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Autore: Inquisitor95    16/12/2017    0 recensioni
Endymion è un continente vasto, da poco uscito dal terribile dominio degli elfi. Ma finalmente gli umani vedono la luce in quella che si prospetta l'Era della Gloria e sono tornati a dominare i loro castelli e le loro terre com'era prima; saranno davvero finite le sofferenze? Il continente si adatterà alle nuove condizioni politiche o finirà distrutto dal gioco delle Casate? A tramare dietro questo pericoloso gioco, c'è una setta di maghi che minaccia l'ordine con il caos.
Vivere o morire. Questa è la costante scelta che i tre protagonisti saranno obbligati a compiere passo dopo passo. Il fuoco dilaga, combatterai o brucerai con esso?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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{Kari} 

29.

…Colei che fugge… 

 

Kari aprì gli occhi con un sussulto, sperava davvero che fosse stato frutto della sua immaginazione, ma ritrovarsi in mezzo alla fitta boscaglia silvestre che fiancheggiava Bosco Ombroso fu un chiaro segno che tutto quello che aveva vissuto era reale.

Cercò di mettersi seduta ma avvertì una serie di dolori alla schiena visto che aveva dormito male, si strofinò gli occhi cercando poi di mettere a fuoco l’ambiente intorno a lei visto che di notte non aveva avuto modo di farlo: una piccola conca nascosta tra alcuni alberi caduti i cui tronchi fornivano un modesto riparo era stato il luogo scelto dal suo cavaliere per fermarsi la notte.

La ragazza alzò gli occhi osservando le chiome innevate sopra la propria testa e aspirò l’aria fresca delle prime ore del mattino. Non poteva essere più tardi dell’alba e questo significava che aveva dormito poche ore. Eppure si sentiva completamente in forze.

« Buongiorno, Kari. Spero di non essere stato io a svegliarti. » disse Aedan, era in piedi a pochi metri di distanza da lei, sembrava aver camminato visto che lungo i vestiti e la corazza aveva macchie di muschio che poteva aver trovato in giro.

« No, mi sono svegliata da sola. Dove sei stato? » chiese la ragazza poggiando la schiena contro il tronco di un albero, la superficie era talmente fredda che Kari si pentì di essersi appoggiata e le vennero i brividi lungo la schiena.

« Dietro l’albero. Inutile annoiarti con i dettagli. » disse Aedan tagliando corto, probabilmente però doveva semplicemente andare in bagno e si era accontentato di quello. « Ho trovato alcune bacche succose. Non è la stessa colazione che potresti trovare al castello ma hanno buone proprietà nutritive. » disse il ragazzo chinandosi in avanti per dare un pugno di quelle bacche rosse alla lady.

Nell’altro pugno stringeva altrettante bacche, si portò la mano in bocca mangiandone alcune, pochi pezzi gli scivolarono via cadendo sul terreno ghiacciato e riparato dalla nevicata notturna.

Kari osservò le bacche nella propria mano, scosse il viso conservandole in una sacca che avevano trovato durante la notte mentre si allontanavano dal castello attraverso il passaggio segreto: la ragazza non sapeva esattamente quando distassero da Bosco Ombroso, ma per tutta la notte erano stati al sicuro.

« Non ho fame adesso. » disse Kari, in parte era vero, ma per un altro motivo aveva preferito non consumare quelle bacche.

« Non fare la bambina. Devi metterti in forza altrimenti non resisterai al viaggio. Ci aspetta tanta strada davanti a noi. » disse Aedan ribattendo, l’aveva quasi sgridata e nei suoi occhi Kari lesse determinazione nel volerle fare mangiare qualcosa.

« Guarda che non le mangio perché voglio risparmiare queste provviste per quando avrò davvero fame! Non sappiamo il prossimo “colpo di fortuna” quando potrebbe capitarci. » disse la ragazza in risposta, Aedan rimase di sasso con quelle parole, aveva pensato fosse più un capriccio ma Kari sapeva bene cosa dover fare.

