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Autore: MoonlightSophi3    04/12/2017    0 recensioni
"Non mi dici niente?" chiese la ragazza
"Non so cosa dirti.." rispose lui
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa storia è ispirata ad una persona speciale, non un amico qualunque, non un fidanzato, non una persona qualunque. E' una mia dedica, un modo per dimostrargli ciò che provo per lui, per fargli capire quanto sia importante. Mi piace non essere mai banale quando si tratta di lui, e spero che apprezzerà. E' entrato nella mia vita per caso, e vorrei non la lasciasse più. Godetevi questa piccola storia, ispirata ad un ragazzo, un musicista, un artista che nasconde una personalità molto forte, ed è dotato di una bellezza e di talenti che nemmeno lui sa di avere.
Passerà di qui in silenzio, e quindi: "Questa è per te, e nei tuoi progetti sono sicura non fallirai.
Con affetto, ma veramente tanto affetto
La tua Videl"

Buona giornata a tutti gli autori e lettori di EFP.
Sophie.











Le labbra si strinsero intorno al filtro della Winston blue, dopo una lunga boccata sentì la gola riempirsi di nicotina che pizzicava un pò, con un soffiò cacciò dalla bocca una densa nuvola di fumo. Il suo sguardo si spostò all'interno della stanza, e poi con un gesto deciso buttò la sigaretta e chiuse la finestra. 
Era una notte gelida. 
Freddo dentro e fuori, pensò.
Si sistemò sullo sgabello di pelle, e guardò gli ottantotto tasti d'avorio che erano davanti a lui. Quanti anni passati a studiare, passati a lamentarsi, passati con la paura e l'ansia annidate nello stomaco che aspettavano il momento giusto per fargli intorpidire le mani e sbagliare. Sfiorò con la punta delle dita la superficie fredda, e gli angoli della bocca si piegarono in un sorriso, niente era come la sensazione che provava mentre suonava. Non avrebbe saputo descriverla con le parole, e qualche volta non avrebbe saputo esprimersi senza la musica, che come una bella donna lo accarezzava per calmarlo e cacciare via i suoi demoni, era la pioggia d'estate, era il calore d'inverno. 
Mentre questi pensieri si affollavano veloci su quel sentimento d'amore verso di lei, le sue mani si muovevano già lungo i tasti che non erano più ottantotto, ma erano infiniti, esattamente come l'amore verso quello strumento e verso la musica stessa. Le dita veloci sembravano non toccare i tasti, e il respiro era concentrato sulla melodia, mentre il cuore batteva così forte da voler uscire fuori dal petto. 
Si fermò di colpo quando un bicordo stonato ruppe l'armonia della sua composizione, si girò lentamente verso destra e vide una donna che si concentrava sull'eco delle note appena suonate. Lui si ammutolì, non solo per la situazione così strana, ma anche per la bellezza indescrivibile della donna.
I lineamenti  dolci, le labbra carnose, i capelli ondulati di un biondo cenere, gli occhi scuri e dallo sguardo deciso, e la sua pelle diafana. Mai nella sua vita, aveva visto una bellezza così. Lo lasciò senza fiato. Vide le sue iridi scure posarsi su di lui, si sentì imbarazzato, lei gli sorrise dolcemente
"Perchè hai smesso?", chiese, la voce calda e profonda, non era come le altre. Avrebbe voluto chiederle di parlare ancora, ma incapace di formulare una frase si limitò a scuotere il capo, e lei rise 
"No?", le sue piccole mani sfiorarono quelle del ragazzo "non fermarti, è perfetto così"
"Io... non capisco. Chi sei?"
"Ah, ma allora sai anche parlare oltre che suonare" scherzò lei, che si diresse verso la finestra facendo ondeggiare l'orlo della gonna del suo vestito scuro. Lui la guardava mentre a piedi scalzi si muoveva per la stanza, a piedi nudi per non disturbare i pensieri con il rumore dei passi, libera e sicura, era una carica di femminilità, di eleganza e di sensualità. 
