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Autore: Grimilde Deveraux    10/12/2017    2 recensioni
L'amore è una forza incredibile, se non sei tu a cercarlo è lui che trova te...a volte anche fuori da Jeux d'amour, a volte basta solo essere all'Hotel des Fleurs...
Dal testo: "Ogni anno poi c’era sempre un momento, un unico momento in cui Isobel cercava di fare qualcosa di troppo grande per la sua età o finiva in lacrime e lui era sempre quello più vicino e, gli costava ammetterlo, ma detestava vedere quel visino arrossato e pieno di lacrime."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Game of Love'
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Principessa Fiordaliso Image and video hosting by TinyPicGrimilde's
Questa piccola OS è dedicata a Tobias e Isobel, un breve riassunto di come è cominciato il tutto e di come sono arrivati a poco prima del pezzo raccontato nel capitolo 18 di GOL - Something called Love...
Spero vi piaccia...buona lettura...




Principessa Fiordaliso 

<< Sono incinta >> e la voce di Violet Stains-DuLac, zia Violet per lui, risuonò allegra nel piccolo salotto al secondo piano dell’hotel mentre i suoi genitori e i loro amici brindavano allegramente con Acquaviola e succo di zucca:<< Sono due gemelli >> continuò la voce di Pierre guardando gli altri con un sorriso:<< Gemelli? >> e suo padre scoppiò a ridere alzando il proprio bicchiere:<< Non sei capace di fare le cose a metà vero? >> << Beh che vuoi che ti dica Herm…secondo la dottoressa sono un ottimo campione da riproduzione e… >> Violet e Margaret erano scoppiate a ridere di gusto e Ian aveva scosso la testa guardando il cognato:<< Smettila di parlare di te come di un cavallo da monta Pierre o davvero ti porterò a correre il Kentucky Derby >> il famoso battitore stava per rispondere quando Tobias si avvicinò al gruppo guardando Violet, sua madre e poi di nuovo la prima:<< Cosa vuol dire che sei incinta zia? >> la donna sorrise, Toby era un ragazzo così dolce e per i suoi sei anni era anche decisamente alto, una copia in miniatura di suo padre insomma:<< Vuol dire che tra nove mesi ci saranno due amichetti con cui potrai giocare, proprio come la mamma quando avrà la tua sorellina >> << E sono lì dentro? >> domandò allora il bambino indicando la pancia di Violet ancora stranamente piatta:<< Sì tesoro, sono qui >> replicò lei con un sorriso e Tobias da quel momento si trovò spesso a fantasticare su quei due nuovi arrivati che avrebbero reso ancora più grande e strana la loro famiglia allargata.


Nove mesi dopo...

<< Che cosa ci facciamo qui papà? >> Hermes aveva abbassato gli occhi guardando il figlio che gli teneva la mano nell’ala magica dell’Hotel de Dieu, l’ospedale dove era stata ricoverata Violet quando erano iniziate le doglie:<< Siamo qui perché zia Violet ha avuto i bambini e noi dobbiamo farle i nostri auguri >> << Anche la mamma verrà qui quando nascerà la mia sorellina? >> domandò Toby mentre suo padre si avvicinava ad una camera con il numero 28 sulla porta, bussava piano e una voce rispondeva invitandoli ad entrare.

<< Zia Violet, stai bene? >> domandò immediatamente Toby vedendo la donna sdraiata a letto con Pierre che le stava passando un bicchiere per farla bere, sembrava molto stanca ma lui non aveva mai visto una persona con un sorriso così raggiante:<< Sì Tobias, sto bene >> gli comunicò con un sorriso poi mentre lui si avvicinava lei spostò lo sguardo su una doppia culla accanto al letto e anche gli occhi del giovane Valois seguirono i suoi:<< Vuoi vederli? >> Toby alzò gli occhi verso Pierre:<< Posso? >> DuLac annuì:<< Certo che puoi, solo fai piano…si sono appena addormentati >> ubbidiente Tobias annuì avvicinandosi alla culla e guardandoci dentro.

Rimase in silenzio per un attimo poi uno dei due piccoli si girò di lato facendosi scivolare la copertina e Toby notò la deliziosa tutina rosa pallido che indossava:<< Ma è… >> si voltò a guardare Pierre:<< È una femmina >> commentò poi quasi che quella fosse stata una rivelazione e Pierre sorridendo annuì e si avvicinò coprendo di nuovo la figlia:<< Sì, lei è Isobel e lui è Robert >> Tobias tornò a guardare la culla ma già da quel momento i suoi occhi erano solo per lei…









Due anni e mezzo dopo...



<< Io non ci voglio venire, sono grande per queste cose >> e guardando i suoi genitori con un’aria arcigna e arrabbiata che a Leonie ricordò quella di Hermes il primo giorno in cui l’aveva conosciuto, Toby continuò ad impuntarsi per non andare a quella stupida festa da mocciosi, essere il più grande a volte aveva anche quegli svantaggi!

