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Autore: HunnyBees    11/12/2017    1 recensioni
Era davvero divertente quella situazione, se non si fosse ritrovata soggetto principale di quel problema, sarebbe scoppiata a ridere: amava Adrien alla follia da un'eternità, eppure, adesso, pensava a Chat Noir, convinta che per lei, lui non fosse altro che un amico?
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Questa storia è nata principalmente da un sogno! Si esatto... quando si dice "una si sveglia e va al computer per scrivere ciò che ha sognato".
Non dico altro, spero solo che vi piaccia davvero e accetto ovviamente recensioni critiche e quindi costruttive!
Ho preferito non divagare troppo nei discorsi o nelle azioni nella storia, quindi se la trovate un pò priva di descrizioni è per questo!
Beh... orai vi lascio alla lettura!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era stanca, stanca veramente di tutto. 
Stanca dei rimproveri ingiustificati, stanca della scuola, dei compiti, stanca di dover saltare dal banco all'edificio accanto, stanca di dover combattere, stanca di dover subire certe prediche sui suoi ritardi o assenze, stanca delle brutte figure causate da Chloè.
Oggi, per l'ennesima volta, quella piccola bambina viziata le aveva causato "accidentalmente" una caduta di fronte al suo Adrien, facendola proprio cadere addosso a lui sotto le risate di tutti e i mormori di cert'uni.
Era scoppiata definitivamente, correndo verso il parco sotto gli stessi occhi ora perplessi e tormentati, mentre lei tratteneva, invano, le lacrime fredde, scoppiando in un pianto silenzioso. Successivamente si era trasformata, dopo aver trovato un angolo nascosto da sguardi altrui, fregandosene di tutto e di tutti, per quanto stava male in quel momento, anche Tikki capì che era meglio assecondarla e lasciarla libera, che era inutile insistere.
Lei lo sapeva e lo diceva spesso: Marinette era una super eroina tra le migliori, dolce, generosa, allegra, innamorata alla follia, timida e coraggiosa, ma era pur sempre una persona e come tale, aveva bisogno dei suoi momenti di sfogo.
 
Tra un salto e l'altro, si ritrovò già sulle più alte assi della torre Eiffel e decise di accomodarsi sulla ringhiera, affacciandosi così al vuoto totale, ascoltando i mormori del vento mentre si insinuava tra i cuoi capelli e il suo viso umido a causa del recente pianto.
Si accasciò al suolo, sfogandosi in un pianto liberatorio e respirando a pieni polmoni, quando fu a corto di lacrime, la fresca aria autunnale che penetrava persino attraverso la sua tuta.
Più volte il suo sguardo venne rapito dalle strade sottostanti e dalle persone che, alcune sconvolte e sorprese, la indicavano gioiosamente, incitate dai più piccoli a raggiungerla, cosa che fortunatamente non accadde, anche perchè voleva stare da sola.
Forse, avrebbe gradito la presenza di Chat Noir, il suo fidato compagnio, una spalla su cui piangere, ma a quanto pare, per sua sfortuna, non era rintracciabile.
Esausta di quelle "indesiderate" attenzioni, lanciò il suo yo-yo e si lasciò trasportare del vento, assaporando ogni soffio e sbattendo più volte le palpebre per riprendere una visuale migliore di Parigi, dato che le lacrime rimaste non permettevano una perfetta visuale!
Il canto dei pochi uccelli rimasti, gli stormi che volavano a cuote alte verso una zona calda, i veicoli che sfrecciavano sulla strada e le chiacchere dei Parigini: tutto giungeva alle sue orecchie che, in quel momento come non mai, avevano un incessante bisogno di silenzio e tranquillità.
Si lasciò andare nuovamente, sospirando e percorrendo una strada che, visivamente conosceva bene, ma che il suo cuore, meglio di chiunque altri, conosceva maggiormente.
 
 
-Certo che Chloè poteva anche evitarsela!- sbuffò il giovane modello Agreste, sospirando stanco mentre lanciava la sua borsa sul letto e osservava il suo kwami adagiarsi su un mobile abbastanza distante, insieme ad una fetta di Camambert.
-Ma quella lì è proprio antipatica...- disse, incurante delle sue stesse parole, troppo impegnato a gustare sia con gli occhi che con la bocca il suo amato formaggio.
