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Autore: Ciulla    11/12/2017    2 recensioni
Lysandre, il proprietario dell'omonimo caffè, nasconde un segreto, segreto che Sycamore è deciso a scoprire.
Ci riuscirà? E soprattutto, sarà quello che si aspetta?
“Tu sei… Incredibilmente forte. Sei misterioso e c’è qualcosa di… Selvaggio, di tremendamente spaventoso nel tuo aspetto. Sei ambizioso e non ti fermi davanti a nulla. Sei un esperto di Pyroar… E tra i tuoi pokémon, quello che più ami è proprio un Pyroar. Ti prendi cura di lui in un modo incredibile, è sempre al primo posto per te…”
L’aveva scoperto. Non c’era niente da fare, non avrebbe mai potuto negare il suo coinvolgimento nella vicenda. Ormai il professore sapeva quello che aveva cercato di fare per Pyroar e l’avrebbe disprezzato per tutti i danni collaterali che ne erano seguiti. Non avrebbe mai potuto riguadagnare la sua stima, non ora che aveva capito che razza di persona fosse: un allenatore egoista che non pensava ad altro che al proprio tornaconto.
“Lysandre… Io so cosa sei”.

Perfectworldshipping!
Genere: Commedia, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elisio, Professor Platan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Werepyroar: la bestia è tornata



Erano ormai un paio di settimane che il professor Sycamore, lo scienziato incaricato della gestione del laboratorio Pokemon appena fuori la città di Luminopoli, si presentava con una puntualità sconcertante al caffè Lysandre. Ogni mattina alle nove e mezza faceva il suo ingresso e la sua presenza non passava mai inosservata: tutti si voltavano ad ammirare il suo incedere elegante, sempre accompagnato da sorrisi affabili rivolti in ogni direzione e da qualche premeditato svolazzio del soffice camice bianco, che sembrava essere stato cucito sul suo corpo per quanto perfettamente vi aderiva. Fin troppo consapevole del suo fascino, Sycamore si passava regolarmente una mano tra i capelli scuri mentre si avvicinava al bancone, portandoli indietro e lasciandoli ricadere davanti alla fronte solo quando incrociava lo sguardo limpido e ceruleo del proprietario del locale.
Regolarmente, Lysandre lo fissava aspettando impaziente la sua ordinazione. Sapeva già cosa gli avrebbe chiesto – tè nero senza zucchero e un croissant alla crema – ma sentirlo annunciare dalla sua voce giovane e calda era uno dei pochi piaceri di cui Lysandre non poteva più fare a meno. Lo fissava intensamente, aspettando che l’altro aprisse le labbra e gli permettesse ancora una volta di ascoltare la voce che popolava i suoi sogni più intimi, di fantasticare sulle sue labbra, sul leggero movimento con cui si incurvavano, sullo splendido modo in cui la sua lingua si arrotolava nel pronunciare la parola croissant. L’attesa era così snervante da sembrare eterna, poi in pochi istanti tutto finiva e il professore si allontanava e si accomodava aspettando che gli venisse portata la sua ordinazione. In genere Lysandre era costretto a lasciare che i camerieri si occupassero dell’incombenza, ma il martedì e il giovedì mattina il locale era sempre particolarmente vuoto e lui poteva concedersi il piacere di portare personalmente il vassoio al tavolo e ricevere un sorriso in cambio, solo per lui.
Quel martedì mattina, prima di prendere il vassoio e dirigersi verso il tavolo a cui si era seduto il professore, Lysandre passò interi minuti a sistemarsi i capelli specchiandosi in una lucida teiera. Lo faceva spesso quand’era nervoso, era un gesto che lo aiutava a riacquisire fiducia in se stesso: la sua chioma rossa, che partiva folta per poi dividersi in grossi ciuffi in cima alla testa, era una delle cose di cui andava più fiero. Insieme alla barba gli incorniciava l’intero volto, rendendolo simile ad un Pyroar, e non poteva esserne più orgoglioso: i pokémon erano le creature più splendide che esistessero al mondo, quindi che vergogna poteva esserci nell’assomigliare ad uno di loro? Per di più ad un pokémon potente, robusto e magnifico come un Pyroar, una delle creature più eleganti dell’intera regione. Lysandre adorava le creature magnifiche ed eleganti e forse era proprio per questo che non riusciva a staccare gli occhi dal professor Sycamore ogni volta che questi metteva piede nel suo caffè. Lo scienziato era così: magnifico in ogni suo aspetto, elegante in ogni suo gesto. Insomma, semplicemente perfetto.