<< È il compleanno di Isobel e Robert, non voglio scuse signorino, andiamo >> e con voce dura Hermes si avvicinò al figlio che si spostò di lato per non farsi prendere, ormai aveva dieci anni ed era anche abbastanza veloce:<< Non ci voglio venire ho detto >> << Tobias Dorian Valois! Tu verrai con noi! Adesso >> e cercando di non perdere la calma nonostante la voce glaciale Hermes guardò il figlio facendogli capire che non poteva replicare e che li avrebbe seguiti volente o nolente.

 

<< Che barba! >> e incrociando le braccia sul petto e sbuffando Tobias si appoggiò ad una delle colonne in pietra del giardino dell’hotel, zia Violet e zio Pierre avevano deciso di fare la festa lì dal momento che zio Ian aveva attrezzato una parte del giardino apposta per tutti loro nipoti e quindi quello era il posto ideale.

Stava per sbuffare per l’ennesima volta e cominciare a pensare a come svignarsela quando un lieve pianto attirò la sua attenzione.

Si guardò in giro per vedere che cosa stesse succedendo ma non notò niente di strano: Dede e Fab stavano giocando sullo scivolo, Penny e Mat si rincorrevano nel prato, la sua sorellina era in braccio a sua madre come il piccolo Phil era in braccio a Maggie e Robert era con suo padre che gli stava insegnando a reggere una piccola mazza giocattolo sotto gli occhi sconcertati di Violet, non c’era niente che non andava eppure quel piccolo lamento continuava a perforargli le orecchie.

Si girò di nuovo guardandosi intorno e finalmente la vide: i boccoli biondi mossi dal vento, le guanciotte arrossate dallo sforzo di non urlare a squarciagola e i grandi occhi chiari lucidi di lacrime: Isobel.

In silenzio ed incuriosito da cosa la bambina, di appena due anni, avesse in mente si avvicinò e, con voce un po’ troppo decisa e scontata per i suoi dieci anni, commentò:<< Che cosa stai facendo? >> Bels, si voltò a guardarlo e, quando realizzò chi aveva davanti, sul suo piccolo visino angelico si formò un gran sorriso:<< Toby…altalena… >> << Cosa? >> << Altalena >> ripeté lei decisa indicando prima sé stessa e poi l’altalena di ferro battuto troppo alta perché lei potesse salirci da sola:<< Vuoi che ti aiuti a salirci? >> domandò Tobias e lei annuì muovendo i capelli attorno al viso come una magnifica corona:<< Ecco lo sapevo che mi toccava questo >> commentò un po’ nervoso poi avvicinandosi ancora e afferrando la bimba per i fianchi la sollevò mettendola seduta sul seggiolino, stava per andarsene quando la voce di lei lo richiamò:<< Toby…spingi >>

Si bloccò immobile e fece per dirle che poteva anche spingersi da sola, ma quando si voltò a guardarla vide quelle deliziose scarpine color fiordaliso abbinate al vestito che lei muoveva nell’aria senza però riuscire a muoversi, era alta per la sua età ma non così alta da spingersi da sola!

<< Una volta sola, una sola e poi ti arrangi >> commentò più a sé stesso che a lei dal momento che l’attenzione di Isobel era stata catturata dal movimento del gioco e oramai quasi non badava più a lui.

Dopo quel primo compleanno la festa all’hotel divenne praticamente una tradizione e ogni anno Tobias si ritrovava a fare la solita scenata per poi costringere suo padre a portarlo alla festa di peso.

Ogni anno poi c’era sempre un momento, un unico momento in cui Isobel cercava di fare qualcosa di troppo grande per la sua età o finiva in lacrime e lui era sempre quello più vicino e, gli costava ammetterlo, ma detestava vedere quel visino arrossato e pieno di lacrime.

Per il terzo compleanno della bambina Rob e Phil l’avevano fatta cadere durante una gara di corsa, Bels stava per mettersi a piangere ma lui prontamente aveva preso la sua bacchetta, fresco acquisto per il nuovo anno scolastico, e le aveva fatto comparire attorno una nuvola di bolle di sapone che si trasformavano in fiori quando Bels allungava la mano per scoppiarle; sentirla ridere gli era sembrato il suono più bello del mondo e per sentirlo era pronto anche ad infrangere qualche legge sulla restrizione della magia tra i minorenni.



Gli anni passavano e se per i suoi sei anni era stato costretto a farle danzare intorno uno stormo di farfalle monarca dopo che Rob le aveva tirato i capelli, l’anno dopo era stato lui quello che si era sorpreso quando l’aveva vista sola in un angolo a raccogliere fiordalisi:<< Che cosa stai facendo qui da sola Isobel? >> le aveva domandato con un sorriso

lei era ancora una bambina ma lui ormai era un ragazzo e dai suoi quattordici anni si sentiva già così adulto che l’idea di andare di nuovo a consolare quella bambina nemmeno lo sfiorava:<< Raccolgo i fiordalisi >> commentò lei semplicemente:<< E perché? >> le domandò incuriosito dalla cura che la bambina ci stava mettendo nel sistemare il piccolo mazzetto che aveva tra le mani:<< Perché voglio trovare il mio principe >> Toby quasi si strozzò con la saliva:<< Il tuo prin...principe? >> riuscì a dire poco dopo e in risposta Bels annuì convinta:<< Mamma mi ha raccontato la storia della principessa dei fiordalisi che raccoglie i fiori per donarli ad una fata buona per farle trovare il suo principe e vivere per sempre felici e contenti, voglio trovare anche io il mio principe >> aveva detto tutto così in fretta che lui era a malapena riuscito a capire che l’idea le era venuta grazie ad una fiaba che Violet le aveva letto…: un principe…che cavolo Bels aveva sette anni, non aveva l’età per pensare a certe cose, doveva giocare, correre, salire sulla scopa e stracciare Phil e Rob ma non certo pensare a certe cose!

