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Autore: Zappa    17/12/2017    6 recensioni
Storia partecipante al Contest Au is the only indetto da meryl watase sul forum di Efp.
Dal testo: "Pochi minuti e avrebbero finalmente mostrato il gioiello al pubblico e alle telecamere. [...] Vegeta era brillante e rassicurava i suoi investitori sulla quantità spropositata di soldi che avrebbero ricavato investendo in borsa una tale gemma. Non vedeva l'ora di vedere il blu del diamante e l'oro del suo conto in banca."
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nome Autore: Zappa/Whatzapp
Fandom: Dragon Ball
Titolo storia: Diamante Blu
AU scelta: ModernAU




Un lieve filo di fumo sbocciava dalla sigaretta abbandonata sul tavolo. Si ergeva nell'aria e andava a dormire nel posacenere. Dalle strade affollate della città, solo un'unica luce appariva dal grande edificio, la luce di una vecchia lampada rovinata dal tempo e dalla polvere.

Non che il detective Son si curasse della polvere, troppo impegnato a sfogliare fascicoli e ad accatastar carte per perder tempo a curare l'ordine di una scrivania. La fodera della pistola appoggiata penzolante alla schiena della sedia, il ticchettio insistente dell'orologio a ricordargli che l'ora della Luna era sorta da un bel pezzo. L'ispettore si perdeva tra i documenti e i verbali cercando, fino all'ultima goccia d'inchiostro, qualche refuso o errore che fosse sfuggito. La precisione era d'obbligo, soprattutto per un superiore nervoso e poco permissivo come il suo, il comandante Beerus. La pesantezza delle palpebre degli occhi gli fece finalmente intendere di dover abbandonare, per quella sera, il distintivo per congiungersi con il mondo dei sogni.

Con un ultimo sforzo sistemò decentemente, per la mattina dopo, gli ultimi appunti, prese cappotto e pistola e abbandonò il resto al buio degli uffici.

Son solcava da quasi quindici anni ogni giorno le stesse strade e gli stessi incroci per arrivare al suo ufficio. Era un uomo appassionato del suo mestiere, attento, realista e con un forte senso della giustizia: questo, in polizia, era il lavoro per cui era nato. Un'ardua preselezione alla scuola militare, un addestramento mirato, anni a fare compagnia alla notte in un'auto di pattuglia nel gelo delle strade della Città dell'Ovest, fino ad arrivare alla promozione e al poter condurre le indagini di prima persona, cercando e scovando con le proprie mani tra la fanghiglia della peggior specie, i criminali più tetri, i gangster senza scrupoli, oppure le vecchiettine più cocciute nel voler attraversare la strada quando il semaforo non era ancora scattato.

Un moto di stanchezza gli solcò pacatamente il volto mentre guardava la sua città dal finestrino e ne seguiva la skyline frastagliata. I giorni e giorni di preparativi per l'evento più grande dell'anno iniziavano a farsi sentire. Di lì a pochi giorni, infatti, al Museo Internazionale della Città dell'Ovest sarebbe giunto il diamante blu, la pietra preziosa adamantina del valore di migliaia di dollari, da 600 carati, pura quanto uno specchio d'acqua e brillante come un pezzo di luna, che avrebbe fatto girare la testa ad ogni battitore d'asta per poterlo vendere. Il diamante glauco apparteneva alla grande famiglia Prince, baciata dal profumo dei soldi come poche, un ricco cimelio di famiglia che ora offrivano alla città, nella speranza di far tacere certe malevoli voci che dipingevano i Prince come una famiglia solo dedita agli affari e non alla cultura. Non che Prince l'avesse offerto per pura e semplice magnanimità, il gioiello in borsa valeva miliardi, ma un po' di sana pubblicità non gli avrebbe fatto male.

Beerus aveva ordinato per l'evento la massima discrezione e allerta, con decine di uomini in divisa e in borghese in azione, ed era certo di poter allontanare i fantasmi dell'incertezza; nulla quella sera era concesso al caso.

Il battistrada si alternava scarminato e veloce sotto le ruote dell'auto e il detective stringeva le mani sul volante, in una smorfia di stizza. Tutto era pronto e preparato per la cerimonia, ogni possibile fallimento colmato da misure alternative d'azione e da piani di sicurezza sicuri quanto una cassaforte; questa era la nenia che si ripeteva all'infinito, per calmare i sussurri del dubbio. Purtroppo l'incognita del caso prevede sempre la considerazione di un errore e questo, l'investigatore, lo sapeva fin troppo bene.