Quando Lysandre gli posò il vassoio davanti il professore alzò la testa e gli sorrise, con calcolata timidezza ma con una lampante furbizia negli occhi intelligenti. Sycamore sapeva di avere fascino e sapeva come sfruttarlo per ottenere quello che voleva: se stesse cercando di ottenere qualcosa da lui o se il suo misurato atteggiamento fosse solo frutto di abitudine, però, a Lysandre non era dato saperlo.
“Tu sei… Lysandre, vero? Il proprietario di questo magnifico caffè? L’ho conosciuto da poco, ma è diventato in breve il mio preferito in tutta Luminopoli!”
Incapace di lasciarsi sfuggire l’occasione di rivolgere la parola al suo più segreto sogno, Lysandre si affrettò ad annuire. “In persona”, mormorò, reggendo intensamente lo sguardo del professore per non lasciarsi sfuggire nemmeno un istante di quel tempo con lui che gli veniva così graziosamente concesso.
“È un vero piacere, Lysandre. A dire il vero, speravo proprio di incontrarti. Sai, sono impegnato in alcune ricerche riguardo ad un particolare tipo di Pokemon e mi è stato detto che tu sei un esperto in materia. Speravo potessimo scambiare qualche parola, uno di questi giorni”.
“Che pokémon, se posso chiedere?” Mormorò Lysandre, con un pessimo presentimento che si rivelò ben presto corretto.
“Pyroar”, affermò il professore senza esitazione. “Avrai certamente sentito parlare del branco di Pyroar che la scorsa notte di luna piena ha aggredito una grande quantità di pokémon selvatici… Speravo di scoprire qualcosa a riguardo per sapere come calmarli in caso la situazione si ripresentasse e reputerei veramente prezioso ogni secondo del tuo tempo che potessi dedicarmi”.
Lysandre esitò. Da una parte sapeva benissimo tutto quello che c’era da sapere sull’aggressione dei Pyroar della precedente luna piena, ma d’altro canto non poteva certamente renderne partecipe il professore. Tuttavia il suo sguardo implorante stava facendo breccia nel suo animo più di quanto avrebbe dovuto e dopo tutti i suoi sogni ad occhi aperti non poteva di certo rinunciare all’idea di incontrarsi in privato con il professore all’infuori del posto in cui lavorava. Con un po’ di fortuna, sarebbe riuscito a deviare il discorso e conoscerlo meglio: la prospettiva era troppo allettante.
Sentì un colpo secco e si riscosse, notando che il professor Sycamore aveva finito di bere il suo tè e aveva appoggiato la tazza sul tavolino. Anche il croissant era sparito nel nulla: Lysandre, che essendo un proprietario cortese e premuroso sapeva che normalmente Sycamore finiva di fare colazione in circa cinque minuti e venti secondi, si stupì di essere rimasto così a lungo immerso nei suoi pensieri; o forse, rifletté poi, il professore aveva consumato l’ordinazione più in fretta del solito per sfuggire all’imbarazzo dell’attesa d’una risposta che tardava a venire. Si diede mentalmente dello stupido per essersi fatto sfuggire un’occasione per parlare di più, ma in quella situazione, un passo falso l’avrebbe portato alla rovina.
Il professore si alzò e gli posò una mano sulla spalla con un sorriso. “Non devi rispondermi adesso, tranquillo”, gli disse. “Prenditi tutto il tempo che ti serve. Tanto sarò qui anche domani!”
Si incamminò verso l’uscita, ma quando era quasi fuori si voltò di scatto. “Oh, dimenticavo!” Esclamò tornando indietro di qualche passo. “Non mi sono nemmeno presentato. Io sono il professor Sycamore, Augustine Sycamore”. Si voltò nuovamente lanciando un occhiolino all’immobile Lysandre, che altro non poté fare se non fissarlo ammirato mentre sembrava danzare fuori dalla porta per immergersi nella fresca aria mattutina.
“Lo so”, mormorò dopo qualche istante, ma nessuno lo sentì.
 

Lysandre passò gran parte della notte a riflettere sul da farsi.
Non sapeva se dare ascolto al suo desiderio o al suo buonsenso, ma una cosa la sapeva: non poteva permettere che il professor Sycamore scoprisse la ragione del bizzarro comportamento dei Pyroar, o avrebbe perso qualunque stima di lui prima ancora di conoscerlo. Lysandre sognava di poter collaborare con lui, in futuro, riguardo a certe sue interessanti ricerche sulla megaevoluzione, e l’attrazione sia fisica che intellettuale che non poteva fare a meno di provare nei confronti dell’uomo gli imponeva di cercare di risultare ai suoi occhi come una persona a modo.
