Questa piccola OS è dedicata a Tobias e Isobel, un breve riassunto di come è cominciato il tutto e di come sono arrivati a poco prima del pezzo raccontato nel capitolo 18 di GOL - Something called Love...
Spero vi piaccia...buona lettura...
<<
Sono incinta >> e la voce di Violet Stains-DuLac, zia
Violet per lui, risuonò allegra nel
piccolo salotto al secondo piano dell’hotel mentre i suoi
genitori e i loro amici brindavano
allegramente con Acquaviola e succo di zucca:<< Sono due
gemelli >>
continuò la voce di Pierre guardando gli altri con un
sorriso:<< Gemelli?
>> e suo padre scoppiò a ridere alzando il
proprio bicchiere:<< Non
sei capace di fare le cose a metà vero? >>
<< Beh che vuoi che ti
dica Herm…secondo la dottoressa sono un ottimo campione da
riproduzione e…
>> Violet e Margaret erano scoppiate a ridere di gusto e
Ian aveva scosso
la testa guardando il cognato:<< Smettila di parlare di
te come di un
cavallo da monta Pierre o davvero ti porterò a correre il
Kentucky Derby >>
il famoso battitore stava per rispondere quando Tobias si
avvicinò al gruppo
guardando Violet, sua madre e poi di nuovo la
prima:<< Cosa vuol
dire che sei incinta zia? >> la donna sorrise, Toby era
un ragazzo così
dolce e per i suoi sei anni era anche decisamente alto, una copia in
miniatura di suo padre insomma:<< Vuol dire che tra nove
mesi ci saranno
due amichetti con cui potrai giocare, proprio come la mamma quando
avrà la tua
sorellina >> << E sono lì
dentro? >> domandò allora il bambino
indicando la pancia di Violet ancora stranamente
piatta:<< Sì tesoro,
sono qui >> replicò lei con un sorriso e
Tobias da quel momento si trovò
spesso a fantasticare su quei due nuovi arrivati che avrebbero reso
ancora più
grande e strana la loro famiglia allargata.
Nove mesi dopo...
<<
Che cosa ci facciamo qui papà? >> Hermes aveva
abbassato gli occhi
guardando il figlio che gli teneva la mano nell’ala magica
dell’Hotel de Dieu,
l’ospedale dove era stata ricoverata Violet quando erano
iniziate le
doglie:<< Siamo qui perché zia Violet ha avuto
i bambini e noi dobbiamo
farle i nostri auguri >> << Anche la mamma
verrà qui quando nascerà
la mia sorellina? >> domandò Toby mentre suo
padre si avvicinava ad una
camera con il numero 28 sulla porta, bussava piano e una voce
rispondeva
invitandoli ad entrare.
<<
Zia Violet, stai bene? >> domandò
immediatamente Toby vedendo la donna
sdraiata a letto con Pierre che le stava passando un bicchiere per
farla bere,
sembrava molto stanca ma lui non aveva mai visto una persona con un
sorriso
così raggiante:<< Sì Tobias, sto
bene >> gli comunicò con un
sorriso poi mentre lui si avvicinava lei spostò lo sguardo
su una doppia culla
accanto al letto e anche gli occhi del giovane Valois seguirono i
suoi:<<
Vuoi vederli? >> Toby alzò gli occhi verso
Pierre:<< Posso?
>> DuLac annuì:<< Certo che
puoi, solo fai piano…si sono appena
addormentati >> ubbidiente Tobias annuì
avvicinandosi alla culla e
guardandoci dentro.
Due anni e mezzo dopo...
<<
Io non ci voglio venire, sono grande per queste cose >> e
guardando i
suoi genitori con un’aria arcigna e arrabbiata che a Leonie
ricordò quella di
Hermes il primo giorno in cui l’aveva conosciuto, Toby
continuò ad impuntarsi
per non andare a quella stupida festa da mocciosi, essere il
più grande a volte
aveva anche quegli svantaggi!
<<
È il compleanno di Isobel e Robert, non voglio scuse
signorino, andiamo
>> e con voce dura Hermes si avvicinò al
figlio che si spostò di lato per
non farsi prendere, ormai aveva dieci anni ed era anche abbastanza
veloce:<< Non ci voglio venire ho detto >>
<< Tobias Dorian
Valois! Tu verrai con noi! Adesso >> e cercando di non
perdere la calma
nonostante la voce glaciale Hermes guardò il figlio
facendogli capire che non
poteva replicare e che li avrebbe seguiti volente o nolente.