Le grandi luci della sala nobile del Museo Internazionale non potevano rendere l'atmosfera più calorosa e brillante; la presenza del sindaco della città, del capo della polizia e dell'esponente della ricca e filantropa famiglia Prince, rendevano la kermesse, che si sarebbe aperta di lì a poco presso il Museo, un'occasione ghiotta per qualsiasi giornalista a caccia di uno scoop.

Particolarmente benvoluto, infatti, era lo scapolo della famiglia di miliardari: fasciato in un abito grigio dalla cravatta blu notte, Vegeta Junior Prince, sorrideva malizioso alle numerose fotocamere, in compagnia di una giovane donna voluttuosa, l'ennesima fiamma del piccolo ereditiere. Un sorriso da copertina e una bella presenza che, come la maggior parte dei cultori di gossip si aspettava, sarebbe svanita di lì a breve come il fumo di un fiammifero.

<< Questa presentazione alla comunità civile rappresenta per me il mio sogno più bello - attirava tutte le telecamere il giovane rampollo - questo diamante è un simbolo e un amore per l'arte che condivido col mondo; voglio che tutti possano ammirare il blu dell'oceano che racchiude. >>

I numerosi flash non potevano che non far piacere a Mister Satan, il nuovo e trionfante sindaco della città che, come ogni politico conosciuto, faceva il ballerino davanti alla telecamera, dipingendo questa gentile concessione al Museo da parte della famiglia Prince come un'occasione di ricchezza culturale per la società civile, quando l'unica ricchezza che avrebbe davvero apprezzato sarebbe stata quella finita di lì a breve nelle sue tasche.

Un leggero senso di nausea iniziò a impossessarsi del detective di fronte alla grandezza della cerimonia e alla massiccia presenza di pubblico e giornalisti; una sensazione di inquietudine che lo spinse a stringersi nel suo cappotto e a ricontrollare che tutti gli uomini fossero in posizione. Una confusione di gente aveva già affollato la sala principale e sotto la luce dei lampadari si gustava nel chiacchiericcio generale qualche goccio di champagne, in attesa che si aprisse la finestra che dava sulla stanza blindata in cui era stato incastonato il gioiello.

Il diamante blu, lontano dalla luce del sole e racchiuso in una custodia di vetro antiproiettile, era posto al centro di una sala ad alta sicurezza, così che neanche un angolo sfuggisse all'occhio vigile dei poliziotti migliori della città. Le luci dei fari non potevano far altro se non illuminare come limpido giorno il gioiello azzurro: il cielo di primavera nascondeva un valore che ricopriva a malapena la ricchezza dei due mondi e questo scatenava in tutti, come nella giovane cameriera dagli stessi occhi blu che serviva gli ospiti, una curiosità pungente.

Pensando al valore effettivo della gemma, però, la giovane cameriera andò a sbattere inavvertitamente proprio contro il giovane proprietario del cimelio blu e un moto di riservato e costernato imbarazzo la fece retrocedere di fronte alla severità dello sguardo che Prince le rifilò. Qualche istante e avrebbe fatto scivolare a terra pure lo champagne che con cura aveva offerto fino a quel momento.

<< Mi perdoni >> balbettò, costernata, e si ritirò dalla noncuranza dell'erede, il quale tornò presto a dedicarsi agli affari con importanti diplomatici, presenti volentieri all'esibizione del diamante e confidenti nella ragionevolezza di Prince ad accettare i loro affari.

La cameriera riparò indietro, tra la folla, per riempire nuovamente i bicchieri e servire ancora, ma avendo la divisa bagnata dal frizzantino che aveva lasciato ribaltare, si rinchiuse nello stanzino del personale per aggiustarsi.

Son, nel frattanto, continuava a vagare da un lato all'altro del salone, squadrando e fissando nella mente ogni volto che incrociava, per individuare quante persone si muovevano da una stanza all'altra e chi tra queste poteva minacciare la sicurezza del caveau e inquinare il suo piano laborioso. Il caso, però, non giocò a suo favore e gli sfuggì così un viso.

