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Autore: Selva oscura    04/12/2017    0 recensioni
Titolo rigorosamente scippato dal libro alle fonti del Nilo, ma visto che la storia si svolge nella mia bellissima città Roma, mi è sembrato giusto citare nel titolo il fiume Tevere.
Tratto dalla storia:
"Guardò la bella sorella che ora la fissava dal ritratto, con un dito sfiorò i lineamenti che le erano appartenuti ". Non ricordava nemmeno il viso del padre del quale la sua famiglia non parlava mai.
Una giovane donna appena uscita dal convento.
Un giovane uomo che si divide tra una madre despota e un'amante asfissiante.
Cosa avranno in comune loro due? Leggetelo per scoprirlo
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Sango, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Kagura/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Segreti ed Incontri

Finalmente era a casa. Il ricordo degli anni in cui era rinchiusa nel convento era ancora vivo dentro di lei, lì aveva lasciato la sua migliore amica Rin. Le due ragazze avevano fatto amicizia subito ed oltre a lei solo Ayame sapeva quanto detestasse quell'esilio forzato a cui era stata costretta dalla tenera età di tre anni. Lontana per lunghi mesi e le visite sporadiche troppo brevi.
Le cupe sale del convento, i dormitori gelidi ed umidi, la stretta supervisione delle suore che nessuno al mondo avrebbe potuto scambiare per amore materno. I gelidi atteggiamenti delle altre allieve, incomprensibile per lei e Rin per qualche assurdo motivo non le trovavano simpatiche, ma a loro poco importava erano sole contro tutte.
<< Dove sono gli zii? >> chiese la ragazza sentendosi stranamente malinconica al pensiero dell'amica.
<< Sono andati alle vigne del Mascherone a sistemare un problema sorto con l'intendente! >> replicò la madre stringendo le labbra come per affermare che per nessun motivo al mondo avrebbe aggiunto una singola parola in più su quella faccenda.
Kagome sciolse definitivamente il fiocco, già allentato, che le stringeva il cappello sotto la gola sfilandolo del tutto. Il gesto le servì per nascondere al momento la sua curiosità, tanto poi alla fine avrebbe saputo tutto. 
<< Mamma, pensate che potrei fare un bagno oggi, anzichè aspettare la fine del mese? >> domandò la giovane accarezzando la capigliatura corvina opaca. << Temo di non emanare un buon odore! >> si giustificò esibendo una smorfia disgustata, mostrando un lembo di corpetto intriso di sudore. Al convento non era molto in voga l'uso dell'acqua per l'igiene personale, anzi le consorelle ne facevano un uso molto parsimonioso.
<< Ma naturale! Tsubaki, ci pensi tu? Forse anche Nausicaa si vorrà rinfrescare! >>
<< Si, certo! Il viso e le mani se li laverà... ma non andrà mai di un centimetro più in basso! >> affermò ridendo delle espressioni scandalizzate delle due donne, piroettò di nuovo su stessa agganciando la governante per le braccia trasportandola nel suo giro tondo.
<< Kagome! Ora basta, non vedi che spaventi la povera Tsubaki! >> gridò Kaede usando un tono severo, anche se lei tratteneva a fatica dal ridere.
<< No! No mammina è Tsubaki che spaventa me! Dov'è Ayame e perché non è ancora venuta a salutarmi! >> disse fermandosi.
<< Lasciate stare Ayame. Sta facendo il suo lavoro! >> affermò acidamente la donna controllando che non gli fossero sfuggiti dei capelli dalla cuffia.
<< Il lavoro di Ayame è quello di occuparsi di me! Vado a cercarla! >> dichiarò la ragazza curvandosi sulla madre per darle un bacio sulla guancia, poi si raddrizzò in fretta e rapida come una folata attraversò la stanza, superò la porta sparendo nel corridoio.
Tsubaki rivolse uno sguardo amareggiato alla sua Signora per poi volgerlo in direzione della porta dov'era appena sparita la fanciulla.
