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Autore: Marylilithfey    24/06/2009    3 recensioni
Eccomi tornata con una nuova fanfiction. Questa volta alle prese con un Edward umano e una Bella viziata e più sicura di se. Lei una pattinatrice, lui un futuro pilota di acrobazie in volo, non si conoscono, ne si sono mai visti. Ma basterà un attimo perchè tra di loro si crei un legame indissolubile. vi ho incuriosito? allora leggete!.
Genere: Romantico, Triste, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve gente! Sono la vostra Marylilith, questa volta alle prese con una nuova fanfiction su Twilight. Quello che sto per narrarvi è qualcosa che non ho mai provato a raccontare prima, spero di riuscire nel mio intento e di non deludervi. Non voglio svelarvi nulla sulla storia, dimenticatevi solo Edward vampiro, qui sarà un ragazzo qualunque, dimenticatevi Bella goffa e insicura, qui sarà una ragazza molto sicura di se. Spero di avervi incuriosito ^^

 

 

A spirit into my body

 

 

 

Capitolo 1. L’ultimo volo

 

Era la prima volta che prendevo un aereo per il Canada. Mi stavo recando li per partecipare ad una competizione di pattinaggio su ghiaccio. La vittoria mi avrebbe aperto le porte per le Olimpiadi invernali. La voce del capo-pilota all’alto parlante ci avvertì che stavamo per atterrare all’aereoporto di Montreal. Guardando fuori dal finestrino vidi che aveva appena nevicato e che le strade erano ricoperte da un manto candido. Non appena scesi dall’aereo venni accolta da una folla di giornalisti che mi puntarono addosso i loro flash scattandomi una foto al secondo. Per fortuna Charlie il mio manager, nonché mio padre riuscì a fargli mantenere le distanze prima che mi assalissero. Lasciato l’aeroporto una macchina ci aveva prelevato e portato al palazzetto dello sport. Per quell’esibizione avevo deciso di provare una nuova coreografia e di terminarla con un triplo salto.

-Bella sei sicura di poterlo fare?- domandò Charlie, non avevo mai provato quel salto ma ero fiduciosa, volevo sbalordire la giuria, il posto alle Olimpiadi doveva essere mio.

-Non c’è niente che non possa fare- risposi sicura di me.

Il pattinaggio mi aveva cambiato, prima di diventare tra le migliori pattinatrici d’America della mia età ero una ragazza piuttosto goffa, io stessa non avrei mai pensato di riuscire a stare sui pattini per più di qualche secondo senza rovinare a terra. Ancora meno avrei immaginato di arrivare a gareggiare per l’accesso alle Olimpiadi, era il sogno di ogni pattinatrice, era il mio sogno più importante e non mi sarei arresa finché non l’avrei raggiunto.

Prima di me si esibirono una pattinatrice russa e una italiana, vedendo le loro coreografie mi convinsi che la mia era perfetta cosi com’era. Le loro erano state elaborate e piene di passi complicati io non potevo essere da meno. La prossima ero io, indossai i miei pattini al quale avevo legato un piccolo ciondolo portafortuna, mi aveva accompagnato in quasi tutte le gare, era grazie a lui se nella mia stanza potevo sfoggiare una collezione di coppe e medaglie tutte di prima o seconda posizione. Non potevo non indossarlo per quella gara, senza ero certa non sarebbe filato tutto liscio.

