Giochi di Ruolo > D&D - Forgotten Realms
Ricorda la storia  |      
Autore: Ladyhawke83    23/12/2017    2 recensioni
Note: Calendario dell'Avvento! Questa storia partecipa al contesto organizzato dalla pagina il giardino di efp. Una casella al giorno aspettando Natale.
22 dicembre
Obbligo: A e B si rivedono dopo tanti anni la notte di Natale. Malinconico.
Questa storia si ricollega a "la promessa del mago" e, cronologicamente si situa molto dopo nel tempo. È una sorta di finale tragico, alternativo, che non scriverò mai, ma che mi è stato ispirato dal prompt della pagina Facebook.
Doveva essere malinconico, ma credo sia molto più triste e tragico. È stato uno dei momenti più difficili da scrivere per me, e spero che il risultato sia all'altezza.
Fandom D&D
Personaggi Vargas & Isabeau
Avvertimenti: spoiler, What if?
Buona lettura!
Ladyhawke83
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'The magician's promise'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic


Il rumore di un sospiro sulla neve.

 

“Non credevo saresti stato tanto sciocco da tornare” Ammise l’esile figura ammantata di nero, le cui parole furono rivestite da candidi fiocchi di ghiaccio e neve, non appena lasciarono quelle labbra un tempo invitanti, ora letali.

“Ti ha mandato lui?” Incalzò ancora la donna, che rispondeva ormai solo al nome di -sospiro nero-.

“Il Re non sa nulla e, del resto, vista la poca stima che ha nei miei confronti, credo non approverebbe” disse lui, stanco, ma per nulla preoccupato dalla vicinanza con lei che, per tutti gli altri era una temibile assassina, meno che per lui e per il Re.

Il mago la conosceva da molto tempo, da quando ancora il suo nome era dolce e melodioso da pronunciare, e il solo pensarlo ricordava il profumo della lavanda e del mughetto in fiore.

Il mezzelfo aveva amato quella donna, più di un secolo prima, l’aveva fatto a tale punto da sacrificare la propria esistenza per lei. Vargas voleva salvarla, voleva a tutti i costi evitare che lei percorresse quel sentiero che ora imbrigliava le sue azioni, e la costringeva ad agire in maniera spietata e fredda, sotto quello pseudonimo orribile che tanta sofferenza evocava, anche solo a nominarlo.

“Sospiro nero… devo ammettere, a malincuore, che ti si addice, e mi addolora mortalmente sapere che in un certo senso, tu porti questa definizione come un vessillo, un motivo d’orgoglio…” Vargas la guardò, nei suoi occhi nocciola non vi era nessuna emozione, nessun cedimento, forse solo un accenno di fastidio.

“Sei venuto fino a qui solo per dirmi questo? Potrei ucciderti anche solo per avermi fatto perdere tempo prezioso” disse lei con voce assolutamente tranquilla.

“Lo hai già fatto, Isabeau… Non temo la morte ora, più di quanto non la temessi un secolo fa’, quando, guardandomi negli occhi, hai affondato la lama nel mio petto”. Anche la risposta del mago era pacata, quasi rassegnata a quel ricordo lontano.

“Avevi degli occhi meravigliosi” ricordò lei, provando per un brevissimo istante, qualcosa di simile ad un’emozione.

“Li ho ancora” dichiarò lui, mentre il rumore dei suoi passi si arrestava sulla neve fresca, in attesa che lei facesse lo stesso.

Isabeau si voltò verso il mezzelfo, ponendoglisi di fronte “Peccato che io non possa più vederli…” Ammise la donna, mentre con una mano gli sfiorava il viso dai lineamenti perfetti, anche se un po' troppo scavati.

“Di tutte le cose di cui lui mi ha privato, la vista è sicuramente quella di cui sento maggiormente la mancanza” continuò la druida, mentre la mano di lei ancora sfiorava il volto di lui.

