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Autore: ReggyBastyOp    27/12/2017    0 recensioni
Nathaniel è un demone sposato con Hope una vampira. A causa del suo passato adesso lo stanno cercando e non sapendo ancora come affrontarli vuole allontanarsi per poter affrontare il pericolo e magari anche sconfiggerlo, lasciando all'insaputa i suoi cari.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Note: Se vi va ascoltate questa canzone durante la lettura. Trouble - Cage The Elephant https://www.youtube.com/watch?v=AcDYTcTXtI8



Sistemò il cerchietto per tenere i corti ciuffi della frangia in ordine. Nathaniel l’osservava assorto in tempi ritrosi. Hope lo sapeva benissimo e affranta si grattò il braccio sinistro pensando a quanto avrebbe voluto che le cose andassero diversamente. Si alzò dal divano tristemente e si incamminò verso la porta finestra per poi uscire sul balcone, finendo per poggiarsi sulla ringhiera coi gomiti, dando così le spalle al suo compagno.

Ammirò per l’ennesima volta il panorama che tanto aveva amato anni prima quando avevano comprato la casa. Chilometri di distesa di foresta, alberi ora innevati e silenziosi, quasi cupi nel loro ergersi nel freddo secco della zona. Quando vi si trasferirono per giorni, se non mesi, avevano trascorso le loro notti e forse anche qualche vespero, a contemplare ciò che la natura poteva offrirgli, completamente soli.
Erano convinti di non aver bisogno di altro se non di loro stessi, a farsi forza a vicenda, a nutrirsi dell’amore più profondo che possa mai anche solo essere immaginato. Sapevano bene, all’epoca, che nulla avrebbe potuto essere oltre, neanche lontanamente raggiungibile era l’affetto che provavano. Adesso però sembrava non poter bastare.