<< Signora Kaede se Voi non ci mettete riparo...>>
<< SHH! Non c'è nulla a cui devo mettere riparo. E' solo la nostra Kagome! >> la interruppe fermando quelle recriminazioni sollevando le mani coperte dai guanti di pizzo color panna.
<< Già come se non fosse abbastanza! >> borbottò la donna lisciandosi il grembiule.
<< Kaede! Kaede sorella mia, sei lassù? >> gridò una voce tremante, sembrava che facesse fatica a salire le scale.
Entrambe le donne alzarono gli occhi al cielo. Suor Nausicaa, il cui vero nome era Midoriko Shikon, doveva sperare in un miracolo se dopo quasi dodici anni rivolgeva ancora quella domanda alla sorella minore.
<< Si sono quassù cara, nel mio salotto! >> rispose sospirando la donna rivolgendo uno sguardo complice a Tsubaki.

I lunghi capelli corvini crepitavano sotto i colpi spietati della spazzola. Lo sguardo trasognato era fisso sullo specchio, elegantemente incorniciato da rose argentate, ma i suoi occhi non vedevano l'immagine che vi era riflessa. D'altra parte Kagome sapeva che l'immagine di sè non le avrebbe fornito motivi di vanto: un volto regolare ancora infantile, le guance arrotondate a cui si aggiungevano delle fossette quando sorrideva, un nasino graziosamente all'insù e occhi talmente scuri da sembrare neri come la notte, la bocca rosea dalle labbra piene.
L'unica sua vera bellezza agli occhi della ragazza era la pelle, d'un pallido bianco immacolato da sembrare quasi trasparente. Pelle d'alabastro come la definiva Rin la sua amica di convento.
<< E' inutile che vi state a guardare tanto! Mica siete bella, avete la bellezza dell'asino e nulla più! >> l'ammonì una voce alle sue spalle, Kagome fece una linguaccia in direzione dello specchio, che in aggiunta alla sua figura le rimandava il riflesso di un'altra ragazza dai capelli rossi sdraiata sul letto.
<< Sei semplicemente invidiosa Ayame! Sei sempre stata una creatura gelosa e maligna e non sei cambiata affatto! >> rispose la mora mettendo giù la spazzola, si girò a mezzo busto. << Si può sapere cos'è questa novità del voi, che d'improvviso stai usando? >>
Ayame rotolò a pancia in sù, mettendosi a sedere per guardare la sua signorina e antica compagna di giochi.
<< La mamma dice che adesso siete grande e vi devo dare del voi, perchè vi devo portare rispetto! >> spiegò la ragazza torturandosi le mani.
<< Non mi sembra che mi porti rispetto, per cui smettila e continua a darmi del tu come sempre. >> rispose la mora guardando dubbiosa il vestito rosa pallido appeso alla gruccia.
<< Oh! Non lo so! Magari vi sposate con un gran signore, o un nobile, e se vi rivolgo la parola mi fate buttare giù nella cantina del vostro bel palazzo! >> replicò l'altra arricciando il naso.
<< Ma figurati! >> rispose Kagome cercando di trattenere a stento il riso.
<< Allora non vi sposate? >> 
<< Io spero di si! Sono abbastanza grande per farlo, non credi? >> rispose la mora corrugando la fronte di fronte all'orologio che batteva le sette e dieci, se non si sbrigava arrivava tardi a cena.
<< Mia cugina si è sposata a trent'anni! >> commentò Ayame calcando le sillabe, godendosi l'espressione esterefatta dell'altra.
<< E ha trovato qualcuno che ancora la voleva? >> chiese la ragazza stupita, mentre infilava la testa sotto la gonna del vestito.
<< Bè il padre le aveva lasciato un pò di roba. >> rispose la rossa aiutando la sua signorina a vestirsi.
<< Anch'io ho un pò di roba. >> dichiarò Kagome sentendosi sollevata.
<< Voi c'è ne avete a mucchi di roba! >> esclamò la rossa ridendo a crepapelle mentre chiudeva il vestito.
