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Autore: Pally93    12/12/2017    9 recensioni
E' Natale, il primo di Remus senza Sirius. E' il giorno ideale per perdersi nei ricordi e svelare un segreto tenuto nascosto troppo a lungo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Forse ognuno ha la sua colpa
a ogni colpa i suoi perché
che in silenzio si perdona da sé.
Ed ognuno per se stesso
veste la sua verità
purché resti nuda l’altra metà.
-Francesco Gabbani-
 
 
Ehi.
Ciao Sirius, sei qui? Sei in casa?
Sono io, Remus.
Sono qui per… Beh, per farti gli auguri immagino. È la mattina di Natale; a quest’ora dovrei essere dai Weasley, gli altri saranno tutti là ormai, ma non potevo andare a festeggiare senza prima parlare un po’ con te.
 
Mi manchi amico mio, mi manchi tantissimo.
Manchi a tutti noi.
 
Non sappiamo dove trovarti, non abbiamo potuto seppellirti… Dove sei finito, Sirius? Gli Indicibili si sono rifiutati di dirci che ne è stato di te; Silente ha provato con tutte le sue forze a scoprirlo, ha fatto valere le sue conoscenze, le amicizie, la sua autorità, ma è stato tutto vano: i segreti dell’Ufficio Misteri sono rimasti impenetrabili.
 
Sembra assurdo, lo so, ma questa casa è il posto in cui riesco a sentirti più vicino. Tu hai odiato ogni singolo minuto trascorso qua dentro, eppure so che ci sei. Che mi ascolti. Che non hai lasciato del tutto la tua casa, non dopo averla resa un posto speciale offrendola all’Ordine della Fenice.
Tutto l’Ordine ha passato qui il Natale lo scorso anno, ricordo quel momento come fosse ieri. Eravamo nel panico più totale dopo che Arthur era stato attaccato durante il suo turno di sorveglianza, ma ce la siamo cavata…Abbiamo festeggiato lo stesso, anche se non in grande stile. Molly ci teneva a far sì che i ragazzi potessero passare un Natale sereno, nonostante tutto. Voleva che fosse speciale soprattutto per Harry, che invece di sentirsi un eroe per aver salvato Arthur si credeva colpevole. È proprio come Lily sotto questo aspetto: il senso di colpa non lo abbandona mai, anche quando di colpa non ne ha proprio nessuna.
È crudele che il destino vi abbia riservato così poco tempo da passare insieme. Quello è stato l’unico vostro Natale che potrà mai ricordare. Quest’anno tu non ci sei.
 
Volevo portarlo qui con me, ma per cosa? Tu non sei davvero qui… O forse sì? In ogni caso, che avrei dovuto dirgli? “Vieni Harry, andiamo a fare quattro chiacchiere con una casa vuota. Ti piacerebbe iniziare la giornata con le urla della cara Walburga Black?” Mi avrebbe preso per un vecchio pazzo, e come dargli torto?
Forse sto davvero impazzendo senza di te.
Ma avrò cura di lui, te lo prometto. Sarò per lui il padrino che tu non puoi più essere.
 
Ti ricordi il tuo primo Natale fuori da Azkaban? Quello che hai passato da fuggitivo? Hai trovato il modo di regalare ad Harry una Firebolt, anche se non sapevi niente di lui. Non lo conoscevi. Ma sapere che era il tuo figlioccio ti è bastato, vero? Lo hai amato subito, solo perché era figlio di James. Era più che sufficiente per te.
Non so se Harry ne sia a conoscenza; non penso, in verità, ma noi due sappiamo che tu gli regalasti la sua prima scopa in assoluto. Quel giocattolo che gli donasti al suo primo compleanno, e che Harry e James adoravano. Non potevi assolutamente permettere che uno con il suo talento nel volo rimanesse senza scopa, non è vero?
Avevi un gran cuore amico mio, lasciatelo dire.
Mi spiace non essermi fidato di te in quel momento. Cerca di capirmi: una scopa costosissima viene recapitata ad Harry Potter senza alcun biglietto, senza un mittente definito. Credevamo tutti che fosse maledetta. Pensavamo che dietro ci fossi tu.
Mi dispiace Sirius, non avrei mai dovuto dubitare di te. Ma mi sono fatto perdonare, vero? Lì, nella Stamberga Strillante, io mi sono subito schierato al tuo fianco. Come sempre. Noi, i Malandrini, uniti contro il mondo.
 
