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Autore: Lely1441    23/06/2009    13 recensioni
Quando una fidanzata e la sua futura suocera si alleano contro il povero malcapitato di turno, sono brutte faccende. Ma quando la fidanzata è Temari e la futura suocera è Yoshino... Be', c'è da dirlo: povero, povero Shikamaru.
[ShikaTema for the ShikaTema Day *O*]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari, Altri, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tradizioni di famiglia







Shikamaru se ne stava placidamente disteso a pancia in su, fissando le nuvole che scorrevano calme sopra di lui con una sorta di segreta soddisfazione personale. Si sentiva finalmente al riparo da quella realtà in cui i suoi l’avevano gettato di punto in bianco una diciottina di anni prima: “Nato stanco”, aveva ridacchiato l’infermiera che aveva assistito al parto, confidandosi con le sue colleghe. “Troppo pigro persino per mettersi a piangere! Ha strillato un po’ quando il dottore gli ha mollato uno scapaccione sul sedere e poi nulla! Si è messo a dormire subito, neanche si fosse messo al mondo da solo!”
Ma di questi discorsi Shikamaru non ricordava nulla; quindi continuava solamente a non tradire la sua fama di grandissimo poltrone con improvvisi ed inconsulti moti di attività tranne quella celebrale. Indi per cui, se ne stava lì, con le mani dietro alla testa ed una deliziosa indolenza e pesantezza del capo a rendergli più piacevole il dolce-far-niente. Ad un tratto, proprio quando pensava di essere entrato nel dormiveglia, sentì l’orecchio pizzicargli fastidiosamente. Alzò una mano, come per scacciare una mosca particolarmente indisponente dal viso, ma continuava ad udire quel ronzio come se... come se qualcosa, o meglio qualcuno, lo stesse chiamando.
Lo stesso, identico fastidio.
« Shikamaru, Shikamaru! », diceva intanto quella voce. Shikamaru cercò disperatamente di ignorarla, girandosi su di un fianco e poggiando l’orecchio sul terreno, pensando che magari, in questo modo, sarebbe riuscito a farcela. A far sparire quel suono maledetto. Sì, come no.
« Piagnone! »
Ma non c’era niente da fare; sconfiggere certe cose era impossibile. Aprì gli occhi e si ritrovò davanti la cruda realtà; o meglio, si ritrovò davanti la faccia ghignante di Temari.
« Che fai, dormi? », gli chiese, inginocchiata accanto al suo letto, come se non fosse a conoscenza del fatto che era stata lei a svegliarlo. Shikamaru la fissò con sguardo vacuo, prima di mormorare:
« Chi sei? »
Il sorrisetto sul volto dell’altra aumentò.
« Il tuo peggior incubo », rispose, con un tono serio che però veniva smentito dallo scintillio nel suo sguardo.
« Su questo non avevo dubbi... », borbottò contrariato, voltandosi dall’altra parte. Temari alzò una mano e la portò sulla base del collo dell’altro e cominciando a sfiorarglielo piano. Adorava dargli fastidio.
« Smettila. Subito », ordinò lui, cercando di liberarsene.
« Shikamaru, non puoi rimanere a poltrire fino a tardi. Alzati », disse l’altra con calma, non smettendo assolutamente di importunare l’altro, anzi, mettendoci ancora più gusto.
« Sì che posso farlo, se è domenica ed è ancora presto », controbatté il ninja, inabissandosi sotto le coperte azzurre. Temari si alzò in piedi e si appoggiò con noncuranza al davanzale della finestra, fissando concentrata il soffitto.
« Come preferisci », disse solamente. Passarono alcuni istanti di silenzio, prima che il ragazzo si rizzasse improvvisamente a sedere e la guardasse, sospettoso.
« Come hai detto, prego? », domandò, sbattendo più volte gli occhi per farsi passare l’annebbiamento da virile uomo che non si è neanche alzato dal letto.
« Fai come ti pare, non sono mica la tua balia: non posso starti dietro tutti i giorni, no? », disse, sempre con quel maledetto angolo delle labbra tirato all’insù che non ne voleva sapere di scendere. Shikamaru si fece ancora più diffidente.
« Cos’è, una sorta di ricatto morale? Oppure ti sei messa d’accordo con mia madre... Qualcosa stile quei piani diabolici che ogni tanto vi divertite a fare voi donne! »
« No, assolutamente. Ho la faccia di una che si mette a fare ricatti morali? », chiese, guardandolo di sbieco. Shikamaru alzò perplesso un sopracciglio e lei sbuffò. « Vado a farmi la colazione », l’avvisò, prima di uscire. Shikamaru si riavviò i lunghi capelli mori e allungò una mano sul comodino, per afferrare l’elastico nero che teneva sempre lì accanto. Le sue dita tastarono a lungo la liscia tavola di legno, ma non trovarono l’oggetto richiesto; perplesso, si sporse dal letto e guardò sotto il mobile, sotto il letto... Nulla.
« Temari, per caso hai visto il mio elastico? », urlò quindi, alzando le lenzuola e cercando una macchia scura nel bianco.
« Chi, io? Naaah », gli rispose dal piano di sotto la voce della ragazza. Shikamaru borbottò tra sé e sé, alzandosi e aprendo un cassetto, dove ne teneva un paio di ricambio.
Niente nemmeno lì.
« Temari, ne sei veramente sicura? », domandò, scendendo in cucina mentre lei trafficava intorno al bollitore del tè.
« Ah-ha », rispose di nuovo lei. Shikamaru le si avvicinò e lei lo guardò, scoppiando quindi a ridere. « Certo che così fai proprio ridere, sai? », disse allegra, allungandosi per dargli un bacio vicino alla bocca.
