Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: pralinedetective    24/06/2009    3 recensioni
«When the dawn is only another night...» sussurra con voce roca «Finché sarà così sarete salvo dai nostri patimenti nel vicino Inferno, Ciel Phantomhive.»
(Orgogliosamente) QUARTA classificata al contest "When the dawn(...)" indetto da kajii.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore/Autrice : uchiha_girl
Titolo fanfic : «Il suo maggiordomo, ancora.»
Manga/Anime/Film/Libro/Altro : Kuroshitsuji
Autore Manga/Anime/Film/Libro/Altro : Yana Toboso
Disclaimer: I personaggi appartengono alla loro autrice e non sono stati utilizzati a scopo di lucro.
Raiting : Giallognolo (?).
Personaggi : Ciel [Schieru] Phantomhive, Sebastian Michaelis.
Genere : (Introspettivo, Malinconico, Demenzile, ecc...)
Avvertimenti : Nonsense, (accenni) Shonen-ai, What if... (E se?).
Capitoli : Raccolta/Oneshot.
Stato : Completa.

Il risveglio e la notte sono accompagnate da due citazioni d’autore. [ => Credits ].
Tappeto°: intendo quella specie di tappetino prezioso che si teneva sulla scrivania, che ho incontrato in un paio di libri chiamato così.

