Film > Sky High
Segui la storia  |       
Autore: IntoxicaVampire    17/12/2017    0 recensioni
«Ma... come fai?» gli chiesi, annebbiata da quel tepore. «Non fa male». Fissai il fuoco, che era basso e di un colore rosso intenso.
«Non ti farei mai del male, Rosalie».
• • • • • • •
Alla Sky High, scuola per giovani aspiranti supereroi, Rosalie Frozehart, "Freeze Girl" con il potere del ghiaccio, è da sempre innamorata di Warren Peace, il ragazzo con il potere del fuoco. Ma Ghiaccio e Fuoco sono due Elementi opposti per natura, possono essi convivere senza distruggersi l'un l'altro? Il loro amore così contrastato potrà realizzarsi? Entrambi soffrono eppure è così difficile resistere a un amore reciproco così intenso...
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Warren Peace
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

31. Sorprese decisamente inaspettate

Quel venerdì, il giorno dopo del Ringraziamento, non c'era scuola. E domani ci sarebbe stato il ballo. E io ancora non avevo il vestito.

«Come ho fatto a non pensarci prima?!» urlai disperata, mettendomi le mani nei capelli. Avevo telefonato a Scarlett impanicata, in vivavoce, mentre giravo per la mia camera sudando freddo e non riuscendo a pensare lucidamente.

«Ehi, ehi, Rosalie. Calmati. Ascoltami» disse, con tono serio.

«Ti ascolto.»

«Andiamo a fare shopping.»

Mi illuminai. «Davvero mi accompagneresti?!»

«Sì. Aspettami lì che arrivo.»

Arrivò dopo una decina di minuti, in macchina con Joe. «Ha detto che anche lui ha bisogno del vestito» mi spiegò Scarlett. «Anch'io devo ancora comprarlo. E sai perché? Perché avevo calcolato che oggi avremmo avuto il giorno libero per andare a sceglierlo! Tu come facevi a non ricordartelo?»

Arrossii. «Ehm, ho avuto altri pensieri ultimamente... Ma non importa!» tagliai corto. «Meno male che ci sei tu che mi riporti alla realtà! Andiamo!». E partimmo per il nostro centro commerciale di fiducia.

Joe e Scarlett furono un prezioso aiuto per la scelta dell'abito: fosse stato per me, sarei potuta rimanere lì per ore senza riuscire a decidermi. Dopo aver setacciato tutti i negozi del centro commerciale, ne riuscimmo a trovare uno dove scovai uno stupendo prom dress bianco senza maniche, con la gonna in tulle corta davanti che si allungava dietro. Il corpetto era tutto cosparso di brillantini che gli donavano un effetto scintillante quasi magico. A casa avevo già un paio di scarpe argentate col tacco alto che si abbinavano alla perfezione; come ultimo dettaglio comprai una collana con un pendente a forma di fiocco di neve cosparso di glitter azzurri e argento. Era a dir poco perfetto. E il mio outift era completo. Mi sarei lasciata i capelli mossi e raccolti dietro, e li avrei cosparsi di fiocchi di neve creati da me. Non mi sarei sorpresa se gli altri mi avrebbero chiamata "Elsa", la Regina di Ghiaccio di Frozen: d'altro canto, non erano rare le volte in cui lo facevano, e a me non dispiaceva affatto. D'altronde Elsa era una gran figa, ero fiera di assomigliarle.

Scarlett si trovò un vestito stupendo dorato, lo stesso colore dei suoi occhi, tutto scintillante, con la gonna lunga che le nascondeva i piedi e la faceva assomigliare ad una sirena. Sulla schiena aveva la stoffa trasparente con degli intrecci d'oro stile rococò.

«Ska, non sembri nemmeno tu, sei una visione divina!» le dissi ammirandola. «Sei una dea.»

Lei arrossì. «Grazie amica! Meno male, adoro questo vestito! Non ho voglia di doverne cercare altri».

Joe non riusciva a proferire parola, era incantato a vedere la sua ragazza così splendida ed era andato in tilt. Riuscì a riscuotersi quando ci cambiammo e andammo a pagare per uscire dal negozio, per poi andare a cercare il completo per Joe.

Fatti tutti gli acquisti necessari, soddisfatti di ciò che avevamo trovato, ci concedemmo una tappa da Starbucks. Ci andavamo spesso gli anni scorsi: quando avevamo occasione di farci un giro assieme in relax, era una tappa obbligatoria. Ci divertivamo a dire ai baristi di scrivere nei nostri bicchieri i nomi più assurdi, tipo "Contessa Edwina Worthington dal Middleshire", o ad ordinare le combinazioni di bevande più improbabili, facendo smadonnare quei poveri baristi. Il genio delle combo era Joe, secondo me se le studiava prima. Infatti adesso come entrammo lui stava già ridendo. Neanche a dirlo, ordinò un "Triplo Frappuccino al cioccolato bianco, aromatizzato alla cannella con gocce di cioccolato e panna montata alla vaniglia".

Il barista lo guardò sgranando gli occhi. Poi si girò e iniziò a prepararlo.

«Ma come te le inventi, si può sapere?» chiesi a Joe divertita e ammirata dalla sua fantasia.

«Mah, guardo il menù e faccio un mix di tutti gli elementi che mi ispirano».

«Sei un genio» scossi la testa, ridendo.

Io ordinai un mocaccino con panna e scaglie di cioccolato, e Scarlett un caffè freddo con menta, tipo After Eight. Ce li scambiavamo sempre per assaggiarli, infatti ogni volta prendevamo qualcosa di diverso. Ah, sui nostri bicchieri avevano scritto Jone, Sharlet, Rocsi. Ottimo, sarebbero diventati i nostri soprannomi ufficiali da quel momento in poi.

Uscimmo con le nostre bevande e borse degli acquisti fra le risate e le prese in giro per i nomi stupidi che ci avevano affibbiato, quando proprio di fronte e me fra un negozio e l'altro vidi un'enorme parete a specchio. Era un gioco che io e Joe facevamo sempre, specchiarci con fare vanitoso appena ne vedevamo uno, tipo egocentrismo puro.

«Uno specchio!» gridai, indicando il fondo del corridoio dove questo si trovava.