La sala controllo puntava ininterrottamente gli schermi illuminati sul centro della sala blindata, quando una giovane cameriera dai modi gentili interruppe il lavoro delle guardie in divisa per offrire loro un veloce refrigerio, facendo tralasciare loro la serietà del lavoro per un solo istante. Un sorso di vino, un sorriso ammiccante e una risata contagiosa riuscirono finalmente a rilassare i poliziotti, dopo giorni e giorni di lavoro interminabile. Gli uomini del detective Son si lasciarono così cullare dall'alcool e da una dose nascosta di sonnifero e caddero pesanti al suolo, in un colpo solo. La cameriera dagli occhi cerulei spense, così, ogni sistema di allarme e tutte le telecamere che davano sulla camera protetta, facendo calare lo stanzino in un buio inquieto.

Sbirciò l'orologio: aveva circa otto minuti prima che il detective facesse la sua ricognizione e richiamasse all'ordine le guardie che prestavano sorveglianza e circa sei prima che si attivasse in automatico il sistema forzato d'emergenza. Non poteva aspettare oltre: si affrettò ad uscire dallo stanzino, chiudendosi dietro la porta a chiave.

Aveva notato un improvviso trambusto accanto al posto in cui sostava Prince: una ragazza che serviva gli ospiti aveva sbattuto contro di lui e si stava scusando in fretta per poi scappare dalla curiosità dei commensali; si accigliò, attento. Decise di raggiungerlo pochi istanti più tardi per assicurarsi che fosse stato solo un incidente. L'erede lo accolse con la sua solita disinvoltura.

<< Detective Son, quale piacere. State facendo un ottimo lavoro con i vostri uomini, siamo davvero dentro una botte di ferro... >> disse, facendo scatenare l'ilarità dei tre uomini d'affari.

<< La ringrazio, signore >> fece uno sforzo a rispondere il giovane Son, non smettendo mai di guardarsi intorno e questo particolare non sfuggì agli occhi vigili del ricco scapolo.

Quest'ultimo ridacchiò e gli porse un calice di spumante che l'altro rifiutò puntualmente.

<< Andiamo, ispettore, si rilassi un secondo. Ha lavorato a lungo per questa esposizione, giorni e giorni in cui non ricevevo altro che rassicurazioni dal suo superiore. Ha schierato talmente tanti uomini che non potrebbe sfuggire neanche una mosca. Si distenda un attimo, per carità! >>

Il poliziotto lo fissò, incerto, e afferrò malvolentieri il bicchiere. Brindarono assieme al buon esito della serata e Son sperò davvero che un buon calice di champagne potesse realizzare i desideri. Si rilassò con sollievo dall'arsura che gli aveva raschiato la gola fino a quel momento, ma non sentì il flebile allarme lanciato dai suoi uomini dalla radiolina, perché nascosto dal profumo frizzante del bicchiere.

Aveva fatto ginnastica artistica da piccola e i suoi movimenti armoniosi l'avevano abituata a piegarsi come un gatto e a saltare come un scimmia per raggiungere ogni altezza. Si infilò, perciò, tra le sbarre senza che queste le fossero d'impiccio. Iniziò a camminare contando i passi nel silenzio pacato della luce del diamante. Ogni passo corrispondeva ad una miriade di muscoli e questi, armonizzati come un quartetto d'archi, suonavano la stessa sinfonia. Un moto, due passi, il riflesso delle scarpe a contatto con gli specchi e le pareva di ballare sulle piastrelle.

Le calpestava calma come un puma, attenta a non sfiorare le fughe tra un pannello e l'altro. Si fermò alla terza mattonella ripetendo lo schema di sicurezza; ancora due passi avanti, uno a destra e poi sempre dritta per andare davanti al diamante. In meno di due minuti avrebbe estratto il gioiello e si sarebbe arrampicata nei condotti per la ventilazione, dalla bocchetta sul lato destro del soffitto della stanza. Una volta scattato l'allarme, le uscite si sarebbero sigillate in automatico, e questo le avrebbe dato il tempo di sgattaiolare in tutta calma fino al tetto, mentre la polizia sarebbe rimasta chiusa fuori dal caveau.

