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Autore: Steno    10/12/2017    1 recensioni
Questa storia parla di una giovane donna che vuole cambiare il mondo e trasformarlo in un Utopia. Durante il suo viaggio sarà accompagnata da persone che cercheranno di fermarla, mentre altri proveranno ad aiutarla.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il titolo vuole essere un ovvio omaggio alla novella di Pirandello. Per favore segnalatemi eventuali refusi.
 
Il treno ha fischiato

Brian accarezzò la copertina del suo diario sovrappensiero, la sua mente vagava persa in ricordi lontani. Aveva sempre amato il vecchio treno a vapore con il suo profilo caratteristico e le superfici metalliche, rese opache dal tempo. Forse era proprio l’atmosfera vintage del vecchio treno a renderlo pensieroso, in fin dei conti.
Con uno sbuffo la locomotiva si fermò e l’uomo accantonò il vecchio diario per avvicinarsi al vetro: aveva preso il treno molto presto quella mattina e sentiva ormai il bisogno impellente di sgranchirsi le gambe.

Guardando distrattamente la folla assiepata sulla banchina, si rese conto di osservare un viso familiare. Era Clare, una donna che una volta era stata una dolce ragazza dagli adorabili capelli biondi e i vivaci occhi color nocciola.

Brian deglutì.

Guardò il proprio riflesso: un uomo stanco dal volto scavato, ingobbito dagli anni. L’alcolismo e il fumo lo avevano fatto invecchiare precocemente.
Il riverbero sui meravigliosi capelli dorati di lei gli ricordò un’estate lontana e un bagno nel fiume accompagnato da risate spensierate.

Ma era stata un’altra vita, non era pronto a rivederla, non lo sarebbe mai stato: non voleva che la donna che aveva amato e abbandonato vedesse l’uomo che era diventato.

Il sorriso meraviglioso che Brian non aveva mai dimenticato apparve improvvisamente sul volto di Clare e l’uomo sentì una fitta acuta al cuore. Non sapeva neanche di possederne ancora uno.

Girò le spalle al vetro, sopraffatto, e si abbandonò contro il sedile sommerso dai ricordi.

Anche allora era una bella giornata di sole. I fianchi delle colline verdi digradavano gentilmente verso il villaggio dove era cresciuto. Da dove si trovava lui, in piedi al limitare della foresta, riusciva ad abbracciare l’intero abitato con un’occhiata; ma i suoi pensieri erano da tutt’altra parte.
“Io ti amo! Vieni con me!” incorniciò la sua amata Clare con le braccia, intrappolandola contro l’albero. Era un gesto familiare, che già tante volte aveva giocosamente compiuto in passato, per poi chinarsi a baciarla. Però stavolta non ci sarebbero stati baci, solo lacrime.
Clare studiò i suoi occhi, accarezzandogli dolcemente il volto. Alla fine, fece un respiro profondo. "Mi dispiace," cominciò con voce spezzata, "Sai che io provo lo stesso per te, ma non posso seguirti, non posso abbandonare mio padre e mia sorella, non ora che la mamma non c’è più”

Brian nascose il volto tra le mani, soffrendo come la prima volta che aveva sentito quelle parole e come ogni volta che le riviveva nella sua mente.
Aveva avuto tutto dalla vita: fama, ricchezza e anche una famiglia amorevole che gli rimaneva vicino nonostante i suoi difetti.
Eppure, se avesse potuto esprimere un singolo desiderio in quell’istante, avrebbe rinunciato a ogni cosa per tornare a quel momento e dire al sé stesso più giovane di scegliere Clare.

Il treno fischiò, annunciando la partenza e Brian non riuscì ad impedirsi di alzare gli occhi per rubare un’ultima immagine della donna che aveva amato tutta la vita. 
   
 
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