«O mio dio uno specchio!!!» rispose Joe, notandolo. Corremmo alla velocità della luce in quella direzione, ci fermammo proprio di fronte alla parete, appoggiamo le borse a terra e ci mettemmo a sistemarci e a fare pose assurde, ammirando il nostro riflesso, come se fossimo dei top model famosi. Ci stavamo divertendo come scemi.

Scarlett ci raggiunse correndo appena si accorse che eravamo scappati. «Non dovete scappare via così! Oh santo cielo!» esclamò quando capì il perché della nostra fuga. «Io devo tenervi lontani dagli specchi!». Ci afferrò per la maglia e cercò di tirarci via con la forza, ottenendo solo pose ancora più assurde da parte nostra, mentre ci passavamo le mani nei capelli e lanciavamo baci al nostro riflesso. Alla fine scoppiammo a ridere tutti e tre, finimmo il nostro giro di shopping mentre ci gustavamo le bevande e poi tornammo a casa. Mi erano mancati i pomeriggi così con loro, passati al centro commerciale a non fare niente di importante ma solo a girare per i negozi, anche senza necessariamente acquistare qualcosa. Era uno dei miei passatempi preferiti. Mi appuntai che una volta avrei dovuto andarci con Warren. Quella sera lui lavorava al ristorante giapponese quindi non potevamo vederci, ma meglio così, ero ancora imbarazzata per la cosa successa ieri da Joe. Ci saremmo visti domani, avevo tempo per riuscire a non pensarci più così intensamente. Non sapevo se lui ci stava ancora pensando però, e non posso negare che avrei tanto voluto scoprirlo. E il ballo era l'occasione giusta per farlo.

 

Il giorno dopo, sabato, non c'era scuola. Io e il mio gruppo facevamo parte del comitato per il ballo, che si sarebbe svolto quella sera stessa: eravamo stati costretti a partecipare da Gwen, l'organizzatrice. Non potevo neanche dire che mi dispiacesse: avrei colorato cartelloni e appeso addobbi. Risultato di tutto: saremmo dovuti andare a scuola lo stesso. Gwen si era organizzata con Ron l'autista per farci portare tutti lì la mattina per sistemare la palestra per la sera. Il gruppo era composto da: io, Scarlett, Ashley, Warren, Joe, Chris, Gwen, Lash, Penny e Speed. I soliti dell'Ave Maria insomma. Il materiale l'avevano già comprato: io bastava che portassi il mio culo lì e lasciato la mia voglia di dormire a casa, ed eravamo a posto.

Il sonno costante che mi accompagnava per tutta la mia vita (forse avevo bisogno di qualche integratore) stranamente non era un problema quel giorno: ero tutta euforica a causa di un motivo piuttosto insolito per una persona normale ma non per me.

«RAGAZZI! CE L'HO!» gridai, piombando in palestra tenendo il pugno in aria. Tutti sollevarono lo sguardo dagli allestimenti che stavano preparando.

«Hai cosa?» chiese Joe.

«Il nome per la band! Ce l'ho! Me lo sono sognato stanotte!»

Ashley fece una smorfia sarcastica. «Ah beh, in questo caso...»

Era da un paio di settimane che cercavamo un nome adatto al nostro gruppo, senza riuscire a trovarne uno che mettesse tutti d'accordo.

Mi guardarono curiosi e quindi io, soddisfatta di me stessa, annunciai: «Take Berries To Die!». Feci una pausa d'effetto per far sì che tutti registrassero l'informazione. «Non è fighissimo?!».

Scarlett stava ridendo, Warren era rimasto senza parole per le assurdità che riuscivo a concepire e gli altri erano più che altro confusi.

Commentai: «Sì, non ha molto senso ma suona bene, no?»

Ashley, dato che era lei "il capo" e quindi le spettava decidere, cercò dei segni di approvazione: chi annuì, chi alzò le spalle e chi stava ancora cercando di trovare un senso in tutto ciò. Alla fine si arrese. «Va bene dai... un nome dobbiamo per forza averlo per il ballo, e mi sembra che altre idee non ne abbiamo avute, quindi vada per questo. E poi se diciamo che l'hai inventato tu, nessuno avrà da ridire, dato che tutti sono a conoscenza dei tuoi problemi mentali».

«Va' sta stronza!» le dissi sconvolta, ridendo. «Ehi, il nome non sarà strafigo come quello degli Underlegs Tea Party degli anni scorsi ma non mi sembra proprio male, no?»

«Rosalie vieni ad aiutarmi a colorare!» mi chiamò Joe, seduto per terra poco più in là. Stava disegnando su dei fogli bianchi.

Presi dei pennarelli dal tavolo ed andai da lui. «Cosa scrivi?»

«Beh, il nome della band che ti sei inventata. Ti piace così?» Mi mostrò lo schizzo che aveva fatto in piccolo su un foglio A4, scritto in stile graffiti come solo lui sapeva fare.

«È stupendo così! Viene stra d'effetto! Figata. Vado a prendere dei cartelloni e lo facciamo in grande da appendere sotto il palco».

Mi alzai dal pavimento e andai al tavolo dove c'era tutto il materiale che potevamo usare. Portai tre cartelloni a Joe e mentre lui scriveva osservai cosa stavano facendo gli altri. Era stata un'impresa titanica decidere chi faceva cosa: durante la settimana Gwen aveva compilato una tabella con i rispettivi ruoli richiesti e noi dovevamo inserire il nostro nome in base a ciò che volevamo fare, solo che veniva continuamente modificata e uscivano cose assurde tipo ruoli come "cubista" dove Lash aveva simpaticamente scritto il mio nome, "soldi" scritto da me e compilato col nome di Joe, "PR" dove era stato inserito il nome di Chris, ah poi il mio nome era stato cancellato dal ruolo di cubista e sostituito con quello del coach Boomer... Qualcuno aveva anche inserito il ruolo di "Martin Garrix", affidandolo ad Ashley, "Steve Jobs" a Gwen, quello di "asociale" a Warren rischiandosi una bella cottura a puntino al barbecue, e quello di "piazzaiola" a Penny dato che il suo hobby preferito era stare in centro a fare aperitivi a qualsiasi ora del giorno. Alla fine Gwen si era infuriata con noi perché lei stava cercando di fare le cose seriamente e noi invece perdevamo tempo a fare gli stupidi, e a suon di insulti e minacce era riuscita a coordinarci tutti e definire dei ruoli "seri" per ognuno di noi.