Le sembrò di danzare nuovamente un valzer fino a quando il blu profondo non le riempì gli occhi. Estrasse la chiave e la inserì nella toppa metallizzata. Sotto i suoi occhi, la scatola di vetro si aprì meccanicamente in numerosi pezzi che s'incastrarono tra loro e si scomposero, mostrando alla luce il gioiello. La scomposizione attivata dalla chiave, che aveva sottratto velocemente dalla tasca di Prince, le lasciò via libera al diamante.

Lo afferrò con due mani, gustando la lucentezza delle sue facce, e lo ripose nella custodia, sotto la cintura. Aveva due minuti per scappare.

Pochi minuti e avrebbero finalmente mostrato il gioiello al pubblico e alle telecamere. Il sindaco Satan non stava più nella pelle e continuava a ricoprire il giovane Vegeta di benedizioni e auguri per l'immensa e inattesa sorpresa che finalmente la città avrebbe potuto ammirare. Vegeta era brillante e rassicurava i suoi investitori sulla quantità spropositata di soldi che avrebbero ricavato investendo in borsa una tale gemma. Non vedeva l'ora di vedere il blu del diamante e l'oro del suo conto in banca.

Le piastrelle non vennero nuovamente toccate da passi astrusi quando la ladra si catapultò verso la bocca dell'areazione: due capriole agili l'avevano accompagnata al lato della stanza. Aprì in un salto il bocchettone, si infilò svelta nel sotto-soffitto e sgattaiolò via, più veloce di quanto era entrata. Suonò, infine, l'allarme automatico.

L'ispettore appena udì l'allarme si precipitò in preda all'orrore verso la vetrata che dava sulla stanza e, suo malgrado, appena scostò il tendone che celava l'ingresso, notò che il diamante era scomparso. Il pubblico gridò sconcertato e Vegeta sbiancò dallo sgomento: << Come è possibile? >>

Il comandante Beerus diede subito ordine a tutti gli uomini di presidiare la zona, bloccando tutte le uscite e controllando ogni persona, che, per forza maggiore, doveva essere ispezionata. Con alcuni uomini e pistola alla mano, Son raggiunse presto la sala controlli e vide con sgomento le guardie drogate a terra e tutti i controlli di sicurezza staccati, allarmi compresi. Sfondò irruente l'uscita secondaria e percorse il lungo corrimano fino ad arrivare davanti la stanza blindata. I vetri antiproiettile erano nuovamente calati sulle sbarre in acciaio e tutti i sistemi di controllo erano entrati nuovamente in funzione, sebbene la reliquia da custodire se la fossero fatta sfuggire da sotto il naso. Digrignò i denti, sputando frustrato: << Chiamate il direttore, dobbiamo disinstallare gli allarmi! >>

Venne raggiunto presto dal direttore del Museo che digitò il codice di sicurezza e che fece scattare tutti i sistemi di controllo, entrò nel caveau e fu avvicinato presto da Vegeta.

<< Come è stato possibile che qualcuno entrasse qui dentro e rubasse il mio tesoro? >> ululò, l'erede, accanto ad un più che costernato direttore. Son lo ignorò, concentrandosi solo sul piedistallo vuoto. Eppure era sicuro che il diamante fosse chiuso in una capsula di vetro...

<< Come si apre la capsula? >> si rivolse spiccio a Prince, che non la smetteva di calpestare con furia il pavimento. L'altro lo fissò sbieco.

<< Con la mia... - spalancò gli occhi quando trovò la tasca del tailleur vuota - chiave! Non c'è, qualcuno deve avermela sottratta! >>

<< E so anche da che parte è scappato... >>

Concluse per lui il poliziotto, fissando la bocca dell'aria. << Dove conducono questi condotti d'areazione? >>

<< Arrivano fino al tetto, dove c'è il sistema di dispersione dell'aria >> bofonchiò il rettore del Museo.

Son sapeva che fare: << Quattro uomini con me! >> e corse fuori dal caveau. Non avrebbe fatto un'altra figuraccia, non stavolta.

Le condutture di areazione terminavano in una pesante grata che riuscì ad aprire con un sistema di piccoli esplosivi, facendo saltare velocemente i cardini. Quando era sul lavoro non si faceva mai trovare impreparata e questa era una qualità immancabile in una ladra di professione. Uscì ma non si trovò sola.

