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Autore: 467M80fg56_280255    27/12/2017    2 recensioni
One shot ambientata in uno dei posti più pericolosi della saga One Piece.
Questa è la mia prima fanfiction, per questo accetto volentieri critiche e giudizi che possano aiutarmi a migliorare, spero vi piaccia.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caesar Clown
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cammini incerta per quei scuri corridoi fatti di metallo, l'unico suono che soffocava il rumore dei tuoi passi era quello delle tubature che strasportavano una qualche sostanza strana, sembrano essere urla di bambini... Non t'interessa minimamente cosa possa mai passare da quelle cavità metalliche che percorrevano tutto il tratto delle sinistre corsie. Continui a camminare con estrema lentezza, tenendo i pugni chiusi sul petto, quasi a voler fermare il costante tremore del tuo corpo, mentre emani respiri profondi per far calmare quel veloce battito così insistente. "Come è possibile?" Non lo sapevi neanche tu, era tutto assurdo, tetro, il panico in te è forte a tal punto da impedirti di pensare lucidamente, ma cosa avresti mai potuto pensare? Di sicuro nulla di sensato, tutto ciò che sapevi con certezza era solo che ti eri addormentata nel letto della tua stanza per poi ritrovarti in un posto simile, svegliata dal suono delle macchine, ti è molto famigliare, sembrava quasi... no. Non era possibile. Continui a camminare lentamente, come ad evitare il possibile incontro con qualche pericoloso individuo. Ti fermi, ti sembra di sentire qualcosa... no, non è immaginazione, il rumore diventa sempre più forte. Passi... Qualcuno sta venendo verso la tua direzione, sei paralizzata, non sai cosa fare, non ci sono posti per nascondersi. Ti rendi conto che non puoi evitarlo. Cerchi di vedere per quel poco che ti era concesso da quel luogo. Adesso puoi intravedere la sua sagoma. Lo riconosci... i tuoi dubbi diventano certi... le persone in tuta gialla, il laboratorio, non erano simili all'atmosfera di Punk Hazard, quel posto era Punk Hazard. E tu ti trovavi veramente nel laboratorio di Caesar. E quell'uomo era veramente lo spietato subordinato di Doflamingo, Vergo. In quel momento avresti voluto correre il più velocemente possibile... ma non puoi, la paura ha preso possesso del tuo corpo, impedendoti persino di urlare. Non ti rimane che aspettare. Attendi con occhi sgranati mentre si dirige verso di te con passo certo, come se sapesse già bene cosa fare, non aveva scrupoli per niente. Senti le gambe instabili, deboli, come se l'afflusso di sangue si fosse fermato, te ne rendi conto solo ora, ti rendi conto che ha il suo bastone al polso, mentre usava l'haki dell'armatura. L'attesa è snervante, cerchi... ci provi con tutte le tue forze... ma non riesci a muoverti, tremi per poi cadere di sedere a terra, mentre il tuo sguardo è fisso costamtemente su quel bastone. Lacrime cominciano a scendere rigandoti le guance mentre guardi Vergo fermarsi di fronte a te, guardandoti con un espressione di completa indifferenza, intanto cominci a singhiozzare, sperando che non ti avrebbe fatto troppo male... Sperando che quell'incubo finisse in fretta. Non un attimo di più, comincia a roteare suo bastone con fare esperto per poi colpirti alla testa con un colpo secco. In quel momento pensavi davvero di dover morire, il dolore era lancinante, credevi che il tuo cranio si fosse frantumato in mille pezzi, proma di cadere a terra priva di sensi. Senti il cervello martellarti ad un ritmo uniforme, ogni battito accompagnato da una fitta di dolore. Ma sopportavi in silenzio, sapevi che in confronto a quello che avevi subito prima era il minimo. Continuava a far male, ma ti dava la