Vargas provò un brivido di disgusto, ma non si scostò dal suo tocco. Se lei avesse voluto ferirlo, o farlo soffrire, le bastava uno schiocco di dita, eppure per qualche motivo lo lasciava libero, e vivo. Pochi avevano quella fortuna ultimamente, chiunque avesse incontrato il “sospiro nero” sulla propria strada aveva la certezza di non giungere alla successiva alba, per raccontarlo.

“Perché gli permetti di farti questo?” Chiese il mago, scostando le mani di lei dalla propria faccia, senza però lasciarle andare.

“Lui è Rymsis. credi che abbia bisogno del mio permesso per fare qualcosa, qualsiasi cosa? Non mi uccide solo perché sa che, facendolo, anche lui morirebbe” Gli ricordò Isabeau, anche se sapeva benissimo come Vargas non avesse bisogno di un promemoria al riguardo.

“Potrei farlo io…” disse lucido e freddo, il mezzelfo dai lunghi capelli corvini ammantati di neve.

“Vargas, non essere sciocco! Sai benissimo che moriresti prima ancora di aver levato la mano su di me” Lo rimproverò lei, mentre con le mani nuovamente libere si scopriva il capo dalla cappa del mantello, rivelando una cascata di capelli castano scuri, quasi neri. Un colore molto lontano dal biondo cenere che aveva, quando lui ancora poteva chiamarla con il suo nome, Isabeau.

“Non se tu mi attacchi per prima…” disse lui, convinto della propria idea.

“Non voglio farti del male, mio caro, più di quanto non te ne abbia già fatto”.

Disse lei, e sembrava sincera.

“Ti ho già ucciso una volta, non costringermi a farlo di nuovo. La piccola scaglia di umanità che ancora strenuamente resiste in me, ne morirebbe. Non sporcherò di nuovo le mani col tuo sangue, non nel giorno di Natale” Ammise a malincuore, e gli occhi ciechi e vacui della druida cercarono quelli caldi e bruni del mago.

“Ho convinto Callisto a riportarmi indietro, solo perché volevo liberarti, quindi posso e lo farò. Non mi importa se la mia anima poi rimarrà imprigionata in una stupida zucca per l’eternità!” Questa volta Vargas quasi gridò e il proprio fiato caldo produsse tante nuvole di vapore danzanti fra i due corpi, quello slanciato e forte di lui, e quello più basso ed esile di lei, che ancora si teneva avvolta nel pesante mantello scuro, nero come una notte senza stelle e logoro come quello di un pellegrino che abbia girato tutto il mondo, andata e ritorno.

“Sei sempre stato così cocciuto Vargas... Dopo tutto questo tempo, e tutto questo dolore, tu ancora hai il coraggio di amarmi. Mi ami a tal punto da morire nel tentativo di liberarmi…” Sul volto tirato della druida comparve l’ombra di un sorriso, non di scherno, ma di sollievo.

“Sì” Fu la sua unica risposta. In quell’unica sillaba affermativa del mago, era racchiuso tutto il sentimento, tutta la vita, tutta la forza che lui aveva speso per lei. L’avrebbe seguita negli angoli più remoti, e negli abissi più profondi, se questo fosse servito per riportarla indietro, a liberarla dal patto di sangue stretto con Rymsis che ora era il suo unico Signore.

“Lui lo sa che vuoi uccidermi?” Chiese lei, con una freddezza disarmante.

“Non lo sa, ma se lo sapesse approverebbe…” dichiarò lui, senza soffermarsi troppo sul peso di quella affermazione.

“Callisto mi ama… Il Re mezzodrago mi ama. Il suo amore però non è forte come il tuo. Lui non potrebbe mai pensare di porre fine alla mia vita”. Disse Isabeau, e nelle sue parole c’era stanchezza, forse delusione.

“Ci ha provato in questi anni, e io gliel’ho lasciato fare. Ho dato a quello stolti di un elfo, un sacco di occasioni per togliermi di mezzo, ma lui ogni volta che era sul punto di finirmi, all’ultimo esitava”. Raccontò Isabeau, mentre riprendeva a camminare, solleticando appena il manto nevoso, con gli stivali.

