Ringrazio
anche solo chi legge.
"Questa
storia partecipa al Calendario
dell’Avvento (Ripopoliamo i Fandom!) indetta dal gruppo
facebook Il Giardino di
Efp.”
10
Dicembre. DECIMA CASELLA.
Obbligo: scrivi una storia ispirata a un racconto di Natale in cui sia presente un bacio o un abbraccio.
Storia:
Christmas Carol.
Christmas Carol
“Domani
sarà Natale. Dici che abbiamo preparato
tutto?” chiese Gamma.
Genkishi
annuì, abbassando lo sguardo, le sue iridi
dorate brillarono.
“Stai
tranquillo. Andrà benissimo. Ora riposa” disse.
Gamma
gli sorrise e lo guardò uscire, si passò la mano
tra i capelli biondi e sospirò. Passò di fianco
al suo tavolo da biliardo,
mentre la porta della stanza si chiudeva e raggiunse il letto. Vi si
accomodò e
guardò la finestra, massaggiandosi il collo.
<
Ancora non riesco a crederci che sono diventato
padre. E soprattutto che la madre è la
‘Boss’… mi chiedo se me lo meriti
>
pensò. Si cambiò, mettendosi il pigiama e si
sdraiò sul letto, guardando il
soffitto. Socchiuse gli occhi e sbadigliò rumorosamente,
affondò la testa nel
cuscino e si addormentò.
Gamma
sentì ridacchiare, mugolò e socchiuse un occhio,
impallidì vedendo una figura femminile vicino al suo letto.
Si alzò seduto di
scatto e scostò la coperta, battendo un paio di volte le
palpebre.
“N-non
è possibile… tu sei scomparsa”
esalò,
riconoscendo la donna davanti a lui.
Luce
batté le palpebre, facendo ondeggiare le lunghe
ciglia nere, le sue iridi erano azzurre.
“Il
mio più grande rimpianto. Ho perso mia figlia, la
sua crescita, ma non avrei mai potuto lasciarmi morire davanti a
Reborn. La mia
stagione era breve come quella di un fiore. Un arcobaleno non
può sopravvivere
a un parto” disse.
Gamma
cercò di afferrarle la mano, ma Luce spiccò il
volo. Raggiunse la finestra levitando, questa si aprì e il
vento gelido che
entrò spense le fiamme. Fiocchi di neve candidi invasero la
stanza.
“Io
sono il fantasma del Natale passato, seguimi”
disse.
“Aspetta,
non ho capito, ma Gamma ha bisogno di sua
madre!” gridò Gamma. Scattò in piedi e
cadde carponi, gattonò e si diede la
spinta. Si alzò in piedi, un forte vento lo fece precipitare
fuori dalla
finestra.
Gamma
strillò, Luce gli lanciò i suoi stivaletti,
Gamma l’infilò prima di rovinare al suolo e
attivò le fiamme del fulmine, che
emanate dalle sue calzature gli permisero di volare a sua volta.
<
Spero che le mie urla non abbiano svegliato i
bambini > pensò.
Lui
e il fantasma si ritrovarono a sorvolare un’immensa
prateria, resa candida dal manto nevoso. Delle stalattiti di ghiaccio
si erano
creati sull’asta di una bandiera americana che sventolava.
“ESTREMOOOO!”
gridò un uomo, alzando un pugno al cielo. Aveva un piede
appoggiato sulla
carcassa di un gigantesco orso e la mano alzata era sporca di sangue.
“KORA! È
stato fantastico papà!” urlò un bambino
dai capelli biondi, stringendo un
fucile tra le braccia.
“SILLY!”
sbraitò una donna, raggiungendo entrambi con un pugno alla
testa.
“Mamma,
mi fai male, kora!”
gemette il bambino, massaggiandosi la testa.
“Tesoro,
devo insegnare a nostro figlio Steven a
essere un vero uomo!” si lamentò l’uomo.
Il fiato si condensava davanti ai loro
piedi e i loro piedi affondavano nella neve.
“Dobbiamo
tornare a casa, i servi avranno preparato la
casa per la festa di stasera!” gridò la donna.
Il
piccolo Gabriel guardò il fratello maggiore e si
voltò verso i genitori.
“Buon
Natale” disse.
Gli
altri si voltarono.
“PARLA
PIU’ FORTE!” sbraitarono.
Gabriel
incassò il capo tra le spalle, le iridi
azzurre liquide.
Gamma
guardò il se stesso bambino e sospirò,
guardandolo fare un sorriso timido.