Il cavaliere fece quindi un mezzo sorriso gettando lo sguardo a terra mentre restava chino sulla propria lady. « Ottima idea, ma è ancora presto per poter applicare questa dieta. Suppongo che le mie parole non ti faranno cambiare idea, vero? » chiese Aedan, la ragazza non rispose, continuò a fissare un punto lontano dove due alberi si incrociavano come se danzassero insieme.

« Non sono mai stata qui nella Foresta Silvestre; da piccola mi ricordo che Valdis mi ci voleva portare ma nostra madre glielo aveva vietato. Anche mio padre era contento di farmi vedere la natura intorno alla nostra casa. » disse Kari riportando alla propria mente un ricordo che non sapeva di avere, come se qualcosa l’avesse fatto affiorare dal nulla. Fece un sorriso amaro e malinconico. « Ricordo di aver fatto i capricci tutta la giornata. Mia madre mi aveva poi sgridata e fatta chiudere nella stanza, » fece una breve pausa respirando un po’ di quell’aria pulita a perfetta. « quanto darei per poter tornare indietro e dirle che mi dispiace. Ma adesso lei è morta è immagino che non conti nulla. »

Aedan ascoltò Kari finché parlò, era chiaro che nella sua voce ci fosse molto dolore. Avrebbe voluto intervenire per consolarla ma non poteva fare molto al riguardo. « I tuoi genitori erano persone grandiose ed entrambi vi amavano tutti quanti. Sono sicuro che Lady Helga sapesse perfettamente che le volevi bene. »

« Sì, probabilmente lo sapeva. » disse freddamente.

« Se hai bisogno di una spalla su cui piangere… » cominciò Aedan con un tono piuttosto imbarazzato, la ragazza lo guardò pochi istanti, si morse le labbra cercando di non scoppiare.

« Ho passato tutta la notte piangendo. Credo di averlo fatto anche quando stavo dormendo. Non voglio riprendere a piangere proprio adesso. Non voglio farlo! » disse Kari costringendosi quindi a non mostrare ancora debolezze, respirò lentamente e ci fu un lungo attimo di silenzio tra i due nel quale Aedan la osservò.

« Lo so, sono stato tutta la notte a vegliare su di te senza allontanarmi neanche un secondo. » a quella rivelazione Kari si voltò stranita, tutta la notte senza dormire. Probabilmente ogni cavaliere era abituato a quel trattamento o al fatto di dover riposare poche ore e nulla più. Ma Kari si sentì ugualmente in colpa. « Tranquilla, non è così male come sembra. » aggiunse lui.

In effetti adesso la ragazza poteva notare il contorno nero attorno agli splendenti occhi verdi del cavaliere. « Mi sembra di aver vissuto un’altra vita fino ad ora. » disse lei continuando, prese un’altra boccata d’aria respirando lentamente e cercando di non pensare a tutto quello che aveva perso in una sola notte.

« Dovremmo rimetterci in marcia. Le forze armate dei Dunnstone potrebbero essere nei dintorni e non voglio rischiare che ci raggiungano, credo saranno piuttosto impegnati col castello e con la città ma meglio distanziare Bosco Ombroso quanto più possibile ora che ne abbiamo la possibilità. » disse Aedan rimettendosi in piedi, Kari annuì dicendo addio al proprio giaciglio e uscendo dalla conca naturale degli alberi che aveva utilizzando come riparo per la notte. « Dovremo trovare qualcosa per coprirti. » aggiunse.

Kari si diede una rapida occhiata al corpo, indossava una veste signorile piuttosto leggera per l’inverno rigido che la circondava, inoltre andare in giro col pigiama per tutta la tundra non era la migliore delle ipotesi.

« Non ho poi così tanto freddo. » disse lei controllando il battito dei denti, era certa che sarebbe morta congelata, almeno però non sarebbe morta per mano di quel villano di Volmar.