Faceva gli scalini quattro a quattro, tentando di ricacciare il cuore nel petto, mentre si avvicinava sempre più all'uscita. Aprì con una spallata la porta che si schiuse in un rumore sinistro e fece strada ai suoi uomini; si appostarono dietro il muretto dell'impianto di riscaldamento, fronteggiando il tubo dell'aria.

Strisciò silenzioso appiccicandosi al muro e controllò i proiettili nel tamburo della pistola. Il cigolio del tamburo risuonò scomodo nel teso silenzio di attesa, quando, inaspettatamente, venne affiancato da chi, lì, non ci sarebbe dovuto essere per nessun motivo al mondo.

Son sbarrò gli occhi: << Signor Prince! Che diamine ci fa qui? >>

Prince sgusciò nella sua direzione e si nascose dietro al muro come lui. << Stia zitto, Son! Non è manco capace di fare il suo lavoro! Sono qui per riprendermi ciò che è mio! >>

Prese dalla giacca una pistola e la caricò.

<< Se ne vada, è pericoloso stare qui! >> << Siete un branco d'incompetenti! Perché diamine un imbecille come lei sia ispettore ancora mi sfugge! >> strillò Prince, piccato per l'imbarazzante situazione in cui erano finiti. Il detective fece per rispondere, quando un'esplosione li fece voltare entrambi.

Una coltre di fumo bloccò loro la visuale prima che si rendessero conto della inaspettata velocità che travolse la squadra sul tetto. Fu come un lampo: le guardie che li scortavano si accasciarono al suolo in un fievole lamento e furono soli a fronteggiare il buio.

Si strinsero spalla contro spalla, impugnando le armi, pronti a fronteggiare il peggio, quando una luce blu illuminò l'oscurità dei loro dubbi e una figura slanciata, graziosa, con due brillanti al posto degli occhi, raccolti da una maschera nera e completamente avvolta da un manto di oscurità, si presentò come il ladro che stavano aspettando.

Vegeta la riconobbe subito come la maldestra cameriera che lo aveva spintonato nella calca della cerimonia, sebbene al momento fosse avvolta da un mantello di stelle. << Tu! Piccola impertinente! >>

Un calcio nello stomaco fu un invito sufficiente per farlo tacere e cadere agonizzante a terra, mentre il poliziotto sparò, senza esitazione, dei colpi di pistola che perforarono il muro dell'edificio di fronte.

Prince non si fece cogliere un'altra volta impreparato e, afferrata di fretta la pistola dalla cintura, svuotò, anche lui, i colpi della rivoltella contro la donna. La piccola gatta ladra, però, si mosse sinuosa per evitare i proiettili e si precipitò verso l'edificio adiacente, per sfuggire dai tetti. Son fu lesto ad afferrarla per una caviglia e a sbatterla malamente a terra, pronto ad ammanettarla, quando un sentito pugno in bocca gli fece vedere le stelle nonostante il nero della notte, e dovette lasciare il passo a Vegeta che non esitò ad attaccarla, armato della sua conoscenza delle arti giapponesi della guerra. Spingeva i calci con furore, come a voler cancellare il ghigno sprezzante dalla faccia della ragazza, come a voler ricacciarle in gola tutta la sua boria e il suo disprezzo per la persona che lui raffigurava.

La ladra, però, pareva danzare al tamburo frenetico dei colpi che l'uomo le versava addosso.

Il giovane Prince strinse i denti, imprecando: con la sua arte di guerra, giocava il tutto per tutto per poter riottenere la sua pietra più preziosa e sapeva che una baldanzosa ragazzina non avrebbe potuto portargli via ciò che aveva di più caro.

La ladruncola si accorse della rabbia dell'ereditiero e stuzzicò il suo orgoglio, sfilandogli prima che potesse fermarla portafogli e orologio dal polso: << Sono vostri, questi? >>

Rise di gusto la ladra dagli occhi blu, mentre riconsegnò al proprietario il borsellino vuoto e giocchicchiò con l'orologio tra le lunghe dita di seta. Si spostò giusto in tempo per permettere al giovane Prince di scivolare tra le braccia di Son che, colto alla sprovvista, le si era avvicinato alle spalle, per sorprenderla silenzioso ma non si era aspettato di fronteggiare un Prince imbufalito.

I due inciamparono al suolo, sotto le risate tintinnanti della donna, ma tornarono lesti sui loro piedi e in coppia cercarono di colpirla e di afferrare il diamante.

