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Autore: BulaBula    24/06/2009    1 recensioni
Quella sera si era presentato a casa sua semplicemente perchè voleva vederlo. Voleva vederlo prima della fine. Voleva amarlo completamente prima della fine.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Era seduto sulla valigia tentando di chiuderla, quando sentì bussare alla porta.
Si alzò controvoglia andando ad aprire strascicando i piedi per terra; aprì, e spalancò gli occhi nel ritrovarsi di fronte un Teruki con le mani in tasca e un mezzo sorriso -falso, terribilmente falso-.
-Disturbo?
Scosse la testa mugugnando qualcosa, scostandosi per far entrare l’amico in quell’appartamento -così vuoto, ormai-; se sentì il mezzo verso che fece l’altro nel vedere l’appartamento spoglio e le valige messe in fila pronte per essere portate via, non lo diede a vedere, troppo impegnato a sbuffare perché la valigia sulla quale era seduto prima si era riaperta. Tutti i suoi sforzi nel chiudere a metà quella cerniera erano andati in fumo.
-Scusa, eh.
Disse risedendocisi sopra e tentando di chiuderla efficacemente. Si era forse riempita, in quei pochi secondi? Era più dura di prima.
Digrignò i denti facendo più forza e alzò involontariamente lo sguardo. Teruki stava lì con le mani ancora nelle tasche dei jeans consumati, a fissarlo con un sopracciglio alzato. Tornò a concentrarsi sulla valigia, doveva essere quella la priorità, al momento. Quella dannatissima valigia e non quegli occhi a mandorla che lo fissavano aspettando –aspettando cosa, poi?
Bene, ora era sul punto di imprecare. Dannata valigia. Dannato nervosismo. Dannato tutto, ecco.
D’un tratto sentì il rumore di una cerniera che si chiudeva, e sobbalzò nel vedere la sagoma di Teruki accovacciata accanto alla sua, le mani sui bordi della valigia, ormai chiusa.
Doveva esserne felice? In fondo ora c’era un ostacolo in meno. Sì insomma, non aveva altro da fare.
Parla, parla. Fai finta di niente.
Si alzò, sentendo schioccare le ginocchia, e si guardò intorno, ignorando bellamente la figura dell’altro ancora accovacciata.
-Beh, era l’ultima. Arigatoo. Vuoi da bere? Dovrei avere ancora qualcosa.
Fece per allontanarsi dalla valigia e dirigersi verso il frigo, ma venne bloccato da una mano stretta intorno al polso; mano che riusciva a stringere perfettamente, e non solo perché lui era magro. Anche se non le vedeva, e non voleva vederle, poteva benissimo immaginare le lunghe dita di Teruki che avvolgevano completamente il suo braccio.
No, no, no. Avanti, non è davvero il momento di fare certi pensieri. Fare finta di niente, ricordi?
Si girò lentamente, abbassando il capo per fissarlo in un modo che sperava essere sorpreso, infastidito, e magari anche un po’ seccato, perché no?
Il suo cuore mancò un battito quando incontrò gli occhi dell’altro; erano così profondi che temette di annegarci dentro. E continuava a non parlare! Kami, Teruki non era mai stato così silenzioso da quando lo conosceva; era sempre così logorroico che ora non sembrava la stessa persona... magari quello che era lì davanti a lui, che gli teneva il polso e lo fissava come a dire ‘parliamo’, era il gemello cattivo... sì era di sicuro così...
Kami, stava impazzendo. Era quel silenzio!
E così, addio proposito di fare finta di nulla.
-Teruki... che succede? Perché sei qui?
-Perché me lo chiedi? Lo sai.
Oh, certo che lo sapeva. Ma che poteva farci? Proprio nulla, se non aspettare che il tempo scorresse e sperare di non soffrire troppo. Che idiota. Lui stava già soffrendo; come un cane, per la precisione. Ma non poteva certo permettersi di piangere ANCORA UNA VOLTA.
Troppe volte l’aveva già fatto, in quei giorni. Aveva pianto quando aveva saputo la notizia. Aveva pianto quando l’aveva detto agli altri, aveva pianto quando aveva sentito le loro urla seguite poi dalle loro lacrime.
Solo una persona non aveva pianto, quella volta.
Ed era lì davanti a lui, alzatasi in piedi, che continuava a tenergli il polso e a fissarlo.
-Lo so... sì.
Con uno strattone si liberò dalla sua presa.
-Teruki... cosa vuoi?
Rimase a fissarlo con gli occhi leggermente spalancati. Sì, in effetti, che cosa voleva lui?
Era andato lì semplicemente spinto dalla voglia di vederlo, di stare con lui prima del concerto –QUEL concerto- e non si era posto troppe domande sul perché o sul per come.
Segui l’istinto, Teruki.
-Voglio solo... parlare un po’, prima di stasera. Da... quel giorno non ne abbiamo più parlato.