conferma di essere ancora viva. Senti di essere poggiata su una superficie morbida, quasi speri che aprendo gli occhi ti saresti trovata nel tuo divano. In effetti ti trovavi su un divano, si, peccato che non era il tuo. Ancora quel rumore... rumore di macchine, si udivano in lontananza. Senti mentre cerchi di recuperare la vista mettendo insieme quelle immagini confuse, in continuo movimento, mentre creano un effetto ipnotico. Ci sei quasi riuscita del tutto, quel luogo lo conosci, nella mente affiorano dei ricordi legati a quel posto... legati a quel programma. Qui si trovavano Caesar, Law e Monet. Ti ricordi del colpo alla testa... Vergo. Fai ancora fatica a crederci, ma sai bene che la verità è che non "vuoi" crederci. Puoi vedere bene ciò che ti circonda, è troppo vero, è troppo... spaventoso. Adesso riesci a muovere il capo, fà più male ma sopporti, sai che hai bosogno di andartene il più in fretta possibile. Per ora sembra non esserci nessuno. Allunghi una mano con l'intento di toccarti la testa dolorante, con estrema delicatezza, sfiori i tuoi capelli sentendoli sporchi di sangue ormai divenuto asciutto, il pensiero di come si presentasse visibilmente ti turbava non poco, doveva essere piuttosto grave. Ti alzi pesantemente da quel divano, barcollando un pò prima di riuscire a restare ferma in piedi, Senti il cervello pulsare ad un ritmo più elevato e le gambe molli, il tutto accomoagnato da un forte senso di nausea. Ma dovevi farcela, dovevi fare al più presto qualcosa, sai che se fossi rimasta lì sarebbero arrtivati "loro", in fondo è stato Vergo a portarti lì, ti chiedi il perchè non ti abbiano fatto fuori subito... Forse per fare di te l'ennesima cavie da laboratorio, o per divertirsi semplicemente a torturarti, oppure... La tua determinazione aumenta alla presenza degli ultimi pensieri, ti dirigi velocemente verso la pesante porta di metallo che si trovava in quello che si poteva definire a tutti gli effetti un salotto, cercando di ignorare il più possibile quelle forti fitte alla testa... non si apre. E nel mentre cerchi di girare quella grande manopola il ferro massiccio con tutte le poche forze che ti erano rimaste senti un altro rumore apparte quello delle macchine... un rumore appartenente ad una fonte che emana gas. Si, lo sapevi, perchè lo conoscevi fin troppo bene. Ed è per questo che rimasi immobile con ancora le mani ad afferrare quelle fredde stanghe. Speravi che non entrasse in quella stanza, ma sentivi che ti stava già guardando, sentivi che il rumore era a pochi passi dalle tue spalle, fù una cosa che ti fece gelare il sangue nelle vene... 《Shurorororororo che fai? Te ne vuoi già andare? Sarebbe un peccato, ti sei appena intrufolata.》 Ti dice con qiell'atteggiamento da finto gentile, pronunciando l'ultima parola in modo virulento. Aveva frainteso... Giri la testa per quel poco che bastava tenendo sempre la presa sulla manopola, come se potesse salvarti da quel folle scenziato. Volevi dare una spiegazione in quella situazione di completo panico, dovevi giustificarti in quelche modo, anche se sai che non servirà a molto, sai bene che Caesar non si faceva scrupoli a togliere di mezzo chiunque, ma ipotizzi che se saresti rimasta in silenzio, dando così più sicurezza alla loro ipotesi, avresti perso la vita lì e subito. Cerchi di placare quel forte senso di terrore. Ti sforzi di parlare in maniera comprensibile, ma non ci riesci, forse a causa della debolezza, forse per la paura che stava aumentando il dolore in maniera insopportabile, forse perchè ti rendevi conto fin troppo bene che c'era a rischio la tua vita, o forse era semplicemente per il suo sguardo... Le sue iridi di quel giallo soprannaturale ti guardavano intensamente, come se riuscissero a leggerti dentro, quello sguardo che poteva inquietare chiunque, sembrava quasi stesse già pianificando cosa farsene del tuo corpo, studiandolo con attenzione, dandoti l'impressione di non avere il minimo interesse nel volerti ascoltare, perchè per lui nessuno valeva niente, viziato a scegliere lui cosa farne della vita delle persone. 