Avanzai al centro della pista, presi posizione e attesi che la musica partisse. Per la mia esibizione avevo scelto una melodia eseguita al pianoforte, Claire de lune di Debussy. Era una musica tranquilla, niente di spettacolare. La mia scelta era stata voluta, infatti volevo che la giuria si concentrasse interamente su di me e non sulla musica, una musica troppo elaborata li avrebbe sicuramente distolti dalla mia coreografia. Eseguii alla perfezione i primi passi, mi ero allenata molto per quella gara, avrei potuto pattinare anche ad occhi chiusi. Saltavo e volteggiavo in aria con grazia ed eleganza, non potevo vederli per non perdere le concentrazione ma sapevo che la gente tra il pubblico mi guardava, anzi mi ammirava con il fiato sospeso, li avevo sbalorditi. Eseguii una sequenza di passi in linea retta, portandomi dove mi trovavo prima di iniziare, cioè al centro della pista. L’esibizione stava per terminare, i 2 minuti e 40 erano quasi passati, mancava l’ultimo passo, quello finale, il triplo toe loop. Iniziai a pattinare per prendere velocità, saltai in aria girando per tre volte su me stessa. Troppo tardi mi resi conto di aver saltato troppo presto, e soprattutto di non essermi data lo slancio di cui avevo bisogno. Quando tornai a terra il piede destro slittò in avanti e prima che potessi riprendere il controllo caddi all’indietro sbattendo la testa. L’ultima cosa che vidi furono i medici che mi caricavano su una barella, e Charlie che mi teneva la mano, poi persi i sensi.

-Isabella!...Bella mi senti?-

Aprii gli occhi ancora stordita e con la testa che mi faceva male, vidi mio padre guardarmi preoccupato chinato su di me.

-come ti senti?- domandò aiutandomi a mettermi seduta

-bene…ma dove mi trovo?- chiesi guardandomi attorno

-non ricordi?-

Mi voltai verso mio padre, cos’è che dovevo ricordare? Ci pensai un momento, quando ricordai mi prese un colpo

-oddio che figuraccia!- esclamai prendendomi il volto tra le mani. Come avevo potuto sbagliare? La mia partecipazione alle Olimpiadi era inevitabilmente compromessa.

Charlie sembrò accorgersi della mia ansia perché tentò di sollevarmi il morale

-sta tranquilla, questa era solo una delle tante gare per accumulare punti e andare alle Olimpiadi, ti rifarai la prossima volta-

Aveva ragione, tutti possono sbagliare, il mio errore era stato quello di eseguire un salto pur non essendo ancora pronta e abbastanza allenata, ma non dovevo arrendermi c’erano ancora tante competizioni da gareggiare, io Isabella Swan, terza classificata ai campionati USA di pattinaggio sul ghiaccio avrei raggiunto la vetta delle Olimpiadi, la medaglia d’oro mi attendeva.

Quello che mi preoccupava però era la reazione dei giornalisti, il mio rapporto con loro non era mai stato dei migliori, e dopo questo sapevo sarei diventata il loro bersaglio preferito già mi immaginavo i titoli sui giornali “pattinatrice americana delude il pubblico con una performance da principianti” o ancora “la scalata verso le olimpiadi si allontana sempre di più per questa giovane pattinatrice”.

-Ti lascio riposare ancora un po’, hai preso una bella botta rimani stesa- disse mio padre dandomi un bacio sulla fronte e lasciando la stanza. Non sapendo cosa fare accessi la tv. Il telegiornale stava trasmettendo una notizia dell’ultimo minuto. Poco distante dal palazzetto dello sport, un piccolo aereo era precipitato durante un esibizione acrobatica, non si sapeva ancora nulla delle sorti del pilota. Ascoltando quella notizia sentii una strana sensazione dentro di me, una sensazione di tristezza e disagio che non riuscii a spiegarmi.

Non volevo più di rimanere a letto. La gara non era ancora finita, dopo di me dovevano esibirsi altre pattinatrici, volevo andarle a vedere. Mi alzai dal letto e uscii dall’infermeria. Mentre percorrevo il corridoio, voltando l’angolo qualcuno mi venne addosso, finimmo entrambi per terra.

-ahi…mi scusi- dissi rialzandomi. Vidi che quella contro cui mi ero scontrata era la pattinatrice italiana, la quale mi fissò con astio e se ne andò senza dire nulla.

“che maleducata”

-si è vero…aspetta! Chi ha parlato?- mi guardai attorno ma nel corridoio non c’era nessuno, eppure ero sicura di aver sentito una voce. Forse la botta alla testa era stata più forte del previsto, mi strinsi nelle spalle e mi affrettai a raggiungere gli spalti prima del termine della competizione.

  
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