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Autore: eliseCS    28/12/2017    2 recensioni
[Questa ff resta fedele alla serie tv fino alla prima stagione, già sul finale ci sono cambiamenti]
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Eleven vince contro il Demogorgon e viene successivamente trovata da Hopper ma i due sono poi costretti a lasciare Hawkins.
Nessuno sa che lei è ancora viva e per undici anni la vita di tutti va avanti normalmente finchè dopo un brusco risveglio l'incubo sembra cominciare di nuovo.
Perchè a quanto pare anche l'Upside Down stava solo dormendo, recuperando le sue forze per l'attacco successivo.
E poi... beh, per sapere cosa succede dopo dovrete leggere, no?
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[Primo tentativo di scrittura in questo fandom - nel quale non mi sarei mai immaginata di scirvere.
I capitoli saranno pubblicati ogni due settimane, probabilmente il lunedì.
Auguro buona lettura sperando che a qualcuno possa piacere questa "cosa".
E.]
Genere: Fantasy, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim Hopper, Mike Wheeler, Un po' tutti, Undici/Jane, Will Byers
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 1
 
 
 
L’acqua della doccia era miracolosamente riuscita a scacciare i pensieri negativi che avevano affollato la sua testa da quando si era svegliato, facendolo ritornare al presente.
Aveva maledetto Will, con il quale divideva il bagno, per aver finito di nuovo il bagnoschiuma e aver lasciato il flacone vuoto nella doccia costringendolo ad uscire per recuperarne uno nuovo dal mobile, ma alla fine dei conti quel contrattempo invece di esasperarlo come di solito accadeva l’aveva quasi messo di buon umore: non era altro che la prova che quella fosse una giornata assolutamente normale, come tutte quelle che aveva vissuto da undici anni a quella parte.
 
Percorse il breve corridoio che collegava i due bagni alle quattro camere e superò la porta che divideva la zona notte dalla zona giorno raggiungendo l’open space che costituiva salotto e cucina insieme.
 
Dustin era seduto a tavola, ancora in pigiama, mentre guardava con occhi ancora assonnati ma pieni di aspettativa Lucas che invece stava ai fornelli.
 
“’Giorno” li salutò soffocando uno sbadiglio e ricevendo risposte altrettanto entusiaste.
Si stravaccò sulla prima sedia libera che incontrò nella sua traiettoria – avrebbe potuto mettersi a preparare qualcosa, ma era sicuro che il moro stesse facendo la colazione per tutti – e solo in quel momento sembrò accorgersi di qualcosa.
 
“Dov’è Will?” domandò indistintamente ad entrambi.
Lucas alzò le spalle senza neanche girarsi verso di lui, concentrato nel non far bruciare i pancakes che erano sul fuoco, e neanche Dustin sembrava avere la risposta esatta al quesito.
 
“Quando ci siamo svegliati era già uscito di casa” commentò infatti. “Pensavamo fosse andato a correre come fa di solito, ma a quest’ora sarebbe già tornato. Poi però mi sono ricordato di Cindy, quella ragazza del mio corso che gli va dietro dal primo anno... Si dovevano accordare per prendere un caffè insieme uno di questi giorni, immagino abbiano scelto questa mattina visto che le lezioni cominciano dopo rispetto al solito”.
 
Mike strizzò gli occhi nel ricevere tutta quella carrellata di informazioni quando il suo cervello ancora non poteva dirsi attivo e ricettivo al cento per cento.
“Non ha neanche lasciato un biglietto?” domandò alla fine cercando con tutto se stesso di trattenere il più possibile la sua indole da migliore amico apprensivo e iperprotettivo e allo stesso tempo scacciare il brutto presentimento che gli era venuto.
“Non ti azzardare a chiamarlo o andarlo a cercare e rovinare il suo appuntamento!” esclamò Lucas manco gli avesse letto nel pensiero e mettendogli davanti un piatto di pancake fumanti con tanto di sciroppo come piacevano a lui.
“Ha un appuntamento con una ragazza dopo secoli che si è lasciato con Leslie: avrà avuto la testa tra le nuvole e si sarà dimenticato. Se ti fa sentire meglio Dustin potrà provvedere a fargli la ramanzina da parte tua quando lo vedrà tra una lezione e l’altra. E adesso mangia”.
Il riccio chiamato in questione si affrettò ad assentire a gesti visto che aveva già la bocca piena, due pancake già spariti dei cinque che aveva nel piatto.
 
Mike sbuffò una risata scuotendo la testa e cominciando a mangiare a sua volta.
Si stava preoccupando troppo, e per niente, come al solito.
E di certo frequentare l’accademia per diventare poliziotto, dove ogni giorno seguiva lezioni su persone scomparse e psicologia criminale e altre cose simili, non aiutava.
 