« Sì, certo. Vorrei però evitare di farti perdere i piedi durante il viaggio. Camminare sulla neve non è salutare e anche se sei una Caelum non significa che tu debba davvero sembrare un fantasma. » disse Aedan in risposta, purtroppo non avevano avuto modo di procurarsi un paio di scarpe comode durante la fuga del castello e Kari era infine fuggita con le ciabatte.

« Abbiamo preoccupazioni più gravi di cui occuparci. » disse lei, ma nonostante questo sperava davvero di trovare un rimedio più caloroso, non esternò quei sentimenti e lasciò credere ad Aedan di stare davvero bene nel freddo.

I due si misero quindi in marcia camminando lungo la foresta con passo piuttosto spedito, Aedan aveva la propria spada in titanio estratta, la utilizzava per farsi strada contro gli arbusti e per proteggersi da eventuali pericoli improvvisi della foresta, Kari gli stava subito dietro stringendosi nella veste e obbligandosi a non battere i denti, dopo qualche ora all’interno del bosco il freddo diventò quasi piacevole per lei.

“Credo di stare davvero perdendo la sensibilità ai piedi e alle mani!” pensò tra sé e sé, non era sua intenzione lamentarsi come una bambina. La vecchia Kari era morta come i suoi genitori all’interno della roccaforte di Bosco Ombroso; questo senso di assenza la fece sentire una ragazza vuota.

“Chi sono io davvero? Non ho un regno, non ho più una famiglia. Non ho uno scopo. Allora che senso ha avuto la mia fuga?” pensò la ragazza mentre continuavano ad andare avanti; i suoi occhi restavano fissi sulle spalle di Aedan che continuava a farsi strada; doveva pur essere qualcuno.

Kari ebbe modo di pensare alla sua famiglia durante il viaggio nella foresta; sua madre e suo padre avevano dato la vita per proteggere i figli e per cercare di respingere l’avanzare delle truppe dei Dunnstone che alla fine avevano fatto irruzione nella sala principale uccidendo chi fosse all’interno. Gli unici ad essersi salvati erano Haydun e Brutus; in qualche modo il vecchio cavaliere avrebbe vegliato sul fratello minore.

Kari rifletté anche sul quanto detto da Myrella riguardo i suoi fratelli: da quello che aveva detto, Valdis era stato ferito gravemente e Danar, nonostante fosse un’abile spadaccina, era morta nel tentativo di fermare quell’assalto. Probabilmente Valdis era davvero morto, distante dalla propria casa e agonizzante, da solo al freddo della notte invocando gli Dei Titani per la salvezza.

Infine c’era suo fratello gemello; Synder era insieme ad Ingrid a sentire le parole della Dunnstone, a differenza di quanto prefissato, i due avevano evitato il passaggio segreto della libreria e in qualche modo erano usciti dal castello finendo sotto una pioggia di frecce che potevano averli uccisi.

Tuttavia un dubbio assillava la mente e il corpo di Kari: non aveva sentito alcun dolore, nessun segno che potesse indicare realmente la morte di Synder. Erano collegati nel corpo e nello spirito e quando uno sentiva dolore, anche l’altra lo provava. In qualche modo, Synder doveva essersi salvato. Doveva per forza essere così altrimenti…

“Devo smetterla di pensare. Devo smetterla di pensare alla mia famiglia. Adesso ho bisogno solo di sopravvivere e di assicurarmi di non morire congelata in questo posto!” pensò ancora una volta Kari quando finalmente arrivarono al perimetro della foresta; c’erano voluti due giorni di marcia e non avevano neanche percorso l’intero bosco: avevano tagliato strada.

« Forse ho un’idea ma sono sicuro che non ti piacerà. » disse Aedan quando si fermò in mezzo alla strada nascondendosi dietro un muretto di pietra, Kari aveva visto che contornava una piccola abitazione immersa nella grande valle innevata.