Non capiva perchè fosse così attratto da una sconosciuta.
"Io sono il tuo vizio" spiegò lei, semplicemente.
Il ragazzo sentì l'irrefrenabile desiderio di toccarla, mosso da un principio che muoveva le voglie nascoste infondo, quelle che sembravano essere celate solo per lei. 
"Non mi dici niente?" chiese la ragazza
"Non so cosa dirti.." rispose lui
"A volte parli con me per ore, sono quella cosa che ti attraversa quando senti quell'emozione che ti perfora il petto e  ti fa tremare le mani. Ti sono stata accanto nei momenti bui, in quelli belli, sono stata per te fonte di ansie, di paure, di pianti, quando la malinconia ti scoppiava in petto, e che come bicchiere su fiamma ti spegneva. Tu mi ami come se io fossi una donna vera. Proprio non ci arrivi? Sono io, la musica"
il ragazzo dischiuse le labbra, perchè proprio non ci era arrivato. Lei era piombata in quella stanza come una sorpresa, così come il giorno in cui entrò nella sua vita. Una forza così travolgente da rendere disordinati i fogli, il letto, i pensieri, e il cuore. Si rese conto che il suo respiro era più sincopato, si alzò dallo sgabello e a passi lenti si diresse verso di lei, che con le mani appoggiate sul freddo davanzale, silenziosa, attendeva. 
"Vorrei somigliarti un pò, io che amo a modo mio, e non avere più paura..."
"Vorrei scivolare dentro di te" disse con una voce così bassa lei, che lui sentì i suoi desideri muoversi nello stomaco. 
Le circondò il viso con le mani e la baciò. Le sue labbra erano così morbide, e quel contatto fu come respirare dopo una lunga corsa. La lingua accarezzò il suo labbro inferiore, si staccava da lei solo per poterla guardare negli occhi e baciarla ancora, con più passione. Un bacio che era solo per loro due. Istintivamente lei gli accarezzò la schiena, stringendogli i fianichi. Le labbra di lui percorrevano i centimentri di pelle della curva sinuosa del collo, le lasciò un morso leggero sulla clavicole. Le amava particolarmente.
Le mani della ragzza erano più libere, percorrevano il suo torace, gli accarezzavano il fondoschiena, passavano veloci fra il ciuffo di ricci ribelli, lasciando che una serie di sensazioni di piacere la travolgessero.
Il ragazzo la prese per i fianchi e le aprì le gambe, con il viso scese fra i suoi seni.
Sentiva l'eccitazione farsi strada, quando lei si staccò bruscamente 
"Non sono solo tua" disse mentre riprendeva fiato, anche con i capelli in disordine era bella. Troppo. Non l'avrebbe lasciata andare. Mai più.
"Ho impiegato degli anni per amarti, ho ucciso dei sogni per crederti, ho suonato i pensieri più liberi. Mi sveglio ancora con le paure che lasciano i segni sui fianchi... tu non puoi andare via"
"Tornerò sempre da te, lo sai" gli disse accarezzandogli il viso dagli zigomi alti e lievemente sporgenti
"Tu sai che sei il mio vizio"
"Il mio sei tu che abusi di me" gli lasciò un bacio leggero sulle labbra di lui che sembravano disegnate, fece aderire la fronte con la sua e stettero in silenzio. Così ad occhi chiusi, lei che gli accarezzava quel filo di barba e lui che trovava la pace. 
Lei era suo il peggio, ma anche il meglio. Era quello che voleva, e quello che cercava.
Poi un sospiro, uno sguardo, e lei si allontanò da lui
Vide quell'amore di parole al vento, quell'amore che fa commuovere il cuore, quello che sarebbe stato libero e senza fine, allontanarsi da lui. Vide allontanarsi quell'astratto amore.
Sarebbe tornata, lui lo sapeva, e lei pure.
Rimase da solo nella stanza, lui e il pianoforte a coda.
Poi riprese a suonare, e la sua musica tornò. 

 
   
 
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