 
 
Non sapeva bene neanche lui quando esattamente aveva deciso di intraprendere quella carriera.
Probabilmente era stata tutta colpa del vecchio sceriffo Hopper e delle sue storie di quando prestava servizio, ancora nel fiore degli anni, che raccontava quando quell’una o due volte all’anno tornava a Hawkings a far visita.
 
Quando undici anni prima tutta la faccenda dell’Upside Down e dell’Hawkings National Laboratory si era conclusa non era passato molto tempo prima che l’allora sceriffo annunciasse alla comunità che avrebbe lasciato la città.
Aveva bisogno di cambiare aria, aveva detto, aggiungendo poi una buona dose di motivazioni personali e familiari a cui lui, all’epoca, non aveva neanche prestato attenzione.
Nonostante il trasferimento continuava lo stesso a tornare almeno una volta all’anno da quella che era un po’ l’unica famiglia che gli era rimasta: i Byers.
Dopo la prima volta in cui Mike si era ritrovato a cena da Will con Hopper presente per puro caso aveva pian piano imparato a conoscere l’uomo, e da lì era nata anche l’ammirazione che nonostante tutto nutriva nei suoi confronti.
Da quel momento in poi quando Hopper era in città anche lui era automaticamente invitato a casa Byers per pranzi e cene, almeno per la durata della sua sempre breve permanenza.
Joyce cercava ogni volta di convincerlo a restare, a tornare a casa, ma non aveva mai avuto successo.
 
Crescendo Mike aveva trovato nell’ex sceriffo un interlocutore interessante con cui era piacevole conversare di qualsiasi cosa - al contrario del padre che invece trovava ogni modo per mettersi a parlare solo del suo lavoro: dall’andamento scolastico, all’ultima partita di Dungeons&Dragons giocata con i suoi amici, alle sue ambizioni future.
L’unica cosa di cui non avevano mai apertamente discusso erano state le vicende che avevano coinvolto Will e l’Upside Down e, soprattutto, Eleven.
Non una volta l’uomo aveva fatto il suo nome o provato a tirare fuori l’argomento – beh, forse giusto mezza sì ma era stato subito bloccato - e Mike non poteva fare altro che ringraziarlo mentalmente ogni volta per quello.
Sapeva bene da solo che non l’aveva ancora superata, e parlarne era proprio l’ultima cosa di cui aveva voglia.
 
 
 
“Mike? ...Mike!” Dustin lo stava scrollando per un braccio visto che si era improvvisamente incantato a fissare il vuoto.
“Eh? Che c’è?”
“Non farai tardi?”
Guardò l’orologio e imprecò tra i denti: “Merda”.
Si precipitò in camera per recuperare lo zaino con i libri lasciando l’ultimo pancake nel piatto.
“Sei davvero un cuoco eccezionale Lucas. Da sposare” sentì commentare Dustin mentre cercava di sbrogliare i lacci delle scarpe per mettersele. Accidenti a lui che non le slacciava mai prima di toglierle.
“E infatti questo è il motivo per cui dal mese prossimo mi trasferisco a vivere con Max, cari miei” rispose l’altro divertito suscitando un sospiro di disappunto del riccio.
“Ti prego, non me lo ricordare. Probabilmente moriremo di fame senza di te” si lamentò con fare teatrale.
“Ehi! Guarda che io me la cavo!” protestò Mike che intanto era riuscito a infilarsi la prima scarpa.
“Ma non potrai mai essere al mio livello” fu così gentile da ricordargli Lucas con un ghigno.
“Ancora non ho capito perché hai scelto di fare medicina invece di aprire un ristorante, visto che cucinare ti piace così tanto” ribattè lui.
“A proposito di medicina: stasera ci siamo tutti, vero? Niente tirocini in ospedale o appuntamenti con fidanzate varie...” domandò Dustin, l’ultimo punto valeva sia per Lucas che per se stesso.
Ebbene sì, ancora adesso, una volta alla settimana impegni permettendo continuavano la tradizione del giocare a D&D come ai vecchi tempi.
Le risposte che ricevette furono tutte positive.
“A stasera ragazzi” Mike salutò i due coinquilini e sparì dalla porta.
 
 
 
