Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: Sinkarii Luna Nera    07/12/2017    3 recensioni
DragonBall Super|SPOILER!Episodio 118|one shot strettamente legata a "Reflecting Mirrors"
Dal testo:
[“Batti le palpebre due volte se non sei mai morta”.
L’ Universo Sei era in potenziale pericolo, Champa era sempre più a rischio cancellazione, e l’ultima cosa che lei aveva fatto, neppure mezz’ora prima, era stata dirgli una bugia.]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Lord Bills, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Reflecting Mirrors'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
°°V O I D°°
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
Ed eccolo lì, il Torneo del Potere: nient’altro che la versione più “su larga scala” degli Hunger Games, una crudele lotta per la sopravvivenza vissuta come un divertimento da coloro che godevano di posizioni privilegiate.
Anise aveva letto moltissimo tempo prima quei libri, quando aveva vissuto sulla Terra del sesto Universo -prima che l’ennesima guerra civile ne spazzasse via gli abitanti- e non aveva potuto fare a meno di notare la somiglianza.
 
Il primo a cadere era stato l’Universo Nove.
Beerus non era rimasto indifferente nel vederlo scomparire, e lei poteva capirlo: da un punto di vista “comune” la cancellazione veloce e totale di una quantità abnorme di vite era una tragedia e, che lei sapesse, era la prima volta in cui lui aveva assistito a una cosa simile. Inizialmente sembrava persino poco convinto di quel che aveva visto, ma aveva dovuto ricredersi quando Whis gli aveva detto chiaro e tondo che il nono Universo non c’era più.
 
A lei invece non aveva fatto particolarmente effetto. “Bolory pet’ke bàsaich”: nella lingua dei Lusan significava “Tutti dobbiamo morire”, e del resto già prima di arrivare nel Mondo del Vuoto ognuno dei presenti sapeva benissimo a cosa sarebbe andato incontro.
Lo spettacolo offerto dal Kaioshin del nono Universo, poi, era stato assolutamente patetico. Perché gridare? A che pro? Non l’avrebbe certo potuto salvare, e infatti Zeno l’aveva cancellato insieme a tutto il resto.
Neppure la reazione dell’angelo di quell’Universo l’aveva sorpresa troppo, quel suo “C’era da aspettarselo, immagino”: l’Universo Nove era stato una vera fogna.
 
In ogni caso, quando aveva sentito Beerus cercare la sua mano aveva allargato le proprie dita per far posto alle sue. Era il massimo che lui potesse permettersi in una situazione come quella -e in special modo davanti ai propri colleghi- che fosse per voler cercare conforto o darlo a lei, credendo che ne avesse bisogno.
 
Poi era stata la volta del decimo Universo. In quell’occasione Beerus non aveva avuto dubbi sul fatto che fosse sparito davvero e, ancora una volta, era stato colpito dall’accaduto.
Di nuovo, dargli torto? Non era stata solo la sparizione di un altro Universo, era stato un modo per sottolineare che era in corso un countdown, e non dei minuti che mancavano alla fine del Torneo.
 
Ad Anise quella sparizione non aveva fatto più effetto dell’altra, invece, sebbene avesse trovato degno di rispetto il modo in cui le divinità e i guerrieri dell’Universo Dieci avevano accettato il proprio destino. Non aveva preteso che capissero che quella non era una fine poi così ingrata, che la cancellazione era solo la via per un “nulla” che era pace assoluta, ma ecco: quello era stato un perfetto esempio di come affrontarla in maniera dignitosa.
Ad averla sorpresa era stata la reazione di quel giovanissimo angelo femmina, che si era mostrata sinceramente dispiaciuta. Anise aveva sempre pensato che gli angeli fossero una razza diversa che ragionava in maniera diversa -una razza di bastardi, avrebbe detto qualcuno- ma quel che aveva visto le aveva fatto iniziare a credere che la loro indifferenza fosse dovuta più che altro all’abitudine: era qualcosa che poteva comprendere alla perfezione.
 
A quel punto aveva immaginato Whis angelo bambino, sinceramente dispiaciuto per la morte di qualcuno… e immaginare una cosa simile l’aveva quasi fatta ridere. Solo quasi.
Poi però il suo cervello infame aveva collegato “Whis bambino” a “pannolino”, ottenendo l’immagine di un Whis adulto con il pannolino, e aveva dovuto faticare moltissimo per trattenere una risata completamente fuori luogo.
Era stata perfino costretta a mettersi la mano davanti alla bocca, ma per fortuna il suo era stato preso per un gesto di costernazione.
 