La Stamberga Strillante è sempre stata il nostro rifugio. Ti ricordi al sesto anno, quando la luna piena è coincisa con la notte di Natale? L’abbiamo trascorsa noi quattro insieme, rinchiusi in quelle stanze polverose. James aveva portato un enorme tacchino ripieno, perché così anch’io avrei potuto avere la mia parte di banchetto. Aveva attraversato il parco con il vassoio legato alla schiena e tra le corna aveva dei festoni rossi e oro. I miei ricordi da lupo sono spesso annebbiati, ma come scordare un maestoso cervo che galoppa a rotta di collo portando in groppa un tacchino? Scommetto che è stata un’idea tua, quella di addobbarlo. James aveva delle corna così belle… Sarebbe stato un peccato non sfruttarle. E sono sicuro che sia stata un’idea tua anche quella di usarle come bersaglio per il lancio delle ghirlande. Eri tornato umano per farlo, nonostante io fossi un lupo mannaro potenzialmente pericoloso e fuori controllo. Forse sei stato un incosciente, uno sbruffone, ma io ero tranquillo. Mi stavo divertendo, ero sereno, per quanto possibile. Quasi umano. E soprattutto, sapevo che ti saresti ritrasformato in un secondo, se fosse stato necessario. Avevi un talento naturale per le trasformazioni lampo: né Ramoso né Codaliscia sono mai riusciti ad ottenere la naturalezza che esibivi tu nel passare da una forma all’altra.
Ricordi di aver tirato fuori un drappo rosso e di averlo usato per far fare la corrida a James? Avete corso un bel rischio quella notte! Non è esattamente un’idea geniale, quella di fare giochi esagitati in presenza di un licantropo.
Se mi fossi eccitato anch’io? Se fossi partito di corsa a zanne scoperte? Ma non è successo, e ricordo quel Natale come uno dei più felici della mia vita. Mi viene ancora da ridere se penso a James e alla sua faccia quando, tornato umano, si è accorto di avere ancora le ghirlande in testa e i festoni intrecciati tra i capelli.
 
E il terzo anno! Come scordare il Natale del terzo anno! Avevi litigato con la tua famiglia da poco: vi eravate mandati dei gufi pieni di rabbia e rancore, altro che auguri e buoni sentimenti, e tu eri sicuro che non avresti ricevuto alcun regalo. Ti comportavi come se non ti importasse, ma era chiaro a tutti che fingevi. Io avevo poco da offrire, lo sai, ma con i miei risparmi ero riuscito a comprarti un pacco gigante di Api frizzole di Mielandia. Peter si era procurato un barattolo del tuo fissante per capelli preferito: lo ricordo bene, perché per decidere che cosa regalarti era andato in paranoia. Aveva paura di sbagliare, il povero Peter. Temeva che una mattina ci saremmo svegliati e avremmo notato che lui non era alla nostra altezza.
Col senno di poi, probabilmente sarebbe stato meglio per tutti se lo avessimo fatto; tuttavia, non voglio farmi venire il sangue amaro proprio oggi pensando a ciò che è diventato. Oggi voglio che sia solo Peter, il bambino con cui tanti anni fa stringemmo amicizia. Ma sto divagando.
Come stavo dicendo, quell’anno temevi che non avresti ricevuto regali, ma noi amici ci siamo fatti in quattro per te. Addirittura i signori Potter ti hanno mandato un dono. Non ricordo cosa fosse, ma ricordo chiaramente la commozione e la gioia nei tuoi occhi quando ti sei reso conto che la tua vera famiglia eravamo noi, non quel covo di serpi che ti aspettava a casa. So che avrei voluto abbracciarti, stringerti forte, asciugare quelle lacrime che minacciavano di tracimare da un momento all’altro… Ma non l’ho fatto. Noi non lo facevamo. Noi ci davamo man forte, ci spalleggiavamo, ma tra i Malandrini il contatto fisico non era previsto. Agli occhi del mondo ero già quello strano, sempre malato, che faceva un sacco di assenze ingiustificate… Non potevo anche diventare un ragazzo che abbraccia i ragazzi. E così non ti ho abbracciato, ma sono rimasto a lungo ad osservare ogni tua mossa: il modo in cui hai piegato gli angoli della bocca sentendo le Api frizzole scoppiettarti sulla lingua, quello in cui ti sei sistemato i capelli in modo da sembrare appena sceso dal letto -se solo le tue ammiratrici avessero saputo quanta cura c’era, dietro quel tuo look apparentemente naturale e disinvolto,- quello in cui ti sei seduto mollemente sul tappeto appoggiando la schiena contro quella di James.
Ti osservavo, Sirius. Ti ho osservato per anni, e non solo per tenerti fuori dai guai.
Adesso posso dirlo.
 