<
Lo trovavo divertente. Mi facevano ridere, anche
se io in quella famiglia non c’entravo niente >. Si
passò la mano tra i
capelli biondi. < Ora mio fratello non mi parla
perché mi ritiene
responsabile della morte di nostro padre. Mia madre mi ha disconosciuto
quando
sono diventato l’hitman
dei Giglio
nero > sospirò.
“Quante
scelte sbagliate, quanti errori” disse Luce.
Volò nuovamente verso casa e Gamma la seguì,
atterrò all’interno e si guardò
intorno.
“Luce?
Luce?!” chiamò. Socchiuse gli occhi.
“È
scomparsa” bisbigliò.
Uno
dei ciocchi all’interno del camino franò, alzando
della cenere grigiastra.
Gamma
si lasciò cadere nel divano e ansimò,
appoggiandosi contro lo schienale.
“Gamma”
si sentì chiamare da una voce femminile,
mentre la finestra sbatteva.
“Boss?”
domandò Gamma.
Aria
negò con il capo, facendo ondeggiare i capelli
mori dai riflessi verde scuro.
“No,
sono il fantasma del Natale presente” rispose,
facendogli l’occhiolino.
Gamma
cercò di sfiorarle la mano, lei saltò
all’indietro
evitando il contatto, le treccine che le cingevano la testa oscillarono.
“Tutto
questo sembra un pessimo romanzo di Natale”
borbottò Gamma.
Aria
volò su per il camino, Gamma sospirò seguendola,
sporcandosi di cenere. Tossì, cercò di afferrarle
la caviglia, ma non ci
riuscì, i suoi occhi bruciavano.
“Ci
risiamo” si lamentò Gamma.
Aria
lo condusse fino alla finestra e indicò al suo
interno.
Genkishi,
seduto sul letto nella stanza, aveva il
telefono vicino all’orecchio e sospirava.
“Domani
non penso che vorrò partecipare alla festa.
Controllerò un’ultima volta che vada tutto bene,
ma poi me ne andrò. Dopo
quello che è successo nel futuro, so che nessuno dei
‘fratellini’ mi vuole. La
boss sta sempre peggio e… non fa altro che litigare con
Gamma aniki” disse.
Lo
vide annuire a delle basse parole dall’altra parte
del telefono.
“Sì,
Takeshi, verrò sicuramente alla nostra festa.
Anche Gamma starà meglio senza di me, anche se non tu non
sei d’accordo”
sussurrò.
Gamma
indietreggiò, negando con la testa, le fiamme
sotto le sue scarpe sfrigolavano. Precipitò in una voragine
nera, allungò una
mano e strillò.
<
Non voglio si senta il figlio noioso, differente,
non voluto e traditore >. Le lacrime gli rigarono il viso.
“Ho
sbagliato con lui come mio fratello ha fatto con
me” gemette.
Strinse
gli occhi e li riaprì, si ritrovò su un
terreno brullo. Si diede la spinta e si alzò, guardandosi
intorno, intravide
degli alberi secchi e si diede la spinta, rialzandosi in piedi.
“Dove
sono?” chiese, guardandosi intorno.
“Sai,
qui due persone coraggiose si sono sacrificate
per permettere al mondo di vivere senza la malvagità di
Byakuran” disse una
voce infantile.
Gamma
riconobbe la figura di Yuni e l’abbracciò.
“Hime”
sussurrò, cullandola contro di sé.
“Io
sono il fantasma del Natale futuro” rispose la
piccola. Si raddrizzò il grande cappello della nonna,
scostandosi dal viso il
codino.
“Non
vedo nessun Natale” ammise Gamma.
Yuni
si sporse e indicò un paio di tombe.
“Perché
da oggi in poi ogni Natale lo passeremo lì”
spiegò.
“Cos…”
esalò Gamma. Riconobbe il proprio nome su una
lapida e quello di Yuni sull’altro. Impallidì e
cadde in ginocchio.
“No!
Ci dev’essere un modo per cambiare tutto questo!”
sbraitò.
“Come
mia nonna e mia madre, la mia fine è giunta.
Solo rimpianti, mai più nessun Natale” rispose la
figlia di Aria.
“Noooo!”
gridò Gamma.
Gamma
si svegliò di soprassalto, il viso madido di
sudore e si sporse, prendendo un fazzoletto dal comodino.
“Giuro
che cambierò il futuro. Questa volta andrà
diversamente” giurò. Corse fuori dal letto,
raggiunse la camera da letto di
Aria e saltò sul letto.
“Che
diamine ti succede?” chiese Aria, sgranando gli
occhi.
“IO
TI AMO!” sbraitò Gamma, le afferrò il
viso tra le
mani e la baciò.
Aria
chiuse gli occhi e ricambiò il bacio con foga.
<
In fondo, se voglio, anche io so essere un Rogers
estremo > pensò Gamma.