Disclaimer:
Harry Potter e
gli altri personaggi della saga, sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque
ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcuno scopo di lucro e non intende
infrangere nessuna legge sui diritti di pubblicazione e copyright. Tutti i
personaggi di questa fan fiction sono maggiorenni e immaginari e non hanno
alcun legame con la realtà.
SCENE E
LINGUAGGIO CONTENGONO DESCRIZIONI, ANCHE DETTAGLIATE, E RIFERIMENTI ESPLICITI A
RAPPORTI DI TIPO OMOSESSUALE.
Autrice: Fanny_80;
Beta: la FF non
è stata betata, mi scuso per eventuali errori, abbiate pazienza XD
Pairing: Albus Severus/Scorpius;
Rating: pg;
Profilo FB: Fanny NA
Note dell'Autrice:
In teoria e anche in pratica, non ho molto tempo per
scrivere, ciononostante mi sono lasciata prendere dall'entusiasmo di Pally e dalla sua iniziativa "Ripopoliamo il Natale" a tal punto
che, come mi suggerì la mia beta anni fa, sono finita col scrivere sprazzi di
storie sulla carta igienica XD beh... non proprio, ma su bigliettini volanti e
tovaglioli strategicamente infilati nella mia borsa sì, quindi può darsi che
dopo questa... ne arrivi un'altra, perché non so proprio contenermi, mi
vergogno tremendamente di me stessa ç__ç
Buona
lettura e... beh, a voi decidere se mi merito un commentino come regalo di
Natale ;)
Fanny
***
Un Meraviglioso Regalo Di Natale
Albus
Severus Potter trascinò il tavolino basso della Sala Comune davanti al camino
accesso, e vi dispose libri e pergamene, prima di sedersi sul tappeto,
poggiando la schiena contro il divano e incrociando le gambe con un sospiro
sconsolato. La stanza si era svuotata da poco e appariva così silenziosa rispetto
a un'ora prima, quando i suoi compagni si apprestavano a partire per le vacanze
di Natale, creando un gran trambusto. La verità era che si sentiva solo e la
cosa non gli piaceva affatto.
Il suo
settimo anno a Hogwarts era davvero cominciato con il piede sbagliato.
Aveva un
sacco di cose per la testa che lo distraevano, inoltre era diventato Capitano
della squadra di Quidditch e questo, non solo implicava partecipare agli
allenamenti, ma anche il dover ideare nuove strategie di gioco valide, che
avrebbero permesso ai Serpeverde di stracciare i Grifondoro senza pietà. Così
si era ritrovato indietro con lo studio e davvero non poteva permetterselo in
vista dei M.A.G.O.
Motivo per
cui era lì, invece che in viaggio per la Romania con la sua famiglia, per
trascorrere il Natale con lo zio Charlie. Gli era dispiaciuto rinunciarvi, ma
gli insegnanti li avevano sommersi di compiti e lui doveva anche recuperare una
relazione di trenta centimetri sul Bezoar, una di quaranta per Storia della
Magia, imparare alla perfezione l'ultimo incantesimo di Trasfigurazione che
proprio non riusciva a entrargli in testa e che prevedeva il trasformare un
divano in un maiale, e un altro paio di cose che...
Porco Merlino, era davvero nella
merda!
Si schiaffò una mano sulla faccia imprecando
fra i denti, non aveva la più pallida idea di come sarebbe riuscito a
rimettersi in pari! L'unico modo era studiare tutto il santo giorno, fino a
sera inoltrata, e avrebbe anche potuto se... se non avesse avuto quei
fastidiosi pensieri che continuavano a tormentarlo.
− Al?
Il giovane
Potter drizzò la schiena e attese qualche istante prima di voltarsi verso le
scale. Lì c'era Scorpius Malfoy che lo guardava con il capo leggermente chino,
le mani in tasca, mentre avanzava cauto nella sua direzione. Per quanto si
sforzasse non riusciva a distogliere lo sguardo da quel viso, gli occhi appena
celati dai capelli biondi che gli scivolavano sulla fronte pallida, quelle
labbra mordicchiate dai denti con fare nervoso e il suo corpo... era diventato
più alto e magro in quei mesi o era solo frutto della sua immaginazione?
− Che
cosa vuoi? − domandò lapidario, cercando di celare le proprie emozioni, e
sorprendendosi di quanto gli venisse naturale ormai.
−
Possiamo parlare un momento?
− No,
levati dai piedi.
Il ragazzo
si fermò di colpo, l'espressione mortalmente ferita − Sono mesi che va
avanti così, non credi sia ora di finirla?