<< Toby? >> tornò a guardarla accorgendosi solo poi che lei gli aveva detto qualcosa che non aveva colto:<< Sì Bels? >> lei lo guardò per un attimo perplessa:<< Solo zio Marc mi chiama Bels >> Tobias annuì:<< Lo so, ti dispiace se lo faccio anche io? >> non sapeva perché glielo stava chiedendo, sapeva solo che lei era così graziosa che Bels era un nome che le donava molto, forse anche più di Isobel:<< Puoi farlo se vuoi >> e lei facendo spallucce aggiunse seria:<< Ora però mi aiuti? >> << A raccogliere i fiordalisi? >> << Sì, in due faremo prima >> commentò lei come se la cosa fosse evidente anche per uno stupido:<< Oh…e poi che cosa ci farai? >> << Ma non mi ascolti? >> replicò lei piccata:<< Devo chiedere alla fata il mio principe >> replicò poi e girandogli le spalle tornò a concentrarsi sul suo lavoro.

<< Ecco, tieni >> e con molta malavoglia Toby le porse il piccolo mazzetto di fiori che aveva raccolto:<< Wow… >> mormorò Bels vedendo i piccoli fiori celesti che lui aveva raccolto poi, presa dall’istinto, afferrò il mazzetto avvicinandosi a lui e posandogli le sue piccole labbra sulla guancia per poi scappare via.


Con gli occhi spalancati Tobias rimase a guadarla correre via e, quando chinò di nuovo gli occhi sulle proprie mani, vide un piccolo bocciolo di fiordaliso che era scivolato via dal mazzo.










Sette anni dopo...

<< Un Auror? Tu? >> e Bels scoppiò a ridere quando ad una delle classiche cene di famiglia dove tutti loro si riunivano, Tobias espresse i suoi pensieri su un possibile futuro ora che era uscito da scuola dopo il diploma:<< Che cosa vuoi dire signorinella? >> le domandò acido:<< Niente, solo che tu non hai esattamente la faccia da Auror Tobias, tutto qui >>

Isobel aveva avuto ragione anche su quello, tre anni dopo quando si erano rivisti lei lo aveva guardato con sfida:<< Redattore capo…un po’ diverso dall’Auror che volevi diventare >> gli aveva ricordato con un sorriso alludendo al posto che lui aveva preso accanto a suo padre nel giornale di cui Hermes ormai era il direttore:<< Ho scoperto di essere più bravo ad aiutare le persone con la piuma che con la bacchetta >> le aveva risposto, lei aveva fatto per aggiungere qualcosa quando una voce maschile dall’altro lato della strada l’aveva chiamata:<< Vai, ci vediamo domani all’hotel >> le aveva ricordato con l’accenno di un sorriso, ma il suo cuore si era stretto vedendola correre verso quel bamboccio senza nome e,  a suo parere, senza cervello.

           




***



<< Isobel DuLac vuoi sposarmi? >> la guardò spalancare i grandi occhi azzurri mentre lui apriva la scatolina di velluto bianco con dentro l’anello di argento con la grossa pietra color fiordaliso

<< Tobias… >> e lei aveva allungato la mano sfiorando l’anello:<< Bels io ti amo, ti amo da così tanto che nemmeno lo ricordo, l’ho capito troppo tardi e ho rischiato di perderti… >> ricordarono entrambi il momento in cui Tobias, preda folle della gelosia, aveva fatto una scenata al fidanzato di Isobel quando lo aveva visto discutere con lei da Chez Luis:<< Toby io… >> << Ti ricordi la Principessa dei fiordalisi? >> << Cosa? >> lo aveva guardato perplessa:<< Quando avevi sette anni, abbiamo raccolto dei fiordalisi perché tu volevi donarli ad una fata che ti trovasse un principe azzurro >> << Avevo sette anni! Toby era una fiaba >> mettendosi la mano in tasca lui tirò fuori un piccolo portachiavi di resina al cui interno c’era un bocciolo di fiordaliso:<< Non era una favola Bels, questo mi era rimasto in mano quel pomeriggio e da quel giorno non me ne sono mai separato, mai >> << Principe azzurro eh… >> commentò allora lei con un sorriso di sfida:<< Il tuo principe azzurro >> le ricordò lui con un sorriso.

Tobias Dorian Valois   Isobel Karen DuLac

   
 
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