Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: meryl watase    30/12/2017    5 recensioni
Prima classificata al Contest "Oceano Mare di parole senza fine" indetto da AleDic sul forum di EFP".
Uno squarcio di vita di samurai durante una guerra.
Stettero un bel po’ in silenzio, ognuno con i suoi pensieri, sembravano una coppia di quelle che si amano da tantissimo tempo e non hanno più bisogno di parlare. ~ Mr Gwyn.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nickname sul forum e su EFP: meryl watase
Personaggi:
Sasuke, Sakura, Itachi, cenni SasuSaku
Citazione scelta:
1: "Stettero un bel po’ in silenzio, ognuno con i suoi pensieri, sembravano una coppia di quelle che si amano da tantissimo tempo e non hanno più bisogno di parlare.” ~ Mr Gwyn
2: "Perché è così che ti frega la vita. Ti piglia quando hai ancora l’anima addormentata e ti semina dentro un’immagine o un odore o un suono che poi non te lo toglie più. E quella lì era la felicità. Lo scopri dopo, quand’è troppo tardi. E già sei, per sempre un esule: a migliaia di chilometri da quell’immagine, da quel suono, da quell’odore. Alla deriva.” ~ Castelli di rabbia
Numero Parole: 1682
Note autore: Chimamire Sakura significa Ciliegio insanguinato.


Image and video hosting by TinyPic

血まみれの桜
Chimamire no sakura


I piedi avvolti nei tabi penzolavano dall'engawa*, sfiorando l'erba del giardino in una carezza impalpabile.
Gli occhi scuri erano fissi sul continuo e lento scorrere dell'acqua del laghetto, popolato di carpe dai colori sgargianti e illuminato dalle fievoli luci delle lanterne.
Il rumore dello shoji scostato e il lieve profumo di gelsomino preannunciarono il suo arrivo, tanto che Sasuke non dovette neanche scostare lo sguardo dalle foglie del pruno che stavano ingiallendo arrendendosi all'autunno per conoscere l'identità della persona che gli si stava accomodando al fianco.
Sua moglie si sedette in modo da far appena sfiorare i loro abiti - abbastanza vicini da percepire il reciproco calore, ma non da toccarsi - e cominciò a sorseggiare il tè verde il cui odore arrivò alle narici dell'Uchiha in una voluta di vapore.
Gli lasciava i suoi spazi pur facendogli comprendere che lei era lì con lui, sempre pronta a dargli il suo sostegno.
Stettero un bel po’ in silenzio, ognuno con i propri pensieri, sembravano una coppia di quelle che si amano da tantissimo tempo e non hanno più bisogno di parlare, nonostante fossero sposati da poco più di tre anni e il loro fosse stato un matrimonio combinato dalle rispettive famiglie.
Ed era così. Sapevano entrambi cosa stava pensando l'altro.

Tua madre mi ha raccontato della scelta di Fugaku di partecipare alla guerra. Per favore, non morire!


È mio dovere di samurai prendere parte a questa campagna. Prenditi cura di Sarada mentre sarò lontano.

Attenderemo il tuo ritorno. Non scordarlo! Torna sano e salvo.



Non era la prima battaglia a cui prendeva parte e non sarebbe stata l'ultima, era pur sempre un guerriero e le sfide erano il modo migliore per dimostrare il proprio valore e rendere onore al proprio daimyō ** .
Far parte del buke, la classe militare al vertice della scala sociale, voleva dire rispettare alla lettera il bushidō.***
Posata sul tatami la tazza, Sakura si sporse verso di lui, poggiando il viso contro la sua spalla sinistra e stringendogli forte il braccio dove era ricamato il fiore di ciliegio simbolo della sua appartenenza alla casta dei samurai.
Rappresentava insieme la bellezza e la caducità della vita: esso, durante la fioritura, mostrava uno spettacolo incantevole nel quale il samurai vedeva riflessa la grandiosità della propria figura avvolta nell'armatura, ma era sufficiente un improvviso temporale perché tutti i fiori cadessero a terra, proprio come il samurai poteva cadere per un colpo di spada infertogli dal nemico, l'unico modo onorevole di andarsene.
Un vago sorriso gli si dipinse in volto al ripensare alle parole di suo fratello Itachi: "Otouto, sarai doppiamente samurai sposando quella ragazza che si chiama Sakura, non lo credi anche tu?"
Gli aveva risposto con una leggera smorfia, per niente felice di accasarsi con una sconosciuta, troppo intento a migliorare la propria tecnica di combattimento e il proprio equipaggiamento, ed invece ora, a distanza di tanto tempo, si rendeva conto che era stato fortunato a percorrere quel sentiero e che avere una famiglia, qualcuno da difendere, lo aveva reso più forte.
Con due dita le toccò leggermente la fronte in un buffetto leggero.
"Tornerò vincitore."