“Era debole. Quando poteva vincere, ecco che allora rinfoderava l’arma e se ne andava voltandomi le spalle”.

Vargas le si affiancò e la guardò più attentamente, era magra, troppo magra, e una brutta cicatrice le si intravedeva alla base del collo. Chissà da quanto tempo non si concedeva un pasto decente, pensò il mezzelfo, ma non disse nulla, si limitò a chiederle “E tu perché non l’hai colpito, mentre ti dava la schiena?”.

“Sarò anche una druida rinnegata ed un’assassina, ma ti assicuro che io non colpisco le persone alle spalle. È questione di onore”. Sottolineò la donna dalle labbra morbide e dipinti di nero, come anche gli occhi ornati del medesimo colore.

“Capisco…” disse lui, ma una morsa gelida gli strinse il cuore al sentire da lei pronunciare le parole -rinnegata- e -assassina-, riferita alla sua persona.

“Avanti Vargas, finiamola. Sei venuto per questo no?” Isabeau aveva un tono spazientito, agitava nervosamente le mani, forse temeva il richiamo repentino del suo signore, Rymsis.

“Oggi è Natale, ti meriti un certo vantaggio e, se vuoi, ti permetterò di esprimere un ultimo desiderio, sempre che tu ne abbia uno…” soppesò lei, fissandolo con quegli occhi che non potevano vederlo, eppure lo scavavano fin dentro l’anima.

“Un condannato ha sempre un ultimo desiderio. Questo vale anche per te, Isabeau…” Vargas pronunciò il nome di lei con una nota dolente nella voce.

“Io non sto per morire, mago, ma per l’amore che ci ha legato in passato, un’ultima richiesta te la concederò di sicuro”. Sorrise brevemente lei e gli si avvicinò con sicurezza, sfiorandogli la mano, abbandonata lungo il fianco.

“Porti ancora quell’anello? Che sciocco sentimentale”. Lo apostrofò lei, e la sua espressione si addolcì un giusto un po'.

“Una promessa è una promessa”. Le parole del mezzelfo suonarono alle orecchie della druida, più come una condanna, che come un giuramento d’amore.

“Sapevo avresti detto queste esatte parole… non sei cambiato affatto… Avanti, dimmi che cosa desideri prima di morire” La druida era sempre più impaziente, o forse stanca, il mezzelfo non avrebbe saputo dirlo, la donna che aveva davanti a stento gli ricordava la sua amata di un tempo.

“Un ultimo bacio” disse piano, quasi temesse la reazione di scherno di Isabeau, per quella richiesta insolita.

“Tutto qui? Non è poi così difficile, sempre che io mi ricordi ancora come si fa’… e sia Mago, sei stato tu a cominciare, allora, e sarai tu a finire”. Ordinò lei al mezzelfo, riportando alla mente il tempo, lontanissimo, del loro primo incontro, e del quel loro primo bacio. Un bacio che lui rubò a lei, grazie ad un incantesimo di ammaliamento.

Vargas si avvicinò a lei, le prese il viso pallido e gelido tra le dita affusolate e dalla punta di esse sfrigolò leggera, un’ondata di magia calda e avvolgente che cancellò dal viso di Isabeau ogni traccia, ogni segno, ogni cosa che mascherasse la sua vera espressione.

Le labbra si scoprirono rosee sotto il nero pesante del rossetto. Gli occhi di lei brillarono, per un attimo, di un verde intenso unito al marrone e l’iride si colorò di toni caldi e selvaggi, che lui ben conosceva, prima di ritornare completamente velata di un bianco opaco e spento.

“Fallo alla svelta” implorò lei, e il mezzelfo non capì, non volle capire, se quella frase si riferisse al bacio, o alla lama, fredda e luccicante, che lui aveva appoggiato al petto di lei, in attesa.