Il turbinio di affondi però pareva non sfiorare mai il corpo della ladra, tanto che questa si sfilava da ogni blocco e impiccio con facilità.

La Luna, ormai, iniziava a farsi un po' troppo alta nel cielo e le stelle avevano già iniziato a sussurrare la nenia della notte. La ladra si ravvide di scappare in fretta, prima che la serata andasse troppo per le lunghe.

Rivoltò presto i due uomini come calzini: un colpo da destra e un colpo da sinistra, la donna azzurra parò entrambi i fendenti e con un dolce volteggio si alzò sopra il muretto. Non furono altrettanto fortunati i due uomini, che assaggiarono il pugno destro e il tacco sinistro dello stivale della ragazza, dritti tra le arcate dei denti.

<< Scusate signori, >> sospirò la donna dall'alto della balaustra appena i due si ripresero << il tempo stringe e voi avete degli ospiti che vi aspettano! >>

Sorrise, serafica, prima di lanciarsi all'indietro. Non passarono che due secondi, i secondi più lunghi di sempre per il detective Son, che sentiva sfuggirgli dalle mani il futuro della sua carriera, e per il magnate Prince, che aveva sperato e scommesso sul quel diamante tutta la sua ricchezza. La ragazza volò addietro, come una farfalla dalle ali nere, come un angelo della morte, fluttuò fino a terra e corse via da una stradicciola laterale, lontana dagli occhi delle volanti della polizia a sirene e lampeggianti spiegati.

Il poliziotto corse a vedere dove fosse sfuggita la donna, gracchiando alla radio direzioni e indicazioni di prudenza ai suoi uomini, perché si muovessero a rincorrerla, prima che svanisse nel buio.

La partita, però, era finita, il diamante blu era scomparso.

Le ricerche durarono fino all'alba: i poliziotti, accompagnati dalla curiosità delle stelle, setacciarono la città, non tralasciando nessun angolo o cunicolo, ma la ladra era come fosse evaporata. I giornali gridarono allo scandalo e i flash dei fotografi puntarono tutto il tempo addosso ai volti tumefatti del povero ispettore e del ricco magnate che furono di poche parole davanti alle telecamere. Il primo conservò l'aplomb del mestiere, non facendo trapelare ciò che era segreto d'ufficio, l'altro ringhiò di sentito disappunto ogni volta che un giornalista osò rivolgergli la parola. Il sindaco Satan tenne un discorso che parve quasi un sermone religioso davanti la telecamera, parlando con il cuore in mano di questa terribile tragedia: una legge apposita avrebbe dato più sicurezza ai musei della città e le forze dell'ordine avrebbero presto avuto più controllo sui malviventi che assalivano la città; avrebbe parlato lui stesso con il Governatore per remunerare la polizia della Città dell'Ovest di poteri straordinari d'azione. Tutto per portare giustizia all'onorevole famiglia Prince.

Alla fine della notte, quando le ricerche avevano iniziato ad espandersi a macchia d'olio ma tutto si perdeva nel nulla, l'ispettore Son raggiunse gli uffici Prince, per comunicare al miliardario ciò che sapeva già: le indagini finora erano state un buco nell'acqua ma presto anche la polizia di Satan City e della Città dell'Est avrebbero dato manforte ai suoi uomini.

La faccia del comandante Beerus non gli ispirò nulla di buono mentre varcava la soglia dell'ufficio e vedeva Prince seduto alla sua scrivania sbraitare al telefono contro uno dei suoi tanti avvocati. Salutò con un cenno del capo il suo superiore che lo fissò per qualche istante, con uno sguardo che aveva visto giorni migliori, viste le pesanti occhiaie che condividevano.

Vegeta sbatté il telefono sul tavolo e si passò una mano tra i capelli e sul volto dove adesso una fasciatura copriva e calmava un'escoriazione presa durante la lotta con la ladra.

Appena vide il detective accomodato su una delle poltrone, non poté più trattenersi.

<< Signor Prince - >> iniziò Son, ma venne interrotto subito.

<< So benissimo che cosa mi deve dire, Son. Quella ladruncola della malora è scomparsa con il mio diamante! >> strizzò gli occhi dal dolore alla tempia, per lo sforzo di urlare, ma non riuscì a calmarsi.

