Autore: Marco Masini
Era entrata in quel locale per caso, forse per le risate che provenivano dall'interno, forse per scrollarsi di dosso tutti quei giorni orribili che la vita le aveva riservato. Forse aveva solo bisogno di un po' di calore umano e di capire la piega che avrebbe preso la sua vita ora che lei era libera e lui non c'era più. Stranamente, quasi per un'ironia che le causava l'amaro in bocca, in quel piccolo locale del paesino in cui era arrivata era presente un karaoke. L'ultimo paesano che aveva cantato, probabilmente ubriaco, era sceso un po' traballante dal palco e quando lei fu entrata, con il suo fragile quanto tenace cappotto rosso il proprietario del locale la invitò a provare a cantare.
Proprietario (PR)-- "Coraggio, una donna così bella come lei che entra in questo posto sperduto da Dio è una cosa più unica che rara, cosa ne dice di cantare qualcosa per noi? Non si preoccupi, andrà alla grande. E poi, se proprio dovesse essere stonata come una campana, almeno ci farà fare una sana risata, cosa ne dice?"
Donna Misteriosa(DM) -- "Veramente io..."
PR -- "Oh, coraggio, è solo una canzone, che mele potrà mai farle lasciarsi andare?"
DM -- "Mmh, non saprei..."
Poi, mentre si guardava in giro imbarazzata, in cerca di una scusa plausibile, le venne un sussulto e guardò il foglio che stringeva saldo nella mano, consunto dalla neve e da una grossa macchia d'inchiostro.
DM -- "Non aveva mai avuto una bella calligrafia" pensò.
Il proprietario del locale stava quasi per lasciare perdere, quando...
DM -- "Va bene...accetto..."
PR -- "Oh bene! Si accomodi pure sul palchetto, a proposito, che musica vuole che io metta?"
DM -- "Una musica lenta e dolce, di pianoforte se possibile, canterò una mia canzone, grazie mille"
Così salì l'umile palchetto di legno e si mise al microfono posto in mezzo e aspetto di sentir partire la base. La musica partì ed era proprio quella che desiderava per cantare il suo testo. Avvenne così, all'improvviso, e la donna misteriosa si mise a cantare con una voce la cui bellezza era senza pari e tutti i clienti la ascoltarono, trascinati da quelle tristi note e probabilmente anche dalla sbronza. Lei lasciò fluire le sue emozioni e ripensò a quella sera, quando tutto era iniziato a sembrare oscuro, quando capì che, se non avesse agito in fretta, presto o tardi sarebbe successo l'inevitabile.
Prima di andar via c'è qualcosa che voglio dirti adesso
E mi ascolterai anche se per te oramai è lo stesso
Non ci crederai, forse riderai, ti sembrerò un po' fuori tempo
Ma la verità è che non ho avuto mai niente di più bello di te,
Suo marito Jack aveva un bel lavoro, un bell'appartamento moderno e conviveva con la donna da quasi un anno, praticamente da quando avevano iniziato la loro relazione. Lei lo amava tantissimo, era il fidanzato perfetto! Premuroso, dolce e non mancava mai di riempirla di regali. Certo aveva dei difetti, quale uomo normale non ce li ha? Però...Dal giorno in cui lo aveva conosciuto non aveva fatto altro che diventare sempre più geloso, lei lo sapeva ormai, era solita sorbirsi le sue sfuriate ma ultimamente la spaventava parecchio. Ogni tanto Jack beveva un po' di alcol e gli capitava spesso di ubriacarsi, ovviamente anche in questo non c'era niente di male, ma se solo lei gli si avvicinava per togliergli la bottiglia dalla mano, lui si arrabbiava tantissimo, imprecava contro di lei e si metteva a lanciare oggetti per la casa. Non c'era niente di male a litigare certo, ma le cose che lui le diceva, la facevano piangere e sentire insicura di sé stessa. Poi arrivò quella fatidica sera in cui lui aveva alzato un po' troppo il gomito e sembrava più irascibile del solito. Quella sera, fuori, pioveva a dirotto.
Jack(JK) -- "Rebecca? Rebecca dove sei?"
-- Nessuna risposta --
JK -- "Rebecca!"
La andò a cercare, la trovò in camera, al telefono con un'amica, ma naturalmente a lui non importava, le strappò il telefono di mano e gridò:
JK -- "MOLTE GRAZIE, NON CI SERVE NIENTE!
Rebecca(RB) -- "EHI! Che modi!"
JK -- "Come osi rimproverarmi?! Dimmi con chi stavi parlando! "
RB -- Anna mi ha telefonato, è appena morta sua madre poverina e la stavo solamente confortando mi spieghi perché pensi sempre che io ti voglia
tradire?"
Anna era la migliore amica di Rebecca, era la sua migliore amica sin dall'asilo ed entrambe erano andate alla stessa università. Loro due erano colleghe e spesso organizzavano delle cene di coppia insieme, in quel momento la donna desiderò solo di aver ascoltato il consiglio di Anna, quando le aveva detto che secondo lei Jack non era un uomo per bene e che con quell'aria da galantuomo nascondeva qualcos'altro.
JK -- "Perché è così! Io non ti credo, ormai non mi inganni più così, te lo chiederò un'ultima volta, DIMMI CHI ERA!"
RB -- "ERA SOLO ANNA!"
JK -- "BUGIARDA!"