Le battaglie erano continuate.
Per quanto loro fossero numericamente in vantaggio, quel Jiren dell’undicesimo Universo  era assolutamente formidabile. Non c’era altro modo di definire qualcuno ritenuto più forte del suo stesso Hakaishin -e sì che Vermoud era il più potente tra loro, almeno quando Beerus era un ventenne!- e… quella tutina aderente metteva in mostra parti corporee piuttosto degne di nota.
C’era un Hunger Games multiversale in corso, e lei si era interessata al sedere di un guerriero avversario: in quel momento Anise aveva toccato l’apice di quel suo folle menefreghismo.
Beerus aveva passato un gran brutto momento credendo che Goku, col quale doveva aver sviluppato un legame di amicizia più serio di quanto di norma desse a vedere, fosse stato disintegrato. Per fortuna si era sbagliato, e al momento le speranze di chi desiderava la sopravvivenza dell’Universo Sette erano tutte riposte in Goku e l’Ultra Istinto.
 
Per Anise c’era anche da sperare che Freezer, in caso di vittoria dell’Universo Sette, continuasse a tacere sulla questione del pianeta Vegeta. O che Beerus fosse più veloce con l’hakai di quanto quel Saiyan ultra istintivo potesse esserlo a rompergli il collo, se mai.
 
Poi l’assassino millenario Hit, ossia quello che sarebbe dovuto essere il guerriero di punta del sesto Universo, era stato eliminato da Jiren… ed era stato in quel momento che per lei le cose erano iniziate a cambiare.
 
Aveva sentito un “qualcosa” iniziare a farsi strada nel suo petto, una sensazione strisciante di cui non era stata in grado di cogliere l’essenza, pur percependone la familiarità. Era come se, dopo un’infinità di tempo, avesse provato di nuovo delle sensazioni divenute così estranee da non essere in grado di riconoscerle.
Si era chiesta di cosa potesse trattarsi, e perché fosse spuntato fuori proprio nel momento in cui aveva intuito che l’Universo Sei aveva iniziato a non essere più “un” pericolo, ma “in” pericolo.
 
Tale strana sensazione si era acuita quando il Saiyan maschio del sesto Universo, tal Cabba, era stato buttato fuori da Freezer.
 
Da un punto di vista puramente logico avrebbe dovuto considerare una buona cosa il fatto che un membro della loro squadra avesse tolto di mezzo un guerriero di una squadra avversaria, eppure non ci era riuscita e, quando si era voltata verso Beerus, aveva notato che non era più allegro di lei: in verità, avevano entrambi la stessa espressione.
 
Le era sovvenuto il pensiero che Beerus stesse provando a sua volta “quella cosa”. Non poteva fargli domande, non in quel momento, dunque cercò di mettersi nei suoi panni per capirlo e capirsi: se lei fosse stata Beerus, se avesse ragionato come lui, che nome avrebbe dato a quella sensazione?...
 
“Se il sesto Universo perde, Champa muore”.
 
Quello era stato il risultato dell’esperimento, ma non aveva senso, o almeno non poteva averne per lei. Centinaia di milioni di anni prima aveva nutrito profondo affetto verso Champa, vero, ma se n’era andata ugualmente, lasciando che anche lui soffrisse per la sua “morte”.
Rispetto al suo rapporto con Beerus però c’era una differenza fondamentale: lei non era mai stata arrabbiata con Champa, non lo aveva mai odiato. Aveva avuto le sue buone ragioni per andarsene, sì, ma ne aveva sofferto anche chi con le beghe sue e di Beerus non c’entrava assolutamente niente.
 
 
 
“Batti le palpebre due volte se non sei mai morta”.
 
 
 
L’Universo Sei era in potenziale pericolo, Champa era sempre più a rischio cancellazione, e l’ultima cosa che lei aveva fatto, neppure mezz’ora prima, era stata dirgli una bugia.
 
Le successive azioni delle due Saiyan femmine, Kale e Caulifla, dovevano essere riuscite a “sedare” per qualche momento i brutti pensieri di Beerus: quelle ragazze si erano rivelate immensamente potenti, ancor di più dopo essere diventate “Kafla” con la fusione tramite i Potara. Durante il combattimento intenso e serrato tra loro e Goku era tornato a comportarsi come di consueto -o comunque in una maniera che si avvicinava alla solita.
L’Ultra Istinto si era fatto nuovamente vivo in Goku, e da quel momento in avanti la battaglia contro Kafla era diventata assolutamente epica: persino Anise, le cui pessime sensazioni si erano fatte meno pressanti nell’osservare la battaglia -nonché la “normalizzazione” del comportamento di Beerus- l’aveva riconosciuto.
 