****

<< Questo arrosto di manzo è troppo duro! Shiori bisogna che parli con la cuoca! E' la seconda volta in questa settimana! >> osservò con disappunto Sota Shikon, rigirando nel piatto una fetta di carne.
<< E' difatti la seconda volta che lo mangi in una settimana. Non vedo di cosa ti debba lamentare! E' tenerissima guarda si taglia solo con la forchetta! >> lo rimbeccò la moglie, sezionando con cura la propria porzione.
<< Voi che ne dite don Mukotsu? >> interloquì la zia Mayu, curvandosi a chiedere l'opinione dell'anziano prete che viveva a casa Shikon da più di trent'anni.
<< Per una persona della mia posizione, sapete, il cibo non riveste una grande importanza! >> rispose l'uomo mestamente. Dei risolini accolsero la sua dichiarazione, l'evidente pancia sporgente si notava dalla veste talare e costituiva una smentita sufficiente alle sue parole.
Kagome lanciò una lunga occhiata soddisfatta al tavolo, che vedeva riunita per la cena gran parte della sua famiglia. Pochissime ragazze della sua età avrebbero  compreso il caldo sentimento di affetto che li univa, spostò lo sguardo da un viso all'altro ricordando i giorni passati nel convento e la forza che aveva esercitato su se stessa per andare avanti, per non crollare nei momenti di sconforto. 
<< Ti piace l'arrosto cara? >> domandò Zia Mayu sorridendo alla nipote. Era la sorella maggiore di Kaede, una vedova tornata a vivere in famiglia dopo la morte del marito e dell'unico figlio.
<< Di certo è migliore del vitto del convento! >> commentò la ragazza guadagnandosi uno sguardo severo da parte della suora, sua zia.
<< Bè ora hai finito con il convento! Ora sei tornata a casa tua e ci resterai! >> intervenne suo zio Sota.
<< Siii! >> gridò la giovane balzando in piedi facendo traballare la sedia pericolosamente. << E' vero zietto, ora sono a casa e ci resterò! >> disse superando di due posti che la dividevano dal capotavola, sottoponendo il pover'uomo ad uno dei suoi entusiastici abbracci.
<< Kagome! Su andiamo adesso sei una ragazza grande ormai, devi saperti contenerti! >> la rimproverò  bonaria sua Zia Shiori.
L'ammonizione parve avere effetto sulla ragazza, che lasciò andare l'uomo per poi tornare seduta al suo posto.
<< Già proprio così! Sono una ragazza grande! Ora dovete trovarmi un marito! >> dichiarò di colpo la giovane intenta a ritagliarsi una porzione di patate arrosto. Il brusio attorno alla tavola si acquietò e scese un silenzio imbarazzato. E senza farci caso Kagome continuò a parlare entusiasticamente del suo roseo futuro mentre la madre impallidiva ad ogni singola parola.
<< Ma naturalmente si provvederà anche per te! Certo! Vorrei proprio vedere il contrario! >> si affrettò a rispondere Sota davanti allo sguardo speranzoso della nipote ed ignorando gli ammonimenti della moglie.
<< Bene! Ma mi raccomando zio, che si tratti di un uomo di Roma! Non ho intenzione di vivere lontana da voi! >> un gran sorriso illuminò lo sguardo della giovane.


<< Come hai potuto! Illudere così quella povera bambina! Ti rendi conto che non troveremo mai un uomo di condizione elevata o adeguata disposto a sposarla? >> lo rimproverò aspramente Shiori con gli occhi che scintillavano di collera. La cena era appena terminata e quasi tutti i commensali si ritrovarono nel salotto, e Sota rimpiangeva la tradizionale consuetudine di separare gli uomini dalle donne al termine del pasto, in modo che i primi fossero in grado di digerire e fumare in santa pace senza dover ascoltare le chiacchiere e le recriminazioni delle seconde. Ma sua moglie si era opposta fin da subito e le sue sorelle le avevano dato man forte.
