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Autore: _Lilli_    08/12/2017    2 recensioni
Una visita inaspettata ed una stramba proposta mettono di fronte ad un'ardua scelta Nàli, che si ritroverà a combattere per la propria vita e per quella dei suoi compagni d'avventura. Ma tanti dubbi la assalgono, la paura di non essere accettata per ciò che è. O che forse, non è affatto.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gandalf, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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La luce che filtrava dalla finestra socchiusa la infastidiva, ma aveva trascorso così tanto tempo al chiuso in quella stanza che era grata a chiunque fosse stato ad aprirla per farle sentire ancora la brezza leggera ed il rumore di una città che pian piano si stava riprendendo dalla grave pestilenza che l’aveva colpita. Voleva dire che era ancora viva e di certo non un’allucinazione dovuta alla febbre alta. Percepiva molto silenzio in casa ma non vi badò troppo poiché tenere gli occhi aperti e formulare anche quei semplici pensieri l’aveva affaticata e ripiombò nel sonno senza nemmeno accorgersene.
 
Un lieve e fresco tocco la ridestò qualche ora più tardi, e aprendo gli occhi vide una figura indistinta che la guardava con un misto di sollievo e preoccupazione. Una figura piuttosto grossa, pensò scioccamente. «Tu non sei un nano.» Furono le sue prime parole con voce roca e impastata, cercando di mettere a fuoco la persona che aveva davanti. «Ottima osservazione, non c’è che dire.» Rispose divertita la voce, che lei trovò famigliare ma che non riusciva ancora ad associare ad alcun volto. «Sono venuto a vedere se stavi bene. L’epidemia è ormai terminata, sei stata fortunata ad essere riuscita a sopravvivere.» C’era un che di sorpreso ed ammirato nella sua voce e questo la mandava in confusione. «I miei... I miei genitori, dove sono?» Chiese preoccupata; si erano gravemente ammalati e si era occupata di loro fino a che il corpo non si arrese a sua volta alla malattia. L’uomo sospirò afflosciando le spalle, e lei chiuse gli occhi stringendo il lenzuolo tra le dita. «Mi dispiace così tanto Nàli, la malattia è stata più forte del previsto e loro erano troppo deboli.» Lei riaprì gli occhi lasciando che calde lacrime le rigassero il volto, e ringraziò mentalmente la figura al suo capezzale che lasciò silenziosamente la stanza per lasciarle il tempo di assimilare la notizia e piangere la scomparsa della sua famiglia.
 
«Gandalf.» Era riuscita a mettersi seduta, e scrutava lo stregone mentre consumava il pasto che egli le aveva gentilmente portato; era la prima volta che gli rivolgeva la parola da quando aveva ricevuto la brutta notizia, e non si era mai sentita così sola. Gandalf dal canto suo, si limitò a guardarla tenendo in mano la sua pipa; interpretando il suo silenzio come un invito a continuare, Nàli gli pose il dubbio che la assillava dal momento in cui lo aveva visto li, in casa sua. «Perchè siete qui? Non c’è nulla per voi, solo morte e desolazione.» Lo stregone si concesse un piccolo sorriso e posò la pipa avvicinandosi a lei per versarle dell’acqua che accettò volentieri. «Sono qui per te. Ormai l’epidemia è solo un brutto ricordo, i pochi nani superstiti stanno recuperando provviste per il viaggio. Abbandonano la città per trasferirsi sulle Montagne Azzurre e ormai è inutile restare qui soprattutto ora che sei rimasta sola.» Nàli ci pensò su, ma alla fine scosse la testa e riprese a mangiare ignorando l’espressione sconsolata dell’uomo. «Vi ringrazio per la premura, ma non c’è nulla li per me. Tanto vale che rimanga qui, devo riprendere il mio lavoro non appena mi rialzerò da questo letto.» Disse con risolutezza, ma Gandalf insistette. «C’è molto lavoro anche sulle Montagne Azzurre, e li saresti a casa tra la tua gente e con la tua famiglia.» Nàli sbuffò e scosse la testa. «La mia famiglia è morta, e dovunque io vada sarò in ogni caso sola. Nessuno si è mai occupato di me tranne mia madre, conoscete abbastanza bene la situazione da capire il perché del mio rifiuto.» Lo stregone alzò gli occhi al cielo esasperato. «Sei sola perchè vuoi esserlo, ma devi dare una possibilità ai nani altrimenti non ti accetteranno mai.» Nàli sospirò affranta, ed annuì lievemente. «Ci penserò, ve lo prometto.» Gandalf sembrò soddisfatto della risposta, e lasciò la città promettendole di tornare a trovarla quando i nani sarebbero stati pronti a partire. E questo non sarebbe di certo accaduto in poco tempo: non vi erano molte provviste in città e bisognava attendere l’arrivo della bella stagione se si voleva intraprendere un viaggio così lungo. Se tutto andava bene, pensò Nàli, i nani sarebbero partiti di li ad un mese e lei aveva tutto il tempo per guarire e cercare di rimettere in sesto la sua vita.
 
Il tempo trascorse relativamente tranquillo, nessuna visita inaspettata e nessun nano si era presentato chiederle di unirsi a loro; rimasta sola, dopo la sua completa guarigione Nàli tornò quindi a caccia per rimpinguare la dispensa ormai vuota e soprattutto poter concentrarsi sull’unica cosa che le riusciva bene: lavorare. Amava plasmare con le proprie mani i metalli preziosi da cui creava gioielli che le venivano richiesti dagli uomini e dagli elfi, che doveva ammetterlo avevano davvero buon gusto. Lei dopotutto non faceva distinzioni di razze, l’importante era lavorare e venire pagata il giusto ed il resto non le interessava.
 