Adrien  gli lanciò un'occhiataccia, dandogli le spalle e procedendo verso il bagno, intenzionato a darsi una bella rinfrescata.
"Eppure... Marinette..." si ritrovò a pensare, scuotendo nervosamente la testa quando comprese i suoi pensieri.
Si tolse la maglietta, aprendo, tramite il telecomando, la finestra e sorridendo alla ventata d'aria fresca che si precipitò su di lui, socchiudendo gli occhi e assaporandola.
In quel momento, desiderava la sua lady, al suo fianco, che le sorrideva, rispondendo a qualche sua battutina o ridacchiando, mentre combattevano l'uno al fianco dell'altro.
Come non era mai successo, desiderava toccarla, guardarla profondamente e assaporare il profumo che più volte era riuscito a sentire, riconoscendolo.
Un misto di cioccolato e vaniglia. 
Ecco ciò che aveva sentito.
Un profumo che sembrava stonare ma che a lei stava benissimo.
Quel tocco di cioccolato che rendeva ancora più delizioso e irrefrenabile il desierio di fiondarsi sulle sue labbra e divorarle del tutto.
Sospirò ancora, sentendo uno sbuffo provenire dalla sua scrivania, solito segno che Plagg era stanco di sentire i suoi sbuffi d'amore per la solita "questione LB", mentre si avvicinava alla finestra, poggiandovi la mano sopra e sorridendo, alterando lo sguardo dal cielo limpido, al suo pugno chiuso dove faceva bella mostra l'anello, ciò che gli aveva dato una vera vita. 
Poggiò la fronte contro il vetro bianco e ben pulito, immagginando la sua docle, bellissima e fantastica Lady che gli sorrideva, avvicinandosi a lui e poggiando le sue labbra sull...
Un rumore sordo lo distrasse dai suoi pensieri, divorando l'ennesimo sospiro mentre cercava l'origine di quel suono fastidioso che assomigliava tanto a quello prodotto quando si bussava...
Spalancò gli occhi, fissando sorpreso la figura rossa a testa in giù che lo fissava dall'alto della sua finestra, con uno sguardo tanto confuso quanto triste, ma era pur sempre bellissima:le labbra erano più rosse del solito -e attraenti a suo parere- mentre il colore dello stesso viso lo rendeva un tutt'uno con la sua maschera, alcune ciocche leggermente appiccate al volto e le guance umide, possibilmente a causa di un pianto recente.
-C-ciao- balbettò, spostando lo sguardo e sorridendo timidamente.
Era stupenda!
-C-ciao- rispose lui, avvicinandosi al suo volto e mettendosi in punta, in modo che i loro volti fossero a pochissimi centimetri di distanza.
Per un attimo, i loro occhi si chiusero, come assaporando il profumo dell'altro e avvicinandosi inconsciamente, bloccandosi solo quando i loro nasi si sfiorarono.
Adrien non ci vide più, tanto era confuso e distratto in quel momento e, senza pensarci un attimo di più, si lanciò sulle sue labbra, assaporandole dolcemente e maledicendosi da solo per quel gesto avventato: cioè, non che se ne pentisse, anzi, era... al settimo cielo, ma era abbastanza sicuro che lei non lo amasse fino al suo stesso livello, tanto che spalancò gli occhi quando la sentì restituire il bacio, stringersi maggiormente a lui, per quanto quella posizione lo permettesse, e aumentare il loro contatto.
Lui poteva sentire il viso freddo di lei, umido e bagnato strofinarsi contro il suo, provocando un calore meraviglioso che li avvolse in poco, lasciando che loro si gustassero maggiormente quel bacio. E si, le sue labbra soprattutto sapevano di cioccolato, tanto che non riuscì a resistere dal passarvi la lingua sopra per giusto qualche secondo che lui gustò come eternità.
Si staccarono dopo qualche attimo, entrambi annebbiati dal piacere di quel momento, le labbra rosse e le guance dello stesso colore, mentre si fissavano negli occhi.
-E-entra...- rispose lui, spostando un attimo lo sguardo per recitare quell'unica parola.
Quando era solo e soltanto Adrien, era molto più timido e insicuro, mentre quando era Chat Noir si lasciava travolgere da tutto, stuzzicandola e agendo più d'istinto.