« Sarebbe a dire? » chiese la ragazza.

Aedan non spiegò il suo “piano” e si limitò ad agire: corse velocemente fino alla casa di pietra lasciando indietro Kari che cercava di capire quello che il cavaliere volesse fare; il ragazzo prese poi alcuni abiti che erano stesi al vento e che probabilmente erano asciutti e una grande pelliccia che era poggiata su un cumulo di pietre. Tornò dalla lady correndo e spingendola nuovamente nella foresta per distanziarsi di diversi metri.

« Hai rubato a quelle povere persone! » chiese Kari sbigottita, Aedan annuì ridacchiando solo quando si fermarono. Nonostante la bassa temperatura, la corsa li aveva aiutati nel sentire meno freddo.

« Spero che i Titani mi perdoneranno sapendo che ti ho salvato la vita dall’ipotermia. » disse il cavaliere lanciando gli abiti alla ragazza, quella li prese al volo avendo i riflessi pronti. Kari continuò a guardare il ragazzo senza credere a quello che aveva davvero fatto.

« Come posso indossarli sapendo che sono stati rubati e che appartengono a qualcuno che probabilmente morirà di freddo al posto mio!? » chiese la ragazza, non era arrabbiata, era combattuta visto che il tessuto morbido della lana le faceva già sentire calore.

« Riportali indietro se non  ti sta bene. Te l’ho già detto: la mia priorità è la tua vita. Probabilmente finirò negli Inferi per quello che ho fatto ma ne vado fiero se può proteggerti. » disse Aedan a sua discolpa, la ragazza si morse le labbra guardandosi alle spalle.

« Prima o poi pagherò il mio debito. » disse sussurrandolo, si nascose quindi dietro un albero proprio per cambiarsi d’abito gettando via la propria veste da notte e lasciandola lì dove sperava che avrebbe aiutato in altro modo.

Indossò il paio di pantaloni che le stavano larghi, la camicia e la giacca di lana che poterono finalmente riscaldarla, prese gli stivali da montagna che erano stati presi durante la razzia di Aedan e li mise ai piedi. Tirò un sospirò di sollievo quando cominciò a sentire le dita dei piedi muoversi di nuovo.

« Tutto bene? » chiese il cavaliere.

La ragazza indossò il pesante mantello sulle proprie spalle sentendo il morbido pelo accarezzarle il viso, era molto differente dalla pelliccia d’orso e la teneva più calda. « Pelle di alce? » tirò ad indovinare, Aedan le rispose affermativamente e dopo essersi cambiata d’abiti poterono tornare a muoversi.

Passarono altri due giorni che finalmente i due viaggiatori erano vicini alla strada principale costruita con le pietre, Kari si sentì diversa osservando per la prima volta una carrozza che trasportava un carico di merci, probabilmente sarebbe arrivato a Bosco Ombroso dove i Dunnstone si sarebbero goduti quello che restava della loro città e dei loro beni.

Dopo quattro giorni di viaggio e di silenziose notti passate a piangere, Kari trovò finalmente il coraggio di voltarsi per guardare l’orizzonte che stava dietro di lei: in lontananza riusciva a vedere Bosco Ombroso come un piccolo agglomerato di case grigie immerse negli alti bastioni di pietra.

« Se vuoi possiamo fermarci qualche ora. Possiamo montare un accampamento in mezzo a quelle rocce così da non farci sorprendere nel caso qualche pattuglia dei Dunnstone sia in circolazione. » disse Aedan, Kari si voltò per guardare il cavaliere, anche se non lo diceva, la sua espressione diceva molto della stanchezza che lo affliggeva.

« Da quanto non dormi, Aedan? » chiese Kari.

Il cavaliere fece spallucce. « È davvero così importante? Se sei stanca possiamo fermarci altrimenti proseguiamo. Se continuiamo potremmo arrivare all’Albero degli Impiccati prima di domani. Da lì non ci vorrà molto per raggiungere la Grande Via Imperiale. » propose il cavaliere, ma la ragazza non era stanca visto che ogni notte poteva contare su almeno tre ore di sonno.