Erano tutti all'opera: Ashley era tutta intenta col sound check; Warren che si era offerto di sistemare le luci sceniche e i riflettori sul palco, operazione in cui era stato aiutato da Chris, e ora era in cima ad una scala a fissare una disco ball a luce sopra il palco. Gwen si stava occupando degli addobbi sul soffitto, facendosi aiutare da dei droni da lei stessa costruiti. Aveva appeso un sacco di festoni coi colori caratteristici della nostra scuola (arancione e azzurro), luci stroboscopiche e una palla da discoteca a specchi gigante, che avrei tanto voluto rubare per appenderla in camera mia. Penny la stava aiutando a decidere la disposizione dei vari addobbi e, assieme a tutte le sue copie, li stavano appendendo in giro. Osservando meglio lei e Gwen, erano entrambe strane: avevano lo sguardo perso nel vuoto, come se stessero agendo in automatico. In più di tre anni che le conoscevo, non le avevo mai viste così silenziose. Lash e Speed erano rimasti per tutto questo tempo appoggiati allo stipite della porta d'entrata della palestra ad osservare in silenzio i preparativi. Tutto ciò mi sembrava un po' inusuale: di solito loro erano iperattivi, non stavano mai fermi! Lanciai un'occhiata a Scarlett che mi guardò di rimando, chiedendole mentalmente se c'era qualcosa che non andava. Lei scosse la testa, segno che quei quattro non stavano pensando a nulla di particolare. Mah, forse ero io che mi immaginavo cose. Scarlett intanto stava facendo foto a tutti con la sua Reflex; ogni tanto saliva sul palco vicino ad Ashley e suonava qualcosa alle tastiere giusto per rallegrare l'atmosfera.

Tornai da Joe per vedere a che punto era. Aveva finito di scrivere sui cartelloni ed ora era tutto intento a disegnare un mega-graffito sullo sfondo del palco come d'accordo, con scritto il nome della scuola. Era da tutta la settimana che ci lavorava sopra: aveva consumato così tanti fogli con gli schizzi che mi aveva finito un block-notes. La versione finale, però, ripagava tutti gli sforzi. Joe era decisamente un writer professionista.

Salii anch'io sul palco per stare vicino agli altri, portandomi i cartelloni e i colori che dovevo usare. Mentre coloravo la scritta fatta prima da Joe, stavo canticchiando "Alejandro" di Lady Gaga. Sbirciai Joe e vidi che stava facendo del suo meglio per ignorarmi. No, era troppo concentrato, dovevo rimediare.

Siccome proprio faceva finta di niente, lo osservai per un secondo, decidendo cosa fare.

Poi mi avvicinai un po' a lui e gli urlai: «ALEJANDRO!»

Lui quasi cadde per terra. «CHECCAZZO!» strillò per lo spavento, e con risultato uno striscio di vernice spray su mezza parete.

Oddio che scena assurda! Scoppiai a ridere di gusto, tenendomi le mani sulla pancia. Avevo perfino le lacrime! Joe si alzò, guardò il muro e strillò di nuovo per l'orrore. «GUARDA COSA MI HAI FATTO FARE!»

Risi ancora di più. «Dai eri troppo finto a concentrarti! Mi facevi stra ridere ahaha!»

Mi incenerì con lo sguardo, ma sapevo che avrebbe trovato subito il modo di sistemare il danno. Poi rise anche lui con me. In fondo non era così grave, stava facendo solo la base, doveva ancora colorarlo.

«Piuttosto» cominciò Joe, accovacciato a terra, colorando la prima fascia di azzurro. «Passami il blu che fra poco mi serve».

Il mio occhio cadde sulle cinque bombolette di colore che aveva lì di fianco. «Ma...» le indicai «Solo cinque colori? Con tutti i verdoni che hai?»

Il mio migliore amico ridacchiò, cercando però di rimanere serio. «No, non è vero, io sono povero».

Risi. «Che bastardo. Vuoi un soldo, ti serve?»

Lui rise assieme a me e continuammo con il lavoro. I preparativi dovevano essere ultimati a breve e per quella sera doveva essere tutto perfetto.

 

Sentii il campanello suonare.

Eccolo, il mio accompagnatore puntualissimo come sempre.

Certo che...

Aprire la porta e trovarmi davanti Warren vestito di tutto punto con lo smoking.... mi tolse il fiato.

Era bellissimo.

Era da quando avevano organizzato il ballo che non vedevo l'ora di vedere Warren con indosso giacca e cravatta, sia che ci fossimo andati assieme oppure no, anche se non fossimo stati fidanzati.

Lui mi stava guardando estasiato, innamoratissimo. «Sei bellissima» disse sottovoce, come se vedermi l'avesse privato della parola.

«Anche tu amore mio!» risposi, e gli saltai al collo per baciarlo.

Era arrivato a casa mia verso le nove e aveva parcheggiato lì la sua Ferrari. Un po' mi dispiaceva che i miei non fossero a casa quella sera (erano in riunione d'emergenza), avrei voluto che mi vedessero con l'abito del ballo addosso e sicuramente ci avrebbero fatto tantissime foto. Ma tanto per le foto non c'era problema: Scarlett era ovviamente la fotografa ufficiale della serata, ce le avrebbe fatte lei e così anche i miei genitori avrebbero potuto vedere quanto eravamo belli.

Ero già pronta, mi mancavano solo la borsetta e il coprispalle che presi dalla poltrona su cui li avevo appoggiati mentre aspettavo Warren. Chiusi a chiave la porta d'ingresso e ci incamminammo assieme a braccetto fino alla fermata dell'autobus a pochi passi da casa mia, dove incontrammo alcuni dei nostri compagni di scuola che abitavano nel quartiere. Scarlett era andata lì in anticipo per sistemare il set fotografico. La corriera partì poco dopo diretta alla Sky High.