<< Andiamo Shiori, io credo che tu esageri. In fondo lo scandalo, è stato limitato e sono passati molti anni! >> intervenne Mayu a disagio, aveva notato la fissità nello sguardo di Kaede. Erano stati necessari molti anni per farla riprendere dall'enormità del suo lutto eppure Mayu aveva l'impressione che qualcosa dentro la sorella si era rotto per sempre.
<< Se ne parla ancora! E perfino in convento! >> disse Midoriko.
<< In convento? Midoriko ti avevamo affidato la bambina ritenendo che fosse al riparo! Se lo avessi saputo prima Kagome sarebbe ritornata a casa molti anni fà! >> sbottò Sota andando visibilmente in collera.
<< E a che sarebbe servito riportarla a casa? A nulla, almeno lì c'ero io a tenerla d'occhio, non ho mai permesso che alcuna voce arrivasse alle sue orecchie! >> rispose la sorella sbrigativa ottenendo l'approvazione di sua cognata.
<< Io ritengo che sia una vera infamia che... >> iniziò a dire il capofamiglia.
<< Sota! Infamia o no, noi non possiamo cambiare ciò che è stato! Kikyo, che Dio l'abbia in gloria, è stata abbandonata a solo un giorno dalle nozze e si è suicidata! Nessuno lo dimenticherà e mai nessuno farà a gara per sposarne la sorella minore! >> dichiarò Shiori prendendo in mano la discussione prima che il marito si lanciasse nei suoi soliti discorsi filosofici.
Un colpo alla porta interruppe il battibeccò, che minacciava di diventare di tipo coniugale. Un domestico mise la testa dentro, giusto il tempo di annunciare con una familiarità che in qualsiasi altra casa poteva risultare offensiva, l'arrivo di un visitatore.
Quindi un uomo sulla quarantina di altezza media, con i capelli neri con qualche filo d'argento entrò nel salotto. Il generale dell'esercito Miroku Kaanzana fece il suo ingresso sorridendo, un coro di apprezzamento lo accolse. Iniziò il giro di saluti, incominciando da Shiori, ma solo per il suo ruolo di padrona di casa. Il tenero sentimento che legava Miroku a Kaede era risaputo da tutti i presenti come nell'intera città e quando fu il turno della donna ad essere salutata gli occhi chiari dell'uomo si soffermarono sulla sua figura. Terminati i convenevoli Miroku andò ad appoggiarsi nei pressi del caminetto acceso.
<< Speravo d'incontrare Kagome! >> disse con una nota di delusione nella voce.
<< Bella pretesa! A quest'ora! >> replicò Midoriko con un tono virtuoso che strappò un risolino divertito dell'uomo.
<< Kagome non è più una bambina, può rimanere alzata oltre le nove di sera! >> disse il nuovo arrivato accendendo un sigaro. L'affermazione riportò i presenti alla precedente discussione.
<< La ragazza è buona, è graziosa, un anima innocente! >> disse Don Mukotsu ben deciso ad intervenire ad ogni singolo parere contrario. 
<< Doveva rimanere in convento e farsi suora! Quello era un posto sicuro per lei! >> dichiarò la suora sollevando immediatamente un ondata di disapprovazione, perchè era evidente ad ogni persona dotata di buon senso che quel convento non era più un luogo adatto per la loro Kagome.
<< Quando avrete un nome palpabile fatemelo sapere! Farò qualche indagine preliminare. E' meglio avere gli occhi aperti fin dall'inizio! >> intervenne Miroku sbuffando il fumo del sigaro dalla bocca.
Alle parole del generale calò un silenzio tombale, il suo commento riportava alla memoria ricordi che per anni avevano tentato di seppellire.
<< Naturalmente! Stavolta staremo ben attenti a chi diamo una delle nostre ragazze. In fondo la dote è buona e se manca qualcosa c'è la metto io! >> asserì Sota agitando una mano quasi volesse scacciare una mosca. 