« Da quanto non dormi, Aedan? » ripeté una seconda volta.

« Credo da quando abbiamo lasciato Bosco Ombroso. » rispose lui arrendendosi alla volontà della ragazza, non servirono altre parole del cavaliere per convincere Kari di quale fosse la cosa giusta da fare in un momento come quello.

« Stanotte ci fermeremo e sarai tu a riposarti. Io farò la veglia, questo è un ordine, intesi? » disse lei senza possibilità di controbattere in alcun modo quindi il cavaliere fu costretto ad annuire non potendo aggiungere altro.

Distanziarono la strada principale di diversi metri così da non rischiare eventuali incontri con qualcuno di spiacevole e si nascosero in un punto ben riparato dal freddo vento tra alcune formazioni naturali di rocce ed arbusti. Quella sera Aedan cucinò una lepre che aveva catturato nel pomeriggio stesso e la fece arrosto, non avendo posate o altri utensili non c’era molto da fare se non mangiarlo con le mani stesse, Kari non era abituata ma non si fece problemi a seguire quella via “selvaggia”.

Se non fosse stato per il fatto che avesse perso casa, famiglia e tutto quello che la legava al passato, si sarebbe anche divertita.

« Andare ad Altura Silente è la migliore delle opzioni: Drustan Grimalder ci aiuterà a trovare una sistemazione. Una volta che gli avrai detto cosa hanno fatto i Dunnstone sono sicuro che reagirà di conseguenza. » disse Aedan addentando l’ultimo pezzo di carne che era rimasto alla coscia della lepre.

Kari aveva già finito da molto di mangiare visto che si era facilmente riempita. Aveva poi preso l’ultima sorsata di acqua vuotando la borraccia, tuttavia non dovevano essere molto lontani da uno dei corsi d’acqua cristallina delle loro terre.

« Altura Silente è molto lontana. A piedi non ci arriviamo facilmente quindi dobbiamo fare una deviazione e questo potrebbe portarci via molto tempo. » disse Kari osservando le fiamme del fuoco crepitare. Non distolse lo sguardo lasciandosi riscaldare piacevolmente nonostante avesse il mantello di pelliccia rubato. « Caer Londir non è molto distante dalla nostra posizione. Possiamo andare dai cugini di mio padre e chiedere loro delle provviste per qualche giorno e dei cavalli per il viaggio. » disse continuando.

Aedan annuì buttando l’osso appena spolpato nelle fiamme in modo che bruciasse insieme ai legni e al resto che avevano usato per creare il falò. « Casa Londir rientra nell’esercito di Lord Caelum. Sono vassalli e questo significa che ci aiuteranno sicuramente. Fanno parte dell’esercito della tua famiglia e come hanno giurato fedeltà a tuo padre lo faranno anche con te. » disse Aedan.

Kari però non era così emozionata all’idea di un viaggio verso la capitale. Un mese intero lungo le strade principali e la muraglia che separava i regni, quante cose sarebbero cambiate nel frattempo a Bosco Ombroso? Quanto altro potere avrebbero acquisito i Dunnstone? Ora che i Caelum erano stati debellati dalle loro terre, cose impediva loro di conquistare ogni città del nord?

« Sembri preoccupata. Non credi che Altura Silente sia un buon piano? » chiese Aedan direttamente, la ragazza alzò gli occhi incrociando quelli del cavaliere e rimase seria.

« Non sento di dover lasciare le mie terre per così tanto tempo. » a quell’affermazione Aedan alzò il sopracciglio come per invitare la giovane lady a spiegarsi meglio. « Non posso fuggire così lontano. Se sono davvero l’unica Caelum ancora in vita, ad eccezione di mio fratello minore, dovrei fare qualcosa contro il nemico. »

« Che intendi dire? Vorresti iniziare una guerra contro i Dunnstone? » chiese Aedan, il suo tono di voce era piatto quindi non avrebbe criticato qualunque risposta gli fosse stata data, Kari dal canto suo però si sentì incompresa.