L'eroina annuì, distogliendo anche lei lo sguardo per l'imbarazzo e ruotando su sè stessa, slanciandosi verso avanti per atterrare in camera sua. Q uando fu con i piedi per terra, non riuscì a muovere un muscolo o a pronunciare una singola parola, tanto era confusa, imbarazzata per quanto felice e speranziosa nel credere che quello NON fose un sogno.
Rimasero entrambi in silenzio per svariati minuti finchè Ladybug non riuscì ad alzare lo sguardo dal pavimento e a perdersi nei lineamente perfetti dei pettorali del ragazzo, scolpiti dai vari sport da lui praticati e probabilmente dalla sua carriera da modello.
Si portò le dita sulle labbra, tastandole, e riprendendo quel suo colorito rosso, non accorgendosi che il biondo si stava avvicinando.
Lo capì solo quando lui, con un colpo secco, le afferrò la mano, stringendola e respirando, lo vide agitarsi per qualche secondo e deglutire nervosamente, segno che anche lui fosse terribilmente a disagio in quel momento.
Il ragazzo rimase a fissarla, come lei del resto, perdendosi nei suoi occhi, nel suo viso, nel suo tutto e percorrendo mentalmente le curve della ragazza, trovandolo decisamente più evidenti rispetto all'ultima volta che si erano visti, cioè quasi un mese prima.
Il silenzio si ruppe quando, a causa di una ventata d'aria fresca, Ladybug si portò le mani attorno al seno, stringendo le spalle e tremando per la "per niente piacevole" sensazione fredda che percorse l'intera colonna vertebrale, provocandole un gemito.
-Vieni...- mormorò quindi Adrien, battendo una mano sul letto e osservandola mentre, a disagio, camminava lenta verso di lui e gli sorrideva nervosamente.
Si sedette sul materasso dove le era stato indicato, osservata da lui che, invece, prendeva posto accanto a lei, senza smettere di guardarla mentre lei portava lo sguardo altrove, cercando di evitare di fissare il suo petto nudo e scolpito o di perdersi nei suoi occhi.
Adrien lo capì e si scusò con lei, sorprendendola e facendola sussultare.
Si alzò di scatto, ma, illuminato da chissà quale idea malsana, si voltò bruscamente verso di lei non notando che anche lei si stava alzando e finendo così, per far perdere l'equilibrio a entrambi causando la caduta di entrambi e trovandosi, poco dopo, sdraiati sul materasso lei sotto di lui e quest'ultimo poggiato, incurante, contro i seni della ragazza che gemette per il contatto improvviso.
-Sc-scusa- balbettarono all'unisolo, trovandosi ad arrossire maggiormente mentre cercavano di sollevarsi.
Ma quando, nuovamente, i loro sguardi si incrociarono, nessuno dei due fu capace di muovere un muscolo e rialzarsi, anzi... erano del tutto attirai l'uno all'altro, come carica positiva e carica negativa si attraggono proprio per il loro essere "opposti" e si avvicinarono fino a sfiorarsi, esattamente come prima, il naso e poggiare la fronte l'una contro l'altra.
Esattamente come prima, rimasero in silenzio e immobili fin quando, stavolta entrambi all'unisono, si mossero in avanti di qualche millimetro, eliminando la distanza che li separava e lasciandosi andare in un nuovo e più forte bacio che, se prima con dolcezza e con innocenza, ora era più "disordinato" e caldo.
Adrien preso da un attimo di follia, aumentò il loro bacio e il loro contatto, salendo perfettamente a cavalcioni sulla ragazza e lasciando risalire lentamente, la sua mano sul fianco dell'eroina che, presa alla sprovvista, gemette contro le sue labbra, circondando il collo del biondo con le sue braccia.
Marinette quasi non ci credeva, anzi, non ci credeva proprio. 
Era sconvolta, sorpresa e timorosa di poter rovinare tutto come era solita fare.
Ma adesso non le importava nulla, il suo amato la stava baciando e torturando- in modo positivo- e lei voleva approfittare di quel momento.
Così avvolse il bacino del ragazzo con le sue gambe, ascoltando soddisfatta, un risolino provenire dalle sue labbra.
