I bagni (Maschi)
[raccolta di One-shot]
I bagni della scuola Agorà, come in ogni altra scuola, si suddividevano in: maschi, femmine e docenti (che, essendo creature ultraterrene, non potevano entrare nei comuni loculi dei mortali).
I
bagni dei maschi erano contraddistinti da un
silenzio
religioso quasi inviolabile, oltre che da una compravendita di ogni
genere di sostanza perlopiù illegale: infatti, a differenza
della
sua controparte femminile, affollata da branchi di ragazze in cui
-magari- soltanto un esemplare doveva usare i
servizi, il
bagno maschile era deserto, perché i veri uomini si
avventuravano da
soli, affrontando l'oscuro destino che aleggiava attorno al mercato
nero gestito da Nessuno.
Nessuno
non aveva un volto. Nessuno era colui
che, nel bagno
dell'ultimo piano nella parte del liceo Artistico -superato il
banco di nebbia, prima porta a destra-, consegnava ogni
genere di
risposta dietro ad un lauto compenso.
L'aria
densa, aromatica, oltre che la pressione
psicologica del
totale silenzio, spezzato solo dal continuo sottofondo di un individuo
in
grado di urinare per tutta la durata del colloquio, rendeva arduo il
mantenere i sensi vigili, anzi, spesso lo studente più
sprovveduto
si assuefaceva a quell'atmosfera onirica.
Era
passata alla storia l'avventura dello sventurato
Polifemo, il cui peccato era quello di aver cercato di superare in
altri modi il temibile compito dell'ancor più temibile
professor
Ade.
[Come
tutto ebbe inizio]
4B
Scientifico, prima ora, Venerdì.
<< Martedì prossimo, versione di Latino.>> sentenziò il prof. Ade, senza alzare gli occhi dal registro elettronico costellato di caselle straripanti di compiti in classe. Persino Religione, sentendosi in difetto nel non concorrere al periodo infame di chiusura del primo trimestre, aveva piazzato un saggio breve su “L'importanza della tolleranza religiosa e del riconoscimento dei culti più primitivi fino a quelli più evoluti”.
Ade
era riuscito, in quel campo fiorito di verifiche, a piazzare la
propria temuta valutazione: era quasi soddisfatto di sé,
tanto che,
dopo aver finito con la compilazione necessaria, si lasciò
andare contro lo
schienale della rigida e scomoda sedia in legno, godendosi lo
spettacolo dei volti terrorizzati.
E
attendeva.
Attendeva
il coraggioso che avrebbe alzato la mano per polemica.
Attendeva
con una corvina occhiata di sfida, assottigliando lo sguardo
già
sottile, mantenendo l'espressione di assoluta mitezza che era
solito mostrare.
<<
Profe, ma martedì interroga già in
filosofia!>> esclamò
Briseide dal fondo dell'aula, voce del popolo che, dopo quel sasso
scagliato, insorse.
<<
Sì, profe, anche in inglese.>> aggiunse
Cassandra, dando
manforte alla propria amica e compagna di banco.
<<
E c'è il test di ginnastica!>>
continuò Paride, alla cui
affermazione seguì un terrorizzato “Ocheccazzo
davvero?”,
la cui risposta fu un sussurrato “ma no, cretino, ma
magari ci
crede”.
“No, ma ci sento piuttosto bene”, fu il pensiero del professore, che restava tuttavia impassibile ad ascoltare le lamentele del popolo.
<<
E mate? Mate non voleva interrogare?>>
<<
È vero! Profe abbiamo anche fisica!>>
Come
le giornate scolastiche riuscivano a tramutarsi da cinque a sette
ore.
Ade,
con il suo portamento e la sua leggendaria pazienza, si alzò
e
camminò piano, passo dopo passo, per osservare infine il
calendario
di classe.
Quella
semplice azione riuscì ad infondere il germe della speranza
negli
studenti che si chetarono ansiosi.
Con
lentezza, il professore fece scorrere il magro indice lungo le
giornate di Dicembre, straripanti di scritte in matita che cantavano
patroni come “Supplenza prof Alettrione, 10-11”
(seguito
da commenti come “oddio!!”,
oppure il poetico “svengo”),
grandi citazioni quali “Il periodo di merda sta
arrivando!”
e feste nazionali come, ad esempio “Festa a casa di
Ettore”
(con un lungo, profondo commento in maiuscolo “SI
SBOCCIAAAAAAA”
e centinaia di emoticon per nulla disturbanti).