− Per
me la questione è stata chiusa quest'estate, sei tu che non vuoi fartene una
ragione − replicò l'altro, afferrando un libro e tirandolo verso di sé −
Senti, sono rimasto a scuola perché devo studiare, sono indietro e... non ho
tempo da perdere, perciò ti chiedo solo di lasciarmi in pace.
−
Potrei aiutarti, che ne dici?
Albus scosse
il capo − Scorpius, non mi serve il tuo aiuto, e non riesco a capire
perché diamine ti ostini tanto!
−
Davvero mi stai chiedendo perché io non riesca a rassegnarmi all'idea che
un'amicizia come la nostra debba finire dopo sette anni, per una cavolata?
− Non
è stata esattamente una cavolata, e poi non ho voglia di parlarne, perciò se
vuoi la Sala Comune tutta per te non hai che da dirlo, io me ne vado −
ribatté Potter, facendo leva sui polsi per alzarsi.
− No,
no, lascia stare, me ne vado io...
Vide il
biondo dirigersi verso l'uscita, sparendo un attimo dopo e non riuscì a
impedirsi d'imprecare ancora. Ormai sembrava essere diventata un'abitudine.
Sapeva di essere stato duro con lui, ma proprio non poteva a farsela passare.
Si strofinò la fronte con i polpastrelli, sospirando pesantemente, e si impose di
smetterla, non doveva pensarci, non poteva permettersi lasciarsi condizionare
ancora da quello. Così tirò a sé l'enorme tomo di Pozioni e cominciò a
sfogliarlo, ripromettendosi di finire la relazione prima di cena.
E in effetti
riuscì a terminarla... rimanendo però a digiuno. Ormai era troppo tardi per
salire in Sala Grande, il suo stomaco poteva brontolare quanto gli pareva, ma
alzarsi di lì significava perdere almeno un'ora per raggiungere le cucine,
convincere gli Elfi a dargli qualcosa, consumare il pasto e tornare. No,
francamente non ne aveva alcuna intenzione, era presto e doveva impiegare ogni
minuto prezioso per recuperare.
La porta
della Sala Comune si aprì, ma lui non si voltò nemmeno a guardare chi fosse.
Probabilmente era Malfoy, visto che i Serpeverde rimasti a scuola erano solo
una decina, e aveva visto due o tre di loro sgattaiolare già verso i dormitori.
Un vassoio
venne posato accanto a lui e Albus alzò lo sguardo stupito.
− Ho
pensato avessi fame, non sei salito a cena.
− Non
ce n'era bisogno.
−
Nessun problema − replicò Scorpius con una scrollata di spalle −
Al...
− Ti
prego! − gemette il giovane Potter serrando le palpebre con una smorfia
esasperata.
− Ok,
buonanotte.
Albus sentì
i passi del suo ex amico allontanarsi, poggiò la schiena contro la seduta del
divano e si prese il viso fra le mani. Era un vero schifo e si odiava per non
essere quel tipo di persona capace di voltare pagina. A volte si domandava se
non avesse commesso un errore a confidarsi con lui, del resto era stata una specie
di reazione a catena dal momento stesso in cui gli aveva detto come stavano le
cose. Alla fine però si dava sempre dell'idiota per averlo anche solo pensato!
Essere amici significava sentirsi liberi di aprirsi l'uno con l'altro e, se
così non poteva essere fra loro, allora quella non era una vera amicizia, non
per lui. Non intendeva nascondersi o fingersi diverso solo per compiacere
quell'ameba!
Abbandonò le
braccia sulle ginocchia e fissò il vassoio davanti a sé, il suo stomaco
brontolò di nuovo e lui afferrò il sandwich, gli diede due morsi e poi lo gettò
nel piatto con un moto di stizza.
***
Mai Vigilia
di Natale era stata così angosciante come quella appena trascorsa, nemmeno
quando sua nonna Molly aveva invitato la vecchia zia Murriel e lei aveva passato
l'intera serata a prendere lui, James e Lily a pizzicotti sulle guance,
alternandoli a noiosissimi e interminabili racconti su persone di cui, fino ad
allora, ignoravano persino l'esistenza. Aveva creduto che niente potesse
battere quel tormento, e invece quaranta centimetri sulla guerra fredda fra
Maridi e Troll di Montagna, avvenuta quasi mille anni prima, aveva vinto.
Zia Murriel −
0 / Storia della Magia − 1
Per fortuna
però era riuscito a concludere quella dannata relazione e a portarsi avanti anche
con Erbologia e Cura delle Creature Magiche, compresi i compiti delle vacanze
per quelle due materie almeno. Certo, si era fermato solo per pranzo e cena e
ora, a mezzanotte passata, era a dir poco sfinito, ma soddisfatto.