<< Con tutta la carica di uomini che avete presentato, come aveteva fatto a farvela scappare? Una donna contro cinquanta uomini armati e lei è introvabile? >>

La conversazione prese subito toni piuttosto alti, ma il poliziotto non osava scostare gli occhi dal volto furente di Prince ne tanto meno interromperlo.

<< Come diamine ha fatto ad entrare? Voi mi avevate assicurato di avere controllato ogni angolo di quel dannato Museo! Mi avevate mostrato ogni minimo dettaglio, anche dell'impianto di aerazione, parlandomi della sicurezza di una cassaforte, ma così non è stato! >>

<< Signor Prince, lei deve capire che un errore umano è sempre da tenere in conto e le ricerche sono tuttora in corso - >> lo interruppe il comandante Beerus, ma il miliardario non lo lasciò parlare.

<< Non mi interessano le vostre scuse, Beerus! Io ho perso il mio diamante, >> batté il pugno sul tavolo << ho perso il mio bene più prezioso, che vale più di voi due messi assieme, più della vostra miserabile carriera! Scriverò domani al governatore e pretenderò le vostre dimissioni! >>

Si allontanò per raggiungere la finestra che copriva l'intero piano e dava una panoramica totale della Città.

Congedò in fretta gli uomini e diede loro le spalle.

Beerus fu il primo ad andarsene, Son dopo di lui. L'ultima cosa che vide, prima di abbandonare l'ufficio, fu la figura nera di Prince, appostata a guardare all'immensità della Città. Aggrottò lo sguardo: doveva sbrigarsi a tornare alla centrale per vedere a che punto erano le ricerche; non c'era tempo da perdere. Sul punto di stare per chiudere la porta, però, una scia blu improvvisa attirò la sua attenzione. Aprì di scatto la porta ma a parte Prince che si accendeva una sigaretta, non trovò nessuno nella stanza.

<< Che cosa vuole, ancora, Son? >> gli chiese Vegeta, scocciato per l'interruzione.

Bofonchiò una scusa e si congedò definitivamente. Forse stava lavorando troppo e doveva berci su un caffè. Scese le scale e abbandonò l'edificio.

Vegeta lo vide uscire dal grattacielo e salire su un taxi, diretto alla centrale.

Nel silenzio del suo ufficio rimase solo, con il fumo della sigaretta in bocca, mentre osservava le prime nuvole farsi chiare per l'arrivo del sole.

Un rumore lo raggiunse da dietro, ma non ci fu bisogno di capire chi fosse. Prese un'altra boccata di tabacco.

<< Buonasera, signor Prince... >>

Il broncio di Prince si trasformò d'improvviso in un mezzo sorriso e ammirò le fattezze della ladra dal riflesso sulla vetrata. Lo raggiunse di spalle, rubandogli in un soffio la sigaretta dalle labbra e ispirando anche lei il suo amaro profumo.

<< Dov'è? >>

La ladra sorrise, non prima di richiedere ciò che le aspettava: << Prima la ricompensa, Signor Prince >>

Vegeta andò verso la scrivania e tirò fuori da un cassetto una busta di carta e ne estrasse lentamente il contenuto, contando i dollari di ricompensa sotto gli occhi bramosi della ladra.

<< Sono stava brava? >> chiese la donna, pizzicando il tabacco dalla sigaretta per farlo scendere nel posacenere.

Prince non alzò gli occhi dai dollari, continuando la conta.

<< Direi perfetta. Quell'imbecille di Son non è stato minimamente in grado di prevedere le nostre mosse. Anche se preferirei riavere il contenuto del mio portafogli e il mio orologio >>

La donna gli porse tutto con una risata argentina e Prince si rilassò: tutto era stato perfetto.

Aveva deciso la serata inaugurale del diamante a distanza di tre mesi, affinché fosse in grado di farsi assicurare dalla polizia riguardo la sicurezza della sala blindata e la reale possibilità di ospitare o meno un diamante di tale valore nel Museo Internazionale della Città. Uscite di sicurezza, sistema di allarmi digitali, chiusura automatica e piano di costruzione della stanza, gli erano stati tutti accuratamente illustrati. Con un minimo di insistenza, era riuscito a vedere la planimetria dell'edificio, in mano alla polizia, a controllare di suo occhio il sistema di aerazione, e a conoscere il massiccio numero di uomini che sarebbero scesi in campo. Con la garanzia dei piani in mano, aveva convinto la giovane ladra a lavorare per lui e lei era riuscita ad infilarsi nel personale del Museo sotto falso nome ed era arrivata a scoprire in prima persona la struttura del Museo, come dicevano le carte di Prince.