Adrien sfruttò l'occasione e decise di stringere completamente i loro corpi, facendoli aderire perfettamente l'uno all'altro: circondò con un braccio la schiena della ragazza mentre l'altra mano risaliva lungo l'intero fianco lentamente, cercando di riportare le curve della ragazza nella sua mente e imprimerle a fondo.
Poi portò le mani ai suoi capelli, tirando dolcemente gli elastici che tenevano i due codini e slegandoli, lanciando i nastri senza far caso a dove finissero.
Riportò poi, la mano sul fianco della ragazza, ricominciando a farla salire e scendere e, dopo poco, si fermò giusto sotto il seno, definendolo e stringendolo appena, tanto da sentire un nuovo gemito provenire dalla ragazza sotto di lui.
Stavano male, erano possibilmente pazzi, ma a loro non importava: erano felici di ciò che stava succedendo tra loro e da quel momento, lo sapevano, tutto sarebbe mutato.
Adrien non riusciva a smettere di assaporarla e gustarsi ogni secondo, timoroso che, da un momento all'altro, si sarebbe svegliato, rovinando tutto, mentre Ladybug, si ritrovò a paragonare il biondo con il partner Chat Noir.
Non se lo aspettava così, non che le dispiacesse, assolutamente NO! Ma pensava più a qualcosa di dolce, lento e tranquillo, mentre ora si stavano praticamente divorando l'uno con l'altro.
Dopo qualche minuto, si staccarono ansimanti, rimanendo con gli occhi chiusi e respirando rumorosamente, mentre i loro respiri finivano sul collo dell'altro.
Poteva farlo? 
Era il momento perfetto, mai gli sarebbe ricapitato una simile opportunità, non poteva assolutamente rimandare, dopo tutto quello che era successo, dovevano averlo già capito da soli, ma lui voleva comunque farglielo sapere, pronunciare quelle parole che tanto aveva studiato e recitato davanti a una sua foto, chiudendo gli occhi e sospirando in attesa di un momento che valesse solo la metà di quello che stavano vivendo adesso.
Prese un pò d'aria, sempre stretto a Ladybug, ora ansimante sotto di lui, e raccolse tutto il suo coraggio.
-I-io... ti amo Ladybug!- disse quindi, stupendosi mentalmente di esserci riuscito.
-A-anch'io Adrien!- rispose lei, istintivamente senza darci troppo peso.
Entrambi sobbalzarono stupendosi di quelle parole nonostante stessero vivendo quei sentimenti.
Adrien spalancò gli occhi, tornando fissare la corvina sotto di lui che, si ritrovò a pensare, sembrava una dea, se non meglio: il viso rosso, le labbra umide e gli occhi annebbiati che lo scrutavano gli intimavano un senso di tenerezza assurdo che smentiva quello che lui considerava il forte e inespugnabile carattere della ragazza; i capelli, finalmente sciolti dai soliti codini, erano sparsi sul materasso e le davano un'aria ancora più confusa e dolce, mentre le labbra, poco prima divorate dalle sue, erano socchiuse.
Lei, dal canto suo, avrebbe davvero preferito stare lì sotto, godendo di quel suo calore meraviglioso, e pure sentiva uno strana stretta allo stomaco.
Non si pentiva di nulla, assolutamente, aveva fissato ogni secondo nei suoi pensieri e nel suo cuore, in modo che niente e nulla li potesse scalfire, aveva vissuto quei momenti come i migliori in tutta la sua vita, eppure, pensava a lui, convinta che per il suo cuore non significasse altro che un amico speciale. Si, proprio lui, il suo partner Chat Noir.
Era davvero divertente quella situazione, se non si fosse ritrovata soggetto principale di quel problema, sarebbe scoppiata a ridere: amava Adrien alla follia da un'eternità, eppure, adesso, pensava a Chat Noir, convinta che per lei, lui non fosse altro che un amico?
Spalancò gli occhi, fissando lo sguardo verde del biondo e meravigliandosi nuovamente di tanta bellezza: si, lo amava ancora, alla follia, era una perfezione... anzi, LA perfezione assoluta, lo amava come non aveva mai amato, è stato la sua prima cotta, talmente bello, gentile, dolce, disponibile, allegro e semplicemente meraviglioso che per lei era anche troppo, era praticamente un privilegio stare con lui, addirittura essere soggetta a tali azioni quali baci, carezze, dichiarazioni...