Poi però Goku aveva eliminato Kafla, e improvvisamente la spettacolarità della battaglia appena vista aveva perso ogni importanza.
 
L’Universo Sei aveva nell’arena solo i due guerrieri namecciani.
L’Universo Sei era finito.
 
Beerus ormai era diventato silenzioso e tetro quanto e più di prima, di nuovo preda del pensiero che, a breve, Champa potesse venire spazzato via dal creato. Pur sapendo quello a cui tutti gli Universi sarebbero andati incontro, Beerus non ci aveva creduto davvero, non per quanto riguardava l’Universo del suo gemello.
 
Anise non aveva frequentato Beerus per centinaia di milioni di anni, ma i suoi “tratti salienti” non erano cambiati molto dai tempi andati, e riteneva di poter capire cosa gli stesse passando per la testa… soprattutto perché erano le stesse cose che stavano passando per la sua.
 
«È silenzioso da un po’, Lord Beerus. La vittoria del signor Gohan e del signor Junior significa la cancellazione di Lord Champa… Deve sentirsi combattuto».
 
Beerus si irrigidì, punto sul vivo dalle parole di Whis. «Non essere sciocco» borbottò, per poi alzarsi e lanciarsi letteralmente in avanti «Potete farcela! Buttate fuori Universo Due e Universo Sei!» urlò, rivolto ai suoi guerrieri.
 
Anise scosse leggermente il capo. Se voleva darla a bere a qualcuno, incluso lui stesso, lo stava facendo nel modo sbagliato.
Era una fortuna che Whis si fosse rivolto soltanto a Beerus, e non anche a lei, perché in quel momento non sarebbe stata neppure in grado di fare quel che aveva fatto il suo non-proprio-compagno.
 
La battaglia contro i namecciani era diventata seria, e la sensazione ignota era passata da essere strisciante a martellante, letteralmente: andava al ritmo sempre più veloce dei battiti del suo cuore, e ognuno di essi corrispondeva a un colpo che stava rompendo una specie di “guscio” che fino a quel momento non si era neppure resa conto di avere, non sul serio.
 
Champa era un morto che camminava.
Un conto era saperlo lontano, ma vivo e in salute, un altro saperlo cancellato.
 
Ma la cancellazione era auspicabile. Portava al nulla, e dunque alla pace, no?
Non era quel che aveva pensato fino a quel momento?
Non lo aveva pensato, quando il nono e decimo Universo se n’erano andati? Se valeva per loro, doveva valere anche per il sesto Universo.
Anche per Champa.
Giusto?
 
“No. Sbagliato”.
 
Beerus non era stato il solo a sapere cosa sarebbe successo, ma a non crederci. Lei era rimasta indifferente verso gli altri Universi, ma anche lei infine era caduta nello stesso tranello.
Beerus in quanto Hakaishin vecchio centinaia di milioni di anni si era illuso di essersi assuefatto alla morte, inclusa quella di un fratello con cui non era mai riuscito ad andare d’accordo; Anise si era illusa di essersi assuefatta a tutto, e fino a quel momento non avrebbe avuto motivo di credere il contrario.
Entrambi avevano pensato che la cancellazione del sesto Universo sarebbe stata uguale a quella degli altri, ed entrambi si erano sbagliati.
 
Appena arrivò a trarre quella dolorosa conclusione, gli ultimi baluardi del sesto e del secondo Universo furono spediti fuori dall’arena.
 
Il battito cardiaco della Lusan era diventato tanto forte che sembrava quasi causarle delle fitte. Si morse il labbro inferiore con tanta forza da assaggiare il suo stesso sangue, poi si voltò verso Champa, che ormai non aveva neppure un minuto di vita davanti a sé.
 
Pace, pace… pace un cazzo!” pensò Anise, coprendosi il volto con una mano “Non c’è pace! Non ce n’è per chi rimane! E anche l’ultimo pensiero che Champa avrà prima del nulla assoluto è la consapevolezza di aver lasciato chissà quante cose in sospeso, non tanto con me, ma tra lui e Beerus, che… maledizione, Beerus…
 
Beerus era in piedi, a braccia conserte, guardava dritto davanti a sé con tutto l’intento di non lasciar trasparire nulla di quel che stava provando… ma lei non aveva bisogno di vedere il suo riflesso in uno specchio, per capire che stava andando in pezzi. Probabilmente stava pensando a tutte le volte che aveva insultato suo fratello, a tutte le occasioni che avevano sprecato e non avrebbero mai più avuto; forse pensava anche ai bei tempi andati, quelli di quando avevano tutti e tre diciotto anni, quelli di quando stavano tutti e tre nel villaggio abbandonato di Vynumeer a guardare il cielo notturno.
Tutto andato, finito, chiuso, senza possibilità di replicare anche solo qualcosa di vagamente simile.
 