« Tirali fuori. Subito », ordinò lui, piantandosi a braccia conserte accanto a lei, senza la minima voglia di arrendersi. Lei lo guardò maliziosa, prima di voltargli le spalle e prendere una tazza da un armadietto.
« Cosa dovrei renderti, di grazia? Io non ti ho preso proprio nulla », ridacchiò lei, mettendosi a sedere sopra il tavolo della cucina.
« Esistono le sedie, eh », l’avvisò Shikamaru, prima di riprendere il discorso. « Allora, non sto scherzando: dimmi dove hai messo i miei elastici, se torna mia madre e mi trova in questo stato... », rabbrividì. Temari lo fissò sorpresa.
« Ah! Ma allora c’è qualcosa che il bravo bambino mi nasconde! Racconta tutto alla tua fidanzatina, che dici? », il ghigno di Temari era qualcosa di indescrivibile. Il ragazzo vagliò le varie opzioni che aveva a sua disposizione, ma sicuramente raccontare la verità a Temari era la cosa più conveniente da fare. Sperare nella sua compassione era da ingenui, e lo sapeva, ma tanto peggio di così...
« I capelli lunghi sono una caratteristica di famiglia. Come dire, una cosa che si tramanda, ecco; mia madre non ha nulla da ridire su questo, ma non vuole assolutamente vedere me o mio padre in giro per casa in questo stato... Sì, a capelli sciolti. “I membri della mia famiglia devono sempre avere un aspetto decoroso, anche quando nessuno li osserva”. L’unica volta che mi capitò di dimenticarmi di questo piccolo particolare, be’, ecco... Lascia stare », finì col mugugnare lui, fissandosi imbarazzato i piedi scalzi. Non udì niente in risposta e si arrischiò a gettare un’occhiata sulla ragazza, che lo fissava serissima, ed un barlume di speranza si accese in lui. « Allora, mi aiuti? Mi dici dove li hai messi? »
Temari sorseggiò il suo tè con consumata lentezza, e finalmente riprese la parola.
« Tua madre non è un mostro. Vedrai che se le dici che ti si sono rotti, non avrà nulla da ridire ».
Fu proprio quell’accento voluto sul ‘rotti’ che accese la lampadina nella testa del genio di Konoha.
« Oh, Temari! Non ce l’avrai ancora con me, spero! », disse, alzando gli occhi al cielo. La ragazza lo guardò irritata.
« Perché dovrei avercela con te? Mi hai solamente spezzato un elastico in camera tua, di notte, ben sapendo che la mattina dopo sarei dovuta uscire in strada sotto gli occhi di tutti con un codino in meno. E non mi hai neanche voluto prestare i tuoi! Cos’è, avevi paura che la mia superiorità ti intaccasse? », domandò sarcastica. Shikamaru intuì che la ragazza era veramente arrabbiata (e d’altronde, era proprio da lei vendicarsi per queste piccolezze, colpa sua che non aveva previsto il pericolo) e guardò l’orologio sulla parete. Fermò l’improperio che gli stava salendo alle labbra; ancora pochi minuti e sua madre sarebbe tornata dal mercato. Lo avrebbe massacrato.
« Temari, ti prego, non fare la bambina! ». Si pentì un secondo troppo tardi di aver aperto bocca, perché l’occhiata che lei gli diede lo fece raggelare. Cos’era peggio, una Yoshino imbufalita o una Temari offesa in modalità vendicativa?
« Fossi in te proverei in camera di tua madre, piagnone », rispose inaspettatamente, con un sorriso. Shikamaru la guardò sbalordito.
« Puoi ripetere, per favore? », balbettò, esterrefatto. La camera dei suoi genitori era per lui off limits... Da sempre. E questo Temari lo sapeva.
« La stanza da letto di tua madre. Prova lì, chissà... », Temari si scostò dal tavolo e andò sul lavello, impugnando la spugnetta e cominciando a sciacquare la tazza da cui aveva bevuto.
« Temari, non puoi farmi questo. Se ne accorgerà subito, quella sente puzza di Nara dal paese accanto! »
« Chi è che sente puzza di Nara da così lontano, Shikamaru? », domandò una voce dall’ingresso. « Ah, buongiorno Temari, ho sentito anche la tua voce! Anche stanotte sei rimasta qui, vero? », chiese ancora la madre del ragazzo, mentre l’altra si lavava velocemente le mani e le sorrideva in risposta.
« Permetta che l’aiuti con le borse, signora! », disse, asciugandosi nello strofinaccio trovato lì accanto. La donna sbuffò.
« Lascia, lascia. Qui servono gli uomini di casa! Shikamaru, avanti », ordinò la donna, mollando in braccio al figlio accorso le sporte senza curarsi del ragazzo che vacillava sotto tutto quel peso.
« Cosa c’è qua dentro, mamma? Piombo? », domandò lui mentre le posava sul tavolo e cominciava ad estrarre il cibo.
« C’è solamente il sostentamento tuo e di quell’orso di tuo padre, se non ti sta bene fattela da solo, la spesa », rispose seccamente entrando in cucina, subito prima di sorridere a Temari e di darle un caldo abbraccio. « Cielo, c’è da chiedersi come fai a stare con questo... », Yoshino si voltò, con il sorriso ancora sulle labbra, per insultare ancora un po’ il figlio, ed aguzzò la vista.
No, c’era qualcosa che non andava. Decisamente.
« Shikamaru! Cos’è che ti ho sempre detto? », tuonò, prima di afferrarlo per un orecchio e trascinarlo in fretta al piano di sopra, mentre Temari moriva dalle risate. « Tu... Cosa? E figurati se ci credo! », si sentì tuonare ancora, e Temari avvertì una piccola, piccolissima punta di rimorso. Ma proprio minuscola. « Shikamaru! Che ci fanno i tuoi elastici sul mio letto?! Sai che non devi entrare in questa stanza neanche sotto attacco nemico! »
Temari fissò distrattamente il suo riflesso ghignante sulla finestra. “Eh, caro mio... Ti ho proprio reso pan per focaccia stavolta”.