A piedi nudi le parve di sentire il ghiaccio penetrare nelle ossa fino a farle male e ci volle molto del suo autocontrollo per non dare alcun cenno di disagio. Abbassò lo sguardo, poco convinta sul da farsi osservando come una lepre dubbiosa cercava di non farsi vedere da alcun cacciatore mentre tornava nella propria tana. Le sfuggì un sorriso vedendo come quest’ultima, nonostante fosse bianca, potesse essere benissimo scorta nella neve. Scosse la testa, era inutile fuggire, prima o poi sarebbe stata vista anche se il suo manto avrebbe fatto tutto per renderla camaleontica.
< Non c’è via di uscita > Mormorò tra sé, troppo ad alta voce per non essere udita.
< Ah sì? > Rispose l’uomo, così alto per lei da farle credere che fosse minimo due volte la sua stazza.
Hope si girò di scatto, spaventata da come Nathaniel si fosse avvicinato senza farsi minimamente sentire. Non gli disse nulla ma l’osservò per qualche attimo, non riuscendo a ricambiare lo sguardo, in parte sentendosi offesa e dall’altra per rassegnazione. Non avrebbe potuto cambiare le cose, non ne era in grado.
< Quanti anni sono passati? > Le domandò, facendo finta di essersene dimenticato.
< Troppi > Bofonchiò lei, rigirandosi per non mostrare gli occhi che divenivano sempre più lucidi. In realtà era molto confusa. Non aveva mai pensato si sarebbero lasciati ed era convinta che normalmente le cose non dovevano procedere a quel modo.
< Non capisco. Vuoi che me ne vada via io? >
< No. >
< Allora perché mi continui a tormentare? Pensavo volessi andartene >
< Non voglio > Disse freddamente. Ma lei non poteva credergli più. Non dopo la discussione della sera precedente.
< Non si direbbe > la voce era malferma e decise che non avrebbe più parlato per non far vedere quanto fosse debole. Non era pronta a vivere senza l’unico punto fermo che avesse avuto in tutto l’universo presente. Si sentiva tradita, sconfortata, ma desiderava che questo lui non lo vedesse e temeva che se non si fosse allontanato il prima possibile non sarebbe più riuscita a trattenersi.
Nathaniel fece per dirle qualcosa, ma poi si trattene e optò per altro.
< Hai ragione > sussurrò spostandole i capelli dietro il collo così da poterle baciare la pelle nuda. < Ti amo >
< Sei un bugiardo > flebilmente rispose, con le lacrime che imperversavano lungo le guance, inarrestabili. Nathaniel strinse forte le braccia attorno al suo corpo a mo’ di protezione non potendo fare altro.
Hope era arrabbiata, se non inferocita. Come poteva dirle che doveva andarsene? Dopo tutto quello che avevano passato e affrontato. Sarebbe persino morta per lui, e si pentì di tutto quello che gli aveva dato. Gli aveva concesso ogni cosa. Senza poi darle un motivo. Che giustificazione era “Devo andare via”? Avrebbe preferito sentirsi dire che non stava più bene con lei, che era innamorato di un’altra, che non sentiva più nulla e preferiva finirla lì.
Sentì il vuoto sotto di sé e cercò di liberarsi dalla presa, senza successo mentre il marito la trasportava di peso lungo la sala.
< Fa troppo freddo per stare fuori in questo modo, ti ammalerai >
< Non ti riguarda più > Borbottò iniziando a colpirlo coi pugni contro la schiena, sentendo il malessere offuscarle la mente, andando incontro a una crisi di nervi. < TI ODIO DA MORIRE. NON SEI PIU’ NIENTE PER ME. VATTENE! > Urlò isterica non volendo più averci a che fare. In preda all’ira si tolse la fede e l’anello di fidanzamento per lanciarli verso la portafinestra, ormai chiusa. Continuò a urlare, quasi con disperazione non a sufficienza dato che il ragazzo non si smosse minimamente e la fece distendere su quello che sarebbe dovuto essere ancora il loro letto.
< Ti prego mio amore, non voglio vederti così, mi fai soffrire. > Le asciugò le guance con il palmo della mano e baciò ogni parte di pelle accarezzata.
Hope prese a tremare per i nervi, completamente tesa. Non poteva credergli più perché se anche l’avesse fatto non avrebbe avuto senso… L’aveva già supplicato, gli aveva promesso qualunque cosa purché le desse almeno modo di capire cos’aveva sbagliato, cosa poteva fare per rimediare, per salvare il loro matrimonio. Lui aveva negato qualsiasi cosa. “Non hai sbagliato nulla.”.
< Sei un bugiardo, pusillanime, ti detesto > Soffocò i gemiti di sofferenza non avendo il coraggio di dirgli altro.
< Permettimi di amarti, fammi dimostrare che non ti mento > Supplicò lui, temendo di doverla lasciare in quello stato, senza nemmeno averle dato un po’ di conforto. Mancavano poche ore alla partenza. Avrebbe potuto uscire via prima di casa, ma non ce la faceva. Voleva restare al suo fianco il più possibile, non sapendo se mai sarebbe riuscito a tornare, se mai avrebbe potuto più rivederla. Era disperato e solo Dio, se esisteva, sapeva come fosse ancora in grado di trattenersi, di essere egoista e mettere a rischio anche la vita dell’unica persona al mondo che avesse mai voluto o desiderato o anche semplicemente amato. Era il suo respiro, ciò che lo teneva in piedi, che lo faceva svegliare al mattino e sognare al chiaro delle stelle. Avrebbe voluto fuggire con lei ma non poteva rischiare. Doveva permetterle di continuare a vivere con o senza di lui, con i loro figli a cui badare e crescere. Se le fosse successo qualcosa ne sarebbe morto e sarebbe stato anche peggio che lasciare quel mondo sapendola al sicuro.
< Hope, ti scongiuro > Mormorò stringendo la sua mano sinistra sentendo la mancanza degli anelli tra le dita che gli diede un colpo al cuore ma non si diede per vinto. < Voglio toccarti, stare con te > Mormorò sulle sue labbra dolcemente, per darle un bacio, lasciandole libertà di movimento e di scelta, ma stando comunque sopra, facendo il peso necessario così che non potesse ancora fuggire e avere almeno un lieve sentore di unione. Ne avrebbe avuto di tempo per stare lontana da lui.
Lei parve pensarci su più del dovuto prima di rispondere.
< E dopo resterai? > Domandò trattenendo le lacrime.
Nathaniel scosse il capo, mortificato.
< Allora non hai nulla da dimostrare > affannando per il dolore distolse lo sguardo da quello che non credeva fosse più suo marito e chiuse gli occhi per potersi allontanare almeno fisicamente da ciò che più le causava sofferenza.

