Tradizioni di famiglia
Shikamaru
se ne stava placidamente disteso a pancia in su,
fissando le nuvole che scorrevano calme sopra di lui con una sorta di
segreta soddisfazione personale. Si sentiva finalmente al riparo da
quella realtà in cui i suoi l’avevano gettato di
punto in
bianco una diciottina di anni prima: “Nato stanco”,
aveva
ridacchiato l’infermiera che aveva assistito al parto,
confidandosi con le sue
colleghe. “Troppo pigro persino per mettersi a piangere! Ha
strillato un po’ quando il dottore gli ha mollato uno
scapaccione
sul sedere e poi nulla! Si è messo a dormire subito, neanche
si fosse messo al mondo da solo!”
Ma di questi discorsi Shikamaru non ricordava nulla; quindi
continuava solamente a non tradire la sua fama di grandissimo
poltrone con improvvisi ed inconsulti moti di attività
tranne
quella celebrale. Indi per cui, se ne stava lì, con le mani
dietro alla testa ed una deliziosa indolenza e pesantezza del capo a
rendergli più piacevole il dolce-far-niente. Ad un tratto,
proprio quando pensava di essere entrato nel dormiveglia,
sentì
l’orecchio pizzicargli fastidiosamente. Alzò una
mano, come
per scacciare una mosca particolarmente indisponente dal viso, ma
continuava ad udire quel ronzio come se... come se qualcosa, o meglio
qualcuno, lo stesse chiamando.
Lo stesso, identico fastidio.
« Shikamaru,
Shikamaru! », diceva intanto quella voce. Shikamaru
cercò
disperatamente di ignorarla, girandosi su di un fianco e poggiando
l’orecchio sul terreno, pensando che magari, in questo modo,
sarebbe riuscito a farcela. A far sparire quel suono maledetto.
Sì,
come no.
« Piagnone!
»
Ma non c’era niente da fare; sconfiggere certe cose era
impossibile. Aprì gli occhi e si ritrovò davanti
la
cruda realtà; o meglio, si ritrovò davanti la
faccia
ghignante di Temari.
« Che fai,
dormi? », gli chiese, inginocchiata accanto al suo letto,
come
se non fosse a conoscenza del fatto che era stata lei a svegliarlo.
Shikamaru la fissò con sguardo vacuo, prima di mormorare:
« Chi sei? »
Il sorrisetto sul volto dell’altra aumentò.
« Il tuo
peggior incubo », rispose, con un tono serio che
però
veniva smentito dallo scintillio nel suo sguardo.
« Su questo
non avevo dubbi... », borbottò contrariato,
voltandosi
dall’altra parte. Temari alzò una mano e la
portò
sulla base del collo dell’altro e cominciando a sfiorarglielo
piano. Adorava dargli fastidio.
« Smettila.
Subito », ordinò lui, cercando di liberarsene.
« Shikamaru,
non puoi rimanere a poltrire fino a tardi. Alzati », disse
l’altra con calma, non smettendo assolutamente di importunare
l’altro, anzi, mettendoci ancora più gusto.
« Sì
che posso farlo, se è domenica ed è ancora presto
»,
controbatté il ninja, inabissandosi sotto le coperte
azzurre.
Temari si alzò in piedi e si appoggiò con
noncuranza al
davanzale della finestra, fissando concentrata il soffitto.
« Come
preferisci », disse solamente. Passarono alcuni istanti di
silenzio, prima che il ragazzo si rizzasse improvvisamente a sedere e
la guardasse, sospettoso.
« Come hai
detto, prego? », domandò, sbattendo più
volte gli
occhi per farsi passare l’annebbiamento da virile uomo che
non si è
neanche alzato dal letto.
« Fai come ti
pare, non sono mica la tua balia: non posso starti dietro tutti i
giorni, no? », disse, sempre con quel maledetto angolo delle
labbra tirato all’insù che non ne voleva sapere di
scendere.
Shikamaru si fece ancora più diffidente.
« Cos’è,
una sorta di ricatto morale? Oppure ti sei messa d’accordo
con mia
madre... Qualcosa stile quei piani diabolici che ogni tanto vi
divertite a fare voi donne! »
« No,
assolutamente. Ho la faccia di una che si mette a fare ricatti
morali? », chiese, guardandolo di sbieco. Shikamaru
alzò
perplesso un sopracciglio e lei sbuffò. «
Vado a farmi la colazione », l’avvisò,
prima di
uscire. Shikamaru si riavviò i lunghi capelli mori e
allungò
una mano sul comodino, per afferrare l’elastico nero che
teneva
sempre lì accanto. Le sue dita tastarono a lungo la liscia
tavola di legno, ma non trovarono l’oggetto richiesto;
perplesso,
si sporse dal letto e guardò sotto il mobile, sotto il
letto... Nulla.