La palestra era già piena. Gwen, Penny, Lash e Speed avevano fatto un ottimo lavoro nell'allestire le tavolate con il buffet gentilmente offerto dalla ditta dei genitori di Joe, che sponsorizzavano la scuola). Non riuscivo a contare i vassoi col cibo da quanti erano, una varietà pazzesca: tramezzini a non finire, pizzette, stuzzichini di affettati e formaggi, piramidi di mini-panini, ciotole con popcorn e patatine, salatini dovunque, muffin, torte salate e dolci, cake pops, dolcetti al cioccolato... avevo l'acquolina in bocca. Per non avventarmi sul buffet e spazzare via tutto come un uragano, distolsi lo sguardo e osservai la palestra: la gente stava passeggiando con bicchieri rossi di carta in mano, chiacchierando felice. Le luci soffuse e colorate roteavano lente, creando la classica atmosfera da ballo della scuola, prima che si aprissero le danze. Il palco era già allestito con gli strumenti per la nostra esibizione di dopo; Ashley era alla consolle e stava mixando musica da sottofondo.

Warren mi prese per mano e mi portò verso un tavolo per prendere da bere. Ci bloccammo a metà strada quando udimmo una voce che lo chiamava. Warren cercò la provenienza della voce sopra la musica e individuò Layla vicino ai tavoli più in fondo che lo stava cercando. Sospirò. «Dai, via il dente via il dolore» disse, per nulla entusiasta, quindi si diresse la lei. Mi avvicinai anch'io per vedere cosa succedeva.

C'era il professore delle Spalle, Mister Boy, dall'altra parte del tavolo che stava offrendo alla rossa un bicchiere di punch, quando Lash da distante allungò a dismisura un braccio per fare uno scherzo all'insegnate e rovesciargli addosso la bibita. Lash e Speed risero della marachella e camminarono via.

«I ragazzi della scuola sono degli immaturi!» disse Layla al professore.

Warren arrivò proprio in quel momento dietro di lei. «Grazie tante» rispose all'osservazione di Layla, sarcastico.

Lei si girò accorgendosi di lui e lo osservò. «Avevi detto che non noleggiavi lo smoking!»

Warren si avvicinò a lei per farsi sentire sopra la musica. «È di mio padre! A lui non serve molto, in isolamento».

Oh, argomento delicato. Layla capì subito, forse era un po' più intelligente di quel che credevo. Difatti, per cambiare l'oggetto della discussione, prese dal tavolo dietro di lei un cubetto di formaggio e l'offrì a Warren. «Formaggio?» gli chiese tutta contenta. Lui lo prese con un sopracciglio alzato.

Mi venne da ridere.

Layla si scusò con Warren per il disturbo, dicendogli che le dispiaceva di averlo incasinato con la sua ragazza, cioè me.

Warren le domandò dov'era Will, dato che in palestra non c'era.

«Ieri sera lui e Gwen hanno litigato» spiegò Layla «per come lei trattava noi, i suoi migliori amici. Will non voleva venire al ballo.»

Bene, meglio per me: se Will e Gwen non erano più assieme, Layla aveva più possibilità di accalappiarselo, e quindi di lasciarmi stare Warren.

Individuai Ska e i miei amici e li raggiunsi con Warren. Ci complimentammo l'un l'altro per i vestiti, eravamo tutti bellissimi, poi chiesi alla mia migliore amica: «Allora, siete andati a vedere il film ieri sera? Era bello?» Mentre addobbavamo la palestra, Joe aveva proposto a tutti noi di andare al cinema, ma avevamo tutti degli impegni, e alla fine ci erano andati solo lui e Scarlett. Non che la cosa dispiacesse a nessuno, if you know what I mean...

Ska rispose: «A dire il vero avrò visto tre fotogrammi in tutto perché, ehm... c'era Joe che mi distraeva.»

Joe si offese. «Oh, sempre colpa mia!»

Io e Ska assieme gli dicemmo: «È perché sei egocentrico!»

Joe rise. «No dai, a parte questo sono riuscito abbastanza a seguire il film ma non ci ho capito un cazzo! E non finiva più, sarà durato tre ore!»

Scarlett scoppiò a ridere. «Forse è perché a metà ti sei addormentato!» Ridemmo tutti quanti. Ska aggiunse, più dolce: «Mi è piaciuto lo stesso andare al cinema con te» e diede un bacio a Joe per rincuorarlo. Che cariniiii! Feci il cuore con le mani e loro due risero. Poi Scarlett afferrò la sua fedelissima Reflex che aveva appesa al collo e ci invitò tutti a spostarci in fondo alla palestra dove aveva allestito il set fotografico. Andai subito a prelevare Warren dalle grinfie della rossa, usando la scusa della foto, quindi tornai da Ska di corsa per farmi fotografare con il mio fidanzato con i nostri meravigliosi vestiti, prima che trucco e acconciatura si rovinassero una volta iniziato a scatenarci. Gli altri studenti si accorsero di noi e subito corsero tutti lì per farsi fare le foto, e non passò molto tempo prima che si formasse una fila. Scarlett era al settimo cielo, adorava fotografare le persone, non le sembrava vero di essere così richiesta. Aveva fatto foto a me e Warren da soli, a lei assieme a Joe, a me, lei ed Ashley (il terzetto indivisibile ♥), ad Ashley e Chris (Ash era riluttante ma Chris l'aveva costretta, felice come una pasqua), a Warren, Chris e Joe, e a tutti noi assieme, usando l'autoscatto sul cavalletto. Aveva fatto diversi scatti ogni volta, alcuni con pose "serie" ed altri con facce stupide. Mi fece ridere quando disse, guardando il display della Reflex: «Questa foto è orribile, quindi finirà su Facebook.» Ottimo, così sapevo che negli album sarebbero finite anche le foto inguardabili, anziché essere cancellate per mantenere un minimo di decoro pubblico. Mi piacque la risolutezza con cui lo disse. Grazie, Scarlett. Non osavo immaginare quali foto oscene sarebbero state scattate nel corso della serata. Anzi, non volevo proprio saperlo. Ma non importava! Il bello delle feste è anche questo, no? Riguardare le foto più orribili dopo la festa, a mente lucida, e riderci su. Ora che eravamo stati immortalati perfetti e bellissimi, potevamo andare a scatenarci! Ashley tornò sul palco e iniziò a mixare la musica vera; la gente esultò e ci riversammo tutti al centro della palestra a ballare.