Avrebbe semplicemente dovuto declinare l’offerta, affermando di non saperne niente in modo tale che il professore lasciasse cadere la questione; del resto quello che era accaduto non si sarebbe ripetuto mai più e il professore avrebbe necessariamente finito per accantonare l’indagine e passare a questioni più urgenti.
Eppure… Il desiderio di conoscere meglio quell’uomo misterioso che ogni giorno lo fulminava con il suo fascino era troppo pressante per essere ignorato, così come non poteva fingere di non essere lusingato dal fatto che Augustine Sycamore, il più conosciuto professore dell’intera regione, considerasse lui un esperto in un qualunque ambito di conoscenza.
Sospirando, Lysandre si tirò a sedere.
Sapeva di aver commesso un errore, quella notte di luna piena, ma l’aveva fatto solo per aiutare il suo amato pokémon…
 

Ce l’aveva fatta.
Mesi di sacrifici e allenamenti intensivi avevano finalmente dato i loro frutti; la megapietra, dopo tanti tentativi, si era attivata e l’accecante luce della megaevoluzione aveva avvolto il suo amato Gyaridos.
Dopo i primi istanti di stupore, si levò un coro di esclamazioni di sorpresa e ammirazione. Tutti i membri del Team Flare erano felici per l’ambito traguardo raggiunto dal loro capo e Lysandre non riuscì proprio a trattenere uno dei suoi burberi e rari sorrisi: era tutto perfetto.
Il magnifico momento però durò poco; si spezzò non appena Lysandre ebbe l’idea di voltarsi verso il suo fedele Pyroar per condividere con lui l’euforia di un tale traguardo. La gioia che stava provando sparì, soffocata da compassione ed empatia.
Gli occhi del suo amatissimo compagno… Così pieni di dolore, di desiderio. L’invidia verso chi era stato scelto, l’anelito di un potere così immenso, di una forza così devastante, la tentazione di poter superare i propri limiti… Li leggeva nel cuore del suo pokémon, li capiva, li condivideva. Lysandre avrebbe scelto Pyroar, se solo fosse stato possibile… Ma nessuno, tra gli esperti del settore, aveva mai trovato una megapietra compatibile con lui. Avrebbe forse dovuto rinunciare al suo sogno per non ferire il suo più caro amico?
Lysandre scosse la testa, inginocchiandosi vicino a Pyroar e sfiorandolo in una rude carezza. Ora soffriva, ma un giorno avrebbe capito, doveva solo avere pazienza. Un giorno lui, Pyroar e MegaGyaridos sarebbero stati al vertice di un mondo nuovo e perfetto.
Lysandre sapeva di essere nel giusto, eppure nei giorni successivi non riuscì a togliersi dalla mente quello sguardo ferito. Lo tormentò per diverse notti, perseguitandolo nei suoi sogni e facendolo svegliare in preda a forti sensi di colpa. Aveva tanto insistito perché Gyaridos si fidasse di lui al punto da poter raggiungere lo stadio evolutivo finale ed ora si sentiva come se la tanto ambita conquista di un potere superiore lo avesse portato al tradimento del suo compagno più antico e fidato. Fu in una notte insonne che l’idea prese lentamente forma nella sua mente: se voleva che Pyroar lo perdonasse, avrebbe dovuto creare per lui una megapietra artificiale. Nessuno vi era mai riuscito prima, ma Lysandre non si sarebbe certamente fatto fermare da questo: lui e Pyroar avrebbero superato i propri limiti, insieme.
Dai suoi studi sulle pietre evolutive Lysandre ricordava che determinate pietre, come la pietra solare e la pietra lunare, erano note per essere particolarmente sensibili ai diversi tipi di energia; in particolare la pietra lunare, particolarmente reattiva durante le notti di luna piena, era in grado di assorbire ingenti quantità di energia dall’ambiente circostante. Supponendo che una megapietra non fosse che una pietra carica dell’energia evolutiva di un determinato pokémon, se fosse riuscito a generare una quantità sufficiente di energia evolutiva di Pyroar durante una notte di luna piena una pietra lunare avrebbe potuto assorbire tutta quell’energia e forse, ma solo forse, questo avrebbe cambiato la sua struttura molecolare; del resto, stando alle sue ricerche, questa era l’ipotesi più accredita riguardo alla genesi delle megapietre e l’unico modo per verificare che fosse esatta era tentare.
