Prologo
La strega si sedette stanca ed annoiata sulla sua poltrona di velluto, innalzando la polvere che andava a disperdersi nell’aria. Aveva un libro in mano, lo aprì e sfogliò velocemente. Senza neanche preoccuparsi di capire di cosa si trattasse lo fece cadere distrattamente a terra. Dalla finestra si vedeva chiuso fuori un gatto nero che la fissava da un tempo indeterminato.
«Cosa vuoi ora?» sbuffò, affatto contenta della sua presenza. D’altro canto l’animale non le diede retta, ma rispuntò come un coniglio da un cilindro sull’altro bracciolo della poltrona.
«Intrattenerti con una storiella. Mi sembri piuttosto annoiata» continuava a comunicare con lei telepaticamente, come aveva sempre fatto. Sentire quella fastidiosa voce nella testa mentre continuava a leccarsi indifferente la zampetta la innervosiva molto: la calma agghiacciante con la quale affrontava la vita le rinfacciava, ogni secondo che passava, che si era venduta a un demone.
«Fai quello che vuoi, l’importante è che dopo tu sparisca» così quella si alzò e andò a prendere la teiera: l’ora del thè non aspettava nessuno.
«Ebbene…tutto è cominciato con uno dei miei viaggetti spazio–temporali…sai, una gatta nera stava per assorbire un’imponente maledizione: non potevo non approfittarne!»