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Autore: Carnis_K    13/12/2017    0 recensioni
Jahzara è pronta per la sua nuova avventura da ragazza emancipata.
Si lasca alle spalle il proprio passato tortuoso con l'intento di realizzare i suoi sogni e spuntare una lista che ha scritto in adolescenza. In un modo o nell'altro cercherà di riempire tutte le caselle e fare luce sulla sua infanzia oscurata.
Troverà tempo per aiutare un nuovo amico a farsi strada nella società scavalcando tutti i suoi ostacoli. Non permetterà che qualcuno lo imprigioni come il passato di Jahzara ha fatto con lei. Nel contempo lui l'aiuterà ad affermarsi come lottatrice. Ma qualcosa di inaspettato cambierà i suoi piani.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Il rumore della pioggia contro i vetri dei palazzi, contro l’asfalto caldo, il rumore delle pozzanghere che si riempiono sempre di più, svuotate dal passaggio delle macchine, di persone sbadate o bambini giocosi. Il suo odore inconfondibile, che entra nelle narici, inebriando i miei pensieri. Sento le gocce scivolare lungo il mio viso rivolto verso l’alto, pronto ad accogliere ciò che possa lavare via tutto lo sporco di questo mondo. 

Chino il capo verso il basso, aprendo gli occhi per poter puntare lo sguardo verso la strada desolata, pronta per la mia nuova avventura.

Per quanto potesse piacermi la pioggia, aspettare mi piaceva di meno. Ero in attesa della padrona di casa della mia nuova dimora. Poggiai i miei bagagli avanti al portone, sedendomici sopra mentre osservavo le persone che mi circondavano.
Passavano coppie che si stringevano sotto lo stesso ombrello, madri che rincorrevano i figlioletti intenti a saltare da una pozzanghera all’altra, ragazze che correvano urlanti sotto i balconi con l’intento di ripararsi e non rovinare la messa in piega appena fatta; altri invece mi passavano accanto, squadrandomi con sguardo indagatore e accusatore.
Chissà a cosa pensavano per rivolgermi un silenzioso giudizio.
Balzai in piedi appena sentii toccarmi la spalla, stringendo poi la mano all’elegante signora di fronte a me, sfoggiando il mio miglior sorriso cordiale. La seguii all’interno del palazzo, fin dentro l’ascensore e poi al mio nuovo appartamento al nono piano.
<< Ecco qui, questo è il suo nuovo appartamento signorina Haraki. Per qualsiasi cosa, ha il mio numero, non abbi timore di chiedere una mano.>> mi sorrise come una madre, un sorriso contagioso che mi rassicurò da tutte le mie nuove paure. Devo ammetterlo, me la facevo sotto, ero spaventata dalla nuova vita che avrei vissuto da quel momento.
La ringraziai e la salutai prima di chiudere la porta di ingresso alle mie spalle. Feci un grosso sospiro e corsi in camera da letto, buttandomi a peso morto sul comodo materasso.
<< Ne è valsa la pena spendere tutti i miei risparmi >> esclamai contenta, saltellando quasi sul letto come una bambina. Dovevo abilitarmi da subito per poter dare inizio ad un nuovo  capitolo della mia vita.
Per troppo tempo ho dovuto assistere alla vita degli altri andare avanti e la mia restare sempre ad un punto morto. Con la maggiore età finalmente potevo far andare avanti la mia vita così come me la sono sempre immaginata, inseguendo i miei sogni al massimo delle mie possibilità.
Mi alzai lentamente dal letto, avvicinandomi alla finestra offuscata dall’umidità, poggiando la fronte e il naso contro il vetro, incantandomi nel vedere la pioggia ancora scendere dalla città. Ho sempre amato la pioggia, era come se il cielo potesse sentire il mio stato d’animo, mi sentivo meno sola, meno abbandonata.
Ho vissuto la maggior parte della mia infanzia e la mia adolescenza tra bambini e ragazzi, ho pranzato e cenato in grandi mense comunitarie, ho visto nuove coppie portar via i miei amici. Più persone andavano via, più il mio umore diventava cupo. E il cielo era spesso dalla mia parte, mi faceva compagnia nelle giornate più cupe.
Sarà per questo che non ho mai voluto fare amicizie, avevo paura che tutti potessero allontanarsi per vivere una nuova vita, a cui io non potevo fare parte. Sono stata per molti, elemento del passato, di un passato da dimenticare.
L’unico che mi sia sempre stato accanto è Derek. L’ho conosciuto il secondo anno delle superiori, lui stava per diplomarsi. Decise un giorno di condividere il suo pranzo con me, su una panchina in cortile. Non gli raccontai niente, né sulla mia vita passata né sulla mia vita presente. Volevo essere considerata per la persona che ero, non per ciò che mi avevano costretto ad essere. Non volevo fargli pena.
Gli mentii, come mentii a tutti. Per un intero anno ha creduto che io abitassi con mia zia perché i miei genitori lavoravano lontano. Il giorno del mio compleanno poi scoprì tutta la verità. Mi sentii così in colpa che cercai di farmi perdonare in tutti i modi: lo rincorrevo a scuola, gli compravo il pranzo, lo seguivo in palestra, fino ad iscrivermi per seguire il corso di arti marziali che lui teneva. Derek o non Derek, scoprii la mia grande passione.
Mi allenai giorno dopo giorno, determinata a passare sempre ad un grado maggiore, passavo le mie giornate in quella palestra. Mi presentavo subito dopo scuola e restavo fino alla chiusura, anche qualche minuto dopo, anche per restare lontana dalla mia vera realtà. Scoprii me stessa e iniziai da quel momento a pianificare la mia vita futura.
Derek mi perdonò nel momento in cui lo lasciai perdere, avevo smesso di inseguirlo, di cercare perdono da qualcuno che era andato via, per l’ennesima volta. Ma lui era diverso, lo è sempre stato. Si era affezionato a me, mi ha reso donna, mi aiutò a diventare indipendente e una grande lottatrice.
Oggi lo amo con tutta me stessa, è la mia ancora di salvezza, è il mio porto sicuro, è la diga che impedisce di farmi inondare dal mare che è il mio passato.
La mia vecchia residenza erano come catene che mi bloccavano, che impedivano ai miei sogni di realizzarsi per migliorare la mia vita.
Ma ora sono libera! Libera di dimenticare ciò che ero e creare una nuova Jahzara.


Staccai il viso dal vetro freddo e tornai in soggiorno. Presi un foglio dalla borsa e guardai la lista che scrissi anni fa: i punti da realizzare nella mia nuova avventura.
Mi sedetti sul divano, poggiando l’anello dell’anulare destro sulle labbra, pensierosa.
Guardai la lista:

A. Ottenere l’emancipazione
B. Trovare un lavoro
C. Trovare qualcuno che mi ami
D. Diventare una grande lottatrice mondiale
E. Andare a trovare mia madre
F. Scoprire tutta la verità

Avevo spuntato solo il punto C e da poco il punto A. Ero contenta, la mia lista iniziava ad essere spuntata, ma sarebbe stato difficile completarla. La determinazione non mancava, sarei riuscita nel mio intento, in un modo o nell’altro.
Presi il cellulare dalla tasca, mandando un messaggio a Derek, contenta:
“Da ora, posso dare inizio alla mia nuova vita.”

   
 
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