<<
Che barba! >> e incrociando le braccia sul petto e
sbuffando Tobias si
appoggiò ad una delle colonne in pietra del giardino
dell’hotel, zia Violet e
zio Pierre avevano deciso di fare la festa lì dal momento
che zio Ian aveva
attrezzato una parte del giardino apposta per tutti loro nipoti e
quindi quello
era il posto ideale.
Stava
per sbuffare per l’ennesima volta e cominciare a pensare a
come svignarsela
quando un lieve pianto attirò la sua attenzione.
Si
guardò in giro per vedere che cosa stesse succedendo ma non
notò niente di
strano: Dede e Fab stavano giocando sullo scivolo, Penny e Mat si
rincorrevano
nel prato, la sua sorellina era in braccio a sua madre come il piccolo
Phil era
in braccio a Maggie e Robert era con suo padre che gli stava insegnando
a
reggere una piccola mazza giocattolo sotto gli occhi sconcertati di
Violet, non
c’era niente che non andava eppure quel piccolo lamento
continuava a
perforargli le orecchie.
Si
girò di nuovo guardandosi intorno e finalmente la vide: i
boccoli biondi mossi
dal vento, le guanciotte arrossate dallo sforzo di non urlare a
squarciagola e
i grandi occhi chiari lucidi di lacrime: Isobel.
In
silenzio ed incuriosito da cosa la bambina, di appena due anni, avesse
in mente
si avvicinò e, con voce un po’ troppo decisa e
scontata per i suoi dieci anni,
commentò:<< Che cosa stai facendo?
>> Bels, si voltò a guardarlo e,
quando realizzò chi aveva davanti, sul suo piccolo visino
angelico si formò un
gran sorriso:<< Toby…altalena…
>> << Cosa? >>
<<
Altalena >> ripeté lei decisa indicando prima
sé stessa e poi l’altalena
di ferro battuto troppo alta perché lei potesse salirci da
sola:<< Vuoi
che ti aiuti a salirci? >> domandò Tobias e
lei annuì muovendo i capelli
attorno al viso come una magnifica corona:<< Ecco lo
sapevo che mi
toccava questo >> commentò un po’
nervoso poi avvicinandosi ancora e
afferrando la bimba per i fianchi la sollevò mettendola
seduta sul seggiolino,
stava per andarsene quando la voce di lei lo
richiamò:<< Toby…spingi
>>
Si bloccò immobile e fece per dirle che poteva anche spingersi da sola, ma quando si voltò a guardarla vide quelle deliziose scarpine color fiordaliso abbinate al vestito che lei muoveva nell’aria senza però riuscire a muoversi, era alta per la sua età ma non così alta da spingersi da sola!
<< Una volta sola, una sola e poi ti arrangi >> commentò più a sé stesso che a lei dal momento che l’attenzione di Isobel era stata catturata dal movimento del gioco e oramai quasi non badava più a lui.
Dopo quel primo compleanno la festa all’hotel divenne praticamente una tradizione e ogni anno Tobias si ritrovava a fare la solita scenata per poi costringere suo padre a portarlo alla festa di peso.Ogni anno poi c’era sempre un momento, un unico momento in cui Isobel cercava di fare qualcosa di troppo grande per la sua età o finiva in lacrime e lui era sempre quello più vicino e, gli costava ammetterlo, ma detestava vedere quel visino arrossato e pieno di lacrime.
Gli anni passavano e se per i suoi sei anni era stato costretto a farle danzare intorno uno stormo di farfalle monarca dopo che Rob le aveva tirato i capelli, l’anno dopo era stato lui quello che si era sorpreso quando l’aveva vista sola in un angolo a raccogliere fiordalisi:<< Che cosa stai facendo qui da sola Isobel? >> le aveva domandato con un sorriso
lei era ancora una bambina ma lui ormai era un ragazzo e dai suoi quattordici anni si sentiva già così adulto che l’idea di andare di nuovo a consolare quella bambina nemmeno lo sfiorava:<< Raccolgo i fiordalisi >> commentò lei semplicemente:<< E perché? >> le domandò incuriosito dalla cura che la bambina ci stava mettendo nel sistemare il piccolo mazzetto che aveva tra le mani:<< Perché voglio trovare il mio principe >> Toby quasi si strozzò con la saliva:<< Il tuo prin...principe? >> riuscì a dire poco dopo e in risposta Bels annuì convinta:<< Mamma mi ha raccontato la storia della principessa dei fiordalisi che raccoglie i fiori per donarli ad una fata buona per farle trovare il suo principe e vivere per sempre felici e contenti, voglio trovare anche io il mio principe >> aveva detto tutto così in fretta che lui era a malapena riuscito a capire che l’idea le era venuta grazie ad una fiaba che Violet le aveva letto…: un principe…che cavolo Bels aveva sette anni, non aveva l’età per pensare a certe cose, doveva giocare, correre, salire sulla scopa e stracciare Phil e Rob ma non certo pensare a certe cose!
