Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: __roje    22/12/2017    1 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic
SPECIALE PARTE 3: I finally found you


Hayato Maeda, 9 anni
E’ sempre strano quanto il tempo sfugga dalle mani, scorre inesorabile e si cambia con esso. Mi rendevo sempre più conto di non essere più quello di prima, qualcosa in me cominciava ad essere diverso. Ero diventato stranamente più propenso nel fare cose che avevo sempre odiato, e avevo iniziato a trovare quasi divertente la sua compagnia. Mi arresi all’idea di essere completamente impazzito, come quella volta che accettai misteriosamente di andare in campagna con Aki e suoi. Una cosa che un tempo non avrei mai fatto.
Era una bella domenica di primavera quando Aki mi portò con se per quella scampagnata con i suoi, e con noi c’era anche la piccola Mei che non mi si scrollava di dosso, non che il fratello maggiore fosse da meno. Arrivavano quasi a litigare per chi doveva sedersi accanto a me, come due stupidi insomma ma li lasciavo stare e cercavo di non immischiarmi più di tanto.
Col tempo cominciai a conoscere anche suo padre, un uomo giovane e bello, tremendamente simile al figlio e cominciai a capire da chi Aki avesse preso i suoi occhioni verdi, ma non era solo nell’aspetto che si somigliavano, anche suo padre era un bambinone. Amava inventare ogni possibile scherzo per la moglie, prendendola in giro e facendo spesso il buffone mantenendo lo stesso sorriso del figlio. Tutta quella allegria non faceva che creare un famiglia armoniosa e allegra, molto diversa dalla mia che aveva iniziato a cadere a pezzi. Ormai il mio papà era sempre più lontano da casa e da tutti noi.
“Hayato guarda! Ho trovato una lucertola” e improvvisamente, da che ero sommerso da pensieri mi ritrovai invece investito da Aki che mi puntava in faccia una lucertola appena catturata.
“Bleah toglimela dalla faccia” e lo spinsi via disgustato.
Aki osservò l’animale e parve deluso “Credevo che ti sarebbe piaciuta..”
“Non vado dietro a certe cose, lo sai.”
Aki sorrise “Si lo so. Allo vieni con me!” e di colpo mi afferrò la mano costringendomi a seguirlo.
Lo faceva spesso. Senza pensarci mi prendeva la mano e la teneva stretta forse con la paura che potessi andarmene, chissà. Sta di fatto che ogni volta che lo faceva sentivo uno strano tepore dove lui mi stringeva e il cuore batteva un po’ più forte. Avevo cominciato a trovare piacevoli quelle stupide cose, ero impazzito e mi chiedevo se fossi l’unico a vederla in quel modo.
“Ecco!” Mi lasciò andare. Fui portato davanti ad una distesa immensa e senza fine di fiori gialli, e c’era così tanto verde che mi sembrò di essere accanto all’oceano. Il sole riscaldava tutto illuminando i petali dei fiori, e nel in tutto quel verde c’era un fiumiciattolo piccolino che brillava come un diamante. “Ti piace? Qui puoi leggere in tranquillità, sono sicuro che questa cosa ti piace molto di più.”
Lo fissai stupito che avesse avuto un simile pensiero ma io non gli avevo chiesto questo. Forse respingendolo prima ci era rimasto male e ora tentava di rimediare. Ero il solito, non riuscivo mai ad essere diverso da come ero e per quel motivo molto spesso spegnevo il suo sorriso.
“Aki.. pensi che io sia noioso?”
“Noioso?” mi fissò non capendo.
Strinsi i pugni e sollevai le spalle tentando di nascondervi il collo e la testa ma senza riuscirci, ero a disagio “Si insomma noioso...” mantenni lo sguardo basso, puntato a terra e senza accorgermene mi ritrovai di nuovo una lucertola sotto al naso che mi fece sussultare dallo spavento. Lo guardai senza parole e col respiro accelerato, che diamine gli prendeva!
“Ahahahah per niente! Sei uno spasso vedi?” rise per un po’ e il viso gli si illuminò.