Istinto del cazzo; se l’avesse seguito davvero, gli avrebbe detto cosa voleva realmente. Parlare un beato cazzo. Non davanti a quegli occhi, a quel viso con le sopracciglia aggrottate e l’aria di chi si sta incazzando.
-Con TE non ne ho parlato, vorrai dire. Con gli altri abbiamo speso ore a parlarne, a confortarci a vicenda. Solo TU ti passavi ogni volta.
Rimase interdetto; non si era mai arrabbiato con lui. Anzi, non si era mai arrabbiato con nessuno, da quando lo conosceva. Forse era un buon segno. O forse no.
-Mi passavo? Che cavolo dice? Non... non riuscivo a parlarne! Ero distrutto! SONO distrutto!!
Ahia. Gli lanciò un’occhiata della serie ‘se gli sguardi potessero uccidere’, prima di urlargli in faccia:
-TU sei distrutto?? Tu?? E io? Come dovrei stare allora, secondo te??
-Sai che non intendevo questo...
Sospirò.
-Sì... lo so...
Perché Teruki lo aveva sempre compreso.
Improvvisamente si sentì stanco; sentì le spalle che si abbassavano e la rabbia che scemava rapidamente lasciando il posto all’amarezza. Non avevano mai litigato, ed era davvero stupido farlo in quel momento.
Alzò lo sguardo, distogliendolo quasi subito dal viso dell’altro.
-Teruki... non so... sei tu il più grande, no? Quello più maturo. Dovresti sapere cosa dire in questi casi...
-Cosa vuoi che ti dica? Che non è così? Che stasera non è l’ultima volta? Cosa devo dirti?
-Non lo so, cazzo... non lo so...
Lo sentì sospirare, mormorando:
-... Forse non sono poi così maturo...
Alzò nuovamente lo sguardo, e stavolta non lo distolse; fece un passo in avanti.
-Teruki...
-Sono qui...
Oh. Ecco cosa voleva sentirsi dire. Lo capì quando sentì un familiare groppo alla gola. Allungò le braccia in una muta richiesta, e un istante dopo si ritrovò premuto contro il petto del batterista, il corpo stretto dalle sue braccia.
Gli artigliò la maglia sulla schiena, respirando contro la stoffa; sentì i capelli di Teruki solleticargli il collo, il suo naso percorrergli la mandibola, le labbra sfiorargli l’orecchio. E nel mentre non smetteva di mormorare il suo nome.
-Bou... Bou...
Strinse di più la maglia quando le labbra si spostarono dall’orecchio e sentì il respiro dell’altro sul viso; aprì gli occhi per ritrovarsi davanti quelli nerissimi di Teruki.
Tremò d’aspettativa quando le loro labbra si sfiorarono, e Teruki sussurrò:
-Non voglio che te ne vada...
Scosse piano la testa, sussurrando a sua volta:
-Non voglio andarmene...
Le mani passarono dalla schiena alla sua nuca, intrecciandosi nei capelli, avvicinando ancora di più i loro visi.
-Teru...
Azzerò le distanze premendo le lebbra sulle sue, dischiudendole con un sospirò quando sentì la lingua del batterista accarezzarle saggiandone la morbidezza. Si aggrapparono, se possibile, ancora di più al corpo dell’altro, esplorandosi la bocca a vicenda, facendo lottare le lingue in un umido gioco, facendo talvolta cozzare i denti.
Le mani di Teruki scesero ad accarezzare la pelle di Bou sopra i pantaloni, facendolo mugugnare nel bacio, per poi tirare a sé la sua vita; ansimarono pesantemente quando i loro bacini si incontrarono, le mani più salde sul corpo dell’altro.
-Letto?
Mormorò Teruki quasi nella sua bocca; Bou si limitò ad annuire distrattamente a occhi semichiusi.
Si diressero nella camera da letto del chitarrista –ex camera, ed ex chitarrista soprattutto- senza smettere di stare abbracciati, spogliandosi a vicenda lungo il tragitto e fermandosi ogni tanto per baciarsi premuti contro la parete.
Chissà come, alla fine riuscirono ad arrivare in camera, lasciandosi cadere completamente nudi sul materasso privo di lenzuola. Staccavano le loro labbra solo per sussurrare il nome del compagno; il contatto tra i loro corpi sudati e lo sfregamento continuo dei loro membri li stava facendo andare fuori di testa. Teruki mosse una mano verso il basso, e Bou aprì istintivamente le gambe per fargli più posto.
-Vase..ah...vasellina?
-In valigia... troppo lontana.
-Ti farà male
Scosse la testa con decisione, poi prese una sua mano e si mise in bocca due dita, leccandole e succhiandole a occhi chiusi. Sorrise quando sentì il batterista gemere e strappargli le dita dalla bocca e infilarle in lui, muovendole rapidamente. Era al limiti. Anzi, lo erano entrambi.
Tolse le dita e si infilò dentro di lui quasi con un sol colpo, facendogli emettere un verso che non capì se fosse di dolore o di piacere.