<<
Toby? >> tornò a guardarla accorgendosi solo
poi che lei gli aveva detto
qualcosa che non aveva colto:<< Sì Bels?
>> lei lo guardò per un
attimo perplessa:<< Solo zio Marc mi chiama Bels
>> Tobias
annuì:<< Lo so, ti dispiace se lo faccio anche
io? >> non sapeva perché
glielo stava chiedendo, sapeva solo che lei era così
graziosa che Bels era un
nome che le donava molto, forse anche più di
Isobel:<< Puoi farlo se vuoi
>> e lei facendo spallucce aggiunse
seria:<< Ora però mi aiuti?
>> << A raccogliere i fiordalisi?
>> << Sì, in due
faremo prima >> commentò lei come se la cosa
fosse evidente anche per uno
stupido:<< Oh…e poi che cosa ci farai?
>> << Ma non mi
ascolti? >> replicò lei
piccata:<< Devo chiedere alla fata il mio
principe >> replicò poi e girandogli le spalle
tornò a concentrarsi sul
suo lavoro.
<<
Ecco, tieni >> e con molta malavoglia Toby le porse il
piccolo mazzetto
di fiori che aveva raccolto:<< Wow…
>> mormorò Bels vedendo i
piccoli fiori celesti che lui aveva raccolto poi, presa
dall’istinto, afferrò
il mazzetto avvicinandosi a lui e posandogli le sue piccole labbra
sulla
guancia per poi scappare via.
Con
gli occhi spalancati Tobias rimase a guadarla correre via e, quando
chinò di
nuovo gli occhi sulle proprie mani, vide un piccolo bocciolo di
fiordaliso che
era scivolato via dal mazzo.
Sette anni dopo...
<<
Un Auror? Tu? >> e Bels scoppiò a ridere
quando ad una delle classiche
cene di famiglia dove tutti loro si riunivano, Tobias espresse i suoi
pensieri
su un possibile futuro ora che era uscito da scuola dopo il
diploma:<< Che cosa vuoi
dire signorinella? >> le domandò
acido:<< Niente, solo che tu non
hai esattamente la faccia da Auror Tobias, tutto qui >>
Isobel
aveva avuto ragione anche su quello, tre anni dopo quando si erano
rivisti lei
lo aveva guardato con sfida:<< Redattore capo…un
po’ diverso dall’Auror
che volevi diventare >> gli aveva ricordato con un
sorriso alludendo al
posto che lui aveva preso accanto a suo padre nel giornale di cui
Hermes ormai
era il direttore:<< Ho scoperto di essere più
bravo ad aiutare le persone
con la piuma che con la bacchetta >> le aveva risposto,
lei aveva fatto
per aggiungere qualcosa quando una voce maschile dall’altro
lato della strada l’aveva
chiamata:<< Vai, ci vediamo domani all’hotel
>> le aveva ricordato
con l’accenno di un sorriso, ma il suo cuore si era stretto
vedendola correre
verso quel bamboccio senza nome e, a suo parere, senza
cervello.
<< Isobel DuLac vuoi sposarmi? >> la guardò spalancare i grandi occhi azzurri mentre lui apriva la scatolina di velluto bianco con dentro l’anello di argento con la grossa pietra color fiordaliso
<< Tobias…
>> e lei aveva
allungato la mano sfiorando l’anello:<< Bels io
ti amo, ti amo da così
tanto che nemmeno lo ricordo, l’ho capito troppo tardi e ho
rischiato di
perderti… >> ricordarono entrambi il momento
in cui Tobias, preda folle
della gelosia, aveva fatto una scenata al fidanzato di Isobel quando lo
aveva
visto discutere con lei da Chez Luis:<< Toby
io… >> << Ti
ricordi la Principessa dei fiordalisi? >>
<< Cosa? >> lo
aveva guardato perplessa:<< Quando avevi sette anni,
abbiamo raccolto dei
fiordalisi perché tu volevi donarli ad una fata che ti
trovasse un principe
azzurro >> << Avevo sette anni! Toby era
una fiaba >>
mettendosi la mano in tasca lui tirò fuori un piccolo
portachiavi di resina al
cui interno c’era un bocciolo di fiordaliso:<<
Non era una favola Bels,
questo mi era rimasto in mano quel pomeriggio e da quel giorno non me
ne sono
mai separato, mai >> << Principe azzurro
eh… >> commentò
allora lei con un sorriso di sfida:<< Il tuo principe
azzurro >> le ricordò lui con un sorriso.