Vargas sospirò, prima di avvicinare il viso a quello di Isabeau, il respiro del mezzelfo incontrò la neve che, incurante del loro triste destino, continuava a cadere indolente sui loro volti, appoggiandosi leggera sulle ciglia di entrambi.

Non appena le loro bocche si incontrarono, per la prima volta dopo più di un secolo, fu come se il tempo non fosse mai trascorso tra loro, tutto fu naturale, morbido, avido di sensazioni, caldo, umido e dolce. Tutto si mescolò in un misto di dolore e piacere. Una lacrima scivolò giù da una guancia, rendendo salato quel prezioso bacio, nessuno dei due si chiese a chi appartenesse, non aveva senso saperlo.

Le labbra di lei si aggrapparono a lui, alla sua bocca così tanto familiare, seppur dimenticata, quasi che la druida volesse donare il suo ultimo respiro al mago.

Un sospiro di sollievo attraversò il corpo di Isabeau quando la lama affondò nel petto, tra le costole, tossì e si accasciò. Vargas la prese tra le braccia e la depose delicatamente sulla neve. Una larga pozza vermiglia si allargò sotto di lei, ma Isabeau non pareva spaventata, al contrario sembrava felice, felice come non lo era più stata. Era libera, morente, ma libera.

Rymsis non aveva potuto fermare la mano di Vargas, poiché il mago non avrebbe dovuto esistere in quella dimensione, era stato riportato indietro con un incantesimo temporaneo. Di fatto era come se nessuno avesse levato la mano su Isabeau, come se lei si fosse ferita da sola, quindi l’incantesimo di protezione che l’accompagnava sempre, non si era attivato, permettendo al pugnale di raggiungere il cuore attraverso la carne.

“Perdonami” pronunciò a fatica il mago tra le lacrime, fino all’ultimo aveva sperato, pregato che lei lo fermasse, o che lo uccidesse a sua volta, ma Isabeau aveva lasciato che lo facesse, andando incontro alla morte col sapore delle sue labbra nelle proprie.

“Che sciocco sentimentale che sei…” sputò fuori lei a fatica, tossendo sangue.

Il cuore della druida rallentò sempre di più, fino a fermarsi, la mano piccola e gentile che sfiorava il volto del mezzelfo, asciugandone le lacrime ghiacciate, cadde inerte sul corpo freddo e immobile.

I lunghi capelli della druida si fecero candidi come la neve, e sul suo viso comparvero i segni della vecchiaia. Il sigillo, il patto di sangue col rinnegato era rotto, Isabeau ora portava su di sé il peso di tutti i suoi centotrentacinque anni di vita.

Un ultimo sospiro, un ultimo sussulto del cuore e poi più nulla, gli occhi della donna, conosciuta come il temibile “sospirò nero”, si chiusero per sempre, portando con sé un’ultima immagine, quella del volto del mezzelfo, che lei non aveva mai dimenticato.

Il silenzio ovattato della neve, fu interrotto solo dai singhiozzi di Vargas, che si chinò su di lei, abbracciando il suo corpo inerte, mentre i loro corpi venivano ricoperti da un manto bianco e soffice, come fosse un sudario.

 

~~~

 

 

Note: Calendario dell'Avvento! Questa storia partecipa al contesto organizzato dalla pagina il giardino di efp. Una casella al giorno aspettando Natale.

 

22 dicembre

 

Obbligo: A e B si rivedono dopo tanti anni la notte di Natale. Malinconico.

 

Questa storia si ricollega a "la promessa del mago" e, cronologicamente si situa molto dopo nel tempo. È una sorta di finale tragico, alternativo, che non scriverò mai, ma che mi è stato ispirato dal prompt della pagina Facebook.

Doveva essere malinconico, ma credo sia molto più triste e tragico. È stato uno dei momenti più difficili da scrivere per me, e spero che il risultato sia all'altezza.

Fandom D&D

Personaggi Vargas & Isabeau

Avvertimenti: spoiler, What if?

 

Buona lettura!

Ladyhawke83

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > D&D - Forgotten Realms / Vai alla pagina dell'autore: Ladyhawke83