Sapeva di un branco misto di Pyroar e Litleo che vagava spesso per i prati intorno a Luminopoli. Se fosse riuscito a forzare l’evoluzione di alcuni Litleo, l’energia sarebbe dovuta essere sufficiente a soddisfare il suo scopo.
La successiva notte di plenilunio, procuratosi una pietra lunare, Lysandre si recò con tutti i più fidati membri del team Flare ad incontrare il branco di Pyroar. Lo localizzarono con facilità grazie all’aiuto del Pyroar di Lysandre, che fiutò l’odore dei compagni e li condusse nel loro rifugio.
Il piano di Lysandre era semplice: imprigionare i Pyroar adulti e attaccare i Litleo con tutti i loro pokémon. I Pyroar e i Litleo erano pokémon fondamentalmente gregari e molto legati al loro gruppo. Vedendo minacciata l’integrità del branco, Lysandre era sicuro che i Litleo si sarebbero evoluti per difenderlo.
Imprigionare i Pyroar era la parte più facile; Lysandre era entrato in affari con il team Rocket di Kanto ed aveva acquistato alcune reti ultraresistenti e ignifughe. Odiava i membri del team Rocket, esseri senza cuore e decisi a sottomettere il mondo sfruttando il potere dei pokémon, ma doveva ammettere che la loro strumentazione era la migliore.
Al suo segnale, i membri del team Flare fecero irruzione nel rifugio del branco e, quando i Pyroar si ammassarono di fronte ai Litleo per difenderli, scagliarono una rete su di loro. I Pyroar cominciarono a dimenarsi, senza però riuscire a fuggire dalla trappola, e i membri del Team Flare iniziarono immediatamente ad attaccare i cuccioli.
Per un po’ non accadde nulla. I piccoli subivano gli attacchi, i Pyroar imprigionati guaivano, e nessuno sembrava sul punto di evolversi. Quando Gyaridos iniziò a dare segno di essere esausto, Lysandre cominciò a pensare che forse il suo piano non avrebbe funzionato. Forse doveva inserire nuove variabili per forzare l’evoluzione dei Pyroar. Forse non era possibile piegare la natura al suo volere.
Fu allora che, improvvisamente, il Pyroar con la criniera più folta riuscì a squarciare con i denti la rete che lo imprigionava. Districandosi dalle maglie larghe che lo trattenevano, iniziò a lottare con tutte le sue forze per difendere i Litleo. Man mano che i Pyroar si liberavano sfruttando il buco creato dal loro compagno, i pokémon del team Flare sembravano sempre più insufficienti per fronteggiare il branco. Lysandre, rassegnato, urlò ai suoi sottoposti di ritirarsi, ma fu allora che accadde qualcosa. Un Litleo, impegnato a mordere la coda del Mienfoo di Lysandre, iniziò a brillare di luce incandescente ed evolvette con considerevole rapidità in un Pyroar maschio, dalle cui fauci fiere pendeva ormai inerme il piccolo pokémon avversario.
La pietra lunare tra le mani di Lysandre iniziò a vibrare e il rosso sussultò di gioia, stringendola forte in mano. Il movimento crebbe di intensità quando, incoraggiati dalla prospettiva della vittoria, altri due Litleo raggiunsero lo stadio evolutivo finale.
Al quarto Litleo che evolveva, la pietra divenne incandescente e Lysandre, con un urlo di sorpresa, la fece cadere a terra. Cercò di raccoglierla, ma questa iniziò ad emettere raggi di luce accecante in ogni direzione. Lysandre e i membri del Team Flare dovettero schermarsi gli occhi e si scambiarono sguardi confusi, ma tutti i Pyroar presenti ruggirono selvaggiamente, come in preda ad una sofferenza immane, e guaendo corsero fuori dal rifugio.
Lysandre, spaventato, notò che anche il suo Pyroar sembrava intenzionato ad accodarsi al branco furioso. Cercò di calmarlo, ma alla fine provò pietà per il suo dolore e lo richiamò nella pokéball, dove forse avrebbe avuto un po’ di pace.
A terra, la pietra lunare smise lentamente di brillare e, sotto gli occhi di uno sconvolto team Flare, si sbriciolò.
Al suo posto restò solo un mucchio di cenere che si sparse per la foresta quando Lysandre, allibito, la raccolse e se la fece fuggire fra le dita.