Seduta nella sua poltrona Kaede impallidì, chinò il capo in modo che nessuno dei presenti se ne accorgesse, con una mano cercò conforto nella sua gatta Kirara appollaiata sul suo grembo.

****

<< Ah! Che splendida giornata, ti riconcilia con l'esistenza! >> sospirò Koga Yoro appoggiando la schiena al tronco dell'albero, sotto cui avevano cercato riparo dal sole.
La sua affermazione venne accolta da un mugolio poco convinto. Il ragazzo si curvò di lato per controllare cosa stesse combinando il suo amico e scopr' che teneva gli occhi chiusi e respirava come se stesse dormendo. Gli sembrava che il tronco contro cui poggiava pesantemente gli impedisse di crollare a terra.
<< Santo cielo Inuyasha! Ehi svegliati! >> lo chiamò scrollandolo rudemente per le spalle. << Non vorrai dormire proprio ora? Guarda quante belle ragazze stanno passeggiando. >>
L'affermazione provocò un rapido schiudersi degli occhi dell'amico e un lento vagare intorno a lui, poi le palpebre si riabbassarono.
<< Sei incredibile! Hai passato la notte dalla Signora Kagura, non è vero? Quella donna sara la tua rovina Inuyasha! >> affermò Koga usando un tono infelice mentre voleva che fosse scherzoso, ma proprio non ci riusciva.
<< Una dolce rovina! Sono troppo gentiluomo per risponderti! >> biascicò il ragazzo muovendo appena le labbra.
<< Si un gentiluomo! >> lo prese in giro l'amico << Quando il marito si stuferà di portare le corna e tu ti ritroverai con un buco un testa! >> lo rimproverò, non era una novità che discutessero visto che l'annosa relazione di Inuyasha con una donna sposata non solo gli costava parecchio in doni e omaggi floreali, ma era una loro vecchia materia d'attrito. E guardando le condizioni in cui versava il giovane non valeva la pena rivangarla quel pomeriggio assolato.
<< Vuoi restare così tutto il tempo? >> chiese Koga infastidito e l'unica risposta che ottenne fu un sospiro fiacco.
Era una domenica così bella, era un vero peccato sprecarla in quel modo. Le bande militari stavano suonando, le ragazze tanto leggiadre che si notava la cura che avevano messo per farsi notare. Un gruppetto di giovani donne gli passò davanti scoccando rapide occhiate di apprezzamento ai due ragazzi per poi fingere un assoluto disinteresse.
<< Inuyasha! Guarda quelle ragazze! >> bisbigliò raddrizzandosi mentre l'altro non ebbe alcuna reazione.
<< Bene! Tu resta pure a dormire! Ho qualcosa di meglio da fare che guardare te che reciti la parte della mummia! >> sbottò il ragazzo aggiustandosi la giacca all'ultima moda.
<< Non ti daranno mai retta! >> mormorò l'altro schiudendo un occhio.
<< E invece si! Mica ho l'aspetto di un depravato che ha passato una notte di follie! >> affermò Koga con forza gettandosi all'inseguimento delle fanciulle.
<< Koga! >> lo chiamò, ma l'amico non si curò di rispondergli. << Per Giuda! Bella educazione piantarmi così in asso! >> commentò lievemente irritato.
Imbronciato, rimase a guardare la schiena dell'amico che si allontanava, per qualche istante pensò di gettarsi anche lui alla caccia, ma si sentiva stanco e svuotato. Kagura, il ricordo della notte appena passata gli diede un senso di malessere. Quel giorno il suo adorato maritino sarebbe rientrato dai suoi viaggi e per qualche settimana non avrebbe avuto alcuna occasione di vederla.
<< Accidenti! >> mormorò sentendosi di colpo sveglio.
Si rese conto di essersi messo in una situazione che gli era sfuggita di mano e non aveva la forza per uscirne. Kagura oltre ad essere bella, era desiderabile e affascinante il che gli rendeva impossibile lasciarla andare.