Alla festa poi, era stato tutta una scommessa: l'improvviso piccolo incidente con Prince, il sonnifero nei bicchieri delle guardie, la chiave per aprire la cassa della pietra e la fuga nei condotti dell'aria. Tutto svolto egregiamente grazie al suo doppio gioco nel distrarre il detective dai suoi doveri di controllo, nella scena sul tetto e nel recitare la parte della vittima di furto, non facendo minimamente sospettare all'ispettore del suo gioco.

Mentre tutta la polizia brancolava nel buio, il diamante era tornato a casa.

<< Esattamente come le avevo promesso, tutto è filato secondo i piani. Mi scuso solo per le ferite che ha riportato >>

Prince sogghignò e la donna sfilò dalla tasca il gioiello; furono gli occhi di Prince, questa volta, ad illuminarsi dell'immenso blu. Ne baciò estasiato la superficie.

Con il gioiello in mano, avrebbe finalmente bruciato la concorrenza che aveva scommesso e investito sul suo gioiello, il quale, essendo ora ufficialmente evaporato dalla circolazione, avrebbe altrettanto fatto evaporare i capitali che erano stati investiti su di lui. La concorrenza si sarebbe trovata in mano un pugno di mosche, mentre lui avrebbe intascato i danni dall'assicurazione, che avrebbe speso fino all'ultimo centesimo per placare i suoi piagnistei da ricco rampollo derubato.

<< Ora può andare, signorina, non richiedo più i suoi servigi >> disse, ancora rapito dalla bellezza del suo tesoro.

La donna spense la sigaretta e prese la busta con i soldi. Vide Vegeta avvicinarsi alla cassaforte per mettere sottochiave il suo gioiello e sorrise di nascosto dagli occhi del miliardario

<< Sparisca per un po', meglio non sentir parlare di furti per un bel pezzo. I miei soldi dovrebbero coprirle del tutto i danni che potrebbe subire dalla sua pausa forzata >> continuò questo e andò finalmente ad aprire la cassaforte per chiudervi dentro il suo segreto.

Proprio quando stava per far scattare la serratura, però, le forze gli vennero improvvisamente meno e con un forte dolore alla testa, si accasciò al suolo, tramortito. L'ultima cosa che vide furono gli occhi adamantini della donna specchiarsi nella luce del suo gioiello.

<< Certo, signor Prince, non si deve preoccupare. Sparirò per un bel po'... >>

La ladra afferrò subito il diamante dalle mani del suo padrone e lo rimise nella sua custodia, al sicuro, attaccata alla cintura. Le tende della finestra si mossero lievemente al suo balzo nel vuoto e il sole sorse, infine, ad illuminare la città.





Angolo dell’autrice

Yuhuu, finalmente riesco a pubblicare anche io!

Mi fa strano essere riuscita a creare un’AU, visto che non ne ho mai scritta una, ma ringrazio la giudice meryl watase per aver indetto e per avermi fatto partecipare al contest!

Ovviamente, vorrei precisare che tutto quello che ho scritto riguardo il diamante è inventato di sana pianta: non ho la minima idea se sia possibile investire su un diamante, che è in una collezione da museo, per di più!, e se il mondo della finanza funzioni così. Per cui, mi scuso per eventuali errori ma mi sono appellata alla facoltà della letteratura di rendere tutto possibile, anche ciò che è inventato. Spero solo abbia un senso e che non faccia troppo schifo ahah

Inoltre, non esiste un diamante da 600 carati, il più grande, il Golden Jubilee ha circa 545 carati. Mi sono sbizzarrita in rete a cercare diamanti e gemme, giusto per sognare un po’ e sentirmi una poverella!

Ringrazio Nuvolenere_dna, per il supporto e perché si ricorda le cose al posto mio! Grazie, cicia.

Un ringraziamento a Felinala, MyManga e Longriffiths che hanno capito che sono un caso disperato ma che mi vogliono bene :)

Infine, grazie ai lettori e un in bocca al lupo a tutti i partecipanti al contest!



Zappa

   
 
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