« Sono i Dunnstone ad aver iniziato questa guerra. Ci hanno attaccato al cuore e ci hanno sconfitto! Quello che devo fare io è riconquistare quello che ci hanno portato via; lo devo alla mia famiglia e al mio buon nome. Ma soprattutto a mio padre! » disse Kari in risposta. Il cavaliere annuì invitando la ragazza a continuare ad esporre le sue tesi al riguardo.

« Questo è vero. Ma radunare un esercito non è facile, specialmente adesso che Sten Caelum è morto e i Dunnstone proclameranno ogni membro della vostra famiglia come tale. I vassalli del vostro esercito sono sperduti e richiamati per servire un unico vero e nuovo signore: Garrel Dunnstone. »

A quelle parole Kari strinse i pugni ingoiando un boccone amaro di saliva come se fosse veleno liquido. « Proprio per questo non posso fuggire. Devo radunare i vassalli sotto la nostra bandiera. Le casate fedeli a mio padre ci daranno una mano e per iniziare abbiamo bisogno dei Londir. Non conosco la dimensione del loro esercito ma è pur sempre l’inizio di qualcosa. »

Aedan annuì alle parole della propria lady. « Sono felice che tu la pensi così. Non posso essere io a dirti cosa devi fare e credo che tu abbia intenzioni nobili: riprendere ciò che ti è stato portato via. Ma sai bene che una guerra non si vince in pochi mesi. In questo mondo si contano guerre durante per intere generazioni; potresti anche non riuscire a vedere la fine di tutto questo… » disse il cavaliere con tono altrettanto serio, erano avvertimenti di cui Kari era già al corrente, se lo studio storico gli aveva insegnato qualcosa era proprio quello: vincere una battaglia è semplice, vincere la guerra è un’impresa colossale.

« Non voglio entrare in guerra o guidare un esercito per un capriccio. Non è come negli scacchi: se perdo una partita me ne faccio una ragione; qui si tratta di riprendere ciò che mi è stato portato via è infliggere ai Dunnstone la punizione che hanno sempre meritato e che la mia famiglia non ha mai dato. » la ragazza fece una pausa prendendo una boccata d’aria. « Non mi fermerò finché l’ultimo Dunnstone non sarà morto o in una cella talmente tanto lontana dalle sue terre da non riuscire neanche a ricordare le torri di ossidiana di Artiglio del Drago! »

Senza sapere come, Kari si era alzata in piedi presa dalla foga di quel momento in cui si sentiva forte e decisa. Mai prima d’ora si era sentita tanto forte, neanche quando aveva minacciato Volmar qualche mese prima, neanche quando le parole gli avevano fatto capire con chi lui avesse davvero a che fare.

Ancora una volta il cavaliere annuì soddisfatto concedendosi uno sbadiglio per l’eccessiva stanchezza che lo assaliva. « I Londir sono i migliori alleati che abbiamo. Con loro non riusciamo comunque ad eguagliare l’esercito dei Dunnstone ora che hanno inglobato la guarnigione di Bosco Ombroso, ma la voce si spargerà presto e manderemo dei corvi per comunicare la chiamata alle armi. » disse Aedan figurandosi già quello che avrebbero dovuto fare una volta arrivati a Caer Londir, inoltre non c’era da dimenticare il fatto il cugino di Kari fosse il Re di Endymion.

“Questa guerra potrebbe finire persino prima di iniziare se Drustan ci concedesse il suo giudizio contro i Dunnstone. Potrei riavere le mie terre molto prima di quello che mi aspetto.” Pensò Kari continuando a restare in piedi. Un pensiero poi le attraversò la mente ricordandosi la missione di Valdis.