Beh, non era
esattamente vero, si era accorto di quando Scorpius era uscito dalla Sala
Comune quella mattina, o che non era né a pranzo né a cena, e... non poteva
negarlo, aveva pensato a lui spesso fra una cosa e l'altra chiedendosi dove
fosse andato a finire. Poi lo aveva sentito rientrare, ormai un paio di ore
prima, aveva avvertito il suo sguardo addosso per un lungo, interminabile
minuto, e infine i suoi passi veloci sulle scale.
Per lo meno
doveva essersi rassegnato, non aveva più provato a parlargli dalla sera prima.
Albus chiuse il libro di Erbologia con un sospiro e si alzò stiracchiandosi.
Aveva bisogno di una bella dormita e, dal momento che era riuscito a fare più
di quanto avrebbe mai sperato, si sarebbe concesso un giorno di riposo, del
resto l'indomani era Natale anche per lui!
Salì in
camera infilandosi sotto le coperte, dopo aver messo il pigiama, e occhieggiò
verso il baldacchino ben chiuso del suo compagno di stanza, prima di far
congiungere le proprie tende con un colpo di bacchetta. Solo che invece di crollare
dal sonno come aveva sperato si ritrovò a ripercorrere gli avvenimenti di
qualche mese prima. Chiuse gli occhi e non fu in grado di sopprimerli ancora,
era troppo stanco dopo essersi sforzato di farlo per tutto il giorno, nel
tentativo di concentrarsi sui libri.
Durante le
passate vacanze di primavera, Scorpius era partito con i suoi per la Francia e
Al aveva trascorso un po' di tempo da solo. Questo gli aveva dato modo di
riflettere su qualcosa che lo tormentava da tempo, si era accorto già da qualche
anno di non avere gli stessi interessi dei suoi compagni. Non sentiva
l'esigenza di uscire con le ragazze, alcune erano davvero carine, per carità,
ma lui non ne era attratto. Si era lasciato convincere qualche volta, più che
altro su insistenza di Scorpius che trovava divertenti gli appuntamenti a
quattro a Hogsmeade, tuttavia quegli incontri non portavano mai a niente,
perché lui non aveva voglia di dargli un seguito.
Si era
scoperto invece ad ammirare con molta più attenzione i compagni di squadra, ad
esempio, le linee dei loro corpi fasciati dalla divisa, o le curve delle loro
schiene che terminavano su un bel sedere sodo e muscoloso, quando facevano la
doccia insieme dopo gli allenamenti.
E non era
tutto.
Preferiva...
preferiva passare le sue serate con Scorpius, piuttosto che a pomiciare in un
angolo buio nei corridoi della scuola. Magari se quello schiacciato fra il muro
e il suo corpo fosse stato lui...
Beh, questo
aveva deciso di non dirglielo ed era stato un bene vista la sua reazione quando,
di ritorno dalle vacanze, aveva preso il coraggio a quattro mani, confidandogli
di essere gay, di esserne assolutamente certo. Lì per lì gli era parso che
l'avesse presa bene.
− Per me non cambia niente, sei
sempre il mio migliore amico. Solo... sono felice che tu me ne abbia parlato.
Peccato che
dopo le cose fra loro avessero preso una strana piega. Scorpius era diventato
sempre più sfuggente, il che era davvero bizzarro, considerando che dividevano
la stanza! Aveva iniziato a chiedersi se non lo giudicasse male, se non fosse
quel tipo di persona da allontanarsi per una cosa simile. Si era vergognato di
quel pensiero, fino a quando...
Albus si
rigirò nel letto e imprecò sotto voce. L'immagine di Scorpius che baciava Rose
gli bruciava dentro come una pugnalata. Era accaduto a luglio, durante
un'uscita a Diagon Alley con Louis e Fred, Scorpius gli aveva detto di non
potersi unire a loro e poi lui lo aveva visto in un vicolo. Sua cugina gli
teneva le braccia attorno al collo, le mani pallide di Scorpius sui fianchi
della ragazza, le loro bocche unite...
La gelosia
era esplosa nel suo petto come il ruggito di un animale ferito, ma aveva
cercato di dominarla, andandosene senza farsi vedere. Poi una settimana dopo si
era ritrovato a consolare una Rose in lacrime, mollata dal suo migliore amico
dopo nemmeno dieci giorni. Era geloso e ora anche furioso con lui per averle
spezzato il cuore. Per averlo spezzato a
entrambi. Furioso, perché Scorpius non aveva fatto nemmeno un misero
accenno a quella storia, mai, nemmeno
una parola.