Stava lucidando un sottile ed elegante bracciale in argento quando lo stregone tornò da lei, un giorno di inizio primavera. «Salve Gandalf.» Lo salutò cortesemente per nascondere la sorpresa nel vederselo apparire sulla soglia della bottega per cui lavorava. «Dovevo immagine che non fossi partita. Ma del resto voi nani siete così testardi, che a volte faccio davvero fatica a comprendervi.» Disse in tono bonario, entrando e mettendosi ad ammirare i suoi lavori. Nàli si limitò a sbuffare, trovando la presenza di Gandalf sempre più detestabile. «Beh ormai avrete capito che non andrò sulle Montagne Azzurre, inoltre nessuno è venuto a cercarmi per chiedermi se volessi partire, dunque cosa vi porta qui? Non certo per comprare un gioiello.» Disse in tono sarcastico, facendo sorridere lo stregone. «No, sono qui per farti una proposta che spero accetterai> «Allora fermatevi a cena da me, ho l’impressione che sia una faccenda importante e certe cose non si discutono a stomaco vuoto.» Detto ciò raccolse i suoi attrezzi ed uscì dalla bottega seguita dall’uomo che accettò di buon grado l’offerta.
 
Attraversarono la città in silenzio, e solo quando furono tra le mura domestiche in tutta tranquillità Gandalf le rivolse di nuovo la parola. «Sono felice che ti sia ripresa così in fretta, so che non è stato facile ma hai bisogno di cambiare la tua vita. Parti con me, per un’avventura.» Disse quasi con veemenza, ignorando quasi del tutto lo stufato che Nàli gli aveva messo sotto il naso. «Mi piacete Gandalf, davvero, ma sapete che non ho uno spirito avventuroso e poi non posso abbandonare tutto senza nemmeno sapere dov’è che volete portarmi.» Gli fece notare, sorridendo cordialmente. Doveva ammetterlo, abituata com’era ad essere sola stava apprezzando la compagnia dello stregone nonostante le idee strampalate che le rifilava. Una piacevole distrazione dalla vita monotona, a cui però era legata e con cui si sentiva al sicuro; proprio quello che Gandalf cercava di farle capire, insistendo nel farla partire per potersi lasciare tutto alle spalle. «So che forse non ti piacerà la mia proposta, ma cosa ne pensi di unirti alla Compagnia di Thorin Scudodiquercia?» «E chi sarebbe costui? E perchè dovrei unirmi a lui ed i suoi amici?» Chiese sospettosa, dopo aver buttato giù un boccale di birra.  
«Mi state chiedendo decisamente troppo, io nemmeno conosco questo Thorin. Mia madre mi ha raccontato molte volte di lui e le storie su Erebor, ma io non sono mai riuscita a sentirmi parte di tutto questo. E poi davvero credete che io sia adatta ad affrontare questa avventura? Non credo poi, che Scudodiquercia ed i suoi amici sarebbero contenti di avermi tra di loro.» Gandalf, con infinita pazienza, accese la sua pipa e creò alcuni cerchi di fumo prima di tornare a parlare. «Sei figlia di sua cugina e sarà felice di averti con se, per questo sono qui. Voleva venire di persona ma i preparativi sono molti e mi sono offerto di fare le sue veci. In ogni caso lascia decidere a me se sei adatta o meno a partire con loro, ma dato che dobbiamo raggiungere la Contea il prima possibile ti consiglio di andare a riposare.» Le rispose soddisfatto dall’espressione sorpresa che aveva suscitato in Nàli, che non riusciva a credere alle sue parole. Senza attendere però una sua risposta, lo stregone si alzò congedandosi con la scusa per la stanchezza del viaggio e si ritirò a dormire.
 
Nàli dal canto suo era piuttosto confusa, e si chiese perchè questo Thorin avesse richiesto la sua presenza dato che nemmeno la conosceva; era forse un trucco di Gandalf per convincerla a partire? Non poteva saperlo, ma prendere una decisione simile in così poco tempo era impensabile. La luce della luna illuminava la stanza e solo quando si avvicinò al letto notò sul comodino una scatola che riconobbe essere di sua madre che non ricordava di averla messa li; fu con gesti automatici che la aprì rivelandone il contenuto: moltissime lettere, tutte scritte da Thorin e inviate a sua madre. Fu con febbrile curiosità che iniziò a leggerne il contenuto al lume della candela che teneva stretta in una mano, e più leggeva più nel suo cuore si faceva strada la consapevolezza che sua madre era sinceramente legata a Thorin e che Gandalf non stava mentendo; le parole del nano erano sicure, orgogliose e fiduciose ed immaginò che anche l’animo di sua madre non fosse stato da meno. Un’idea folle si creò nella sua testa e nel suo cuore, dopo che si fu addormentata con in mano ancora le lettere di suo zio.
 
Fu con delusione che il mattino seguente si accorse dell’assenza di Gandalf, che tanto aveva insistito per portarla con se. Si sentì per un istante sperduta, ma trovare le istruzioni per arrivare a casa di un certo Bilbo Baggins fece tornare in lei la determinazione. «Ora o mai più Nàli, se non parti adesso non lo farai mai più e resterai per sempre in questa landa desolata.» Si disse ripiegando il foglio, e raccolti i pochi oggetti che possedeva salì in sella al suo fedele pony color miele e partì in direzione della Contea.
   
 
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