Te ne eri accorto? Riesco quasi a sentirla, la tua risata. Quel latrato soltanto tuo. So cosa diresti adesso: “Remus, sei il solito paranoico. Certo che l’ho notato. Come avrei potuto non farlo? Non siamo solo amici noi, siamo fratelli! Sei mio fratello, Remus!”. Probabilmente aggiungeresti anche una pacca sulla spalla o qualche altro gesto tremendamente virile. Un gesto che io avrei trovato assolutamente attraente, e che non sarei mai riuscito ad imitare, nemmeno in un milione di anni.
All’epoca mi bastava essere tuo fratello. Ne ero immensamente orgoglioso; io, proprio io, il licantropo Remus Lupin, avevo trovato non solo degli amici veri, ma dei fratelli.
 
Non so esattamente quando abbia smesso di bastarmi, ma ricordo perfettamente il momento in cui l’ho capito. Era la Vigilia di Natale del nostro settimo anno, l’ultimo Natale che avremmo potuto passare tutti insieme nel castello.
Già, che avremmo potuto. Ma non è successo, perché anche il primo Natale che James ha trascorso con Lily.
Non lo sto criticando per averci abbandonati quella sera, sia chiaro. Erano anni che le moriva dietro, non poteva perdersi quell’occasione. Né noi avremmo mai osato chiederglielo. Però ricordo di aver notato i tuoi occhi grigi farsi più freddi, mentre li guardavi dirigersi insieme verso il varco dietro la Signora Grassa. Ricordo la tua espressione sprezzante quando James le ha ceduto il passo per farla uscire per prima, e non mi è sfuggito lo sbuffo schifato quando lei l’ha ringraziato per la gentilezza civettando un po’.
Per te lui non era solo un amico, vero? E nemmeno solo un fratello.
Sei rimasto di malumore tutta la sera, guardando con aria di superiorità tutto e tutti. Quell’anno, niente si è rivelato all’altezza di Sirius Black. Né il banchetto, né le decorazioni, né la musica, e neppure i nostri regali. Niente sembrava in grado di soddisfarti in assenza di James.
Eri geloso marcio, vero?
Io lo ero. Non sai quanto avrei voluto bastarti, quanto avrei voluto essere in grado di riempire quel vuoto.
Ma tu non volevi me. Non sarei mai stato nient’altro che un rimpiazzo, e forse nemmeno quello. Non avrei mai potuto competere con James ai tuoi occhi.
E così ho fatto a tutti noi il miglior regalo di Natale della mia intera esistenza: ho nascosto la mia invidia e sono stato zitto. Non ho detto niente. Ho deciso che nessuno avrebbe mai dovuto sapere. Che tu non l’avresti mai saputo.
 
Ma ora è tardi Sirius, ed è Natale.
Tu non ci sei più, James non c’è più, e io sono solo. E adesso posso dirtelo: ti ho amato, vecchio mio.
Ammetterlo, oggi, è il mio regalo per te. E forse anche un po’ per me stesso.
Mi manchi.
Ti amo.
Buon Natale Sirius.



Note dell'Autore: Ho scritto questa storia per l'iniziativa "Ripopoliamo il Natale" da me proposta su Nocturne Alley. Se mai voleste, su quel sito mi trovate come Pally. Originalissimo, lo so. Il mio grazie più grande va a kendra26 che mi ha supportata e sopportata in fase di stesura e che infine mi ha anche fatto da beta. Grazie davvero!
   
 
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