Così l'aveva
affrontato. Ne era nata una lite assurda, nella quale entrambi avevano tirato
fuori le cose più insensate. Scorpius lo aveva accusato di stargli col fiato
sul collo, di voler sempre sapere tutto, e lui aveva ribattuto che in quel caso
stavano parlando di sua cugina. E poi... poi aveva sentito una frase che lo
aveva ferito a morte.
− Il fatto che a te piacciano i
ragazzi, non vuol dire che debbano piacere anche a me, noi non siamo mica una
cosa sola, Al! Cresci una dannata volta, non abbiamo più undici anni, quando
era normale essere uno l'ombra dell'altro o dormire persino nello stesso letto.
Non può più essere così, non lo capisci?
Albus sentì
la rabbia incendiargli di nuovo il petto, gli angoli degli occhi pizzicare
pericolosamente, e affondò la testa nel cuscino.
Da allora
Scorpius aveva tentato in tutti i modi di chiedergli scusa, di parlargli,
persino Rose si era intromessa un paio di volte, cercando di riportare la pace
fra loro, però non era servito.
Non riusciva
a perdonarlo, proprio non poteva.
Scorpius
doveva essere il suo migliore amico, colui che avrebbe dovuto accettarlo e
sostenerlo, e invece si era sentito giudicato, come se a causa delle sue
preferenze sessuali, niente potesse essere più uguale a prima. Una vera stronzata!
Aveva
lasciato che quella faccenda lo tormentasse per mesi, era più che sufficiente,
doveva darci un taglio e decidersi a dormire! Tuttavia non bastò
quell'imposizione a farlo addormentare, gli ci volle un'altra ora buona, mentre
cercava di scacciare Scorpius dalla mente, prima di crollare sfinito, senza
neppure accorgersene.
***
Quando si
svegliò quella mattina, Albus si rigirò nel letto per un po', godendosi il
caldo tepore delle coperte, dieci minuti più tardi però gli stessi pensieri che
avevano agitato la scorsa notte fecero di nuovo capolino, così si decise a dare
un'occhiata ai regali di Natale, in modo da far tacere quella fastidiosa
vocina. Posò i piedi sul pavimento e si accorse che le tende del baldacchino di
Malfoy erano già aperte, lui non era nella stanza e provò una stretta al cuore.
In sette anni era la prima volta che non si sarebbero fatti nemmeno gli auguri.
Di solito, se non rimanevano a Hogwarts, si incontravano nel pomeriggio a
Diagon Alley per scambiarsi i regali e passare qualche ora insieme. Quei due
anni consecutivi in cui invece erano rimasti a scuola, al quinto e sesto anno,
era stato incredibile! Si erano divertiti come pazzi, avevano mangiato da far
schifo, avevano giocato in giardino prendendosi a palle di neve, i giri sulle
scope, le chiacchierate davanti al fuoco quasi fino all'alba, ma... beh, quei
tempi erano finiti ormai.
Si alzò,
avviandosi in bagno, uscendone cinque minuti dopo decisamente più sveglio, e si
avvicinò alla pila di regali. Il primo era da parte di Lily, un'intera
confezione natalizia assortita di caramelle tutti i gusti più uno, Cioccorane,
Api Frizzole e Bolle Bollenti, accompagnata da un biglietto che lo fece
sorridere. James gli aveva mandato un paio di ginocchiere e gomitiere nuove per
il Quidditch, non che avesse smesso di patteggiare per i Grifondoro da quando
aveva preso i suoi M.A.G.O., ma sembrava molto orgoglioso del suo fratellino
Capitano della Squadra. Fu il turno del maglione di nonna Molly, della scatola
di scherzi dello zio George, del set per pulire la scopa di zio Ron e zia Herm
e poi la meravigliosa divisa nuova che suo padre e sua madre avevano
commissionato a Madama McClan con i colori della sua squadra e uno speciale
incantesimo termico che si adattava alle temperature esterne, in modo che non
sentisse freddo d'inverno o caldo a primavera.
Sorrise
felice come non mai e si ripromise di provarla quello stesso pomeriggio, del
resto un giro in scopa non poteva certo fargli male, lo avrebbe messo di buon
umore, cancellando i cattivi pensieri, in modo da predisporlo all'intensa
sessione di studio che lo attendeva il giorno dopo.
Spostò le
scatole e solo allora si accorse di una pergamena arrotolata e chiusa con un
nastrino di raso verde. Il cuore gli si fermò in gola, perché una vocina nella
sua testa, la stessa odiosa di sempre, continuava a ripetergli che era di
Scorpius. Ne ebbe conferma quando la srotolò e scorse la bella scrittura
spigolosa.