« Valdis era alla ricerca di uno degli Oggetti Divini. La Runa della Guerra potrebbe essere nuovamente perduta se lui è davvero morto. » disse Kari abbassando lo sguardo nelle fiamme, ancora una volta Aedan la fissò provando le sue stesse emozioni.

« Il Signore della Guerra era un combattente eccezionale. Potrebbe essere sopravvissuto all’assalto dei Dunnstone. Sono certo che sia un combattente migliore di Volmar, un titolo del genere non si guadagna di certo con pochi duelli vinti. »

« Voglio diventare più forte di lui! » disse Kari spostando lo sguardo sul proprio cavaliere. « Basta giochi con le spade di legno. Basta scherzare. Feriscimi, tagliami e fammi a pezzi se questo serve a rendermi forte ma voglio essere più brava di Valdis! » continuò lei parlando metaforicamente, Aedan non distolse lo sguardo dalla propria protetta, nei suoi occhi comparve una luce di ammirazione.

« Non sarà facile. Dovremo allenarci ogni giorno, più volte al giorno. Colpire un nemico è facile. Ma batterlo è un’altra storia e se inizieremo una guerra, non puoi aspettarti di certo di restare nel retroscena. Dovrai essere tu a guidare gli eserciti e per farlo, dovrai migliorare tantissimo. »

« Lo voglio! » disse Kari stringendo i pugni, voleva diventare più forte di Valdis, voleva acquistare anche lei il titolo di Signore della Guerra anche se ci sarebbe voluto molto tempo e sacrificio, era determinata a farlo. « E quando mi troverò davanti Volmar mi assicurerò che paghi per tutto quello che ha fatto: lo ucciderò con le mie stesse mani! » disse ancora.

« Domani stesso cominceremo. Mi assicurerò di insegnarti tutto quello che so sul combattimento e sull’uso della spada e al più presto possibile dovremo trovarti un’arma cosa da far pratica seriamente; come dici tu: basta armi di legno. » disse confermando Aedan, i suoi occhi si spostarono poi lateralmente e Kari sapeva già che stava per chiedere qualcosa di indiscreto. « Se posso, credi davvero che Synder e Ingrid siano morti? » disse.

Kari percepì tante emozioni nello stesso istante, una parte di lei sentiva che quella domanda le era stata posta per Synder, il fratello gemello; un’altra parte però si chiese se ci fosse qualcosa più di una semplice amicizia tra Aedan e Ingrid. Non le avevano mai dato quell’impressione ma non era da escludere che potessero vivere una relazione fuori “dagli occhi altrui”.

Tuttavia la ragazza isolò i propri pensieri concentrandosi solo sulla parte che le interessava davvero. « Credo che Synder sia ancora vivo. Quando eravamo al castello non ho sentito nulla che potesse indicarmi che fosse morto. Sono convinta che ce l’abbia fatta e probabilmente anche Ingrid è viva. » rispose lei, il cavaliere annuì silenziosamente senza dimostrare alcuna emozione in merito, Kari quasi sperava che lui aggiungesse altro, ma non era in vena di chiedere specie visto che i suoi sentimenti riguardo i fratelli perduti le stavano riaffiorando nella mente.

« Sarà meglio che faccia un salto al fiume. Abbiamo finito l’acqua e sarà una lunga notte. Tu riposati nel frattempo. » disse Kari dando le spalle al cavaliere, non ebbe il tempo di ribadire che la ragazza si era già allontanata di qualche metro incamminandosi verso il corso d’acqua nelle loro vicinanze.

I suoi pensieri tornarono ancora una volta al fratello gemello: sentiva la sua mancanza come se le era stata strappata una parte di sé ma non la sentiva persa per sempre. Quando Kari arrivò al fiume si mosse con grande difficoltà tra gli arbusti possenti che contornavano il corso d’acqua come una barriera. Si fece strada lentamente aggrappandosi al legno e sentendo l’umido muschio sotto la propria mano, la notte silenziosa appariva in totale armonia calmando i suoi sentimenti di rabbia.