MA??
C'era una "ma", in tutto quello?
Alzò la schiena, spintonando leggermente il ragazzo e costringendolo, così, a sollevarsi da sopra di lei, tornando seduta sul materasso, mettendo mano allo yo-yo e scuotendo nervosamente la testa, lasciando che i capelli ondulassero seguendo i suoi movimenti.
Si sollevò di peso, anche se a malincuore, mentre correva verso la finestra e cercava di trattenere le lacrime e la voglia di ributtarsi addosso a lui, fissando l'oggetto che teneva tra le mani guantate di rosso, cercando di trovare la forza di scappare da quella scomoda situazione, riuscendo solo a immobbilizzarsi e a mantenere lo sguardo fisso sulla finestra.
-Ho fatto qualcosa di sbagliato?- le chiese lui ad un certo, alzando il tono e mordendosi il labbro per quella sua stessa reazione alquanto esagerata. 
Ora stava mostrando il suo "vero" lato, era più forte e sicuro di sè e anche leggermente più impulsivo, comportamento che lo caratterizzava quando invece, indossava i panni dell'eroe di Parigi per salvarla dagli attacchi nemici al fianco della sua lady.
Dal canto suo, la corvina se stava in piedi era già un miracolo: aveva paura di dire qualcosa di sbagliato, di rovinare il loro rapporto e quel momento, ma se mai fosse iniziata una loro vera relazione -che sia in panni da eroina o in vesti civili- non voleva assolutamente illudersi o dubitare dei suoi stessi sentimenti, iniziando con una tale bugia, così decise di essere sincera e, per riuscire a parlare, distolse lo sguardo verso un punto vuoto della stanza:-I-io ti a-amo da tanto, perchè mi fai provare emozioni talmente forti che- che nessun altro e mai riuscito a risvegliare in me e-e sei d-dolce, gentile, bello e- e i-io... cioè tu mi piaci e...- biascicò, avvertendo il solito calore impossessarsi delle sue guance ormai rosse, se non viola.
Lui le sorrise, pur consapevole che lei non poteva vederlo poiché non lo stava guardando, così si avvicinò lentamente quanto silenziosamente e la cinse da dietro e la sentì sobbalzare.
-Ma?- insistette lui, mormorando quelle parole con voce più morbida, al suo orecchio, provocando un brivido che le addormentò tutti i muscoli e che sciolse Marinette come ghiaccio al sole.
-M-ma... s-sono confusa!-
-Cioè?- domandò, maledicendosi nuovamente per quella sua insistenza anche se, doveva ammetterlo, vederla a disagio lo faceva sentire... appagato? 
-I-io...- balbettò ancora, puntando lo sguardo sulle sue mani che, tremanti, oscillavano a mezz'aria, cercando di portarle un pò di aria al viso.
-Tu? Tu sei una persona stupenda, dalla prima tua comparsa, ti ho amato come nessun'altra al mondo, ma se ritieni di essere troppo, per uno come me...- mormorò, avvicinandosi a lei maggiormente e poggiando il mento nell'incavo del suo collo.
Lei gemette, alzandosi di punta per godersi il suo respiro caldo, rimanendo in quel silenzio che si era creato dentro quell'enorme camera, forse interrotto da qualche suo brivido procurato dalla passione imprevedibile di quel ragazzo. Stava per impazzire, lui era troppo bravo, troppo dolce, troppo... attraente, troppo TUTTO per una come lei.
Ora però, quel suo comportamento le ricordava più Chat Noir, il suo compagno di tante battaglie ormai diventato un amico, se non qualcosa di più.
Ed era proprio questo il suo problema! Quel maledettissimo "se", non riusciva a decifrarne la posizione e il significato! Lei era o non era effettivamente innamorata del suo partner?
Spesso capitava di sentire qualche "commento" sulla tuta aderente del biondo che, crescendo - dopo circa tre anni di lotta- aveva sviluppato una maggior muscolatura, cosa che persino lei aveva notato, e sentendo quegli apprezzamenti per nulla richiesti, beh... era abbastanza automatico per lei sospirare, girare gli occhi o lanciarsi via.