« Temari, per
caso hai visto il mio elastico? », urlò quindi,
alzando
le lenzuola e cercando una macchia scura nel bianco.
« Chi, io?
Naaah », gli rispose dal piano di sotto la
voce della
ragazza. Shikamaru borbottò tra sé e
sé,
alzandosi e aprendo un cassetto, dove ne teneva un paio di ricambio.
Niente nemmeno lì.
« Temari, ne sei
veramente sicura? », domandò, scendendo in cucina
mentre
lei trafficava intorno al bollitore del tè.
«
Ah-ha », rispose di nuovo lei. Shikamaru le si
avvicinò
e lei lo guardò, scoppiando quindi a ridere. «
Certo che
così fai proprio ridere, sai? », disse allegra,
allungandosi per dargli un bacio vicino alla bocca.
«
Tirali fuori. Subito », ordinò lui, piantandosi a
braccia conserte accanto a lei, senza la minima voglia di arrendersi.
Lei lo guardò maliziosa, prima di voltargli le spalle e
prendere una tazza da un armadietto.
«
Cosa dovrei renderti, di grazia? Io non ti ho preso proprio nulla
»,
ridacchiò lei, mettendosi a sedere sopra il tavolo della
cucina.
«
Esistono le sedie, eh », l’avvisò
Shikamaru, prima di
riprendere il discorso. « Allora, non sto scherzando: dimmi
dove hai messo i miei elastici, se torna mia madre e mi trova in
questo stato... », rabbrividì. Temari lo
fissò
sorpresa.
«
Ah! Ma allora c’è qualcosa che il bravo bambino mi
nasconde!
Racconta tutto alla tua fidanzatina, che dici? », il ghigno
di
Temari era qualcosa di indescrivibile. Il ragazzo vagliò le
varie opzioni che aveva a sua disposizione, ma sicuramente raccontare
la verità a Temari era la cosa più conveniente da
fare.
Sperare nella sua compassione era da ingenui, e lo sapeva, ma tanto
peggio di così...
«
I capelli lunghi sono una caratteristica di famiglia. Come dire, una
cosa che si tramanda, ecco; mia madre non ha nulla da ridire su
questo, ma non vuole assolutamente vedere me o mio padre in giro per
casa in questo stato... Sì, a capelli sciolti. “I
membri
della mia famiglia devono sempre avere un aspetto decoroso, anche
quando nessuno li osserva”. L’unica volta che mi
capitò di
dimenticarmi di questo piccolo particolare, be’, ecco...
Lascia
stare », finì col mugugnare lui, fissandosi
imbarazzato
i piedi scalzi. Non udì niente in risposta e si
arrischiò
a gettare un’occhiata sulla ragazza, che lo fissava
serissima, ed
un barlume di speranza si accese in lui. « Allora, mi aiuti?
Mi
dici dove li hai messi? »
Temari
sorseggiò il suo tè con consumata lentezza, e
finalmente riprese la parola.
«
Tua madre non è un mostro. Vedrai che se le dici che ti si
sono rotti,
non
avrà nulla da ridire ».
Fu
proprio quell’accento voluto sul ‘rotti’
che accese la
lampadina nella testa del genio di Konoha.
«
Oh, Temari! Non ce l’avrai ancora con me, spero! »,
disse,
alzando gli occhi al cielo. La ragazza lo guardò irritata.
«
Perché dovrei avercela con te? Mi hai solamente spezzato un
elastico in camera tua, di notte, ben sapendo che
la mattina
dopo sarei dovuta uscire in strada sotto gli occhi di tutti con un
codino in meno. E non mi hai neanche voluto prestare i tuoi!
Cos’è,
avevi paura che la mia superiorità ti intaccasse?
»,
domandò sarcastica. Shikamaru intuì che la
ragazza era
veramente arrabbiata (e d’altronde, era proprio da lei
vendicarsi
per queste piccolezze, colpa sua che non aveva
previsto il
pericolo) e guardò l’orologio sulla parete.
Fermò
l’improperio che gli stava salendo alle labbra; ancora pochi
minuti
e sua madre sarebbe tornata dal mercato. Lo avrebbe massacrato.