21 ottobre 1600

Sasuke tirò un fendente contro il suo nemico, la Kusanagi rispondeva bene ad ogni suo comando e si faceva manovrare facilmente dal suo padrone, come se fossero parte l'uno dell'altra.
Davanti a lui, Itachi imbracciava il suo arco mirando con precisione impressionante alla testa dei nemici, nonostante la fitta nebbia che ancora avvolgeva il villaggio di Sekigahara.
Nei giorni precedenti aveva piovuto abbondantemente ed ora, nonostante il sole di mezzogiorno rischiarasse il cielo, lì ai piedi dei monti Sasao, Nangu e Matsuo, sembrava di combattere contro un muro bianco.
Le voci degli alleati della Coalizione Toyotomi si miscelavano a quelle dei Tokugawa in un'onda impetuosa quanto il mare in tempesta, palesando il furore di ognuno di quei samurai che stava prendendo parte a quella battaglia.
Loro, le truppe di Ishida, stavano tenendo bene il campo, ma speravano in tutta franchezza che gli alleati si sbrigassero a scendere i campo per potersi riposare il tempo di recuperare le forze consumate.
Fu solo nel pomeriggio che si resero conto di essere stati degli sciocchi a fidarsi di Kobayakawa che, invece di unirsi a loro, si schierò contro Ishida, ma lì dove a parlare erano le spade e non i grandi ideali, l'unica cosa a cui si pensava era sopravvivere e rendere onore al proprio sovrano e per farlo era necessario uccidere il nemico che si aveva di fronte.
Sasuke era sfinito. Ore ed ore di lotta lo avevano logorato più di quanto avrebbe mai potuto pensare.
L'armatura nera con lo stemma del suo casato era divenuta ormai rossa per il sangue versatoci sopra. Suo e dei nemici.
La ferita al braccio sinistro, regalo di un washizaki**** ben piantato in una fenditura dell'armatura, era grave al punto che pendeva inerme accanto al fodero della katana che in quel momento brandiva con la mano destra.
Aveva perso di vista sia suo fratello che suo padre ed era stato costretto ad abbandonare il suo amato cavallo, mortalmente ferito da una lancia.
Il sudore rendeva difficoltoso tenere la presa sulla sua arma e il tremore che gli serpeggiava nelle membra stanche di certo non aiutava.
Si stava dirigendo verso l'accampamento sul monte Sasao, deciso a chiedere un destriero alle postazioni di avvistamento, posizionate a varia distanza dal centro di comando, quando fu intercettato da tre uomini dei Tokugawa.
Non mostrò alcun tentennamento e cominciò a formare dei mulinelli con la spada, cercando di disorientare gli avversari e prendendone uno alla sprovvista con un improvviso montante che gli fece volar via la katana.
Gli altri due tuttavia non si fecero attendere e cominciarono a martellarlo di colpi da cui si difese svincolando la spada più volte dalle loro e deviando la loro traiettoria il più possibile, tuttavia l'impossibilità di usare il braccio sinistro cominciava a farsi sentire ed un paio di colpi andarono a segno.

Al diavolo! Venderò cara la pelle!

Si allontanò di qualche passo, frapponendo tra loro un po' di spazio e avere un attimo di respiro, poi caricò un colpo obliquo, centrando il ventre di uno dei due uomini.

Fuori uno!