 

Lysandre sospirò, rigirandosi fra le coperte. Il giorno dopo l’accaduto, quando aveva letto sul giornale dei danni causati dal branco infuriato, aveva deciso che, per quanto la decisione potesse far soffrire lui e il suo pokémon, nessun tentativo del genere sarebbe stato ripetuto. Aveva messo troppo a rischio la segretezza del suo team e dei loro esperimenti: non poteva permettersi un altro passo falso.
Tutto sarebbe potuto finire lì se l’affascinante professor Sycamore non si fosse messo in testa di indagare sull’accaduto.
A Lysandre stava iniziando a venire sonno, ma voleva giungere ad una decisione prima di abbandonarsi fra le braccia di Morfeo. Forse fu solo il suo desiderio più intimo a suggerirglielo, ma pensò che accettare la proposta di Sycamore fosse il miglior modo per mostrare di non avere nulla da nascondere.
Dopodiché si addormentò.
 

Il giorno dopo Lysandre chiese ai suoi sottoposti di fare un turno di straordinari per consentirgli di discutere in tranquillità col professor Sycamore. “Un incontro di lavoro”, rispose per liquidare velocemente la faccenda di fronte alle loro espressioni perplesse. Nessuno aveva motivo – né, a dire il vero, possibilità – di negargli questo favore, quindi a Lysandre non rimaneva che aspettare Sycamore seduto al tavolo che il professore sceglieva sempre – quello in fondo a sinistra, ma se lo ricordava per caso, non l’aveva mai osservato con minuziosa e quasi inquietante attenzione…
Il professore si presentò anche quel giorno con sconcertante puntualità e sorrise gioviale quando vide Lysandre seduto al suo tavolo. Corse verso di lui, inciampò in una stringa slacciata e cadde rovinosamente ai suoi piedi, prima di rialzarsi, sistemarsi il camice sgualcito e ignorare forzatamente il dolore al naso sbattuto. L’emozione aveva completamente distrutto la facciata di eleganza e perfezione che sfoggiava nei giorni precedenti, ma la genuinità del suo comportamento rese Lysandre ancora più catturato dal suo incredibile fascino.
“Lysandre!” Esclamò entusiasta il professore, costringendolo ad interrompere la sua contemplazione. “Ne deduco che hai deciso di accogliere la mia offerta!”
Consapevole che dopo quel teatrino avevano gli occhi di tutti addosso, Lysandre abbassò la voce e invitò il professore ad accomodarsi con un rapido gesto della mano. “Risponderò alle sue domande, professore”, mormorò annuendo, “Anche se non so davvero nulla riguardo agli strani comportamenti del branco”.
“Oh, dammi del tu, e chiamami Augustine!” Esclamò di rimando il professore, sedendosi di fronte a lui. Lysandre fece un gesto della mano ad un suo sottoposto che in un batter d’occhio fu in piedi davanti al loro tavolo, fra le mani un vassoio con l’abituale ordinazione di Sycamore. “Serviti pure, allora, Augustine”.
Sycamore ridacchiò, colpito dalla rapidità del servizio. “Immagino che essere il capo abbia i suoi vantaggi”, commentò, prendendo la tazza di tè e portandosela alle labbra. La posò quasi subito, guardando Lysandre con atteggiamento dispiaciuto. “Penso che partirò subito con le domande, così non sprecherò il tuo prezioso tempo”, esclamò con un sorriso. Lysandre non fece in tempo a rassicurarlo che ogni istante che passava in sua compagnia era tutt’altro che sprecato che Sycamore era già partito in quarta.
“Allora. I Pyroar sono pokémon fortemente gregari, giusto?”
“Io… Sì, è giusto. Alcuni, raggiunta l’indipendenza, scelgono di vivere da soli per diventare più forti, ma generalmente vivono la maggior parte della loro vita in branco e se l’integrità del branco è minacciata reagiscono in modo molto violento”.
“Ma normalmente, se non sbaglio, sono pacifici”.
“Sì. In natura, solo un forte pericolo può spingerli ad una risposta feroce”.
“Sono sensibili alle fasi della luna?”
“Non più degli altri pokémon selvatici”.
“Hanno dei nemici naturali?”
“Non fra i pokémon di Kalos. Altrove, non saprei. Per i Litleo, tuttavia, le cose cambiano. Sono molti i pokémon più grandi che li aggrediscono per spaventarli e riuscire a far fuggire tutto il branco dal territorio”.