《Io n-non... non...》 Niente da fare, non ci riesci, ma non ne hai più bisogno, perchè adesso è lui a prendere l'iniziativa. 《Shurororo calma!》 Dice avvicinandosi a te facendo muovere ancor di più quell'aura di nube bianca abbastanza densa da sentirti solleticare la pelle chiara, dal vivo era molto più dettagliato, quasi rilassante alla vista. 《Puoi sempre farti pedonare...》 Ormai era a un passo da te col capo leggermente inclinato verso il tuo, dandoti modo di guardare meglio quegli occhi così sovrumani, accompagnati da quall'ampio dorriso malizioso. Perdonare... Adesso riuscivi a stento a respirare, sapevi che non prometteva niente di buono, neanche lontanamente. Lo conoscevi troppo, perchè lui era proprio uno dei personaggi più importanti, personaggio che in quel momento volevi far sparire per sempre dalla faccia della terra, quello stesso scienziato che avrebbe fatto diventatre la tua esistenza un incubo, quello che da lì a poco avrebbe messo fine alla tua vita... No, non poteva finire così, dovevi vivere, dovevi tornare a casa dalla tua famiglia, dovevi... 《La vuoi una caramella?》 Ti dice porgendotela di nansi al viso, era simile a quella data ai bambini, però questa aveva la carta completamente rossa. Ormai non ragionavi più, parlava il tuo corpo, volevi vivere, volevi vivere a tutti i costi. 《NOOOO!》 Corri di lato così da non stare più tra la porta e lo scienziato, con l'intentento di scappare verso l'altra uscita che si stovava ancora aperta. Ma appena sorpassi la porta qualcuno ti blocca... Vergo. In quel momento ti stava stringendo le braccia con fermezza, ti stava facendo male, ma nonostante ciò continuavi a dimenarti convulsivamente, mentre davi le spalle a Caesar. 《Shuroro! Bene così...》 Vergo lo stava aiutando nel suo intento, aprendoti la bocca con forza mentre Caesar di dirigeva verso di te con la sua caramella in mano già scartata... Cerchi in tutti i modi di opporti a quella resistenza, anche se sai che è completamente inutile, la sua presa è troppo forte. Intanto aveva già insinuato il suo "veleno", perchè sapevi benissimo che non poteva essere altro, in bocca. Vergo te la tappava con tale forza da impedirti persino di respirare. 《Ingoia.》 Ti dice con tono che non ammetteva repliche. Intanto sentivi che stava iniziando a bruciare, sembrava che l'interno della tua cavità si stesse dissolvendo, senti il gusto ferroso del sangue unirsi a quello della "caramella". E così spinta dal bisogno d'aria e dal dolore la ingoi, adesso sapevi per certo che avevi segnato la tua fine. Cadi a terra contorcendoti dal dolore, stavi sudando copiosamemte, stringendo tra le braccia la tua pancia. Qualcosa stava iniziando a crescere in te, sentivi che il tuo stomaco sarebbe esploso da un momento all'altro. Intanto lui stava lì con gli occhi fissi su di te, osservando desideroso di conoscere gli effetti di quella sua mortale creazione. Stai tossendo, sputando... sangue? No, quello che avevi sputato era rosso, ma non era affatto sangue, aveva un'aspetto gelatinoso. Quella era la strana sostanza che si stava espandendo in tutto il tuo corpo, bloccando le vie respiratorie e insinuandosi successivamente nel tuo cervello. Ormai non sentivi più niente, il dolore era finito, sentivi solo un lieve battito che sembrava preannunciare la tua fine in modo quasi dolce, facendoti spegnere lentamente. FINE.
   
 
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