Buon Natale Al,
visto che non riesco a parlarti ho
pensato di scriverti. Dopo quasi sei mesi di rifiuti posso anche mettere da
parte la mia avversione per certe cose e prendere in mano una piuma. Sei
arrabbiato con me e lo capisco, davvero, ho fatto un gran casino. All'inizio
credevo che fosse solo per la storia di Rose, poi abbiamo litigato, e visto ciò
che ti ho detto... me ne vergogno, ogni volta che ci penso vorrei sprofondare.
Comunque sul treno per Hogwarts ho parlato con lei e ho capito un mucchio di
cose. A proposito, vedi? Tua cugina ci ha messo una pietra sopra, perché tu non
puoi? Già, se il problema fosse quello, ma a sentire lei non è così, non
proprio almeno.
Sono rimasto a scuola solo per te.
Speravo... oh, non lo so cosa speravo, è che avevo da dirti tante cose, cose
che tu ancora non sai e mi fa strano pensare che il mio migliore amico sia allo
scuro di un cambiamento così importante nella mia vita. Ancor di più dal
momento che quel cambiamento riguarda anche te, indirettamente, credo. Sto
scrivendo un mucchio di stupidaggini, ma non sono bravo con queste cose, tu lo
sai.
Vediamo se riesco a mettere un po' di
ordine.
Mi manchi. Vorrei parlare con te,
così potrei dirti che hai frainteso tutto, e vorrei che tu riuscissi a
perdonare la mia idiozia. Ti prego. Ti conosco abbastanza da sapere che quando ti
feriscono non riesci proprio a dimenticare, e sono certo che deve essere peggio
per te stavolta, visto che sono stato io a farlo. La verità è che ho avuto
paura, ma non mi va di spiegarti tutto su uno stupido foglio di carta, vorrei
averti davanti e guardarti negli occhi. Perciò... non lo so, magari pensaci.
Sarebbe un magnifico regalo di
Natale.
Scorpius
Al fissò la
pergamena e deglutì a vuoto. Il cuore gli stava per esplodere nel petto, anche
se in fin dei conti in quella lettera non c'era niente che non avesse già
sentito mille volte. A parte forse l'accenno a un cambiamento di cui non sapeva
nulla. Accidenti! Una parte di lui voleva parlargli, ma poi c'era l'orgoglio e
la rabbia che glielo impedivano. Tuttavia... beh, Scorpius gli aveva chiesto di
pensarci, poteva farlo, almeno quello poteva concederglielo.
Si vestì,
salendo di corsa in Sala Grande per colazione, nella testa ancora quella
lettera che si alternava a tutti i suoi dubbi. E quando uscì, dopo aver preso
il caffè, il suo stato mentale non era certo migliorato. Con la testa fra le
nuvole si diresse di nuovo nei sotterranei e finì con lo sbattere contro
qualcuno, accorgendosi solo un attimo dopo di essere fra le braccia di
Scorpius.
I loro occhi
s'incrociarono, poi vide il biondo sollevare il capo verso l'alto e fece lo
stesso, notando uno dei rametti di vischio che decoravano il soffitto in tutti
i corridoi della scuola.
−
Al...
La voce di
Scorpius lo fece trasalire, era diversa e appena udibile, abbassò lo sguardo e
si accorse che quello dell'altro era concentrato sulla sua bocca. Cazzo, che
diavolo...?
Si divincolò
in preda al panico e si passò nervosamente una mano dietro la nuca −
Scusami, ero distratto io... devo andare − detto questo si avviò a passo
spedito verso la Sala Comune, senza mai voltarsi indietro.
Non incontrò
Scorpius per tutto il giorno, era strano che avesse saltato il pranzo di
Natale, ricordava bene quanto entrambi lo attendessero con trepidazione, ma
iniziò a preoccuparsi davvero quando, di ritorno dal Campo da Quidditch, non lo
trovò nei loro alloggi e non si presentò nemmeno a cena. Allora fece un giro
nel Castello, sperando di scorgerlo da qualche parte, senza risultati. Dove
diavolo era finito? Non poteva neppure usare la mappa del Malandrino, dal
momento che l'aveva data a Lily e lei si era dimenticata di restituirgliela
prima di partire. Dopo più di un'ora si decise a tornare nei sotterranei,
magari Scorpius era lì, ma le sue speranze furono spazzate via non appena si
accorse che non era neppure nella loro camera. Così finì col trascorrere la
serata in preda all'ansia, camminando su è giù davanti al camino della Sala
Comune fino a quando si rese conto di essere troppo sfinito e infreddolito per
continuare. Salì nel dormitorio, decidendo di aspettare il ritorno di Malfoy
sotto le coperte, diverso tempo dopo però trasalì. Doveva essersi addormentato!