Un'ora dopo la preside salì sopra il palco, interrompendo le danze, per fare un annuncio. «Un attimo di attenzione, prego! Diamo il benvenuto a Commander e Jetstream!»

Un proiettore illuminò l'entrata della palestra, dove c'erano due persone con la divisa da paladini della giustizia: erano proprio loro, i due supereroi più famosi dei nostri tempi!

«Ed ora» continuò la preside Powers «accogliamo il presidente del comitato del ballo, la ragazza che ha reso possibile tutto questo: Gwen Grayson!»

Ci fu un fragoroso applauso. Se lo meritava, Gwen era stata davvero bravissima. Era lei che si era occupata di tutta l'organizzazione, del catering, di procurarsi le luci da discoteca, dei volantini da distribuire per la scuola, di raccogliere le firme di partecipazione, e di coordinare noi per sistemare la palestra. La preside lasciò il posto a Gwen, che salì sul palco. «Grazie preside Powers» disse con un sorriso, appoggiando la statuetta-premio sul leggio. «E un ringraziamento speciale ai nostri ospiti d'onore, che vincono la prima edizione del premio "Eroi dell'Anno". Commander e Jetstream!» Altro applauso generale.

Gwen continuò. «Per celebrare l'occasione è previsto un tributo speciale al più potente super-essere che abbia mai varcato la soglia della Sky High. Io!»

Detto questo girò su se stessa, coprendosi con un mantello nero, poi se lo portò alle spalle. Era stata vestita automaticamente da un'armatura super-tecnologica: assomigliava moltissimo al costume che aveva indossato ad Halloween, solo che quello era argento e azzurro, questo invece era nero e oro.

Gwen allargò le braccia, chiamando a sé con dei raggi elettrici che le partivano dalle dita due enormi pannelli da destra e sinistra, con sopra delle lettere a neon luminose. C'era scritto "Royal Pain".

Da dietro di lei sbucò anche un omuncolo che sembrava il Goblin dell'Uomo Ragno, per vestiti e aspetto, risata da clown malvagio incorporata, che le porse un'arma, una specie di fucile spaziale.

La gente cominciava ad essere molto inquieta: Royal Pain era stato uno dei supercattivi più temuti circa vent'anni fa ed era stato sconfitto per sempre dai genitori di Will, l'avevano disintegrato con la sua stessa arma quando questa era esplosa nelle mani del cattivo. Cosa ci faceva ora lì il suo nome? E cosa c'entrava Gwen con lui? Cosa diavolo stava succedendo?!?

Fu Commander a parlare. «Fammi capire bene. Royal Pain... è una ragazza?!»

«Sì che lo sono!» rispose Gwen con una voce modificata: sembrava quella di un robot gigante.

Commander rise. «Tu davvero credi di potermi uccidere con quell'arma giocattolo che ti ritrovi?!»

«Mio caro Commander» specificò Gwen «Chi ha mai parlato di ucciderti?»

Puntò il fucile sul supereroe, e subito un raggio azzurro lo colpì in pieno petto. Commander cadde a terra senza forze e sua moglie subito urlò: «Che gli hai fatto?!»

«Ho ricostruito il Power Blaster con le mie stesse mani! Quest'arma è programmata per risucchiare i poteri di chiunque ne venga colpito!»

Jetstream fece per lanciarsi in volo verso Royal Pain ma questi la colpì con il raggio e anche lei cadde a terra.

Era vero terrore fra la folla: tutti si diressero in massa verso le uscite, ma lì si erano piazzati Speed, Lash e Penny con varie copie di sé stessa, che sbarrarono ogni via di fuga abbassando delle saracinesche dal soffitto.

«E quelle da dove saltano fuori?!?» urlai io, in preda al panico.

«Non lo so! Devono averle piazzate prima della festa, ieri non c'erano! Muoviamoci, dobbiamo scappare!» strillò Scarlett, prendendomi per mano e trascinandomi lontano da un raggio che ci sfiorò per un pelo.

Warren arrivò da noi assieme a Joe ed Ashley, trafelati. Il coach Boomer ci raggiunse e urlò a Warren: «Testacalda, cerca un'uscita! Portane fuori più che puoi! Io cerco di rallentare...AAAAAHHHH!!!». Non riuscì a finire la frase che venne colpito anche lui dal raggio succhia-poteri.

Warren si guardò in giro e notò una grata bassa del condotto dell'aria. «State indietro!» ci avvisò, poi lanciò una palla di fuoco contro la grata che la fece saltare via. Entrammo tutti e tre nel condotto e camminammo a gattoni nel buio fino alla fine di esso. Non si vedeva niente! Joe disse: «Warren accendi una torcia» ma lui le rispose: «Per caso vuoi finire alla griglia?» e allora io, malgrado tutto, risi. All'uscita c'era un'altra grata e il mio ragazzo fece saltare pure quella.

Quando fummo di nuovo alla luce, abbracciai Warren saltandogli al collo, contenta che non ci fosse accaduto nulla di male. Se non ci fosse stato lui, probabilmente saremmo stati ancora bloccati in palestra.

Nel corridoio trovammo Will Stronghold che era appena arrivato con l'autobus e noi ci sentimmo in dovere di spiegargli l'accaduto, dato che i suoi genitori erano stati i primi ad essere sconfitti.

«So tutto» rispose lui «Gwen è la figlia di Royal Pain. Ho visto una foto sull'annuario di mio padre di una certa Sue Tenny nel laboratorio di Scienza Pazza che teneva in mano il Power Blaster: la sua faccia era uguale a quella di Gwen. Forse vuole vendicarsi perché i miei hanno ucciso sua madre!»

In quel momento arrivarono anche Layla e gli altri suoi amici tutti di corsa, seguiti da Penny, Speed e Lash. Questi tre avevano uno sguardo strano, cattivo, come perso nel vuoto; non li avevo mai visti così. E di sicuro non avrebbero mai fatto azioni tanto malvagie. Che cavolo succedeva?!

