Mi hai abbandonato come se fossi stato uno dei tanti. Mi hai mentito. Mi hai scaraventato nell'abisso nonostante avessi promesso di non lasciarmi mai. Eppure è stato così facile per te farlo: hai preso sotto braccio Barnes e ti sei lasciato la nostra vita alle spalle. Nella mia mente da due anni continua ad incombere un uragano e non faccio altro che lasciarmi strascinare via da lui. L'immagine di te che distruggi il mio reattore domina ogni notte passata a commiserarmi. Sbattevi il tuo scudo con così tanta rabbia da essere finito ad uccidermi con ogni colpo. Proprio tu che avevi riportato un senso alla mia vita.
Credimi, ci ho provato. Ho provato a farmene d'una ragione, ad accettare la tua scelta di dividerci per degli ideali ineguali, ma ho fallito. Ho fallito miseramente. Avrei dovuto immaginarlo.
L'alchol mi ha distrutto, Steve, esattamente come mi hai distrutto tu. Ci sono annegato. Non faccio che lasciarmi portare alla deriva. Se riesco ad arrivare alla fine della giornata è perchè non trovo altro modo che attaccarmi alla bottiglia. Bere e piangere mi faranno elaborare la tua assenza un giorno. È così che, ormai stanca, la mia disperazione si addormenta.
Nell'angolo più buio di casa posso poi rileggere la tua lettera con più coraggio, come se in qualche modo mettermi incessantemente di fronte a quelle parole potesse aiutarmi a perdonarti. Hai tradito la mia fiducia, il mio amore. Mi hai lasciato morire nella disperazione. Eppure ogni volta vorrei scavalcare il mio orgoglio, accendere quel vecchio telefono e urlarti quanto io abbia bisogno di te. Non hai idea di quanto vorrei rimanere senza fiato, lacerarmi i polmoni a furia di gridarti quanto vorrei riaverti qui.
Sai, oggi avrò la forza di accantonare questo desiderio. Lo metterò in catene, lo priverò della luce del giorno e ti dirò di tornare perchè il mondo, l'universo, ha bisogno di noi. Dobbiamo salvarlo come Captain America e Iron man, dimenticando per il tempo della battaglia di essere Steve e Tony, divisi, non più insieme, rotti in un modo che io non posso aggiustare.
Non avrei mai creduto che sentire di nuovo la tua voce mi avrebbe fatto così male. Mi distruggi, Capiscle, ogni volta. Se fossi stato solo, nella nostra casa, sarei scoppiato a piangere come un bambino. Ogni tua parola è come una coltellata nella carne viva, i tuoi occhi ne riempiono ciascuna di sale. Ma siamo in guerra, non mi scomporrò.
Eppure quelle coltellate... vorrei che ti facessero cambiare idea. Mi piacerebbe che ogni goccia di sangue che verso cancellasse la crudeltà che ci ha divisi. Ma forse di crudeltà c'è soltanto la tua.
Riattacco e nella mia testa continua a rimbombare come un tuono la tua voce. Ti prego, non parlare nella mia mente quando cerco soltanto di scappare dai miei pensieri. Non sono riuscito ad ignorare questa telefonata, non ho tenuto i nervi saldi. Quello 'sto arrivando' avrebbe messo pace ad ogni mia sofferenza se solo stessi tornando per me.
Sei qui, davanti a me, le lacrime appannano l'azzurro del tuo sguardo. Non so in quale modo io mi sia fatto trascinare in questo vicolo dimenticato da dio, ma se si tratta di te e delle tue mani mi farei scaraventare nell'inferno stesso.
La tua voce trema e io non posso far altro se non tremare con lei. Ci sono così tante scuse che scivolano dalla tua bocca, così tanto dolore esitante ed esposto che si fonde con il mio, creandomi lacrime salate sul volto.
Mi accarezzi il viso, le tue mani grandi si accorgono di quanto il mio corpo sia deperito e divorato, dilaniato da una prepotente morsa allo stomaco. Credo che ormai mi appartenga più di quanto tu appartieni a me.
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Quel cumulo di cenere che è rimasto del mio cuore non ha retto.