Gettò un'occhiata al letto di Scorpius, era ancora vuoto, le tende aperte, il
piumino in perfetto ordine... cazzo!
Saltò giù
dal proprio, dando un'occhiata veloce all'orologio, era l'una passata, così si
precipitò scalzo giù per le scale, correndo verso l'uscita e accorgendosi con
la coda dell'occhio di una gamba che penzolava oltre il bracciolo del divano.
Si avvicino e vide Malfoy addormentato, le braccia strette attorno al petto,
probabilmente per il freddo, la bocca leggermente schiusa e le ciglia bionde
palpitare di tanto in tanto per il movimento di quegli occhi sotto le palpebre.
Oh, non
poteva crederci, gli aveva fatto prendere un colpo, e invece lui se la dormiva
alla grande! Allora lo scosse violentemente, facendolo trasalire per lo
spavento, e Scorpius boccheggiò incrociando lo sguardo furente di Albus. Ci
mise un attimo a rendersi conto di dove si trovasse, poi si rigirò di scatto,
mettendosi seduto e prendendosi la testa fra le mani.
−
Dannazione Al... − gemette con tono lamentoso.
−
Dannazione un corno, razza di decerebrato! − sbraitò lui in risposta,
aggirando il divano per poterlo fronteggiare.
− E
abbassa la voce o sveglierai tutti!
− Ti
rendi conto che hai saltato pranzo e cena e sei sparito nel nulla? Dove diavolo
sei stato?
Il biondo
drizzò la schiena e sollevò il capo, Albus era lì, a piedi scalzi, i vestiti
sgualciti, l'aria assonnata che lo rendeva così simile al bambino che aveva
incontrato sull'Hogwarts Express al primo anno. Eppure era così diverso
adesso... bello da togliergli il sonno. I capelli scuri, più lunghi e
incasinati che mai, gli incorniciavano il viso più maturo, le spalle larghe per
via di tutti quegli allenamenti a Quidditch, non si rendeva neppure conto di
quanto attirasse a sé gli sguardi di mezza scuola, ed era ridicolo! E lo era
ancor di più il trovarsi in quell'assurda situazione... − Non capisco
perché la fai così lunga, se volevi trovarmi ti bastava guardare sulla mappa.
− Non
ce l'ho la mappa, idiota! L'ha presa Lily e ha dimenticato di ridarmela.
− E
come diavolo facevo io a saperlo?
Al resto un
momento di stucco, scrutandolo mentre un sospetto si faceva strada nella sua
mente − Volevi vedere se ti avrei raggiunto. È così?
Scorpius
distolse lo sguardo − Ho pensato che, dopo la lettera e il modo in cui
sei scappato stamattina... beh, mi sono detto che non ti avrei imposto la mia
presenza, se volevi saresti riuscito a trovarmi.
− E
invece non sono venuto e tu hai creduto che...
−
Niente di nuovo, del resto sono mesi che mi eviti! Non m'illudevo certo che
scriverti potesse risolvere qualcosa.
Albus si
mise seduto sul tavolino basso, poggiando i gomiti sulle ginocchia, e lo fissò
a lungo − Beh, in realtà ero indeciso, ma quando non ti ho visto nemmeno
a cena io... ho girato per il Castello sperando di trovarti, se avessi avuto la
mappa, sarei venuto.
Scorpius
incrociò i suoi occhi verdi e sentì lo stomaco contrarsi in una morsa −
Sto da schifo, Al, ti giuro che... dammi almeno la possibilità di parlarti e
poi, se non vorrai comunque avermi fra i piedi, non cercherò più di rimettere
le cose a posto, ma ti prego.
− Sto
male anch'io − ammise il giovane Potter scrollando le spalle −
L'ultima cosa che mi aspettavo da te era che mi giudicassi, che potessi mettere
in dubbio la nostra amicizia solo perché siamo diversi.
− Non
è così, dannazione! − negò Malfoy prima di prendere un profondo respiro,
ora aveva l'occasione di spiegarsi e non doveva lasciarsela sfuggire, doveva
tirar fuori tutto quanto, augurandosi che potesse servire − Senti, quando
sei venuto da me e mi hai detto di... di preferire i ragazzi, io sono stato
felice di essere il primo a cui avevi deciso di confidare una cosa tanto
importante. Non mi ha sfiorato neppure per un momento l'idea che fosse una cosa
sbagliata o roba simile, te l'assicuro.
− Però
poi hai iniziato a evitarmi.
− Non
è stato per quello! − si difese il biondo abbassando il capo e impiegando
tutta la propria attenzione a studiare la trama del tappeto, cazzo se era difficile!
