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Autore: Blue Morgana    29/12/2017    4 recensioni
Mycroft si confessa scrivendo le pagine del suo diario.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mycroft Holmes, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                                      Londra, 29 Dicembre 2017
 
Non saprei dire cosa sia accaduto nel frangente della nostra permanenza a Sherrrinford.
Osservandomi allo specchio vedo solo un uomo invecchiato di circa 15 anni per un assurdo gioco del destino.
Nel tentativo di limitare la capacità distruttiva di nostra sorella Eurus mi sono trovato ad essere vittima di me stesso e della mia smania di proteggere le persone che amo.
Nel paradosso delle scelte compiute in circa 20 anni di giochi di potere e decisioni malsane, vedo quanto sia stato deleterio propormi come salvatore della patria.
Non sto scherzando, sono miracolosamente sincero in questo breve momento nel quale posso concedermi di guardarmi allo specchio senza preoccuparmi di piegare il collo della camicia ed assestare la cravatta.
L’ispettore Lestrade - Gregory ormai, vista la gentilezza e la vicinanza che ha dimostrato in questi giorni di corse fra ospedali, visite ufficiali, conferenze stampa e thé a Baker Street - ha dimostrato un sangue freddo ed una perspicacia che mi ha profondamente colpito, facendomi riflettere su quanto ormai la mia immagine sia stata scalfita in modo definitivo.
In un breve momento di debolezza, così lo ha definito nel tentativo di farsi comprendere ai miei occhi, ha sostenuto che io abbia compreso quanto fosse indispensabile che io espiassi la mia pena, salvaguardando la vita della persona che per me vale più di quanto sia mai valsa la mia intera esistenza.
 
Ripensando alle sue parole credo che avesse ragione.
Ha sempre avuto ragione, perché ha individuato il nocciolo della questione in modo inequivocabile.
Ho voluto propormi come capro espiatorio per la follia di nostra sorella, cercando di risolvere il problema.
La sceneggiata, la commedia di cui siamo stati protagonisti è stata una richiesta d’aiuto che la piccola Eurus ha rivolto al mondo, per ottenere quella considerazione che io non le ho mai volutamente corrisposto se non attraverso un esilio in una gabbia d’oro.
I momenti d’isteria, le paradossali messe in scena, il finto sacrificio di quei tre uomini che – a scanso di equivoci – sono vivi e vegeti, era destinato solo a questo.
Ti meraviglia questa notizia vero? Sì, lei non li ha uccisi.
Non li ha mai voluti uccidere per quanto potesse sembrare diversamente, ma li ha solo sfruttati per rendere eclatante il suo grido di dolore.
Qualcuno sostiene che abbia ripreso da Sherlock il suo essere così teatrale.
Ci ha usati come burattini su un palcoscenico.
Legati a lei e messi in mostra per spingermi a chiederle scusa dopo averle impedito di vivere come una persona normale.
Normalità che noi 3, come ben sapete, va ben oltre quelli che sono i canoni tradizionali.
In oltre 30 anni abbiamo costruito un castello, allontanando il mondo fino a che nel nostro cammino sono giunte persone tanto singolari e uniche da permetterci di attraversare la barriera e guardare oltre il tradizionale orizzonte.
In modo particolare parlo di mia nipote Rosamund Mary Watson, che considero tale a tutti gli effetti sia per la vicinanza affettiva della bambina a mio fratello che per le similitudini che lei ha con la mia Eurus.
Una Eurus che credevo fosse scomparsa o peggio mai esistita, eppure presente nei ricordi delle nostre estati in campagna, prima che si presentasse evidente il segno della malattia come una nube nera pronta a fagocitare la nostra vita e distruggere ogni speranza di serenità.
 
Osservando la bambina bionda dai vispi occhi verdi che siede davanti a me, ritorna alla mente il ricordo del piccolo Trevor.
Le urla ed i pianti di Sherlock alla scoperta che lui fosse stato fatto sparire da nostra sorella in un moto di gelosia.
Ebbene lui, Victor, non è mai realmente scomparso. O meglio lo è per nostra sorella.
Lui è vivo, vive a Londra ormai adulto e libero dallo spettro di una bambina malata ed incontrollabile.
Sherlock non è a conoscenza di questo piccolo aspetto della questione, se te lo stai chiedendo. 
E' una notizia che custodiamo gelosamente io, nostro padre ed il responsabile dei servizi segreti - chiamato quando avvertimmo che vi fosse il pericolo che lei agisse - che si occupò tempestivamente della faccenda programmando il fascicolo conosciuto come  “Gone In The Wind” nome poetico e teatralmente adatto alla figura della mia piccola Rossella O' Hara.
 
Ora devo andare, mio caro diario, ci vedremo molto presto. 

Quando ci saranno momenti di quiete e avrò bisogno di confrontarmi di nuovo con te, per ritrovare me stesso nella pesantezza di una vita dove il servizio e la volontà di salvare chi amo, prenderà di nuovo il sopravvento sul buon senso e sulla mia libertà.

- M. H. - 
   
 
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