“Cosa stavi facendo la scorsa notte di luna piena?”
Lysandre si immobilizzò, confuso dall’improvviso cambio del tenore dell’interrogatorio. “Io… Scusa?”
“La scorsa notte di luna piena, quando i Pyroar aggredivano i pokémon selvatici. Dov’eri?”
Un terribile presentimento si fece strada in Lysandre, che iniziò a sudare freddo e a desiderare di fuggire il più lontano possibile.
“A… A casa mia, suppongo? Non ricordo. Forse ero qui al caffè…”
“Qualcuno ti ha visto dirigerti verso la foresta poco prima che sorgesse la luna. Come lo spieghi?”
Lysandre boccheggiò un piano di volte, stringendo convulsamente il bordo del tavolo. Chi l’aveva visto? Come era potuto essere tanto sciocco da farsi vedere da qualcuno?
“Io… Sì, ora ricordo… Stavo venendo al caffè quando ho sentito dei guaiti e…”
“Oh, andiamo, Lysandre”, esclamò il professore sporgendosi verso di lui, gli occhi improvvisamente seri che celavano una luce spaventata dietro un’apparente noncuranza. “Non girarci intorno… Tanto ormai so tutto”.
Lysandre deglutì sonoramente. Che sapesse davvero quello che aveva fatto? Si era preoccupato di nascondere tutti gli indizi del suo tentativo malriuscito, ma forse si era dimenticato qualcosa. Forse aveva commesso un errore, un passo falso che l’avrebbe portato a perdere per sempre la sua credibilità agli occhi del bel professore. “Cosa… Cosa sai?”
“Tutto. Ti ho osservato molto in queste settimane, Lysandre. Sono venuto qui al locale ogni giorno per capire che tipo di persona sei… E ci sono riuscito”.
Lysandre lo fissò intensamente, non riuscendo a fare altro che nascondere sotto al tavolo le mani che ormai tremavano incontrollate.
“Tu sei… Incredibilmente forte. Sei misterioso e c’è qualcosa di… Selvaggio, di tremendamente spaventoso nel tuo aspetto. Sei ambizioso e non ti fermi davanti a nulla. Sei un esperto di Pyroar… E tra i tuoi pokémon, quello che più ami è proprio un Pyroar. Ti prendi cura di lui in un modo incredibile, è sempre al primo posto per te…”
L’aveva scoperto. Non c’era niente da fare, non avrebbe mai potuto negare il suo coinvolgimento nella vicenda. Ormai il professore sapeva quello che aveva cercato di fare per Pyroar e l’avrebbe disprezzato per tutti i danni collaterali che ne erano seguiti. Non avrebbe mai potuto riguadagnare la sua stima, non ora che aveva capito che razza di persona fosse: un allenatore egoista che non pensava ad altro che al proprio tornaconto.
“Lysandre… Io so cosa sei”.
Il rosso sostenne il suo sguardo, ormai rassegnato all’inevitabile. “Dillo”, mormorò debolmente.
Sycamore abbassò la voce e si avvicinò a lui, sgranando leggermente gli occhi. La sua voce tremava mentre mormorava la risposta.
“Un Pyroar mannaro”.
A Lysandre ci volle qualche secondo per realizzare cosa Sycamore avesse detto e, quando ci riuscì, la prima cosa che pensò fu di non aver capito bene.
“Come, scusa?”
“Un Pyroar mannaro! Diventi un Pyroar nelle notti di luna piena e questo mese devi aver perso il controllo per qualche motivo”.
Lysandre lo guardò allibito, la tensione di prima improvvisamente dileguatasi. “Un… Pyroar mannaro”.
Prima ancora che Sycamore potesse confermare, Lysandre scoppiò a ridere. Tutti i clienti si voltarono verso di lui, mentre il suo personale lo fissava sconvolto da tanta ilarità.
Sycamore, di fronte a lui, arrossì furiosamente e gli tirò un calcio sotto il tavolo, gesto che non riuscì a bloccare il suo divertimento. “Smettila! Cosa c’è da ridere?”
“Scusa, scusa!” Esclamò Lysandre cercando di calmarsi, asciugando le lacrime che cominciavano a far capolino ai lati dei suoi occhi. “Davvero, perdonami. Un comportamento veramente poco professionale. È solo che…” Incapace di controllarsi ricominciò a ridere e fu tra i singhiozzi che continuò a parlare. “Tu… Sembri così perfetto e… Professionale… E poi te ne esci con… Questo!”