Irritato dallo scherzo gli tirai una guancia con due dita fino a farlo pregare di fermarmi “Idiota” dissi mentre Aki mi pregava di non farlo, e cominciai anch’io a trovare divertente tutto ciò e gli sorrisi. Se la metteva in quel modo avrei giocato con le stesse armi fino a farlo arrendere, così cominciai a toccarlo per fargli il solletico e riprese a ridere supplicandomi di fermarmi. “Chiedi perdono per la lucertola su!”
“Ok ok ok chiedo scusa ahahah ma basta!” Tenerlo così vicino e stretto a me fece di nuovo sussultare il mio cuore, quella sensazioni mi portò a lasciarlo andare, ero confuso, e Aki si accorse probabilmente della mia espressione mutata improvvisamente. “Hayato?”
Che mi prendeva? Mi sentivo così strano ogni volta che gli ero vicino.
“Aki-chan!”
E apparve completamente dal nulla un altro bambino, vestito in salopette un po’ sporca di terriccio, era scalzo e aveva i capelli rossi e folti in disordine. Chi diamine era adesso quel tipo?
“Mamoru!” rispose di conseguenza Aki correndogli incontro e allontanandosi da me. Era la prima volta che vedevo Aki rivolgersi amichevolmente con qualcun altro che non fossi io.
“Da quanto tempo Mamoru! Vieni ti presento un mio amico” gli prese il braccio e lo portò verso di me. Stava facendo la stessa cosa che aveva fatto poco fa con me. Stava toccando un altro allo stesso modo.
Quella visione cominciò ad irritarmi e la faccia di quel bambino anche, era una nullità!
“Mamoru questo è Hayato, un mio nuovo amico, l’ho conosciuto appena mi sono trasferito.” Il ragazzino mi rivolse un occhiata e sorrise mostrandomi un viso che non aveva niente di carino, eppure faceva la stessa cosa che faceva sempre Aki. “Hayato lui è Mamoru, è mio amico da tantissimo tempo.”
“Ti ricordi? Ci vedevamo praticamente tutti i giorni, era bellissimo” ridacchiò quello sgorbio.
Aki si girò a guardarlo e avevo già capito cosa stava per fare, lo faceva sempre e rivolse a quel bambino lo stesso identico sorriso che faceva sempre a me da quando lo avevo conosciuto.
Non farlo.
“Come ti trovi in città?” continuò a dire quel Mamoru.
Smettila di parlaci.
“Benone! Specialmente da quando ho Hayato va tutto alla grande. Ah lo sai? Hayato è bravissimo nel judo, è un vero campione rispetto a me che sono una frana in tutto” ridacchiò.
Smettila di mostrargli quella faccia.
“Sei sempre il solito Aki-chan ahaha”
Lo feci senza più pensarci lucidamente e con un gesto brusco diedi uno spintone a Mamoru che non aspettandoselo cadde all’indietro.
Quando mi resi conto di ciò che avevo fatto era troppo tardi e guardai la scena di quel bambino confuso, mi osservai le mani e non potevo credere che fossi stato davvero io.
“Hayato ma che fai?!” esclamò Aki correndo da Mamoru e accertandosi che stesse bene, “Ti sei fatto male? Scusalo non voleva spingerti.”
“Va tutto bene, sto benone” ridacchiò ancora stupito di essersi trovato a terra e si fece aiutare nel rimettersi in piedi. Quando Aki lo toccò per aiutarlo la rabbia che già sentivo dentro non fece che aumentare e capii che dovevo andarmene di li prima di fare qualcos’altro.
Fu allora che digrignai i denti per controllarmi e scappai via lasciando entrambi senza una spiegazione e mentre correvo via sentii da lontano Aki urlare “Hayato!!” ma non mi voltai a guardarlo.
C’era davvero qualcosa che non andava in me, e l’idea che fossi diverso da un po’ di tempo era reale. Mi domandavo cosa mi fosse preso, era la prima regola del judo di non usare mai la propria forza su qualcun altro senza un valido motivo e ora mi ero permesso di spingere quel bambino senza una motivazione.
Mi ero arrabbiato ma perché, e immediatamente mi tornò in mente la scena di Aki che sorrideva e toccava qualcun altro che non fossi io.
Non sono forse io il suo unico amico, in fondo è lui che lo ripete in continuazione e mi sta sempre incollato, poi improvvisamente ne sbuca un altro e smette di pensare a me.