Lui le tirò un ceffone così forte che la fece sbattere sul comò e Rebecca rimase svenuta fino alla mattina successiva. Il marito la ignorò e si mise a dormire subito dopo la discussione, mentre lei era ancora svenuta e sanguinante sul tappeto. Il mattino seguente Jack andò al lavoro come se niente fosse.
Di te confesso,
Io ti volevo vivere ma ti sapevo uccidere,
Io ti volevo stringere ma non ti sapevo prendere,
Io ti volevo complice ma ti sapevo escludere,
Io ti volevo fragile e ti lasciavo piangere,
Io ti volevo cogliere ma non ti lasciavo crescere,
Io ti volevo vincere e ti ho saputo perdere,
Ma ti volevo ti volevo ti volevo...
Quella stessa mattina, un po' più tardi Rebecca si alzò da terra; viva, sebben molto dolorante, decise che ne aveva abbastanza di questa vita. Fece i bagagli in fretta e furia e lascio la casa di Jack senza nemmeno un rimpianto.
Poi sei andata via e stavolta sai sono io che ho pianto
Ed ora non ho più quel potere che
Che ti inchiodava accanto...
Andò inizialmente all'ospedale, dove la medicarono e chiamarono la polizia. Dopo che Rebecca ebbe raccontato l'accaduto, la polizia arrestò il marito, e la donna si rifugiò per un paio di mesi da Anna, in attesa del processo. Quell'uomo orrendo ottenne solamente cinque anni e la vittima coraggiosa, nell'udienza finale, guardò il suo persecutore scomparire dalla propria vista nell'aula del tribunale.
Non ci crederai, forse riderai, ma se ti salvi sono contento
Libera da me
E ora sono io schiavo di un ricordo di te,
Un giorno, quasi un anno dopo la sentenza del giudice, quando Rebecca aveva già trovato un 'altra casa in cui spendere meglio la sua vita da single, ricevette una telefonata:
Ufficiale -- "Signora, mi dispiace doverla avvisare così, non so se la colgo impreparata, ma la informo suo marito è morto, si è suicidato con una lametta di contrabbando che nascondeva da mesi. Ha lasciato una cosa per lei..."
Rebecca, ancora piuttosto smarrita rispose:
RB -- "Di che cosa si tratta?"
Ufficiale -- "Ha lasciato una lettera nella quale ha scritto che deve essere visionata solo da lei, abbiamo solo controllato che non ci fossero sostanze illegali e nocive, ma non l'abbiamo letta."
RB -- "Ok, arrivo subito"
Guidò fino alla centrale e le consegnarono la lettera. Guardò il foglio ingiallito e lo lesse. Non era molto lungo eppure ci impiegò circa una mezzora per capire esattamente che cosa aveva in mano: il testo di una canzone. Non sapeva cosa pensare al proposito che quel bastardo avesse scritto una canzone per scusarsi prima dell'estremo gesto, ma a quanto pare era proprio questa la realtà.
Di te confesso,
Io ti volevo vivere ma ti sapevo uccidere,
Io ti volevo stringere ma non ti sapevo prendere,
Io ti volevo complice ma ti sapevo escludere,
Io ti volevo fragile e ti lasciavo piangere,
Io ti volevo cogliere ma non ti lasciavo crescere,
Io ti volevo vincere e ti ho saputo perdere,
Ma ti volevo ti volevo ti volevo...
Aveva decisamente bisogno di schiarirsi le idee e quale migliore alternativa se non guidare. Percorse la via scura della strada che conduceva alla campagna per oltre un'ora e mezza ed in quel mentre, iniziò anche a scendere la neve. Decise di fermarsi nel primo paesino che avesse trovato, poiché ormai era ora di cena e le stava già iniziando a venire fame, in più, la nevicata era passata ad una vera e propria tempesta e non si sentiva più di guidare in quelle condizioni. Quando scese dalla macchina scorse da lontano una luce calda ed un'insegna luminosa, che segnalavano l'ingresso di una piccola osteria. Decise di entrare.
Perché la verità È che non ho avuto mai niente di più bello di te.
Dopo quella canzone i paesani si erano ammutoliti e continuavano a fissarla con stupore, ma non durò molto perché qualcuno applaudì, poi un altro, poi tutta l'osteria la stava omaggiando con tutto il suo calore.
In quell'istante lei capì perché aveva cantato: per fare un ultimo favore a quell'anima dannata del suo fidanzato... Non gli avrebbe dato la soddisfazione di non esaudire il suo ultimo desiderio, lei era totalmente diversa da lui.
PR -- "Veramente complimenti mia cara signorina, mi farebbe il piacere di dirmi il suo nome?"
RB -- "Ma certo, io sono Rebecca"
PR -- "Bene Rebecca, che ne diresti di restare qui per stasera, la tempesta sta ancora imperversando e mi sentirei un stupido se non ti offrissi questa occasione, non ti preoccupare, paga tutto la casa, dopo come hai cantato stasera..."
RB -- "Grazie mille, accetto volentieri"
E così restò la notte in quella piccola osteria di paese, al mattino, quando si svegliò andò subito alla finestra. Fuori splendeva il sole.
Poiché se perseveri fino in fondo,
Poiché l'impossibile diventa possibilità,
Poiché la paura diventa di sfondo,
Poiché la Tempesta passerà...
Ciao Ragazzi, è la prima volta che mi cimento con una storia di questo tipo e spero che possa piacere a voi lettori, vi invito quindi ad esprimere le vostre opinioni sulla storia nelle recensioni,
Saluti,
Mark01.
23/12/2017
5 recensioni