<< Eh... ragazzi, vedo che siete pieni: la mia verifica effettivamente vi metterebbe in crisi.>> sospirò sconsolato Ade, continuando a contemplare la fonte assoluta di verità.
Silenzio.
Respiri
mozzati.
Cuori
sospesi tra la disillusione e la speranza.
<< Ma confido in voi che vi prepariate a sufficienza per affrontare la versione.>> sorrise, voltandosi in tempo per gustarsi gli sguardi di puro sconforto, angoscia e disperazione dovuti a quella crudele frase.
Solo un ragazzo rimase calmo, certo sul riuscire a scamparla anche quella volta.
[Come
tutto si sviluppò]
Ultimo
piano, bagno dell'artistico, Sabato, termine delle lezioni.
Dopo
cinque ore di lunghissime lezioni, la nebbia nei bagni era fitta e
densa, quasi tangibile.
Polifemo,
con mani in tasca e chewing-gum tra i denti,
avanzava sicuro,
fendendo la coltre di fumo aromatizzato fino a fermarsi davanti alla
porta di un “cesso”.
Ormai
non si poteva neppure più definire “gabinetto”:
era
talmente pericolante ed imbrattato di scritte e colori tossici, che
il termine stesso “gabinetto”
risultava essere
semplicemente riduttivo.
Dopo
un attimo di ponderazione, il gigante calvo, asso della squadra di
Basket della scuola, diede un violento calcio al lurido varco, che
isolava la turca dal resto del mondo conosciuto.
<<
Ehi, so che ci sei.>> inaugurò in tal modo le
trattative <<
Muoviti che non ho tutto il tempo.>>
<<
Con calma, Polifemo.>> la voce pacata e contraffatta di Nessuno
alimentò ancor di più l'astio negli occhi piccoli
e arcigni del
cliente << Prima i soldi.>>
La
porta si aprì leggermente.
In
realtà, affidandosi semplicemente alla vista non si poteva
essere
certi, perché tutto era celato dalla foschia grigiastra,
tanto da
rendere ciechi gli occhi; invece, grazie al sofisticato udito,
Polifemo aveva ben sentito, oltre all'immancabile rumore di
svuotamento di vescica provenire dal fondo, anche il
caratteristico cigolio da cancello in ferro battuto gotico, degno di
qualche b-movie sui vampiri.
Il
colosso frugò nelle tasche, fino a estrarre diverse
banconote
ripiegate per consegnarle alla mano che attendeva pacata.
Il
portale si richiuse.
Nessuno
contò attento il denaro per ben tre volte, prima di estrarre
da un
faldone l'agognata verifica.
<<
Sì, dovrebbe essere giusta.>> annuì
assorto, prima di far
passare sotto la porta l'atteso foglio di carta su cui era stampato,
nero su bianco, la salvezza per chi non aveva per nulla voglia di
aprire il libro. O il dizionario. O entrambi.
<<
Se non è questa, giuro che-...>>
<<
Tranquillo, Polifemo: sono famoso, sai dove trovarmi. Se finisci nei
guai, ci finirò anche io e perderò tutti i miei
clienti.>>
Il gigante cieco non poté notare il sorriso sornione dipinto sul viso di Nessuno, altrimenti -forse- avrebbe mostrato un minimo di accortezza in più.
[Come
tutto si concluse]
Mercoledì,
parcheggio dei motorini, Ora di Religione.
<< Hai sentito?>> domandò Diomede, giovane membro della squadra di Calcio della scuola (come poteva dimostrare il suo fisico particolarmente allenato ed i suoi corti capelli castani, conformi ad ogni altro ragazzo della comitiva), mentre era intento ad estrarre dal pacchetto una sigaretta per portarsela alle labbra.
Tuttavia, i suoi piani di fumare in tutta tranquillità sembrarono andar in fumo, quando, dopo aver rovistato qualche minuto nelle tasche del pesante giubbotto, s'accorse della propria terribile amnesia mattutina.