− Io non mi sono mai posto certe domande. I nostri compagni parlavano
delle ragazze e mi sono... non so se sia giusta come definizione, diciamo che
mi sono adeguato a quello che mi
sembrava il normale corso delle cose. Uscire con una bella ragazza, divertirmi
un po'... a dire la verità non condividevo tutto il loro entusiasmo, ma pensavo
che forse esagerassero un tantino, come di solito capita con tutte le altre
cose.
− Che
vuoi dire? − quel discorso sconclusionato stava lasciando Albus decisamente
perplesso, in più erano quasi le due di notte e non si sentiva molto lucido. La
notte precedente aveva dormito poco, era reduce da due giorni di studio intensi
e da un pomeriggio sulla scopa che lo aveva sfinito. In realtà
quell'allenamento forzato se l'era un po' imposto, nella speranza di riuscire a
dormire senza darsi il tormento una volta tanto e ora in effetti iniziava a
perdere colpi.
−
Avanti, Collins non fa altro che decantare le sue mirabolanti acrobazie sulla
scopa, ma tutti l'abbiamo visto volare, no?
Il moro si
ritrovò a sorridere − Beh, sì... esagera parecchio in effetti.
−
Ecco, pensavo che facessero lo stesso quando raccontavano dei loro
appuntamenti, a me non capitava di provare tutte quelle sensazioni, e ogni volta preferivo che ci fossi anche tu, uscire in
quattro era più divertente; mi sono detto che forse gli altri dicevano certe
cose solo per vantarsi. Poi tu mi hai fatto quella confessione e allora...
allora ho iniziato a pensarci.
Al aggrottò
la fronte − Continuo a non seguirti, che bisogno c'era di evitarmi e di
pomiciare con mia cugina?
− Ti
evitavo perché all'improvviso ho cominciato a considerare altre possibilità e
mi sentivo a disagio, in realtà a un certo punto ero persino incazzato con te
che mi avevi messo in testa quelle idee! E comunque Rose e io non abbiamo
pomiciato, ci siamo solo baciati un paio di volte, ma non l'ho mai nemmeno
sfiorata, te lo giuro!
− Non
ti ho messo in testa un bel niente e poi... Scorpius, io vi ho visti!
Il biondo
spalancò gli occhi grigi e scosse il capo − È impossibile, non è successo
niente Al, cosa... che diavolo credi di aver visto?
Il giovane
Potter ci pensò su e il suo stomaco ruggì di nuovo al solo ricordo, ma si rese
conto in un attimo che in effetti le mani di Scorpius erano poggiate solo sui
fianchi di Rose, lei gli teneva le braccia al collo, ma non erano nemmeno poi
così vicini − A Diagon Alley, vi
stavate baciando contro un muro.
−
Ecco, quello è stato il secondo e ultimo bacio, devi credermi!
Il mostro
nel petto di Albus si placò all'improvviso, non sapeva bene perché, ma si
sentiva sollevato − D'accordo, in ogni caso non capisco dove tu voglia
andare a parare.
Scorpius
sospirò, serrando le palpebre un momento, poi tornò a puntare gli occhi grigi
sull'altro − Sono uscito con Rose perché mi ero accorto che a lei non
dispiaceva la mia compagnia, volevo vedere se... non lo so, credo avessi
bisogno di rendermi conto di come mi sentissi davvero.
− Di
come ti sentissi... mi stai dicendo che l'hai usata?
− No!
Cioè... forse, ma non avevo intenzione di ferirla, non ho riflettuto, credo di
essermi lasciato prendere da un momento di panico, ero confuso e...
Al si passò
una mano fra i capelli e gemette esasperato − Io non riesco a capirti,
confuso da cosa, che diavolo...?
−
Credo di essere attratto anche io dai maschi − lo zittì Scorpius vedendo
i suoi occhi allargarsi per lo stupore − Voglio dire, di certo sono
attratto da te, quindi per forza io...
−
T-tu...
Il biondo
gli sorrise imbarazzato − Beh, noi due abbiamo sempre avuto un rapporto
molto... fisico. E mi piaceva. Mi
piaceva che ti poggiassi a me sul divano, mentre studiavamo o chiacchieravamo
soltanto, o il modo in cui intrecciavi le gambe alle mie se ci trovavamo vicini
e non mi sono mai posto il problema... voglio dire, per me era normale che di
tanto in tanto ci intrufolassimo nel letto dell'altro. Mi svegliavo a volte
e... beh, pensavo fosse una reazione naturale, del resto ho diciassette anni,
non sono mica fatto di pietra, e mi capita anche se sono da solo al mattino,
io...
Potter
arrossì furiosamente, era così frastornato da non essere neppure certo di aver
sentito bene, forse stava ancora dormendo e quella era tutta una proiezione
della sua mente, che voleva Scorpius così disperatamente da inventarsi una
storia tanto assurda − Beh... co-cosa?!