Beerus provava dolore, e quel dolore era anche il suo.
 
«Vados! Che cavolo fai laggiù?!»
 
«Ops».
 
Solo in quel momento Anise si rese conto di avere Vados alle proprie spalle.
Sì, concluse, gli angeli erano una razza composta perlopiù da bastardi.
 
La Lusan tornò a guardare Champa. Avrebbe voluto dirgli tante cose, ma non era il momento, non era il luogo, non era il caso.
Sarebbe morto credendo a una bugia, ma se non altro l’avrebbe fatto credendola una persona migliore di quella che, valide motivazioni o meno, era stata.
 
Mentre l’Universo Due se ne andava -invero- con grandissimo stile, Champa la guardò di rimando e fece spallucce, come dicendole “Ehi, è andata così, che vogliamo farci?”. Poi le indicò Beerus con un cenno del capo, e aggiunse un breve sorriso.
 
Ciò le assestò il colpo di grazia.
Vedendola con i panni da Iarim Neiē, Champa doveva aver pensato che fossero tornati insieme, e se quello non era un “Bada tu a quello scemo, ok?” allora Anise non avrebbe saputo come altro interpretarlo.
Non pianse, non lo avrebbe mai fatto, ma si rese conto di una cosa fondamentale: se anche l’Universo Sette fosse uscito vincitore da quella contesa, nel caso avesse deciso di lasciare Beerus fingendo nuovamente la morte sarebbe stata doppiamente carogna, non rispettando le volontà di Champa.
 
“Non che avrebbe modo di dispiacersene, dal momento che sta per scomparire, quindi in realtà puoi annuire, farlo morire tranquillo, e decidere liberamente lo stesso” le suggerì il suo cervello.
Quel pensiero era stato freddo e duro come una coltellata nella pancia, e altrettanto doloroso. Assurdo che fosse possibile venire feriti anche dal proprio cervello.
 
Annuì.
 
Champa, a quel punto, rivolse lo sguardo a Beerus. «Ehi, fratello!»
 
Anise vide Beerus volarsi impercettibilmente verso Champa, solo quel tanto che bastava per guardarlo in volto.
 
“Sta per essere cancellato. Digli qualcosa, Beerus: io non ci riesco. Di’ qualcosa” pensò Anise “Ti prego, di’ qualcosa!”
 
Era una supplica inutile, lo sapeva bene. Se non ci riusciva lei, che per troppo tempo non aveva avuto a che fare con Champa, tantomeno poteva pretendere che ce la facesse Beerus… e ovviamente non lo si poteva incolpare di una cosa simile.
Non ci si poteva limitare a “dire qualcosa” quando si aveva voglia di urlare, o quando le cose da dire erano talmente tante che un’eternità non sarebbe stata sufficiente per finire.
 
Champa se ne andò dopo un’ultima linguaccia al fratello gemello, l’ultima presa in giro: era morto esattamente com’era vissuto, e lasciando dietro di sé un vuoto enorme.
Quel gesto era degno anche del Champa diciottenne che Anise ricordava, e al quale aveva voluto bene…
 
«Di’ qualcosa».
 
Esattamente come Beerus che, chiusi gli occhi, aveva detto proprio quelle due parole, “Di’ qualcosa”. Era come se fosse riuscito ad ascoltare i suoi pensieri, cosa che le causò un vero e proprio tuffo al cuore.
Champa non c’era più. Del vecchio trio erano rimasti soltanto loro, due persone imprevedibilmente legate dallo stesso vuoto.
 
Non si sarebbe alzata per andare a confortare Beerus, sapeva che non era quel che voleva, non in quel momento e non lì,  ma era certa di una cosa: se in seguito avesse cercato ancora la sua mano, allora lei -di nuovo- non si sarebbe tirata indietro.
 
 
 
 
 
 
One shot totalmente casuale, che dovrebbe fare contenti coloro che mi avevano chiesto se ce ne sarebbe stata qualcuna ambientata durante il Torneo.
A voi i commenti, se li avete (:
 
Kusskuss,
 
Sinkarii
 
P.s.: La pubblicazione del capitolo settimanale di “Reflecting Mirrors- l’inizio” NON verrà posticipata, perché fortunatamente lo avevo già pronto.
Anche la pubblicazione di quello della settimana prossima non dovrebbe subire ritardi.
P.p.s.: Sì, io come tutti ho notato l'inchino di Vados alla fine. Anise invece no, perché era impegnata a guardare altro (:
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Sinkarii Luna Nera