<< Che cosa?>> domandò Ulisse che, previdente, gli lanciò il proprio accendino. In anni di lunga amicizia, dopotutto, si era abituato alle sviste dell'amico, tanto che ormai quei piccoli gesti di cortesia erano diventati meccanici.
L'atleta
finalmente riuscì ad accendere la propria fonte di
serenità
quotidiana, distendendo un sorriso rilassato, mentre una serpentina
scia grigiastra ascendeva al cielo ancor più grigio,
prossimo ad
un'abbondante nevicata.
Entrambi
appoggiati alla balaustra del parcheggio dei motorini, si godevano la
tranquillità dell'ora di Religione passata fuori dall'aula.
In
realtà erano entrambi iscritti per i crediti, ma Calcante,
vecchio
professore più antico della scuola stessa, non riusciva mai
a
quantificare il numero totale di studenti presenti nella classe, per
cui l'anarchia regnava sovrana per quei brevi sessanta minuti.
<<
La classe 4B dello Scientifico ha collezionato un numero esorbitante
di insufficienze nell'ultimo compito in classe di latino.
C'è finito
di mezzo anche il figlio di Poseidone, hai presente
Polifemo?>>
<<
Cosa? Vuoi dirmi che non è stato Cesare a dire la celebre
frase:
“Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?”>>
rise di cuore Ulisse, dimostrando tutta la propria perfidia.
<<
Ulisse...>> sospirò Diomede, scuotendo il capo
risoluto <<
Se è per quel che è successo...>>
Il
Classico e lo Scientifico erano da sempre acerrimi rivali e questa
contesa sfociava spesso nello sport: per cui, quando le classi 4A e
4B dei rispettivi indirizzi si erano trovate a scontrarsi sul campo
da calcio, era nata una vera e propria lotta per la supremazia.
Fu
un'ora di sangue, violenza ed insulti, che si concluse solamente
quando una pallonata colpì in pieno ventre il professor
Ares; e così
gli insulti, la violenza e il sangue si tramutarono in prostrazioni,
perdono e borse del ghiaccio.
Diomede
da quello scontro ne era uscito tutto sommato vittorioso, seppur lo
stesso non potevano dire gli altri compagni di classe,che avevano
subito le temibili pallonate mirate del brutale Polifemo.
<< Mai mettersi contro Nessuno.>> sorrise Ulisse, socchiudendo i brillanti occhi d'un intenso azzurro << Ha solamente vendicato i compagni caduti: certa gente deve capire che avere un professore come padre non ti rende assolutamente intoccabile.>>
Si
concluse così il mitico racconto dell'avventura nei bagni:
con
quattro chiacchiere ed una sigaretta.
Fine
Oneshot!
Quousque
tandem abutere, Catilina, patientia nostra? : celebre frase
di
Cicerone.
Bagni
dell'artistico: diciamo pure che le descrizioni sono frutto
della
pesante caricatura basata su racconti di vita di una mia amica. Mi
sono risparmiata di mettere una lunga descrizione sulle condizioni
del lavello, imbrattato di ogni genere di colore tossico e non
tossico, tanto che ormai ha assunto colori poco salubri.
L'importanza
della tolleranza religiosa e del riconoscimento dei culti
più
primitivi fino a quelli più evoluti: ossimoro.
Angolo dell'autrice:
Si
conclude così anche la prima storia di questa raccolta.
Per
quanto riguarda l'utilizzo di stereotipi, ci tengo a precisare che
è
un utilizzo consapevole: so bene che la dipendenza dalla droga
è una
tematica delicata, così come so bene che gran parte di
quelli
dell'artistico non fumano; tuttavia il mio obiettivo è
proprio
proporre una stortura morale, giocare con idee comuni per indurre una
risata o comunque per alleggerire il tutto.
Invece,
il passare l'ora fuori dall'aula... beh, è quasi
un racconto di
vita vissuta. In ogni caso, non si fa, è contro
ogni morale,
ricordatelo bene.
Come
sempre ringrazio quelli che hanno aggiunto la storia dando una
possibilità al tutto e... nulla, spero che continuerete a
leggerla.
Un
bacio da _Lakshmi_!