« Ah, Shikamaru, hai presente quella cosa della tradizione dei capelli, per i figli maschi? »
« Mmh », mormorò lui, ancora di cattivo umore, mentre spazzolava con foga la vasca da bagno per punizione.
« Ti avviso che non permetterò che nessuno dei nostri figli porti un’acconciatura tanto ridicola. Gaara non permetterebbe mai che i nipoti del Kazekage girino così per il nostro villaggio, sai. Questioni di famiglia anche per noi », disse Temari con un sorrisino. Shikamaru provò la seria voglia di piangere: Kazekage o genitori? Guardò Temari.

“Ah, le donne... Che seccatura”.

Note finali:
Sì, Shikamaru sognava di dormire all'inizio. Eh vabbé, tanto è lui, che volete farci xD Adoro il binomio Yoshino-Temari, soprattutto se incazzate come bisce *____*
Ho visto quante fic ci sono *O* Domani me le leggo e commento tutte, tranquille ù-ù E se non mi vedete, può darsi che sia per il rating: il rosso non posso leggerlo ç__ç
Bon, scappo. (Ah, ma prima piccola pubblicità! Io e Bluemary abbiamo aperto un contest su Naruto, qui il bando sul forum di EFP. A presto gente! XD

HAPPY SHIKATEMA DAY TO EVERYONE!

   
 
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