Lui si fece coraggio e prese ad accarezzarla, ad amarla come aveva fatto fin dal primo giorno, pregando qualsiasi entità divina o no che li avesse creati di far sì che quella non fosse l’ultima volta.
La baciò con tutta la passione che aveva, le strinse delicatamente la carne facendo sì che potesse smettere di tremare e magari anche di piangere. La vide reagire a ogni suo tocco e ringraziò il cielo che non avesse davvero smesso di amarlo come aveva temuto. Vide che ricambiava e lo desiderava almeno quanto lui voleva lei. Divennero frenetici e si spogliarono frettolosamente, il raziocinio abbandonò completamente le loro menti. Lei lo mordeva e graffiava quasi con ferocia, inconsciamente per fare in modo di tenerlo a sé. Lui era fuoco ovunque, ardeva d’amore e di follia e la strinse a sé con forza mentre si faceva strada con involontaria irruenza dove più desiderava essere. Gemettero entrambi ad alta voce e a ogni spinta sembrava avvertissero scariche elettriche lungo tutto il corpo. Lei gli si avvinghiò attorno e poteva sentire parole sussurrate sempre più confuse che andavano a nascondersi tra i vari ansimi. Provavano un piacere così intenso e al contempo effimero che pareva non riuscissero a trovare pace. Quando ormai furono entrambi madidi di sudore e allo stremo delle forze si ritrovarono a invocare i loro nomi tra le labbra, in un bacio di fiamme.
< Ti amo da morire, tutto quello che faccio è per te > Mormorò una volta che ebbe ripreso fiato, non potendo distaccarsi da lei in alcun modo, e strofinò il naso contro la sua guancia teneramente come un gatto alla ricerca di attenzioni.
Lei annuì assente, respirando ancora a fatica, pentendosi di avergli lasciato fare perché ora sapeva che forse non l’avrebbe mai più rivisto. Voleva proporgli di andare con lui, ma sapeva che gliel’avrebbe negato e se avesse voluto agire avrebbe dovuto farlo subito, senza che potesse rendersene conto.
La prese in braccio e la portò in bagno così da poterla lavare e strofinare la pelle morbida. Le lavò i capelli vedendo come fosse completamente lontana da lui e non era ciò che desiderava. Ogni scusa era buona per continuare a lambire con le labbra tutto ciò che potesse per farla riportare a sé, al presente, voleva scorgere il perdono tra i suoi occhi per quello che stava per fare e quando poi ebbe terminato, totalmente affranto, gli diede quello che per lui era il loro ultimo bacio. Se anche fosse sopravvissuto, dopo il dolore che le stava causando, non avrebbe più avuto il coraggio di ripresentarsi da lei. Non si meritava quella donna né il suo amore né tutto quello che gli aveva dato.
Si rivestì sbrigativamente e non lasciò che potesse più vederlo in viso, temendo che forse avrebbe potuto scorgere il vacillare nel proprio volto e senza aggiungere altro con l’inizio del tramonto si allontanò dalla casa non riuscendo neanche a guardare indietro per poter fissare nella mente gli ultimi attimi assieme.

Salì in auto, non potendo usare la moto con la tempesta di neve che era appena cominciata e sperava di poter essere a Parigi almeno un’ora prima della partenza dell’aereo. Sospirò e avviò il motore, era già in ritardo, non sarebbe potuto restare oltre, a breve l’avrebbero trovato se non si fosse mosso. L’unico pensiero che lo convinse a proseguire era che Hope sarebbe stata al sicuro e così anche i loro figli ai quali avrebbe scritto una lettera appena possibile dato che non aveva ancora avuto modo di contattarli di persona. Appena premette sull’acceleratore sentì la portiera aprirsi e vide la chioma rosso divampante uscire dal cappuccio.
< DEVI scendere! > Le ammonì furioso, con il volto sempre più acceso.
< Che vita vivrei senza di te? Fuggiamo assieme >
< Non posso metterti in pericolo così, non di nuovo. Hope scendi dall’auto e pensa a Raphael ed Evangeline.>
< Lo sto facendo. Ormai sono grandi, hanno la loro vita, non hanno più bisogno di noi. >
Nathaniel scosse il capo.
< Non lo puoi sapere! Scendi immediatamente, devo andare. Sto rischiando troppo ogni minuto che passa >
< Lo so. Andiamo > e gli strinse la mano con forza. Lui vide il lieve luccichio degli anelli lì dove erano sempre stati da quando glieli aveva messi. Ripensò alle promesse fatte e a quella nuova che le stava per fare.
< Non ti lascerò morire >
< Neanche io > Gli sorrise con determinazione e gli diede un bacio.
Nathaniel credette di essere il bastardo più fortunato nell’universo. Cosa avesse fatto per poter avere al suo fianco una donna simile non ne aveva idea. Pensò che avrebbe potuto farla desistere in un altro momento, o almeno ci avrebbe provato pur di tenerla in salvo ma di contrattare non era neanche il caso.
Sfrecciò lungo la via che conduceva all’autostrada, attraversando la foresta di abeti e il manto nevoso con Hope che si stava addormentando con la testa poggiata sulla sua spalla e abbandonando, magari temporaneamente, quelli che erano stati i decenni più belli della sua forse infinita vita.


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