“Ne deduco che mi sbaglio”, brontolò Sycamore. Lysandre lo guardò negli occhi e quando lo vide così teneramente imbronciato, così diverso dal seducente professore che entrava ogni mattina e gli faceva l’occhiolino al bancone, le sue risate si calmarono sostituite dal più amorevole dei sorrisi. Era così bello, così… Perfetto.
Doveva essere suo.
“Perdonami”, disse. “Non avrei dovuto ridere di te. Ammetto che la tua ipotesi era…” Esitò, cercando la parola adatta. “Comprensibile, visto i dati a tua disposizione. Ma è sbagliata”.
“Ma Lysandre”, protestò il professore, “Tu stavi palesemente nascondendo qualcosa! Eri così sfuggente e sembravi spaventato quando pensavi che avessi capito qualcosa… E sei stato visto mentre ti dirigevi verso la foresta!”
Lysandre sospirò, riflettendo sul da farsi. Non aveva tempo per inventarsi una scusa plausibile, se avesse negato o finto un’improvvisa emergenza il professore non si sarebbe più fidato di lui… Forse la cosa migliore da fare era raccontargli quello che era successo e sperare che capisse.
“D’accordo”, sospirò. “Hai ragione, ma… Per favore, non odiarmi”.
Sycamore improvvisamente si fece serio, capendo che la situazione era più grave di quando immaginasse. “Che cosa hai fatto?”
Lysandre si alzò, invitando il professore a fare lo stesso. “Facciamo due passi. Ti dirò tutto”.
 

Un’oretta dopo, Lysandre stava finendo il suo racconto, seduto su una panchina del parco accanto a Sycamore. Gli aveva raccontato tutto, dal suo successo nella megaevoluzione al dolore che aveva visto negli occhi di Pyroar, fino ad arrivare al suo fallito tentativo di rendere felice il suo pokémon e alle conseguenze a cui il suo esperimento aveva portato. Non tralasciò nemmeno un dettaglio e quando finì, esausto per tutto quel parlare, tacque, aspettando il responso del professore.
Sycamore sembrava immerso in chissà quali riflessioni e ogni secondo d’attesa che passava Lysandre era sempre più preoccupato di aver rivelato troppo. Avrebbe dovuto pensarci meglio: così facendo non aveva messo in pericolo solo l’opinione che il professore aveva di lui, ma anche l’intera efficacia del suo piano e la segretezza del suo team. Se Sycamore si fosse interessato troppo al motivo delle sue ricerche… Forse avrebbe potuto capire qualcosa.
Dopo interminabili minuti d’attesa, Sycamore alzò lo sguardo, puntandolo verso un albero di fronte a sé con aria riflessiva. “Vedi”, commentò, pacificamente. “Le tue supposizioni sulla formazione delle megapietre erano probabilmente esatte, ma hai dimenticato di considerare il fattore del tempo”.
“Il… Tempo?” Chiese Lysandre, perplesso. Sycamore voleva parlare delle sue ricerche? Non era arrabbiato per quello che aveva fatto?
“Sì, il tempo. Vedi, le pietre in grado di assorbire energia sono state sottoposte per secoli a piccole quantità di energia evolutiva, prima di essere in grado di modificare la loro struttura molecolare. Con opportune analisi, nel mio laboratorio abbiamo datato tutte le megapietre e le più recenti risalgono a centinaia di anni fa. Ce ne sono anche di incomplete, che avranno necessità di ulteriori decenni di irradiazioni prima di poter essere considerate megapietre definitive. Credo che tu abbia fornito alla pietra troppa energia tutta insieme e, sottoposta a troppe sollecitazioni, si è rotta”.
“Sì… Sì, potresti aver ragione”, mormorò il rosso, assimilando tutte le informazioni che stava ricevendo. Quindi non aveva sbagliato, si era solo dimenticato di considerare il tempo!
Sycamore ridacchiò, appoggiandosi contro lo schienale della panchina. “Potrei aver ragione? Quale grande considerazione per un rinomato professore”, disse, voltandosi verso Lysandre con un dolce sorriso. Incontrò i suoi occhi spalancati, come incapaci di credere a quello che avevano davanti, e aggrottò la fronte. “Che c’è, Lysandre?” Chiese.
“Tu non… Non sei arrabbiato per quello che ho fatto?”
