avvicinarsi velocemente al mio viso. Trovò le mie labbra e le dischiuse con decisione con la sua lingua. Penetrò la mia bocca con impeto, baciandomi come mai aveva fatto prima di allora.

 

EDWARD

Questa volta non sarei riuscito a fermarmi. Ne fui cosciente nel momento stesso in cui Bella aprì gli occhi, ed io sapevo che eravamo entrambi quasi del tutto nudi sotto le lenzuola. Rimanere a contatto con il suo corpo per tre ore, mentre il gelo della mia pelle veniva mitigato dal calore della sua bollente, era stato uno strazio. Bella si era agitata molto e, ad ogni movimento, una porzione del suo corpo nudo veniva a contatto con il mio con uno strofinio o con una pressione più o meno intensa. La preoccupazione per la sua salute era andata via via alleviandosi, con la constatazione che la sua temperatura era lentamente scesa a valori normali per un umana.

Ma la mia stava salendo in un modo pericoloso.

Quando i suoi capezzoli erano rimasti premuti sul mio torace per ventisette minuti avevo creduto che sarei andato a fuoco.

Il corpo seminudo di Bella avvinghiato a me, era stata una delle tentazioni più grandi della mia esistenza. I suoi capelli, la sua pelle, e persino il suo respiro profumavano di paradiso. Ed io ci ero proprio sopra. Avevo controllato i miei istinti vedendola indifesa ed incosciente e mi ero sottoposto ad una deliziosa tortura che mi aveva eccitato all’inverosimile.

Ma niente era paragonabile alle dita timide e leggere di Bella sulla stoffa dei miei boxer in quel momento.

Era così innocente, così pura, così timida che pensai di impazzire nel tentativo di controllarmi, di non scatenare la belva che dentro di me stava urlando.

Inspirai profondamente.

La stretta vicinanza con il suo corpo per tutto quel tempo mi aveva assuefatto al suo profumo, e riuscivo a gestire con discrezione il mio desiderio del suo sangue.

Ma per la voglia del suo corpo non avevo freni.

La volevo, tutta.

Mia.

Completamente.

Mentre la baciavo con foga, la distesi sul materasso e allo stesso tempo le scostai il lenzuolo dal corpo. Feci aderire con estrema attenzione il mio torace al suo seno e ringhiai di piacere. Le punte turgide dei suoi capezzoli premevano contro il mio petto. Tenni ben ferme le mani ai lati del suo corpo per non pesarle addosso, ma le sue braccia si alzarono a cingermi il collo e le dita delle sue mani si fecero strada tra i miei capelli disordinati in una sensuale carezza, premendomi il viso maggiormente contro il suo. Adoravo quando lo faceva, mi dava la chiara percezione dell’urgenza del suo desiderio.

Staccai una mano dal materasso - una era più che sufficiente per sostenermi - e azzardai una lieve carezza su per quel lembo di coscia che era rimasto esposto sfacciatamente ai miei occhi, come per invitarmi a sfiorarlo. Era liscia, morbida e calda. Salii lento sul fianco verso l’alto, fino a trovare i suoi slippini di cotone rosa sotto al palmo. Riscesi giù e, arrivato alla piega del ginocchio, la spinsi con dolcezza verso il mio bacino, facendole aprire le gambe per aderire a lei più profondamente.

La sentii sospirare, quando nel movimento l’altra sua coscia si scontrò con la mia eccitazione.

Di nuovo, ripercorsi la gamba fino al fianco e, quando arrivai allo slip, ci infilai le dita sotto per  stringere una natica nel palmo. Mugolò piano ed io allentai un po’ la presa.

Calmo Edward. Ricordati cosa le puoi fare se non mantieni i nervi saldi. Mi dissi mentalmente, con un barlume di lucidità.

Si agitò sotto di me, ma aveva abbastanza spazio per muoversi dato che avevo fatto attenzione a non pesarle addosso. Riuscì, quindi, a divaricare anche l’altra gamba e mi colse decisamente alla sprovvista quando le allacciò entrambe ai miei fianchi, spingendo il suo bacino contro di me.

«Ti voglio …» sussurrò contro le mie labbra appena dischiuse.

«Dio, Bella … Potrei farti del male …,  io …» la mia voce era bassa e rauca.

«No, non succederà. Io mi fido di te.» continuò, suggellando le ultime parole con un tenero bacio.

Sentii allora le sue dita scorrere sull’elastico dei boxer.

Inclinai il capo verso il suo collo e dissi: «Piano amore, non essere impaziente». Subito dopo, con un rapido movimento, le scostai gli slip di lato con le dita. La sentii trattenere il fiato per la sorpresa, ma le rimasi addosso, dandole il tempo di realizzare cosa stava per succedere.

Il suo intimo profumo mi colpì le narici con forza e desiderai prepotentemente qualcosa di più. Così  la sfiorai piano con la punta del polpastrello, sentendola calda e umida. Era molto eccitata e si aggrappò alla mia schiena, divaricando ancor più le gambe.

Non osavo, tuttavia, violare quel santuario. Non consideravo le mie mani degne di sfiorarla. Ma l’urgenza era troppa per entrambi, e la vidi febbrilmente abbassarmi il boxer fino alle ginocchia per poi spingersi verso di me.

La mia eccitazione lambì la sua apertura e la sentii trattenere il fiato.

Prendila, falla tua. Falla godere. E’ questo che vuole. La bestia dentro di me fece sentire chiara la sua voce.

Scossi la testa, irrigidendomi. No, Bella era fragile, delicata.

«Edward …» la sua voce strozzata sembrava provenire da un altro pianeta.

Si spinse verso di me ed io la assecondai afferrandole con forza i glutei con entrambe le mani.

Affonda in lei. Falle sentire quanto la vuoi, falle sentire la tua forza. La mia bestia.

Lei emise un debole gemito.

«No …» mormorai flebile a me stesso. Lasciai con lentezza le sue natiche, inclinando il capo verso l’incavo del suo collo, mentre appoggiavo i pugni sulla testiera del letto.

La sentii protendere dolcemente il collo per accogliermi meglio vicino a sé.

Penetrala con forza e succhia il suo sangue. Lei lo vuole, tu lo vuoi … Ancora la voce della belva dentro di me.

Strinsi la presa e sentii la testiera sbriciolarsi sotto le mie mani. Avrei potuto distruggere quel letto, spaccare tutti i mobili, ma non le avrei torto un capello.

«Edward …, và tutto bene, non fa niente …» la sua voce chiara, pulita e prossima al pianto mi ridiede la giusta lucidità.

Inspirai profondamente e sempre con la testa sul suo collo dissi: «Sì, amore. Và tutto bene.» Quindi le passai una mano sulla schiena ed una sotto le ginocchia, prendendola in braccio.

«Vieni, non voglio che la tua prima volta sia in un letto altrui, mezzo distrutto.» ed uscii risoluto nel corridoio.

 

   
 
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