Nel frattempo però il primo avversario aveva recuperato la katana e si era gettato a capofitto nel combattimento.
Sotto il peso dei colpi avversari cominciò ad indietreggiare, finché non inciampò in una radice emergente dal terreno e cadde a terra.
Vedendo le loro spade avvicinarsi alla sua gola temette di star per raggiungere i suoi avi, ma non si diede per vinto, continuò a stringere forte Kusanagi nella mano e a tentare di colpirli.
Sentì una lama pungergli la gola...
Morirò da eroe, pensò guardando bene negli occhi i suoi nemici.
... e poi più niente.
I due uomini gli caddero addosso privi di vita, delle frecce spuntavano dai loro corpi e la sagoma di suo fratello ancora a cavallo, ma con un occhio insanguinato e l'arco ancora in mano incombeva su di loro.
"Nii-san!"
"Non abbiamo molto tempo, papà è morto e a quanto dicono il nostro daimyo si è dato alla fuga. Prendi il mio cavallo e scappa!"
Sasuke si mise a sedere a fatica, scrollandosi di dosso i due cadaveri.
"No! Non scapperò mai! Sai che è contrario al nostro codice, come puoi chiedermi una cosa del genere!"
Quando Itachi scese da cavallo, Sasuke si rese conto della punta di lancia che gli sporgeva dal ventre. "Io non arriverò vivo a destinazione. Se nessuno di noi tornerà a casa, chi si prenderà cura di mia moglie Izumi, di Sakura, di Sarada... Ragiona!"
Sentire il nome di sua figlia lo bloccó per un attimo, poi scosse la testa. Non era il momento di rammollirsi.
"Non posso lasciarti morire qui e fuggire come un vigliacco! È una cosa che non farò mai!"
Suo fratello si avvicinò, gettò a terra il suo arco, gli si sedette di fronte e gli toccò la fronte con due dita nel loro tipico gesto di saluto.
Poi afferrò la punta della freccia tirandola fuori di scatto.
Sasuke non ebbe il tempo di reagire, bastarono pochi attimi perché lo sguardo di Itachi si facesse vitreo e la vita scorresse via dal suo corpo.
"No! Perché lo hai fatto!?" urlò a squarcia gola, abbracciandolo e sporcandosi ancor più di sangue.
Tutto quel trambusto aveva attirato altri nemici che cercarono di approfittare del momento di smarrimento dell'uomo e che si ritrovarono invece ad avere a che fare con una belva. Nessuno è più pericoloso di un animale ferito e Sasuke lo era sia nel corpo che nello spirito.
Sforzó al massimo le sue stanche membra e, afferrata la katana, recise le loro vite come lo stelo di un fiore. Continuando a piangere e a urlare il suo dolore.
Nessuno scampò alla sua furia e quando si rese conto che le ultime forze stavano per abbandonarlo, caricò a fatica il corpo di Itachi sul cavallo, legandolo con una corda, e vi salì anche lui, lanciandosi al galoppo non verso il loro accampamento, ma verso il loro villaggio.
Voleva tornare a casa.
Si era reso conto di quanto stava perdendo solo nell'istante in cui il suo nii-san aveva esalato l'ultimo respiro.
Aveva rivisto in un attimo tutti i momenti passati con lui, sia ad allenarsi che semplicemente a parlare, aveva rivissuto il giorno del suo matrimonio con Izumi in cui lo aveva visto finalmente felice... e aveva pensato a Sakura e a Sarada, maledicendosi di sentire la mancanza del pianto di sua figlia, dell'odore di gelsomino che emanavano gli abiti di sua moglie, della visione di entrambe addormentate sul loro futon - l'ultima volta che le aveva osservate prima di partire.
Perché è così che ti frega la vita. Ti piglia quando hai ancora l’anima addormentata e ti semina dentro un’immagine o un odore o un suono che poi non te lo toglie più. E quella lì era la felicità. Lo scopri dopo, quand’è troppo tardi. E già sei, per sempre un esule: a migliaia di chilometri da quell’immagine, da quel suono, da quell’odore. Alla deriva.
"Forza bello, riportaci a casa" implorò il cavallo, continuando a stringere le briglie e i denti.
Non sapeva se sarebbe arrivato davvero sano e salvo, ma ora sapeva dove cercare la felicità. Doveva solo rincorrerla e sperare che non fosse troppo tardi.


*engawa: veranda.
**daimyō: funzionari militari che, adibiti al controllo e alla difesa dei governatori civili delle province, con il tempo ne usurparono il potere, divenendo signori feudali.
*** bushidō: Codice di condotta dei samurai.
****washizaki: Spada portata da ogni samurai a contatto con il ventre e di cui non si separavano mai.

Angolo Autrice

Torno un po' di corsa con questa storia dell'ultimo minuto. Inizialmente avevo pensato ad una semplice introspezione sul viaggio di Sasuke, poi invece ho pensato a fare di lui un soldato giapponese e di lì ecco venuto fuori il samurai.
Il limite di parole mi ha impedito di dilungarmi e un po' mi spiace, avrei voluto fare di più, non sono soddisfatta, ma volevo proprio consegnare, odio ritirarmi dai contest XD
Il titolo significa Ciliegio Insanguinato e fa riferimento a Sasuke coperto di sangue alla fine di questa One shot e non a sua moglie Sakura come potevate aver pensato.
Il finale è aperto e spero non vi spiaccia, a me piacciono le situazioni in sospeso che potrebbero finire in tragedia o in lieto fine, decidete voi cosa preferite.
Un bacione e buon fine anno^^
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: meryl watase