Il professore scosse rapidamente la testa. “No, no, certo che no. Certo, questa cosa dovrà rimanere segreta, dovrò inventarmi una bella storia da dare alla stampa… Ma non ho motivo di essere arrabbiato, non hai fatto volontariamente del male a quei pokémon e si vede chiaramente che sei pentito. Tutto quello che hai fatto è stato cercato di supportare il tuo Pyroar dando tutto il possibile… È fortunato ad avere un amico come te. Dovrebbero esistere più allenatori come te, Lysandre… Pronti ad affrontare con coraggio qualunque sfida per i loro pokémon. Purtroppo scarseggiano, di questi tempi”. Con queste ultime parole Sycamore si alzò, sorridendo amichevolmente a Lysandre mentre si stiracchiava. “Grazie per la chiacchierata. Sono felice di aver chiuso questa storia. Mi stava portando via fin troppo tempo”.
Lysandre si alzò di scatto. Sycamore era… Ancora più perfetto di quanto pensasse. Aveva capito così facilmente il legame che aveva con Pyroar e in nome di esso l’aveva perdonato per il suo errore. Esisteva altrove un essere così buono e giusto, così degno di stare insieme a lui al vertice di un mondo perfetto?
“Professore”, esclamò, prima che l’altro potesse dargli le spalle e andarsene. “Ora che hai ottenuto quello che volevi, tornerai ancora al caffè?”
Sycamore ridacchiò, scuotendo a testa. “Oh Arceus, no!” Rispose. “Il vostro tè fa schifo. Senza offesa, ovviamente”.
Lysandre rimase basito qualche secondo, stupito dalla risposta. Aprì la bocca oltraggiato, ma la richiuse senza riuscire a dire niente. Poi scosse la testa, decidendo di tralasciare l’insulto al locale per concentrarsi sul problema più alla mano: non far scomparire quell’uomo.
“Potremmo comunque vederci, ogni tanto. Sai, per parlare delle nostre ricerche…”
“Le mie ricerche sono private, ho fatto un’eccezione per te oggi, solo per evitare che tu possa ripetere folli esperimenti in futuro”, precisò Sycamore. “Quindi mi trovo costretto a declinare l’offerta”.
Lysandre, incapace di aggiungere altro, annuì, fissandosi i piedi con aria impacciata. Vedeva che Sycamore non si stava muovendo e qualche istante dopo, quando sollevò lo sguardo, incontrò il suo volto sorridente. “Lysandre”, si sentì chiedere, “Stai cercando di invitarmi ad uscire?”
Alla sua mancata risposta, Augustine fece un passo verso di lui, alzando le spalle. “Perché sai, ti direi di sì. Averti osservato così tanto in queste ultime settimane… Mi ha affascinato. Tu mi hai affascinato. E io ho proprio voglia di andare al cinema stasera e sarei veramente felice se tu venissi con me”.
Lysandre sorrise stupidamente, chinando la testa in un gesto cortese per nascondere lo sguardo pieno di tanta gioia quanta non ne aveva mai provata prima. “Io… Sarei onorato se tu accettassi la mia compagnia”.
“Fantastico!” Esultò Sycamore, unendo le mani in un gesto deliziato. “Passo a prenderti al caffè alle sette, allora!”
Mentre Sycamore si allontanava, Lysandre non poté fare a meno di osservarlo inerte, i pensieri che vorticavano instancabili nella sua mente. Gioiva del successo avuto, trepidava emozionato per l’appuntamento, cercava invano di calmare il sorriso sul suo volto. Solo un interrogativo troneggiava in mezzo alla felicità che sentiva: che film fra quelli in programmazione quella sera poteva interessare ad un colto ed impegnato professore?
Lysandre fu colto da un atroce dubbio. Non poté fare a meno di chiederglielo, con un urlo che lo raggiunse nonostante il professore fosse ormai parecchi metri più avanti. “Che film andremo a vedere?”
Sycamore si voltò, portandosi una mano fra i capelli e ridacchiando con aria imbarazzata.
“Werepyroar: la bestia è tornata”.



N.D.A.
​Salve a tutti, e grazie per essere arrivati fin qui. L'idea per questa fanfiction nasce da un prompt del generatore di situazioni ​RP generator. 
​Il prompt era: ​Sycamore thinks that Lysandre is a werewolf. Lysandre is actually hiding a more mundane secret. ​Immediatamente, nella mia mente assetata di perfectworldshipping è comparsa questa buffa idea: spero che vi sia piaciuta e che vogliate lasciarmi un commento!
Il titolo e la frase finale sono un riferimento al film Werewolf: la bestia è tornata.
   
 
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