Will abbracciò Layla e Penny sarcastica li derise. «Ooooh, non sono commoventi? Io odio commuovermi!». Lash e Speed risero e cominciarono a fare dei passi verso di noi.

Warren si tolse la giacca e la buttò a terra, pronto a combattere. «Tu occupati di Gwen, noi sistemiamo i pagliacci» disse risoluto a Will, e questi si diresse verso la palestra sfondando il muro per arrivarci prima. Nella parete rimase un buco con la sua sagoma.

Penny si moltiplicò e inseguì Layla, Lash afferrò Ethan per la camicia e Speed corse via inseguito da un Warren incazzato nero come un toro, con le mani infuocate. Zack (il fosforescente) e Magenta si infilarono nel condotto d'areazione e scapparono, perché non avevano nessun potere utile. Joe, Ashley e Scarlett seguirono Will in palestra per dargli una mano e io decisi di andare ad aiutare Layla.

Arrivata nell'aula dove si era rifugiata, mi si parò davanti uno spettacolo sorprendente: una pianta rampicante enorme era cresciuta su tutta la parete e aveva legato come un salame ogni singolo doppione di Penny più l'originale.

Quindi la hippie aveva il potere di controllare le piante?! Cavolacci!!! Cosa ci stava a fare nel corso per le spalle?!? Con un controllo degli Elementi come quello, era di sicuro adattissima a fare l'eroina!

Ma non c'era tempo di perdersi in divagazioni mentali. Ascoltai cosa stavano dicendo i doppioni di Penny a Layla.

«Non lasciarci qui!» piagnucolavano. «Royal Pain ha sabotato il dispositivo antigravitazionale!» «Tra poco la scuola precipiterà!!» «Abbiamo solo dieci minuti!!!».

Layla corse fuori e la fermai. «Tu vai da Will, io vado ad avvisare gli altri». Così corse in palestra.

Io andai da Zack e Magenta per spiegare loro come stavano le cose. Arrivò anche Ethan con una mappa dei condotti della scuola. Lasciai loro il lavoro e corsi da Warren. Era un po' complicato correre con la gonna lunga e voluminosa del vestito, ma il pensiero di vedere la scuola precipitare nel vuoto faceva passare in secondo piano tutti gli altri problemi.

Trovai il mio ragazzo nel corridoio degli armadietti, mentre cercava di colpire Speed che sfrecciava di fianco a lui avanti e indietro, beffandosene. Era la stessa scena successa a Salva il Cittadino. Stavolta però doveva vincere Warren.

Speed non stava giocando pulito; perché Warren avrebbe dovuto fare il contrario? Volevo dargli una mano; in fondo eravamo una squadra. Ghiacciai il pavimento ai piedi di Speed, che scivolò e andò a conficcarsi nel muro di cartongesso, per l'alta velocità ma anche per la spinta provocata dal bolide di fuoco che gli aveva lanciato Warren. Ora Speed era incapace di muoversi e con le chiappe che andavano a fuoco.

Warren venne da me, fiero di sé stesso. Ora che potevo osservarlo mi venne da ridere. A causa della foga della battaglia, il suo completo elegante ormai era andato a quel paese. Aveva la camicia mezza dentro mezza fuori dai pantaloni, le maniche arrotolate fin sotto il gomito e la giacca era in giro per i corridoi della scuola chissà dove. Ora che era senza giacca potei notare che non era riuscito a rinunciare a mettersi un polsino in pelle e la cintura con le borchie. Sebbene in smoking stesse proprio bene, Warren non era fatto per quei vestiti eleganti. Troppa formalità per lui. Il suo spirito rock era e sarebbe prevalso sempre, ahah.

Abbracciai Warren e lo baciai, dopo quel nostro bel lavoro di squadra. Appena mi staccai da lui, però, perdemmo entrambi l'equilibrio e con nostro grande spavento fummo schiacciati per terra dalla forza gravitazionale. Stavamo cadendo nel vuoto! La scuola stava precipitando ad una velocità pazzesca, altro che "The Hollywood Tower Hotel", l'attrazione di Disneyland dove salivi su un'ascensore fuori uso in un hotel abbandonato (molto in stile Silent Hill, solo che quello ti portava dritto all'inferno) e arrivati in cima precipitavi giù di colpo ad una velocità rizza-capelli! Non riuscivamo nemmeno a capacitarci di ciò che stava succedendo, talmente grande era la nostra sorpresa e lo spavento da quella improvvisa caduta.

Però molto stranamente, proprio come se fossimo su una giostra, tutto finì nel giro di circa due minuti. Non poteva essere, doveva essere accaduto qualcosa per fermarsi così all'improvviso. Io e Warren ci scambiammo degli sguardi confusi (entrambi eravamo spettinati come spaventapasseri) e corremmo subito in palestra a vedere cosa era successo.

I nostri amici, tutti riuniti lì tipo Congresso dei Supereroi, ci spiegarono che Magenta (la finta punk, per capirci) si era trasformata in un porcellino d'india (il suo utilissimo potere) e così era riuscita ad infilarsi nel condotto dei cavi elettrici, troppo stretto per una persona, fino a raggiungere il congegno messo da Gwen. Poi aveva rosicchiato i fili che lo collegavano a quello antigravitazionale della scuola. Will aveva scoperto di avere anche il potere del volo, dopo aver ricevuto un super-pugno da Royal Pain potenziato dalla forza data dall'armatura, che lo aveva fatto volare fuori dalla finestra e precipitare dal cielo. Era riuscito a volare, così aveva sconfitto Gwen arrivandole di spalle dall'alto. Lei però era riuscita ad attivare il congegno, causando la discesa della scuola. Magenta lo aveva disattivato appena in tempo e Will con la sua super-forza aveva bloccato la scuola poco prima che si schiantasse a terra, riportandola poi in alto nel cielo.

Dovetti dire che erano stati veramente bravi. Lui con l'aiuto di Scarlett e dei miei amici, che erano arrivati appena in tempo, avevano messo fuori gioco Royal Pain, o meglio Gwen, poi avevano chiamato Medulla (l'unico professore ancora in forze, che anche se senza super poteri aveva ancora la sua enorme intelligenza) il quale aveva rinchiuso lei e i suoi complici nell'aula di detenzione (infatti solo i professori potevano aprirne la porta con la password vocale).