Avvicinò la borraccia di Aedan riempiendola fino all’orlò dell’acqua cristallina, il fiume era talmente tanto splendente da riflettere tutto il cielo stellato sopra di lei. Kari rivolse un’occhiata in alto come mai prima d’ora sentendosi davvero parti di quel mondo. Aveva deciso cosa voleva diventare: voleva essere più forte di Valdis e riprendersi Bosco Ombroso.

Sapeva bene che ci sarebbe voluto molto tempo per farlo, ma avendo solo diciott’anni si disse che aveva tutto quello serve per cominciare una guerra: tempo e pazienza. Le mancava solo la forza armata e avrebbe avuto tutto.

“Te lo giuro, padre: mi riprenderò Bosco Ombroso, sconfiggerò coloro che hanno distrutto e separato la nostra famiglia. Mi assicurerò che ognuno di loro abbia ciò che merita. Per primo Volmar Dunnstone; poi Myrella e quel maiale del loro padre. Tutti gli altri che si metteranno sulla mia strada saranno nostri nemici.” Disse a se stessa Kari, come una sorta di preghiera, la sua era una promessa silenziosa.

Si alzò allontanandosi dal corso d’acqua camminando verso il falò dove aveva lasciato Aedan quando un dolore acuto e bruciante le avvolse il braccio. Kari fu costretta ad arrestarsi arrancando per il dolore, si scoprì la manica pensando che qualche animale del fiume l’avesse morsa ma non c’era nulla, nessuna ferita.

Ancora il bruciore tornò a farsi sentire, come se le stessero tagliando la pelle, non trovò subito una spiegazione finché il dolore non terminò quando gli aloni rossi fecero la loro comparsa lungo l’avambraccio, segni perfetti che non era stati fatti sulla sua pelle.

“Vivo” disse Kari leggendo la parola che le era comparsa, i segni erano piuttosto chiari e solo allora la ragazza capì che era stato Synder a farlo, probabilmente incidendosi sulla pelle la scritta affinché potesse comunicare alla sorella che stava bene.

La ragazza sorrise senza volerlo stringendosi l’avambraccio come se fosse la cosa più preziosa di questo mondo, sentendosi fortificata da quella certezza: Synder stava bene. « Fratello te lo giuro: ti troverò! » disse come se potesse parlare con lui, di tutta risposta la ragazza fece la stessa cosa: estrasse il pugnale che le era stato donato dal padre e incise la stessa parola sull’altro avambraccio affinché potesse comparire la risposta.

Le fece male e la vista del sangue le fece rimbalzare la lepre nello stomaco, ma si fece forte stringendo i denti e soffrendo in muto silenzio. Piccole incisioni che sarebbero comparse anche a Synder.

Piena di sicurezza e speranza, Kari tornò di corsa da Aedan volendogli comunicare la buona notizia, dopo cinque giorni che aveva lasciato Bosco Ombroso aveva finalmente la certezza di non essere la sola sopravvissuta all’assalto.

Quando tornò al falò la ragazza trovò Aedan già addormentato, era rimasto seduto con le gambe e le braccia incrociate, indossando solo le proprie vesti da cavaliere. La ragazza non se la sentì di svegliarlo e interromperlo visto che sembrava davvero sereno ora che si stava finalmente riposando. Si avvicinò con il mantello stretto nella mano, si mise a sedere al fianco del cavaliere e mise sulle sue spalle la grande pelliccia coprendo il ragazzo che neanche sussultò.

« Non sono sicura che le cose andranno bene. Ma ho dei buoni presupposti al riguardo. » sussurrò Kari appoggiandosi poi alla sua spalla con la testa e ascoltando il ronzio che emetteva Aedan.

Aveva già toccato il fondo, c’era quindi solo una direzione che poteva seguire e puntava alle stelle.

  
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