In verità le piaceva quando il compagno flirtava con lei, le dava una certa importanza e la faceva sentire apprezzata per quello che era, perchè lui, meglio di chiunque altro, la conosceva alla perfezione, dato che passavano, almeno una volta al giorno, un pò di tempo insieme. Amava la sua compagnia, rifiutava di considerare uno di loro due più forti dell'altro, perchè la verità è che lei non sarebbe mai riuscita a far nulla senza la zampa del suo miglior amico, se così poteva definirlo. Odiava sentir dire da certuni di conoscere i due eroi parigini alla perfezione, le dava fastidio, davvero, poichè, solo pensandoci un secondo, non sapevano proprio niente di niente, partendo dalle loro identità fino ai loro gusti.
Odiava sentire quei commenti sul partner, ricordando e ignorando, fino a quel momento, tutti i sospiri contro il televisore o contro quelle persone.
Così, questo significava... essere gelosi? Lei apprezzava davvero Chat, ma non aveva mai pensato a lui in quel modo. Per lei era solo un amico.
Eppure, in quel momento, stretta tra le possenti braccia del compagno di scuola, non voleva per nulla staccarsi e voleva risentire le loro labbra scatenarsi come prima, ma aveva paura di sbagliare, amava entrambi, o stava cercando di sostituirne uno con l'altro?
Tentò di far leva sulle gambe e di trovare un pò di coraggio e lucidità per staccarsi, ma quel calore, quelle labbra e quella voce... stava impazzendo, letteralmente.
Non resistette più, tentò quindi di voltarsi verso il biondo in cerca del suo viso, dei suoi occhi e delle sue labbra e lo sentì per un attimo titubare di quel movimento, ma alla fine lasciò che lei si girasse e lo guardasse negli occhi.    
Fu un attimo, entrambi si fissarono a vicenda, scrutando una strana luce e, come un lampo illumina improvvisamente il cielo, così la poca lucidità rimasta svanì di colpo e ripresero a baciarsi con foga e passione come mai prima d'ora.
Adrien teneva un braccio ben saldo dietro la schiena della corvina e l'altra mano strisciava lentamente per tutta la sua coscia, afferrandola dolcemente e portandosela al bacino.
Ladybug, con un piccolo slancio, avvolse completamente le sottili gambe attorno al bacino del ragazzo che, sorridendo contro i suoi baci, si mosse nella stanza, fino a quando lei non riconobbe di essere intrappolata tra il suo corpo e il muro.
Adrien le strappò un ultimo bacio, staccandosi per lasciarle riprendere fiato mentre lui si dedicava al collo della giovane, torturandolo e assaporando per bene le poche parti disponibili, non nascoste dalla tuta.
-Vorrei davvero vederti senza maschera- disse, sorridendo e sentendosi, finalmente, a suo agio con il suo carattere: era stato costretto a fare il buon ragazzo perfetto per sottostare ai voleri del padre, non che lui fosse  il contrario o che odiasse sorridere alle persone, uscire con gli amici, stare al loro fianco e aiutarli, ma preferiva più la parte di quello simpatico e spiritoso, che del ragazzino innocente.
Così si lasciò andare, consapevole di essere al fianco -più o meno- della ragazza che amava e che conosceva meglio di chiunque altro.
-I-io n-non posso s-svelarmi a te...- sussurrò, facendogli perdere un battito.
Sarebbe morto, poco ma sicuro.
Adrien rimase in silenzio, tornando a solleticarle la pelle del collo con le labbra e godendosi silenziosamente dei gemiti rilasciati dalla ragazza per quel contatto.
-Adrien...- mormorò lei, serrando gli occhi e rilassandosi del tutto, sentendo, piano piano, che il giovane si staccava lentamente da lei, ormai seduta sulla sua gamba poggiata contro il muro della camera.
-Sei bellissima!- replicò lui, facendo arrossire di brutto la ragazza che, come se le avessero dato uno schiaffo in faccia, spalancò gli occhi, portando le mani sulle spalle del ragazzo e studiandone la perfezione: larghe, ma non troppo, e scolpite perfettamente come il resto del corpo. Cercò di rallentarlo maggiormente e costringerlo a riportare il suo sguardo su di lei, godendosi quei momenti come fossero i migliori della sua vita- e lo erano veramente!- per poi osservare come il ragazzo spostava lo sguardo dal suo collo ai suoi occhi azzurri, sorridendo.