Alla fine il premio "Eroi dell'Anno" fu dato alle Spalle amici di Stronghold, per essersi comportati da eroi anche se erano Spalle. Niente da ridire, era meritato. L'arma fu riprogrammata e i poteri furono restituiti ai rispettivi proprietari. Il ballo poteva finalmente svolgersi nel meglio, anche se lo spavento provato era stato molto grande. Mi complimentai con tutti i miei amici e li abbracciai.

Tutti gli ospiti della serata si diedero da fare per riordinare la palestra, che dopo la fuga generale delle persone era abbastanza sottosopra. Il buffet era fortunatamente integro, bastava risistemare un po' gli addobbi e i tavoli e sedie. C'era la fila per i bagni perché tutti avevano bisogno di darsi un po' una sistemata, ma io per fortuna avevo il mio immancabile specchietto in borsetta e ci aiutammo a vicenda per tornare presentabili. I nostri vestiti per fortuna erano solo in disordine ma non si erano rovinati. Quando eravamo pronti, tornammo in palestra. Tutto era tornato normale, la gente dopo mezz'oretta si era calmata, e la festa poteva procedere.

Ero seduta in braccio a Warren a un tavolino, chiacchierando con Chris seduto lì con noi. Poco dopo arrivò Scarlett portando con sé due bicchieri rossi, uno per me e uno per lei. Senza dubbio era qualcosa di alcolico, conoscendola. Lo rifiutai divertita, scuotendo la mano; ne avevo appena bevuto uno assieme a Warren, non era il caso che ne prendessi subito un altro. «No grazie, basta drink! Guarda l'altra volta cosa ho combinato!» e indicai Warren con la mano, dalla testa ai piedi, riferendomi alla festa di Joe quando l'avevo baciato mezza ubriaca.

Ridemmo entrambe, anche per l'espressione che fece il mio ragazzo, poi subito dopo il professor Medulla salì sul palco per fare l'annuncio ufficiale. Ci alzammo in piedi e ci avvicinammo, per vedere meglio.

«Ben ritrovati. Spero stiate tutti bene. Chi avrebbe mai immaginato che il ballo scolastico sarebbe andato così? Ma ora non c'è più nulla da temere. Ho restituito tutti i poteri ai loro possessori, e ho distrutto quell'orribile arma per sempre

Ci fu un grande applauso di felicità e fischi che inneggiavano a Medulla. Aveva davvero salvato tutti quanti. Poi il prof disse: «E ora... MUSICA!», quindi Ashley, già alla consolle, la fece partire.

Io ero in fondo alla sala, in piedi vicino a Warren. La serata aveva bisogno di un po' di romanticismo. Ora che Layla era fuori dai piedi e potevo avere il mio uomo come partner per il ballo, dovevo approfittarne.

Ghiacciai la mia mano con un sottile strato di ghiaccio, come se fosse un guanto, e la avvicinai alla sua lungo il suo fianco destro, offrendogliela. Lui se ne accorse, la infuocò e intrecciò le sue dita alle mie. Il freddo della mia mano si intensificò molto non appena il calore ne fu a contatto. Fuoco e ghiaccio si fusero assieme in un'unica realtà, e risplendettero nell'atmosfera con bagliori davvero affascinanti. Poi entrambi si annullarono a vicenda e dalle nostre mani unite salì un filo di vapore chiaro. Lentamente, molto lentamente, esse tornarono al loro stato naturale, facendoci trattenere il respiro. Che meraviglia...!, pensai, incantata. Era la prima volta che i nostri poteri venivano a contatto diretto, ma devo dire che mi aveva fatto sentire davvero molto, molto bene.

Warren sorrise e mi fece cenno con la testa come a dire "dai andiamo".

(n.d.a.: questa è la scena del film che mi ha ispirato tutto questo libro.)

Dopo qualche passo mi guardò con un sopracciglio alzato e mi chiese: «Serviva tutta questa scena?» divertito. Mi diede un bacio in fronte.

Io risi e lo trascinai sulla pista da ballo.

 

★☆★☆★

 

Verso le undici era ora del concerto.

Noi della band ci riunimmo dietro il palco. Appena prima di salire sul palco arrivò Andrew, il batterista, che contento ci informò: «Ragazzi, mi sono esercitato! Vedrete che sarà un successone!». Sorrisi e prendemmo posto sul palco.

Lasciai a Chris il piacere di annunciare, dato che era il suo hobby preferito subito dopo il surf.

«Bella a tutti, gente! Siete pronti per scatenarvi?! Noi siamo i Take Berries To Die!!!»

Dalla folla si levò un'ovazione. Quindi il nome da me proposto piaceva!

«Questa sera avremo Andrew come batterista, ma a dicembre tornerà Alex e sarà di nuovo lui alla batteria! E ora... PARTY ON!»

Warren fece una prima schitarrata d'effetto e la folla acclamò.

Come prima canzone eseguimmo "Starstrukk" dei 3OH!3 con Katy Perry: io cantavo la parte di Katy, Chris quella maschile. Insieme cantavamo il ritornello. I bassi di quella canzone erano pazzeschi, rimbombava tutta la palestra! Andrew non aveva mentito: stava suonando bene. L'ottimo lavoro di Ashley sul controllo del suono era supportato anche dalle indiscutibili abilità di Warren e Scarlett nel suonare i propri strumenti. In più le voci mia e di Chris insieme facevano davvero un bell'effetto vocale. Ed era solo la prima canzone, gente!

Proseguimmo poi con altri brani, compresi "Control" e "Disco" dei Metro Station. Quest'ultima era sempre stata nella mia classifica personale di "Best Songs Ever"; in più, ogni volta che la cantavo, ad Alex quasi cadevano i capelli perché ormai non la sopportava più.

Diciamo che rispettammo la lista di brani prefissataci. Ce ne furono due di Avril Lavigne che eseguimmo assieme. La prima era "Skater Boy", che infatti dedicai a Warren.