“Quello stupido” pensai ad alta voce.
Quella rabbia mi faceva così male al petto da non sopportarlo. Volevo solo andarmene a casa.
“Hayato!”
Fui sorpreso da quella vocina così familiare.
“Corri davvero veloce accidenti” e ansimò esausto, “che hai? Non ti senti bene per caso? Perché sei corso via” e fece per sfiorarmi il viso e quell’improvviso gesto mi fece reagire di conseguenza respingendolo allontanando quella mano da me, “Hayato?”
“Non toccarmi!”
Sul volto di Aki si dipinse tanta preoccupazione per me “Hayato che hai?”
“Niente. Voglio solo restare da solo.”
Non volevo dire ciò perché avrebbe significato che Aki era libero di tornare da quel Mamoru e non era ciò che volevo. Desideravo che stesse solamente con me e nessun altro e mi domandai da quando fossi diventato così egoista, da quando la sua compagnia mi era diventata così indispensabile.
“E’ per qualcosa che ho detto? Hai ragione.. ho detto del judo a qualcuno che non conosci mi dispiace.”
Ti sbagli.
Il suo visino si spense in una smorfia di dispiacere e improvvisamente ero stato io a spegnere quel suo sorriso così luminoso.
Non fare così. Vederlo in quello stato mi fece ancora più male della rabbia stessa e di colpo la sentii andare via. Vederlo così era capace anche di cambiare il mio umore e di rendermi di nuovo me stesso.
Sapevo come fargli tornare il sorriso, conoscevo ormai mille modi per cambiare il suo umore, come avevo già detto una volta per me Aki era un libro aperto, facile da sfogliare eppure così difficile allo stesso tempo da mandarmi sempre più spesso nel pallone facendomi provare emozioni strane.
“Hayato?”
“Domenica ho un gara... verresti a vedermi?”
Che diavolo stavo dicendo. Eppure aspettavo una sua reazione, scrutavo il suo viso – che nel frattempo era quasi sul punto di piangere – e ora avvolto nel più totale stupore per quella mia improvvisa e sciocca domanda. Non lo avrei biasimato se mi avesse chiamato pazzo, tuttavia però accadde ciò che avevo sperato e la sua bocca si distese in un ampio e solare sorriso quasi di commozione. Gli occhi gli brillarono diventando dello stesso colore di un bel prato illuminato da sole, e le guance assunsero una tonalità così rossa da ricordarmi una rosa appena sbocciata.
“Davvero vuoi che venga? Davvero?!”
Annuii “S-sì..”
Rise come se stesse aspettando quella richiesta da una vita e vederlo così allegro mi fece capire che volevo quel sorriso tutto per me. Era lui stesso che mi faceva bene, ormai non ricordavo più nemmeno com’erano le mie giornate prima visto che quasi buona parte del mio tempo lo passavo con lui o pensando a cosa mi avrebbe proposto.
Non sapevo proprio come chiamare quel sentimento che sentivo ma era bello e presi la decisione di non volerlo più accantonare, anzi, iniziai a capire che era una bella sensazione e accettai tutto ciò.
Ah e comunque poco dopo quel episodio fui costretto a scusarmi con Mamoru contro la mia volontà e Aki era dietro di me, a mo’ di poliziotto, che vegliava sulla situazione osservando come lo facevo.
“Mi dispiace di averti spinto a terra, sorry” espressi quelle scuse con un tono robotico e privo di sentimento e Aki mi diede una colpo alla testa rimproverandomi.
“Fallo bene stupido!” gli lanciai un occhiataccia.
Mamoru però non se ne curò più di tanto, sorrise e mi disse che non era affatto arrabbiato. A quanto pare solo Aki riusciva a capire quando ero sincero o meno, il che mi fece capire che nessun altro al mondo poteva capirmi se non lui e sorrisi per quel pensiero. Lui era speciale, e lo era stato fin dall’inizio.

Note autrice: Qui finiscono i tre speciali riguardo il primo incontro tra Aki e Hayato. Tra qualche giorno invece partirà lo speciale di Natale quindi preparatevi. Seguimi sulla Pagina Ufficiale

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: __roje