«
Temari, ti prego, non fare la bambina! ». Si pentì
un
secondo troppo tardi di aver aperto bocca, perché
l’occhiata
che lei gli diede lo fece raggelare. Cos’era peggio, una
Yoshino
imbufalita o una Temari offesa in modalità vendicativa?
«
Fossi in te proverei in camera di tua madre, piagnone »,
rispose inaspettatamente, con un sorriso. Shikamaru la
guardò
sbalordito.
«
Puoi ripetere, per favore? », balbettò,
esterrefatto. La
camera dei suoi genitori era per lui off limits... Da sempre. E
questo Temari lo sapeva.
«
La stanza da letto di tua madre. Prova lì,
chissà... »,
Temari si scostò dal tavolo e andò sul lavello,
impugnando la spugnetta e cominciando a sciacquare la tazza da cui
aveva bevuto.
«
Temari, non puoi farmi questo. Se ne accorgerà subito,
quella
sente puzza di Nara dal paese accanto! »
«
Chi è che sente puzza di Nara da così lontano,
Shikamaru? », domandò una voce
dall’ingresso. «
Ah, buongiorno Temari, ho sentito anche la tua voce! Anche stanotte
sei rimasta qui, vero? », chiese ancora la madre del ragazzo,
mentre l’altra si lavava velocemente le mani e le sorrideva
in
risposta.
«
Permetta che l’aiuti con le borse, signora! »,
disse,
asciugandosi nello strofinaccio trovato lì accanto. La donna
sbuffò.
«
Lascia, lascia. Qui servono gli uomini di casa! Shikamaru, avanti
»,
ordinò la donna, mollando in braccio al figlio accorso le
sporte senza curarsi del ragazzo che vacillava sotto tutto quel peso.
«
Cosa c’è qua dentro, mamma? Piombo? »,
domandò
lui mentre le posava sul tavolo e cominciava ad estrarre il cibo.
«
C’è solamente il sostentamento tuo e di
quell’orso di tuo
padre, se non ti sta bene fattela da solo, la spesa »,
rispose
seccamente entrando in cucina, subito prima di sorridere a Temari e di
darle un caldo abbraccio. « Cielo, c’è
da chiedersi
come fai a stare con questo... », Yoshino si
voltò, con
il sorriso ancora sulle labbra, per insultare ancora un po’
il
figlio, ed aguzzò la vista.
No,
c’era qualcosa che non andava. Decisamente.
«
Shikamaru! Cos’è che ti ho sempre detto?
», tuonò,
prima di afferrarlo per un orecchio e trascinarlo in fretta al piano
di sopra, mentre Temari moriva dalle risate. « Tu... Cosa?
E figurati se ci credo! », si sentì tuonare
ancora, e
Temari avvertì una piccola, piccolissima punta di rimorso.
Ma
proprio minuscola. « Shikamaru!
Che ci fanno i
tuoi elastici sul mio letto?! Sai che non
devi entrare in
questa stanza neanche sotto attacco nemico! »
Temari
fissò distrattamente il suo riflesso ghignante sulla
finestra.
“Eh, caro mio... Ti ho proprio reso pan per focaccia
stavolta”.
«
Ah, Shikamaru, hai presente quella cosa della tradizione dei capelli,
per i figli maschi? »
«
Mmh », mormorò lui, ancora di cattivo umore,
mentre
spazzolava con foga la vasca da bagno per punizione.
«
Ti avviso che non permetterò che nessuno dei nostri figli
porti un’acconciatura tanto ridicola. Gaara non permetterebbe
mai
che i nipoti del Kazekage girino così per il nostro
villaggio,
sai. Questioni di famiglia anche per noi », disse Temari con
un
sorrisino. Shikamaru provò la seria voglia di piangere:
Kazekage o genitori? Guardò Temari.
“Ah, le donne... Che seccatura”.
Note finali:
Sì, Shikamaru sognava di dormire all'inizio. Eh
vabbé, tanto
è lui, che volete farci xD Adoro il binomio Yoshino-Temari,
soprattutto se incazzate come bisce *____*
Ho visto quante fic ci sono *O* Domani me le leggo e commento tutte,
tranquille ù-ù E se non mi vedete, può
darsi che sia per il rating: il rosso non posso leggerlo
ç__ç
Bon, scappo. (Ah, ma prima piccola pubblicità! Io e Bluemary
abbiamo aperto un contest su Naruto, qui
il bando sul forum di EFP. A presto gente! XD
HAPPY SHIKATEMA DAY TO EVERYONE!