-I-io c-credo che...- borbottò, abbassando lo sguardo e sorridendo.
Lui sorrise di rimando, portandole un dito sotto il mento e alzandolo, in modo da far incatenare i loro occhi. Quanto andavamo d'accordo diamanti e smeraldi?
-Si, hai ragione!- sussurrò, posandole un ultimo casto bacio sul collo e scendendo con le mani lungo tutte le curve della ragazza, fissandole a fondo nella sua mente.
Scese lungo i fianchi per poi fermarsi un ultima volta sul sedere della ragazza, osservandola come, di colpo, poggiava le mani sul suo petto nudo, seguendo, con una, le linee dei pettorali scolpiti.
Proseguì per tutte le cosce, sorridendo quando la sentì affondare leggermente il dito contro il suo petto.
Stava bene, benissimo. Era tutto fantastico e non riusciva a credere che, in realtà, fosse tutto vero e non solo un sogno com'era solito accadere.
-Ti amo!- mormorò nuovamente, ottenendo una risatina dalla corvina.
A quelle parole, il suo cuore si strinse e si sentì nuovamente in colpa.
Perchè si sentiva così? Perchè doveva star in pena per qualcuno che non era neanche sicura di cosa rappresentasse per lei? Beh, facile... se ne era innamorata.
Eppure, questa risposta era molto più difficile da accettare  di quello che sembrava; la sua mente sembrava averla accettata, ma il suo cuore era talmente confuso e batteva con una velocità tale da farle pensare che, di lì a poco, sarebbe esploso.
-Che succede?- le chiese quindi Adrien, sentendola irrigidirsi.
Ottenendo come risposta il silenzio totale.
Sorrise ancora, posandole un bacio casto sulle labbra e intimandole di continuare.
-I-io non lo so... pensavo di... di essermi innamorata solo di te, m-ma ultimamente...- continuò quindi,  abbassando lo sguardo e sentendo la sua gamba cedere a causa della mancanza di quella del biondo che di colpo, le cinse i polsi, schiacciandoli contro il muro.
-Ultimamente cosa?- sussurrò, sorridendole e gustandosi il suo profumo. 
Perfetto, lei era innamorata di un altro.
Ecco, sembrava tutto troppo bello per essere vero!
-Ma...- ripeté lei, diventando rossa mentre osservava il ghigno che si gli era formato sul viso.
Sospirò, immaginando il seguito e osservando come la sua lady si stesse mordendo il labbro inferiore mentre gesticolava con le mani.
-Chi è... quest'altro?- disse così lui, sospirando rumorosamente.
-Chat Noir...- ripose lei, alzando lo sguardo e socchiudendo gli occhi sicura della reazione negativa da parte del biondo. Eppure, quando incrociò i suoi occhi, lo vide ancora più allegro e soddisfatto di prima, come se la cosa gli facesse piacere.
Perchè? Che senso aveva? Sapeva il nome del suo possibile rivale... e ora? Perchè sorrideva?
-Mi deludi, my lady, non riconosci il tuo gattino preferito?- mormorò al suo orecchio, sentendo come, a quelle parole, la ragazza sobbalzò e spalancò gli occhi.
Così alzò la sua mano destra, stampandosi sul volto un sorriso malizioso e mostrando fieramente l'anello ora grigio, che indossava da quando gli era stato affidato.
Si era veramente innamorata di entrambe le sue parti?
E lui... lui si era mostrato a lei per quello che era veramente... e aveva rivelato la sua doppia identità... che razza di giornata era quella?  Cosa stava succedendo quel giorno?
Senza una spiegazione vera, la sua mente andò subito alla mattina, quando, a causa di Chloè, Marinette gli era venuta addosso, e si era sentito strano, davvero strano.
Scosse la testa, tornando a guardare la sua lady mentre, sconvolta, assumeva un colore decisamente oltre il rosso.
-Chaton...- sussurrò lei, le parole quasi rubate direttamente dalla gola.
-Si e sai... dovrei punirti, per non avermi riconosciuto!- disse e detto questo, scattò sul suo collo, torturandolo maggiormente e succhiando la pelle bianca, godendo ad ogni suo gemito.
-Posso sperare che tu, my lady, mi mostri la tua vera identità?- 
-Puoi sperarci, chaton...- 
   
 
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