Scorpius
ridacchiò nervosamente − Quando abbiamo litigato ero arrabbiato con te,
avevo rotto con Rose perché avevo capito e pensavo fosse colpa tua, pensavo che
l'avermi detto che eri gay mi avesse spinto a rivalutare me stesso e che se tu
non l'avessi fatto forse io non mi sarei posto certe domande.
− Che
stronzata!
− Lo
so! Lo so, ma tu... tu non ti sei mai sentito travolto dalla cosa? Ne hai
semplicemente preso atto e basta?
Il moro si
mordicchiò le labbra e scosse il capo − È da un po' che ci penso, anni...
non te ne ho parlato prima perché volevo esserne certo.
− Beh,
allora non deve essere poi tanto difficile per te, metterti nei miei panni.
Al scrutò
Scorpius per un po', mentre il silenzio calava nella stanza, poi mandò giù
qualcosa che continuava serrargli la gola e si schiarì la voce − Così
tu...
− Già.
− E...
e pensi di essere... di essere attratto da... da me?
Malfoy annuì
appena − Questo però non significa che noi... voglio dire, non...
Ma Al si sporse
verso di lui e lo baciò, non vide la sorpresa chiaramente dipinta sul volto
dell'altro, perché chiuse le palpebre del tutto intenzionato a godersi quel
momento. Percepì la mano di Scorpius scivolare dietro al collo, le labbra
schiudersi per rendere più intimo quel contatto e si lasciò trascinare giù dal
tavolino, ritrovandosi inginocchiato a terra, fra gambe del biondo a lasciarsi
stringere dalla sue braccia.
Quando si
separarono, si tirò indietro guardandolo con un sorriso − Allora...?
−
Co-cosa? − farfugliò Malfoy.
−
Baciare me è stato diverso?
Scorpius lo
attirò a sé, annullando la distanza fra le loro bocche in un bacio più
irruento, la sua lingua a lottare con quella di Albus, i denti a mordere le
labbra tumide e il petto del moro sempre più schiacciato contro il proprio −
Totalmente diverso... − bisbigliò con un filo di voce, quando si
separarono.
Al abbandonò
il capo sulla sua spalla, la fronte premuta contro il collo del biondo −
Se ti dicessi che... che ho desiderato questo momento per un sacco di tempo?
Malfoy quasi
trattenne il respiro a quelle parole, gli accarezzò i capelli scuri e aumentò
la presa su di lui − Davvero?
− Ero
geloso di Rose.
−
Questo vuol dire che...?
− Che
anche per me... beh, preferivo stare con te più che con chiunque altro, e oggi,
in quel corridoio, volevo baciarti, tu non sai quanto, ho creduto che lo
volessi anche tu, ma non sapevo come l'avresti presa e... scusa se sono
scappato, mi sei mancato.
Scorpius
sorrise, il cuore gli martellava nel petto senza sosta ed era sicuro che in
quella posizione Al riuscisse a sentirlo − Non sai quanto.
− Devo
dirti un'altra cosa − mormorò Potter, strofinando il viso contro la
stoffa del maglione dell'altro.
− E
sarebbe?
− Sto
letteralmente crollando dal sonno − bisbigliò e Scorpius rise piano, Al
sentì le vibrazioni attraverso la sua cassa toracica e tremò appena un po' −
Andiamo a letto?
− Sì,
andiamo a letto.
Salirono nei
dormitori, Al un passo avanti, la mano di Scorpius artigliata alla sua.
Chiusero la porta della loro camera e si infilarono sotto le coperte di Albus,
vicini, le gambe in un groviglio confuso, i respiri a sfiorare il viso
dell'altro.
Malfoy si
sporse a baciarlo piano − Buonanotte Al − bisbigliò a fior di
labbra.
−
Anche a te − sussurrò Albus, stringendoglisi di più contro e cercando di
riscaldarsi in quell'abbraccio, il pensiero di svegliarsi esattamente in quella
posizione lo fece sorridere, tutto sommato non era stata affatto male come
conclusione di quella bizzarra giornata − Scorpius?
−
Uhm...?
−
Quasi dimenticavo... − biascicò con voce impastata dal sonno.
−
Cosa?
− Buon
Natale.
***
Note Finali:
lo so, è un
tantino melensa, da diabete di tipo 2, però è Natale, ci stava secondo me XD
Ancora grazie a Pally
per la bellissima idea, visto tesoro? Ce l'ho fatta e forse riuscirò a
completare anche l'altra prima dell'Epifania, chissà ;) A presto!
Fanny