Era bello perché io e Chris ci alternavamo a cantare a seconda se la frase parlava dello skater boy o della sua ragazza. Ad esempio Chris diceva «She said» e io completavo la frase: «See ya later boy!», facendo anche un "Ciao ciao" malizioso a Warren con la mano.

Ripetemmo la stessa cosa con la canzone seguente, "One of Those Girls", segretamente da me dedicata a quella stronza di Amber. Ehehe, una piccola rivincita personale. Penso che lei lo capì, perché aveva una faccia abbastanza scocciata per tutta la canzone, e vidi che si allontanò infastidita trascinando con sé Audrey ed Alison e portandole lontano, vicino al buffet in fondo alla palestra.

Io da sola cantai poi "Teenage Dream", molto adatta per quella serata.

«You make me! Feel like I'm living a... TEENAGE DREAM! The way you turn me on. I can't sleep! Let's run away and don't ever look back, don't ever look back! My heart stops! When you look at me. Just one touch! Now baby I believe. This is real! So take a chance and don't ever look back, don't ever look back!». Poi la mia parte preferita, che accompagnai ballando. «I'ma get your heart racing, in my skin-tight jeans, be your teenage dream tonight! Let you put your hands on me, in my skin-tight jeans, be your teenage dream tonight! Tonight, tonight...» La folla acclamava e ballava sulle note della musica, sembrava davvero di essere in un sogno adolescenziale.

Un'altra di Katy Perry fu "Firework" (con Ash e Ska come coriste), la cui esecuzione fu accompagnata dai coloratissimi e splendentissimi fuochi d'artificio creati da Britney. Infatti lei aveva il potere di manipolare la luce, quindi potete immaginarvi quale effetto spettacolare si creò: il pubblico era estasiato, praticamente in delirio!

«'Cause baby you're a FIREWORK! Come on let your colors burst! Make 'em go OH OH OH! As you shoot across the SKY-Y-Y!!! Boom boom boom, even brighter than the moon moon moon... BOOM BOOM BOOM, even brighter than the MOON MOON MOON!»

Che bello, sembrava di stare dentro un sogno! Un sogno un po' discotecaro, ma pur sempre un bellissimo sogno.

Finita la nostra esibizione ricevemmo due interi minuti di applausi ed ovazioni dalla folla, era stato un successone! Ero esausta, non ero abituata a cantare così tanto. Ashley no: si mise a mixare di brutto, accompagnata dalle luci stroboscopiche. Noialtri musicisti poggiammo giù i nostri strumenti e scendemmo sul dance floor a ballare con tutti gli altri.

La serata finì alle 2 passate, ci stavamo divertendo tantissimo! Forse io avevo bevuto un po' troppo, perché stavo ridendo come una cretina e sparando cavolate a manetta, tra Warren, Scarlett e Joe che continuavano a portarmi un alcolico nuovo appena finivo quello che avevo nel bicchiere. Scarlett però mi stava dietro, non era presa tanto meglio di me. Però era riuscita a fare foto di tutti, anche perché tutti volevano farsi fare foto con tutti e con i propri vestiti per la serata, anche durante il ballo. Magari fare queste feste più spesso...!

Gli autobus ci riportarono tutti alle fermate da cui eravamo partiti. Salutai i miei amici e anche tutta l'altra gente sul pullman, poi camminai fino alla mia dimora (un po' barcollando) con Warren che mi circondava i fianchi con il suo braccio, come se non volesse che me ne andassi. I miei genitori non erano ancora tornati. Di colpo realizzai che avevo la casa libera e arrossi violentemente. Warren lo notò, perché mi prese le guance fra le mani. «Tutto bene amore?» mi chiese.

Un po' per l'alcol, un po' perché lui era bellissimo, e soprattutto perché non volevo ancora dirgli ciao, lo trascinai nel vialetto dicendogli «Vieni dentro un attimo, fa freddo, beviamo un tè, non andare a casa è troppo presto». Barcollai cercando le chiavi nella mia borsetta, cercai di infilarle nella serratura senza riuscirci; Warren me le sfilò di mano, fece luce infuocando una mano e girò le chiavi nella toppa. Ci fissammo intensamente per qualche istante, poi entrammo lentamente in casa e chi chiudemmo la porta alle spalle.

«Vieni con me ti faccio vedere una cosa» gli dissi ridendo, per niente lucida. Nemmeno lui lo era del tutto perché mi rispose: «Ho già visto tante cose bella questa sera, e ho deciso che la più bella sei tu. Hai già vinto». La sua frase non aveva senso, anche se ne sembrava convinto perché la disse con tono serio. Lo portai in camera mia. «Togliamoci le scarpe, perché sennò cammino a piedi nudi sul pavimento e...» non riuscii a completare la frase, mi girava la testa. Per tutta risposta, risi. «La porta l'hai chiusa?»

«Hai girato tu la chiave, amore» disse Warren, mentre mi sedevo sul bordo del letto. Mi ricordai che dovevo togliermi le scarpe e le appoggiai sul comodino. Warren lasciò le sue da qualche parte e mi afferrò appena in tempo prima che scivolassi a terra, talmente ero sul bordo. Scoppiò a ridere, vedendomi indaffarata a rialzarmi tra tutti i tulle del vestito. Mi trascinò sul letto distendendomi di fianco a lui e divertito mi disse: «È bellissimo ubriacarsi con te, ti prego facciamolo più spesso! Ti amo così tanto!». Scoppiammo a ridere assieme e lo baciai come potei. In quel momento mi resi conto del perché della mia fatica a orientarmi nello spazio della camera: avevo dimenticato di accendere la luce. L'unica illuminazione presente era offerta dai raggi lunari che entravano dalla finestra, essendo la persiana alzata. «Hai visto che buio?» dissi a Warren.

«Sì è vero. Però un po' ti vedo».

Lo fissai intensamente. «Sei bellissimo» affermai convinta. «Mi dai un bacino?»

Sorrise, potevo vedere i suoi lineamenti e i denti bianchi nella poca luce che c'era, e mi baciò.

L'ultima cosa che mi ricordo furono le sue braccia calde attorno a me e il suo profumo che mi avvolgeva come una carezza, facendomi sentire amata e protetta.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Sky High / Vai alla pagina dell'autore: IntoxicaVampire