Buona lettura ^O^


~~~
[Risveglio.]


Un raggio di dolorosa luce gli accarezza il viso, il respiro caldo lambisce la pelle con una dolcezza che lo riscuote quasi del tutto.

Apre gli occhi, coprendosi istantaneamente con la mano. Muove di scatto il capo, lo solleva oltre la coltre delle coperte.
E annega in un mare amaro, come fosse stato gettato di sorpresa in una piscina troppo bassa.

Lo stomaco e il petto dolgono per la spanciata, sente il sangue nelle orecchie.
Il naso pizzica, si sforza di non cercare tracce cremisi sulla pelle.

Il maggiordomo, sorridente, lo fissa in silenzio.
Ricambia lo sguardo con neutralità.

«Buongiorno signorino.»

~
[Mattino.]


Un nuovo fiato, gelo pressato in dita lunghe e sottili, gli percorre le braccia, e le spalle, e nuca, gambe, piedi.
Movimenti d’una naturalezza che dà i brividi, sensualità inconfessata, tentativo di mancata malizia.

E s’è stato vicino alla vittoria fino a poterla quasi sfiorare, le labbra rosse che si aprono sul prezioso metallo sono una pugnalata al petto, spilli negli occhi, fuoco e ghiaccio sotto le piante delle mani.
Al solito, rimane alla sua postazione, un leggerissimo sorriso sulla bocca pallida e le braccia che s’incontrano dietro la schiena.

Un strano sapore, troppo simile a un profumo immaginario, gli si stampa sul palato.
Lo accompagna mentre la smorfia sul volto si apre, di fronte allo sguardo del padrone.

«Porto le stoviglie in cucina.»

~
[Mezzogiorno.]


La sensibile pelle delle labbra viene stimolata dalla tiepida pietra dell’anello che ha continuato per tutta la mattina a toccare, girare.
Si sente colto da un’insolita ansia, come un pensiero fisso, una perversione non del tutto nuova che non riesce ad allontanare.
Poggia con attenzione la gioia sul tappeto°, incrociando poi le mani. Vi appoggia il mento con un sospiro.

Quasi fosse incapace di stare fermo sul posto si alza dalla sfarzosa poltrona, raggiungendo l’alta finestra. L’apre con sguardo enigmatico, cerca tracce della servitù nel giardino.

- Perché tanto silenzio? -

Ed è una sfida con sé stesso, rintracciare Finny fra i cespugli, e l’instancabile compagno Plute.
Sorride inconsapevolmente, accompagna il gioco con crescente attenzione.
Trascinato, si appoggia al marmo, si sporge leggermente.
Vaglia il verde, alla ricerca di una forma di vita.

I due colpi delicati alla porta lo riscuotono.
Si risiede con espressione muta.

«Avanti.»

~
[Primo pomeriggio.]


«Quando?»

Sebastian si blocca, le posate a mezz’aria.
«Di cosa state parlando?» sorride.
Fa un cenno verso la villa.

Il conte fa un ampio gesto della mano, passando dall’imponente abitazione al giardino dove si è tenuto il pranzo.
Il ghigno sul viso pallido si tinge, viene oscurato da un’ombra che ormai Phantomhive ha imparato a conoscere.

Si sforza di tenergli testa, occhi di cielo fissi in tizzoni ardenti.
E ricorda una sorta di... poesia? Libro? Racconto in prosa?

Con un movimento morbido del collo torna al lavoro, ripone stoviglie e vettovaglie varie nel cestino.
Alzandosi dà uno sguardo all’ombrellone aperto per conservare la delicata pelle del padrone dalla luce.

«Vi consiglio di prendere un po’ di Sole, le giornate cominciano a farsi fredde e non avrete simili occasioni fino alla prossima primavera.»

~
[Sera.]


La cena è l’occasione di solitudine che più lo mette a disagio.
Un silenzio imposto rotto solo dall’argento contro la ceramica, e il vetro posato sul legno.
Sebbene sbiaditi, i ricordi di tante persone dedite a chiacchiere e risate sono ancora lì, appena dietro le palpebre.

Guarda di sottecchi il servitore, perennemente al suo fianco.

«Qualcosa non va, signorino?»

Sente come se fosse stato colto con le mani nel sacco.
Trattiene un sussulto, mantiene la stoica maschera.
«Cena con me.» ordina senza mostrar dubbio.

Sorride, scuotendo leggermente il capo.
«Sono solo un diavolo di maggiordomo.» risponde, piegandosi un poco verso il giovane padrone.
Incontra la riluttanza del ragazzino.

«Disubbidisci a un ordine?»

S’inchina, sedendosi.
«Yes, my Lord.»

~
«I soli possono tramontare e poi risorgere; noi, una volta finita la breve luce, dobbiamo dormire un'unica eterna notte.»
Gaio Valerio Catullo.

[Notte.]


La - inutile - stella è scomparsa da tempo oltre l’orizzonte, il signorino Ciel è andato a letto da forse un’ora e i preparativi per il giorno successivo sono stati ultimati.

Sospira, si porta le mani fra i capelli. Scivola con le dita sulle palpebre, le chiude per poi riaprirle sui fogli compilati. Li ripone nel ripiano riservato della scrivania, dirigendosi con passo lento verso il salone.

Sale la scala marmorea con cerimoniosità, può quasi sentire la sezione dei violini di sottofondo aumentare intensità, preda di un’angoscia crescente.

I gradini riservati ai servitori, più vicini al piccolo ufficio della contabilità, porterebbero più velocemente al piano delle camere da letto, ma non vuole togliersi il piacere del mostrarsi, padrone qual è.
Giunto al terrazzino, volge lo sguardo divertito - forse un po’ sadico - al quadro che ritrae la precedente coppia. L’ombra del Conte e della Contessa lo guardano apprensivi, irati.

Sono un lontano ricordo, le loro grida, quando raggiunge la porta della camera del signorino.

“Non andare, lascialo... Scivoli il nostro bambino nelle fiamme dell’Inferno, ma allontanati da lui!”
Poco più di un sussurro, o il fastidioso ronzare nelle orecchie di una mosca zittita per sempre.

Sorride, abbassando la maniglia d’ottone.
Gli si avvicina con un sorriso sardonico sulle labbra.
E si china lentamente su di lui, la pelle riflette la luce di una Luna che non solca l’oscurità.

Labbra gelide s’immergono nel caldo respiro regolare del padrone, pronte a coglierlo e macchiarlo.

Si ferma. - Anche oggi. -
Carezza i capelli scuri del padrone con un sorriso.

«When the dawn is only another night...» sussurra con voce roca «Finché sarà così sarete salvo dai nostri patimenti nel vicino Inferno, Ciel Phantomhive.»



~~~



Con questa storia mi sono classificata QUARTA al contest "When the dawn is only another night" di kajii.

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La recensione è lunga e splendida, sono davvero orgogliosa del mio quasi-terzo-posto-dannatissimo-punto-mancante X°°°
Fatemi sapere cosa ne pensate voi ^^.

See yah, Uchi.
  
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