Tuttavia, fu molto, troppo breve. Il desiderio in loro era tale che vennero dopo due o tre affondi, incapaci di trattenersi.
Una volta calmati i battiti del suo cuore, Teruki stava per alzarsi, quando venne bloccato dalle braccia del biondo, che lo tennero stretto al suo corpo.
-Non andare... c’è ancora tempo.
Il poco tempo che resta, lo voglio passare con te.
Bou aveva sempre trovato fantastico il corpo di Teruki, così snello e con quelle gambe così lunghe; più di tutto gli piacevano le sue mani, magre, forti, e amava il modo in cui quelle dita lunghe lo accarezzavano nelle sue parti più nascoste e in cui le braccia forti del batterista lo stringevano come se non volessero mai lasciarlo andare.
Bou era invece ambiguo, Teruki ne era rimasto colpito da subito: quel visino da bambola e quei vestiti tutti pizzi e merletti non nascondevano altro che un fantastico corpo di uomo; e Teruki semplicemente adorava quelle mani smaltate come quelle di una donna, ma ruvide e callose come quelle di un uomo, che lo accarezzavano con passione. Ma ciò che più lo faceva andare fuori di testa era quando Bou gli rivolgeva uno di quei suoi sorrisi dolcissimi, facendogli venire voglia di abbracciarlo fino a soffocarlo e tenerlo con sé per sempre.
Continuarono ad agitarsi, i corpi aggrovigliati, su quel letto spoglio per tutto il pomeriggio. A mano a mano che il tempo passava, la loro foga diminuiva, e quando sentivano di essere vicini a venire, si bloccavano, per prolungare al massimo quel momento.
Erano in uno di quegli istanti quando Teruki si girò verso il comodino, notando l’ora.
-è ora... tra un po’ abbiamo il concerto...
Si girò verso il compagno, fissandolo negli occhi.
-Questa... è l’ultima volta...
Bou gli strinse il braccio, impedendogli di finire la frase.
-Teru...
Tornò sopra di lui baciandolo lentamente mentre tornava a spingere, sempre con più forza. Gli prese il viso tra le mani mentre sentiva le sue unghie corte infilzarsi nei suoi fianchi, spingendo con più forza, rincorrendo il suo orgasmo cercando di non pensare a nulla.
Ma era impossibile, con quegli occhi colmi di lacrime davanti. Deglutì, sentendosi vicino al baratro.
-Teru... Teru...
-Dimmi...
-Aishiteru...
Spalancò gli occhi, mentre le lacrime scivolavano giù dalle guance... per la prima volta, piangeva davanti a qualcuno...
-Anch’io... anch’io...
Si strinse a lui affondando il viso nel suo collo, quasi singhiozzando. Quando raggiunsero l’apice, erano abbracciati e con il volto bagnato di lacrime.

-Bou-kun, la macchina è pronta...
Bou si districò a fatica dall’abbraccio con Miku, cercando invano di asciugarsi il volto; lanciò un’ultima occhiata a Miku e Kanon, in lacrime.
-Arigatoo...
Sussurrò. Si diresse verso la porta, nella testa ancora le urla del pubblico durante il concerto, la sensazione della chitarra tra le sue mani... mai più... non avrebbe provato mai più niente del genere.
Vicino alla porta dalla quale non sarebbe mai più rientrato, stava Teruki, che lo fissava con un mezzo sorriso, come a dirgli ‘Fatti forza’. Ma forse stava facendo forza anche a se stesso. Dopo quel pomeriggio, Teruki non aveva fatto più vedere le sue lacrime; le aveva versate in silenzio, nel buio dietro la sua batteria, mentre suonava quell’ultima canzone.
Gli si fermò davanti, dopo essere riuscito ad asciugarsi le lacrime, che si stavano facendo risentire. Teruki gli tese la mano con un sorriso, lo stesso che gli aveva fatto tanto tempo prima, lo stesso che lo aveva fatto innamorare.
Gli strinse la mano con un groppo in gola, sforzandosi di sorridere a sua volta. Poi uscì, entrando in macchina.
Teruki rimase un po’ in silenzio, osservando i suoi due compagni afflitti farsi forza l’un l’altro, le persone dello staff in lacrime. Strinse i pugni.
Si precipitò fuori, la macchina non era ancora partita.
-Bou! Bou!
Il ragazzo abbassò il finestrino, sporgendosi con aria stupita, mentre diceva qualcosa all’autista.
-Volevi... volevi che suonassimo tutti insieme al Nippon Budokan, giusto? Beh, non solo arriveremo lì, arriveremo fino alla vetta del mondo, mi hai capito?? E quando saremo lì... beh, vedi di guardarmi, perché urlerò il tuo nome così forte che lo sentirai anche se sarai dall’altra parte del mondo!!!
Proprio in quel momento l’autista partì, ma Teruki vide chiaramente le lacrime e il sorriso riconoscente di Bou, ex-chitarrista degli An Cafè.
  
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