Una volta finita la scuola ognuno di loro aveva avuto il suo bel d’affare per decidere cosa farne della propria vita e del proprio futuro.
Se Mike aveva deciso di intraprendere la carriera del poliziotto, Lucas si era buttato sulla medicina.
Dustin, da sempre affascinato dalla materia, era andato ad aggiungere un’unità al – molto – esiguo numero di studenti della facoltà di fisica del piccolo ma rispettabile college di Hawkings.
Per lui il solo fatto che il signor Clarke, il loro vecchio insegnante, avesse a suo tempo frequentato quell’istituto era stato sufficiente per non fargli cercare qualcosa fuori dalla città – e poi anche perché non voleva lasciare sua madre completamente da sola.
Will invece aveva alla fine deciso di iscriversi ad architettura in modo da poter continuare in qualche modo a coltivare la sua passione per il disegno, magari in modo più produttivo. Alla fine del primo anno era addirittura riuscito ad ottenere una borsa di studio che la sua famiglia aveva accolto molto di buon grado.
Una volta che ognuno di loro aveva confermato la sua scelta decidere di trovarsi un appartamento per vivere insieme era stato automatico.
Ovviamente erano ancora ben lontani dal potersi permettere tutte le spese da soli, ma con l’aiuto delle loro famiglie e dei modesti guadagni dei lavoretti che tutti loro avevano al di fuori dello studio avevano raggiunto un buon compromesso.
Certo, Lucas sarebbe presto andato a convivere con Maxine – Max per tutti – la sua storica fidanzata dai capelli rossi, e dividere le spese dell’appartamento in tre non sarebbe stato facile; anche se il moro aveva giurato che non se la sarebbe presa se avessero voluto cercare un altro coinquilino per rimpiazzarlo – a patto che non lo sostituissero anche per le loro riunioni settimanali.
L’appartamento era spesso e volentieri, per non dire sempre, caotico e disordinato, essendo abitato da quattro ragazzi ventitreenni ma tutti loro ormai ci erano affezionati.
 
Sapevano che le cose non sarebbero durate così per sempre, Lucas era solo il primo ad andarsene, e se continuava così Dustin rischiava di essere il secondo a breve.
Persino Will si era – apparentemente – finalmente rimesso in piazza.
L’unico restava lui, Mike, che a parte un paio di storie brevi durante gli anni di scuola superiore non si era mai impegnato seriamente.
Ormai si era in parte rassegnato: avrebbe anche lui trovato la persona giusta, solo non in quel momento; non si sentiva ancora pronto.
 
Mise da parte tutti i pensieri controllando l’orario e il numero dell’aula in cui sarebbe dovuto andare.
 
Undici anni e non aveva avuto notizie o saputo qualcosa.
Niente di niente.
Forse era arrivato il momento di lasciarsi finalmente il passato alle spalle e crescere.
 
 
 
§
 
 
 
Rimase sorpreso quando, durante la pausa del pomeriggio, uno dei portinai dell’edificio lo raggiunse lasciandogli in mano un pezzo di carta ripiegato più volte dicendo che un ragazzo riccio era passato in tutta fretta pregandolo di consegnarglielo il prima possibile... tutto questo una mezz’ora prima quando lui era ancora nel bel mezzo di una lezione.
Mike aprì il foglio alzando un sopracciglio nel leggere il messaggio.
 
Codice rosso. Emergenza.
Riunione urgente a casa.
SUBITO.
 
Sembrava il linguaggio in codice che usavano da piccoli per le loro avventure immaginarie.
Molto probabilmente era solo qualcosa che aveva a che fare con la partita di D&D di quella sera, niente di cui preoccuparsi sul serio.
Eppure...
Mike ci rimuginò sopra per tutta la durata della pausa per poi gemere frustrato quando fu il momento di rientrare in aula.
Chiese a uno dei suoi compagni di scusarlo col professore perché aveva avuto un’emergenza in famiglia e corse fuori dall’edificio a recuperare la sua macchina.
Se si trattava di uno scherzo Dustin se la sarebbe vista brutta.
 
 
 
Arrivò alla porta di casa con il fiatone avendo fatto le scale di corsa per non dover aspettare l’ascendore.
“Allora, sentiamo: quale sarebbe questa emergenza?” domandò entrando.
Si bloccò dopo pochi passi ad osservare la scena.
Lucas era in piedi affianco al tavolo della cucina e sembrava tanto preoccupato quanto scettico.
Dustin al contrario era seduto e aveva un’aria devastata.
 
Il sorrisetto canzonatorio con cui era entrato in casa si cancellò dalle sue labbra nell’istante in cui registrò che erano solo in tre.
E se quella era davvero una riunione di emergenza, qualunque essa fosse, non poteva mancare un membro del loro gruppo, a meno che...
 
No, pensa positivo si disse mordendosi la lingua mentre avanzava per raggiungere gli altri due.
Non deve per forza essere quello, ci deve essere una spiegazione.
 
“Dustin?” domandò una volta aver raggiunto il fianco di Lucas.
“Cos’è successo? Perché codice rosso, qual è l’emergenza?” continuò cercando di controllare la sua voce il più possibile.
 
 
 
 



“Will è sparito”













Ma buonasera a tuti!
Alla fine ho deciso che effettivamente sarebbe stato un po' cattivo farvi aspettare due intere settimane per il primo capitolo dopo un prologo così breve, quindi eccomi qui.
Spero che sia cosa gradita :)
Inizio col botto, possiamo dire. E cosa c'è di meglio se non far sparire di nuovo il povero Will? (Sì, è una domanda retorica).
Alla prossima con il capitolo 2, che sarà, salvo imprevisti, lunedì 8 gennaio.
Baci (e buon anno con molto anticipo!)

E.
   
 
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