Era un buono a nulla, come la sua matrigna gli ripeteva in continuazione, l'esatto opposto di suo padre. Taisho era stato un uomo vigoroso e attivo ed un grande avvocato, mentre lui amava la vita comoda e la moda.
Aggrottò la fronte sentendo il malumore crescere. " Diamine ho solo ventitrè anni, forse c'è tempo per trovare la mia strada! " pensò.

In quel momento passò una carrozza col mantice bianco abbassato. All'interno sedevano due donnee un uomo, Inuyasha sorvolò con lo sguardo oltre di loro classificandola un uscita con tanto di chaperon, e mentre  stava per girarsi alla ricerca di qualcosa di più stimolante, una voce alterata coprì il vocio discreto del passeggio, facendo girare la testa a qualche persona.
<< Ne ho abbastanza! Io me ne vado! >> urlò una ragazza vestta d'azzurro che si lanciò fuori dal veicolo in movimento, trattenendo la gonna con una mano e con l'altra stringeva un ombrellino. Atterrò agilmente sul sentiero polveroso nonostante l'impaccio degli abiti, compì un paio di passi rapidi e poi senza esitare si gettò in direzione del parco.
<< Kagome! >> un grido disperato seguì la sua fuga. La ragazza rimasta sulla carrozza si alzò in piedi guardando avanti e indietro, valutando la possibilità di lanciarsi a sua volta in strada. << Kagome non puoi lasciarmi sola! >> gridò di nuovo prima di crollare a sedere.
L'uomo accanto alla ragazza chiuse la bocca fino a quel momento rimasta aperta dallo sbalordimento. Non ordinò al vetturino di fermarsi, al contrario allungando il bastone battè sulla schiena dell'uomo e con voce sibillante gli ordinò di girare alla prima occasione per tornare a casa.
Inuyasha girò la testa incuriosito e il suo sguardo vagò tra la carrozza e la direzione presa dalla ragazza. Infine decise che quest'ultima era molto più interessante e si lanciò al suo inseguimento. Benchè sembrasse animata dal fuoco dell'ira, non credeva che fosse andata molto lontana.
Percorse la terrazza, scrutando tra la folla senza però notare il particolare azzurro del suo abito. Si fermò per guardarsi intorno prima di decidere di proseguire. La stanchezza di poco prima era scomparsa sotto lo stimolo di quella micidiale curiosità che lo aveva invaso, ma non se ne fece un problema: si sentiva bene e pieno di forze.
Le chiome degli alberi gli coprivano a tratti la vista del sole, i cui raggi spiovevano tra i rami producendo strani ricami di luce e ombra sul terreno.
Un vocio allegro di bambini lo guidò fino ad un gruppetto di maschietti che giocavano a palla. Oltre le loro teste Inuyasha individuò quello che era andato a cercare, ma era uno spettacolo così stravagante che si fermò perplesso. La ragazza vestita d'azzurro era impegnata a battere con l'ombrellino contro il tronco d'un albero quasi fosse intenzionata a ridurlo a brandelli. Dopo un attimo d'incertezza il giovane avanzò facendosi largo tra i ragazzini che lo guardarono storto. Allora frugò nelle tasche e trovò delle monetine che sparse in giro con generosità ordinando loro di andare via.
Per un momento i ragazzini esitarono ma sparirono alla seconda elargizione, Inuyasha si avvicinò lentamente alla sua preda e sorrise. La ragazza non era ne alta e ne bassa, non era grassa, era snella e al momento il suo volto stravolto dalla rabbia non rivelava alcuna bellezza. 
<< Sembra che qualcuno sia incorso nella vostra ira! >> commentò valutando che quello fosse il momento giusto per farsi avanti.
<< Oh! >> disse lei girandosi di scatto e trovandosi di fronte a quell'estraneo ben vestito, sent' che la sua collera sgonfiarsi. E quando i suoi occhi salirono ad incontrare quelli del giovane: Oh!! sottolineò il suo cuore mentre quelle iridi dorate la guardavano con benevolenza.
   
 
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